giovedì 27 febbraio 2020

Apocalypse - Il Grande Spettacolo Segreto - Clive Barker

" Ricordo, profezia e fantasia - Il passato,
il futuro e l'intermezzo di sogno che li separa
- sono un solo paese, che vive un giorno
immortale. Saperlo è saggezza. Usarlo è
l'arte. "


C'è stato un tempo, relativamente breve, giusto il decennio che ci ha portato al 2000, in cui Clive Barker è stato per molti cultori dell'horror l'unica valida alternativa a Stephen King.
E' inevitabile per un amante dell'horror, prima o poi, di uscire dalla comfort zone di Stephen King, Poe, Lovecraft e Matheson e giungere tra le malefiche braccia di Clive.

Io l'ho fatto e all'epoca mi lanciai in un excursus delle sue opere, recuperandole quasi tutte.
Uno dei pochi romanzi che mi erano sfuggiti è stato Apocalypse.
L'ho incrociato qualche mese fa in un mercatino dell'usato ad 1 euro, per altro in prima edizione, e me lo sono subito stretto al petto e portato via.
Alleluja.

Credo di aver già parlato di Clive Barker.
Grazie al successo di Cabal ed Hellraiser è salito alla ribalta non solo come scrittore, ma anche come regista.
Ha vissuto circa un decennio di fama, e poi è lentamente finito nel limbo, spesso del fuori catalogo, anche.
Le sue opere sono facilmente reperibili nel circuito dell'usato, e la Indipendent Legions Publishing ha pubblicato anche alcune sue opere più recenti ( che non ho letto e conto di recuperare ).
Dopo un inizio al fulmicotone e sanguinolento, le opere di Barker sono virate sempre più spesso verso narrazioni e viaggi onirici e non di stampo fantasy, e secondo me, ha un po' pagato questo percorso artistico di crescita e maturità.
Apocalypse va catalogato in quest'ottica, secondo me.

Apocalypse ( titolo puramente italiano ) è il primo di una trilogia, a cui fa seguito Everville, più un terzo capitolo che non ha ancora mai visto la luce.

In verità, io non ero del tutto ignorante su Apocalypse, in quanto nel 2008 avevo intravisto e successivamente comprato in fumetteria la riduzione fumettistica in due volumi firmata Chris Ryall e Gabriel Rodriguez.
L'ho riletta in parallelo al romanzo, e devo dire che è piuttosto fedele ed anche ben fatta, soprattutto se consideriamo il fatto che è un'opera molto complessa e contorta da riprodurre in formato grafico.

Ma com'è e di cosa tratta questo romanzo?
Andiamo prima di sinossi ( presa in prestito da Wikipedia ), e poi ne parliamo:



Randolphe Jaffe è un omuncolo fallito che si ritrova a carpire segreti in una stanza di lettere perdute ad Omaha. Qui comincia ad apprendere che c'è qualcosa oltre la vita normale e, giorno per giorno, si trova a conoscere l'ARTE. Incontrerà uno scienziato geniale quanto drogato, il quale si farà coinvolgere fino ad arrivare a scoprire una scorciatoia per arrivare all'arte. Un composto chimico chiamato Nuncio. Ritrovatisi uno di fronte all'altro, dopo che il Nuncio si è impossessato dello scienziato, Jaffe viene preso a sua volta e da qui parte l'ennesima lotta tra le ambizioni del Jaffe (il male) e la contrapposizione di Fletcher (il bene)

Ci sono tanti sottotesti in quest'opera.
C'è la totale presa in giro del modello di vita americano, in cui dietro la normalità e l'apparenza cittadina si nascondono sordidi desideri carnali e appetiti di ogni genere, ma è anche la ricerca di qualcosa di più grande e più nascosto, che è l'arte.

Da dove prendono le proprie idee gli artisti?
C'è un che di visionario nella nascita di un quadro, di una poesia, o di un romanzo.
Anche Stephen King e Neil Gaiman ne hanno parlato più di una volta nelle loro opere.
Clive Barker ( che è un artista a 360° visto che è anche regista e pittore) prova a darci una risposta in questo libro.
L'arte è una visione.
Forse un'isola solcata da un oceano di storie, una realtà parallela, inaccessibile ai più, ma che inconsciamente è possibile visitare in particolari frangenti della vita ( per Barker sono la nascita, la prima volta a letto con l'uomo/donna che ami, e prima di morire).
Ed oltre il mare di questo mondo cosa c'è?
La risposta di Clive a questo quesito è molto Lovecraftiana.

Apocalypse è un romanzo contorto, ambientato nella cittadina californiana di Palomo Grove.
E' anche piuttosto corposo e pieno di avvenimenti.
D'altronde parliamo di un librone di 675 pagine.
Per altro, il primo di una trilogia.
E' molto difficile farne un sunto, ma posso dire che è stato un bel viaggio.

Barker crea un vero e proprio pantheon visionario e lo fa bene.
Il percorso narrativo è irto e complicato, composto per lo più da personaggi misteriosi e suggestivi, che si muovono dietro le quinte della narrazione in maniera ambigua, e dove in tutta onestà, è facile perdersi.
Apocalypse è un viaggio allucinatorio tra horror e fantasy, un vero e proprio trip in cui i personaggi principali sono spesso soppiantati in carisma e motivazioni da quelli secondari.
Forse paga in termini di carisma e spessore, ed è piuttosto complicato provare empatia per i personaggi che sono in continua balia della storia.
Questa libro non è il massimo della linearità, tuttavia, la Quiddità è un mare che vorrei visitare, e tutt'ora mi domando quale Terata o Hallucigenia, Jaffe e Fletcher sarebbero stati capaci di creare dalle mie paure e dai miei desideri.
Di cosa sto parlando?
Per saperlo dovreste leggere questo libro, e farvi avvincere come me, da questa battaglia tra bene e male, combattuta a colpi di paure e desideri, in nome dell'arte.


Alla prossima!







lunedì 17 febbraio 2020

Il ciclo di Solomon Kane - Robert E. Howard







Seabury Quinn e Robert E.Howard li avevo conosciuti insieme nella raccolta di racconti sugli investigatori dell'occulto di cui ho parlato brevemente nello scorso post.

Il racconto ivi presente di Howard era intitolato La Palude e verteva sulla figura di Solomon Kane.
Ho scoperto solo negli ultimi giorni che quello che lessi all'epoca era l'ultima avventura pubblicata da Howard sull'avventuriero inglese prima che decidesse di farla finita a soli trent'anni.

C'entra poco ma la metto giù solo per curiosità, che quel racconto nelle edizioni successive della Newton sia stato tradotto con un altro titolo: Teschi Sulle Stelle.


I racconti dedicati alla suggestiva figura di Solomon Kane, un avventuriero errante inglese sono soltanto quindici, di cui quattro sono stati lasciati incompiuti.
Per fortuna sono riuscito a recuperare tutti e tre i volumetti della Newton abbastanza facilmente, e devo ammettere di esserne stato sedotto.

Con me giocava facile, lo ammetto.
Le avventure di Solomon Kane mi ricordano moltissimo uno dei miei personaggi preferiti in assoluto, ovvero Ronald Deschain di Gilead, e non sono poche le assonanze tra i due.



Dall' Africa alla foresta nera, le storie dell'errante puritano inglese, mischiano fantasy, avventura, sword & sorcery e un pizzico di horror in una narrazione semplice, ma accattivante, e dove soprattutto l'azione è prevaricante su tutto il resto.
Molto del fascino verte anche sulla descrizione della figura di Solomon Kane, che con pochi accenni e descrizioni risulta affascinante e ben delineata.
Un personaggio errabondo che si accompagna con due pistole, una spada ed uno strano bastone, a combattere il male.
Spesso anche in modo fallibile, che è la cosa che me lo ha fatto apprezzare di più.

Sono racconti che sprizzano una carica ed un'energia fortissima, molto trascinanti, così come le descrizioni degli ambienti durante le sue peregrinazioni.
Che siano civiltà nascoste e perdute nei meandri della savana, o strani personaggi e i loro culti rituali, fino alla negromanzia dell'occulto.
C'è di tutto in queste storie, spesso narrate con  l'acceleratore al massimo.
La penna di Howard è graffiante, ed a me le sue storie sono piaciute un casino.
Tra tutte cito I Figli Di Asshur, Le Ali Notturne e La Luna Dei Teschi.

Ho letto un po' di cose su Howard prima di decidermi a iniziare a leggerne le storie.
Sapevo che era famoso per il ciclo di Conan, che viene considerato il suo apice narrativo, e sapevo che il resto della sua opera è stata soppesata e giudicata mediocre dai più.

Persino King sulla pagine del saggio Danse Macabre elogia Howard per il suo entusiasmo e la sua energia narrativa, ma giudica gran parte delle sue opere piuttosto mediocri, ed adatte a ragazzini che sognano di diventare forzuti e nerboruti per difendersi dai bulli.
Associando quindi la narrativa di Howard a quella supereroistica.


C'è del vero?
Non lo so, King avrà le sue idee e i suoi motivi per affermarlo, però ciò non toglie che io mi sia sinceramente divertito a leggere le brevi avventure di questo ciclo.

Di sicuro sono storie semplici e d'avventura, con il classico eroe che salva fanciulle indifese a colpi di pistola e spada, niente che non si sia già letto e visto in migliaia di altre storie, ma Howard ammalia e diverte, e la figura di Solomon Kane andrebbe riscoperta.

Dubito che ciò accada, di questi tempi le figure degli avventurieri solitari che non amano e non scopano non sono di moda, ed infatti il tentativo cinematografico di molti anni fa mi pare andò malissimo, però io sono stato contento di aver finalmente colmato un'altra delle mie lacune.

Non escludo, anzi sono sicuro, che presto o tardi leggerò altre storie di Howard, d'altronde alcuni fumetti dedicati a Conan all'epoca mi piacquero moltissimo, e lo stesso accadde durante l'infanzia con i film dedicati al personaggio con Schwarzenegger , quindi, presto o tardi, visiterò anche le lande della Cimmeria.



Alla prossima!




mercoledì 5 febbraio 2020

Seabury Quinn - Il ciclo di Jules De Grandin


La prima volta che ebbi un incontro narrativo con il buon Seabury è datato chissà quando, forse agli albori dei miei tascabili Newton, quindi i primi anni 2000 o giù di lì.
Era un libro intitolato Gli Indagatori Dell'incubo che conteneva un'antologia di racconti dedicata alle investigazioni dell'occulto firmata da vari autori: Hodgson, Lovecraft, Howard, Wellman ed appunto Seabury Quinn.
Ammetto che all'epoca la sua storia Le Mummie mi piacque ma non particolarmente.
Il problema, secondo me, non era della storia in sé, ma il fatto che quando leggo una raccolta di autori vari, mi viene difficile concentrarmi sull'unicum della storia perdendomi un po' nell'insieme, non so se riesco a spiegarmi.
E' uno dei motivi per cui cerco di leggere raramente antologie di questo tipo.


Il secondo appuntamento con Seabury Quinn è avvenuto solo recentemente e molti anni dopo che lessi quella prima storia e l'effetto è stato diverso e sono stato in grado di apprezzarne molto di più le dinamiche.

Arthur Conan Doyle ha creato dei mostri.
O meglio sono stati i lettori ( credo ) a crearli.
Quasi ogni autore del genere orrorifico di quel periodo è finito a creare la sua versione di Sherlock Holmes, ovviamente in base al  proprio background stilistico.
O in qualche modo è stato costretto a farlo, visto che quel tipo di storia vendeva bene.

E pensare che Poe all'epoca dei suoi racconti ispirati alla figura di Auguste Dupin credo se lo fossero filato in pochi, ma evidentemente non era il momento giusto o non c'era la...rivista giusta.

E' stato su Weird Tales che Seabury Quinn si è fatto un nome ed è giunto anche fino a noi.
Il suo ciclo concernente le investigazioni nel campo dell'occulto del " piccolo francese" Jules De Grandin conta quasi un centinaio di avventure pubblicate tra le pagine di quella rivista, e stando alle parole di Gianni Pilo e Sebastiano Fusco che ho letto tra le note dei tascabili Newton, sono state tra le più amate e lette in assoluto dai lettori.

Io purtroppo non sono arrivato a tanto e ne ho lette soltanto cinque, ma posso dire che sono belle storie.
Come dicevo più su la prima - Le Mummie - la lessi nel tascabile Newton di cui parlavo ad inizio post.


La seconda serie di avventure è avvenuta su uno dei volumi sempre di 100 pagine nella collana dedicata al fantastico sempre della Newton, quella dal formato leggermente più grande con copertina e costoletta bianca.
Il libro intitolato La Casa Della Strega contiene quattro avventure dedicate alla figura di Jules De Grandin e del suo assistente, ovvero il Dr. Trowbridge.

Le quattro storie sono: La casa della strega, Le mani della morta, La casa dei tre cadaveri e Il coltello rosso di Hassan.

Chi ha un minimo di infarinatura letteraria inerente questo tipo di storia sa cosa aspettarsi, ovvero una soluzione del caso che avviene in maniera rapida, ma efficace, dopo un massimo di 30/40 pagine.
Storie affettate, ma che per quel che mi riguarda, scritte benissimo.

Mi piacerebbe riuscire a recuperare altre avventure di Jules De Grandin.

Che invidia per coloro che all'epoca leggevano Weird Tales!





Alla prossima!





mercoledì 29 gennaio 2020

Topolini, Kombattini, Bim Bum Bam - Nino Baldan

Nino mi ha concesso la possibilità di leggere in anteprima il suo libro e l'ho fatto con piacere.
In verità però, non so se sono la persona giusta.
E lo dico con una punta di invidia, perché io, in un certo senso, mi sono completamente distaccato dal mio fanciullino dentro e dai giocattoli, cartoni animati e videogiochi della mia infanzia.
Mi hanno formato e non li rinnego, ma ogni anno che passa li vedo sempre più lontani, ed i ricordi, i sapori e gli odori che mi accompagnarono, tendo a dimenticarli.

Mi capita a volte di attraversare il cortile che mi porta a casa e di pensare: " ma è lo stesso posto che mi sembrava immenso quanto un campo di calcio di Holly & Benji quando ero piccolo?. "
Oggi quel posto in larghezza e lunghezza mi sembra minuscolo, e gli anfratti e quelle scale, nel blu della notte, meno oscure e meno minacciose.
Sono cresciuto purtroppo, e fatico ad indossare i panni dell'infanzia.
Ed ecco perché sono invidioso di chi riesce a mantenere prima di tutto una precisa memoria storica del suo vissuto come ha fatto Nino con questo libro.
Un vero e proprio blog su carta.
L'amore per quel mondo dorato che erano gli anni '80/90 traspare in maniera netta e radicata, ma allo stesso con un tono preciso, poco romanzesco, che me lo ha fatto apprezzare.
Più saggistico e meno sentimentale, se non nei riguardi della Venezia della sua infanzia, meno contaminata dal turismo e dal business e più a misura del residente.
Cosa che io che abito in un posto poco turistico, non posso capire, ma che in un certo senso ho vissuto solo con l'arrivo del mass market portato dai centri commerciali che hanno di fatto ucciso o ferito in modo serio molteplici attività.


E' un libro onesto, quello di Nino.
Un viaggio attraverso i ricordi e gli oggetti della sua infanzia in salsa pop.
Alcuni di quei giocattoli e quegli anime li abbiamo in comune, altri meno, per una semplice questione anagrafica, visto che io ahimè, credo di essere un po' più vecchio.
Gli anni '80 e 90 sono stati anni di scoperte, soprattutto in ambito videoludico e televisivo, ed oggi appaiono distanti eoni, per quanto omaggiate e citate di continuo.
Non c'era la frenesia di adesso, non c'erano i social ed il tempo sembrava infinito.
La sensazione è che noi bimbi di allora fossimo un po' più ricchi, non per una questione economica, ma perché trattati alla pari, persino in ambito televisivo.
Le censure sono arrivate negli anni '90 e i cartoni animati di quel periodo erano più veri e più tristi.
Ce ne facemmo di pianti. :-P

Arrivati alla fine, Nino ha quindi scritto l'opera perfetta?
Per onestà intellettuale, ci sono cose che da lettore, avrei preferito diverse.
E' talvolta didascalico, ed io forse avrei optato per una consequenzialità temporale tra un capitolo e l'altro, senza andare avanti ed indietro nel tempo tra un oggetto e l'altro, ma d'altronde si tratta di quisquilie derivanti dai miei gusti personali che non inficiano quella che è stata una bella lettura, ed un bel viaggio in una Venezia che non ho mai conosciuto e che rimpiango di non aver mai visitato.


Alla prossima!





giovedì 16 gennaio 2020

Instagram è affetto da bulimia letteraria

Negli ultimi tempi Instagram mi è venuto un po' a noia.
E questo è un po' un problema perché ormai tutto il traffico divulgativo per quel che concerne la letteratura passa da lì.
E' un social dove la divulgazione letteraria va troppo veloce ed i ritmi di pubblicazione troppo elevati, con conseguente dispiego di attenzione dovuta e di tempo da perderci.
E' una sorta di gara a chi pubblica più libri ed a chi legge di più.
Non che ci sia nulla di male in questo, leggere è bello.
Trattare la letteratura come una fiction, però forse non so se lo è.

Io voglio fare anche altre cose.
Non ne posso più di gente che professa di leggere cento libri al mese o che mi decanta quanto sia impossibile vivere senza leggere un libro!
La gran parte delle persone che conosco non legge un libro da eoni ( purtroppo ), ma fa una vita soddisfacente e meglio della mia o chissà, meglio della vostra.
Io amo i libri, sono una medicina dell'anima, ma non prendiamoci in giro, per favore, si vive tranquillamente senza.

Un libro è un libro, non qualcosa da sfoggiare o leggere di corsa, perché domani dovete pubblicare un'altra foto con un altro libro.

La letteratura è diventata frenesia, quasi una costrizione, solo per prendere like su like.

Io non voglio partecipare a gare, non voglio essere una statistica e non voglio catalogare ciò che mi piace come fosse una classifica.
Non c'è nessun campione d'inverno, non è calcio.
Sapere che si è letto quaranta, novanta, centotrenta libri sotto il piumone, non fa noi dei vincenti o degli eletti.

Voglio fare anche altro e non leggere soltanto libri.
Ecco perché ho rallentato i miei tempi di lettura dedicandogli non più di una mezzora o massimo un' ora al giorno.

Poi apri i social e vedi che sembra che la gente non faccia altro che leggere, sorseggiare tè o caffè, oppure addobbare casa con tovaglie e suppellettili che manco nell'800.
Mai viste tante macchine da scrivere Olivetti come quest'anno.

Che cazzo sta succedendo?

Poi ci lamentiamo se i giornalisti prendono per il culo la categoria!

Io sono cambiato in questi mesi.
Sono diventato un lettore al buio, quasi episodico.
L'acquisto o la lettura di un libro è diventato qualcosa da cercare e trovare in maniera randomica.
Non so quasi mai ciò che troverò e comprerò nella bancarella di turno, e forse è meglio così.

Rifuggo dalla lettura per moda, e non voglio regalare soldi agli editori per opere in prima stampa da pagare a prezzo pieno che non so se apprezzerei.

Cerco perle nel lercio e nell'ammuffito.
Leggo in una vecchia poltrona, senza vestaglia e ciabatte, senza tazze o bicchieri, e senza le vettovaglie del corredo della nonna o della zia.
I miei libri sono spesso vecchi e sporchi, non propriamente instagrammabili.
Mi sento vecchio, sorpassato.
Ditemelo tutti in coro: " Ok, Boomer."


P.s: non è un articolo contro le bookblogger o bookstagrammer di turno, che hanno pieno diritto e libertà all'esistenza, ma contro la bolla che si è venuta a creare fatta di persone diverse, ma di contenuti che sembrano fatti con lo stampino.


mercoledì 8 gennaio 2020

Kill Creek - Scott Thomas

Ecco un altro horror lanciato in pompa magna dalle CE su Instagram ed affini, e che è uscito quasi nello stesso periodo de L'amico Immaginario, segno che ogni tanto l'horror scritto batte ancora qualche colpo nell'editoria contemporanea.

Ho avuto modo di leggerlo, e pur non inventandosi nulla e pescando a piene mani dal gotico classico con il sempreverde tema della casa stregata, devo dire che l'ho trovato un romanzo degno e rispettoso del genere.
Non per tutti è stato così, e lo trovo ovvio, visto che di libri, telefilm e film su case stregate ne è pieno anche l'Aspromonte.
Ma parliamone dopo la sinossi:


"In fondo a una strada sterrata, mezzo dimenticata nel cuore del Kansas, sorge la casa delle sorelle Finch. Per molti anni è rimasta vuota, abbandonata, soffocata dalle erbacce. Adesso la porta sta per essere riaperta. Ma qualcosa, o qualcuno, aspetta nel profondo delle sue ombre, e non vede l'ora di incontrare i suoi nuovi ospiti.
Quando Sam McGarver, autore di best seller horror, viene invitato a trascorrere la notte di Halloween in una delle case infestate dai fantasmi più famosa del mondo, accetta con riluttanza. Se non altro, non sarà solo: con lui ci saranno altri tre acclamati maestri del macabro, scrittori che come lui hanno contribuito a tracciare la mappa moderna di quel genere letterario. Ma quella che inizia come una trovata pubblicitaria si trasformerà in una vera e propria lotta per la sopravvivenza.
L'entità che hanno risvegliato li segue, li tormenta, li minaccia, fino a farli diventare parte della sanguinosa eredità di Kill Creek."




Non mi stupirei di vedere questa storia al cinema o su qualche piattaforma streaming tipo Netflix.
Scott Thomas è un ex sceneggiatore e lo si evince benissimo. Lo scritto è molto veloce, scorrevole e cinematografico e si ha la sensazione che i personaggi siano costruiti a puntino, con un preciso schema, persino episodico, a volte.

Dal punto di vista narrativo siamo lontani da L'incubo di Hill House, La Casa Stregata,  La Casa D'inferno o persino Shining. Come dicevo all'inizio, di storie simili se ne trovano a centinaia, e molte sono di gran lunga migliori, ma la scelta dell'autore di narrare le gesta e le "azioni" di questa casa o di chi la abita, attraverso la mente, i gesti, le parole e i pensieri di quattro scrittori ( tre uomini e una donna) che trattano l'horror in modo altrettanto diverso, è per me un punto di forza del romanzo.
La prima parte è molto bella ed è quella che più mi ha avvinto.
Si parla anche di libri, di horror in generale quasi in ambito saggistico attraverso quell'intervista organizzata dal creatore di un sito internet di grande successo sull'argomento, con tanto di streaming in diretta dell'intervista.
Un tocco di modernità necessario che non guasta.
Dovremmo anche accettare l'idea che il gotico non sia solo polvere, porte antiche che sbattono e vecchie candele, ma anche cellulari, laptop e GoPro.

Personalmente ho apprezzato questo libro, nonostante alcune parti siano telefonate e prevedibili, specie sul finale, compreso quel plot twist delle ultime pagine, che non è difficile immaginare.
La trama segue forse un percorso troppo prestabilito e cinematografico, ma si lascia seguire con piacere, anche se ammetto che sul finire avevo perso interesse e mordente.
Alla lunga la storia ha ceduto un po' il passo risultando ai miei occhi troppo standard, e forse è per questo che a molti questo romanzo non è piaciuto.

Uno degli aspetti più interessanti del romanzo ( ma che comunque non è una novità narrativa ) è la natura della casa stregata come bagaglio psichico.
Una casa che ha bisogno di essere ricordata e narrata per non morire.
E' l'idea del romanzo che ho apprezzato di più.

Alcune parti forse sovvertono un po' le regole del genere gotico, soprattutto quella di riuscire ad avere potere fuori da quell'ambiente, ma è una cosa che francamente accetto.
Se volessi fossilizzarmi sul passato, leggerei solo i classici e buonanotte, che comunque come ben sa chi mi legge, faccio più spesso e volentieri.
Ci sta che nel 2020 si provi a modernizzare ed allargare la struttura dei generi narrativi, che tanto quelli vecchi sono dei pilastri infrangibili che non tocca nessuno, e che resteranno a futura memoria, ancora e ancora.

Insomma, se vissuto come cinema su carta, è un romanzo scorrevole, come un buon horror estivo con la final girl o perché no, il final boy di turno.
Di questi tempi, nell'ambito narrativo, è già qualcosa.



Alla prossima!



sabato 28 dicembre 2019

Topolino al passato

Non ricordo il giorno ed il mese, ma mi trovavo nell'edicola di un mio amico quando si avvicinò un cliente con il piccolo figlio ed il figlio alla domanda del padre su che fumetto volesse, al canonico Topolino preferì gli Avengers.
La cosa mi colpì molto, sono sincero.
Negli anni '90 spesso ebbi la sensazione di essere l'unico in un agglomerato cittadino di circa 187.000 abitanti a leggere fumetti Marvel, oggi credo non sia più così, grazie al cinema.
Fossi adolescente oggigiorno probabilmente avrei la certezza che molti di quei personaggi non sarebbero sconosciuti ai più, e che tra compagni di classe ed amici, avrei potuto tranquillamente parlarne.

Questa elucubrazione mentale mi ha portato indietro nel tempo all'epoca in cui io ero un bambino, e dove, trovandomi nella medesima posizione di quel bambino, però in un'edicola di paese dirimpetto alla spiaggia, presi per la prima volta in mano un albo dedicato ai personaggi Disney, ovvero Paperino Mese.

Forse lo sanno in pochi, ma anch'io prima di diventare lettore di fumetti Marvel e di Manga, prima di diventare un lettore compulsivo di libri, sono stato lettore di Topolino.

Per quanti anni?
Non lo so, ma almeno tre, quattro anni a cavallo tra i nove e i dodici anni.
Poi ho smesso e non ricordo perché, certe storie finiscono e non sai come e quando.

I miei mi misero a disposizione un'anta del grande comò della loro stanza ed io conservavo quei tesori in quello scrigno che si apriva con una chiave dorata.
Era pieno di adesivi, appiccicati da mio fratello, mia sorella e poi me, e mai rimossi.
L'ombra di essi persiste tutt'ora.
Anche se oggi invece dei numeri di Topolino e Paperino Mese, vi si trovano vecchi documenti, vecchi libri scolastici e vecchie bollette, ma fa parte della vita e del crescere.
Però quando lo apro, mi sembra ancora di sentire l'odore di quei fumetti e della carta adesiva.

Passavo il mio tempo seduto sul pavimento a guardare la pila di fumetti crescere, a leggere, ed ad aspettare come un rituale il mercoledì.

Ero appassionato delle storie a bivi, dalle avventure di Topolino contro Macchia Nera o Gambadilegno, Paperinik e qualsiasi storia con protagonista Paperino e Paperoga, che erano indiscutibilmente i miei personaggi preferiti.

La mia storia preferita?
La parodia di Sandokan.
Ricordo ancora il giorno in cui vidi quello speciale albo nel tabacchino/edicola in cui andavo a comprare i giornalini.
Era in formato cartonato e costava molto più del normale.
Non mi bastavano i soldi per prenderlo, e gli feci la posta per non so quanto tempo davanti l'ingresso, prima di trovare il coraggio di entrare e chiedere al proprietario di darmelo a credito che poi sarebbe passata mia madre a pagarlo.

Credo di esserci stato anche nella storica storia di Topolino sposo, ed anche in una delle mille ristampe de I Promessi Paperi.

Ma tutt'ora in me perdura il ricordo dell'albo Sandopaper e La Perla di Labuan.

Non so perché mi è tornato in mente adesso e perché ne parlo, probabilmente perché ci sono stato anche nel numero natalizio che il buon Moz ha citato qualche tempo fa.

Oggi la roba Disney non mi interessa più, ma non posso negare di esserne stato contaminato in passato.

E' un po' come quelle malattie infantili prima dei vaccini, sai che inevitabilmente, prima o poi ti sarebbero toccate.
Ed anche se per poco tempo, sono contento di essermi presa quella di Topolino, perché sono convinto che un po' della mia passione per la lettura, sia nata grazie a quegli albi.


Alla prossima e,
Buon Anno!