martedì 25 febbraio 2014

Diario Di Un Sopravvissuto Agli Zombie - J.L. Bourne

Duecento pagine, scrittura veloce ed efficace, linguaggio scarno e asettico, diciamo che in questo diario in salsa Zombie J.L. Bourne non voleva perdersi troppo in chiacchiere.
Credo che sia giusto così, essendo un racconto epistolare e quindi narrato in prima persona, il protagonista più che a scrivere pensava a sopravvivere, quindi giustifico in questo modo la brevità del romanzo.
A metà strada tra The Walking Dead e World War Z di Max Brooks, J.L. Bourne ci narra dell' ennesima Apocalisse Zombie, stavolta dal punto di vista di un militare che fiutato il pericolo, diserta e pensa a se stesso e alla sua sopravvivenza.
Via con la trama và, che tanto visto il tema non sarà certo l' originalità fatta persona:

"Il diario quotidiano della battaglia di un uomo per la sopravvivenza, contro le prove che il mondo dei non morti gli propone giornalmente. Una piaga sconosciuta dilaga sul pianeta. I morti risorgono e, come nuova specie dominante, reclamano la Terra. Imprigionato in una tragedia planetaria, toccano a lui decisioni fondamentali, scelte che faranno la definitiva e assoluta differenza tra la vita o l'eterna maledizione."


Al di là di una trama ormai abusata e violentata in tutte le posizioni del Kamasutra, devo ammettere che il racconto epistolare funziona.
Certo, in termini di empatia ed emotività non è il massimo, sappiamo fin dal principio che il protagonista sopravviverà per raccontarcelo, ma tutto sommato è una storia piacevole da seguire.
Al di là del linguaggio diretto e senza fronzoli, per quel che concerne la tensione narrativa, proprio per il modo descrittivo in cui è raccontata, non mi ha trasmesso molto.
Vabbè che di narrazioni a tema Zombie ne è pieno il fosso, ma qui si fa fatica a provare empatia e simpatia per i personaggi, tutti poco delineati e freddi, tra cui spicca come un iceberg il militare protagonista, praticamente il gelo e la metodicità fatta persona.
Pensate che ho da poco finito di leggerne le gesta e già mi sono dimenticato il suo nome...
Per carità, in una storia del genere calza a pennello, è la persona adatta per sopravvivere ad un Apocalisse Zombie, ma certamente non è un personaggio amabile.
Il libro è il primo di una trilogia, edito dalla Multiplayer edizioni e trovabile dappertutto, anche in formato Ebook, che proprio per la brevità del romanzo è quello che ho scelto di leggere.
A Diario Di Un Sopravvissuto Agli Zombie hanno fatto seguito Oltre L' Esilio e La Clessidra Infranta, che chiude il cerchio di questa trilogia.
Li prenderò? Per ora ne dubito, più avanti chissà.
Alla fine è una lettura che vale la pena?
Non credo che il racconto epistolare aggiunga granchè al genere, ormai logorato di suo.
La storia è la solita: Zombie da cui scappare e difendersi, distruzione, desolazione, scarsità di viveri , l' affannosa e disperata ricerca di un posto sicuro, l' incontro e scontro con altri sopravvissuti, niente che non sia stato già raccontato.
Però, il libro è asciutto, leggero e gradevole da leggere, un romanzo di puro intrattenimento.
Per un appassionato del genere, è una lettura che può valer la pena affrontare, anche se per quel che mi riguarda non raggiunge i fasti di The Walking Dead e World War Z, ma qui entriamo nel discorso di meri gusti personali.



sabato 22 febbraio 2014

Cose belle dell' Internet : WinUAE

Dio benedica gli emulatori.
Dio benedica il Mame.
Dio benedica WinUAE.
Dedico questa preghiera a WinUAE che è diventata la mia icona del dekstop preferita.
Per coloro che non lo sapessero, WinUAE è l' emulatore di varie versioni Computeristiche dell' Amiga.
Sono a tutti gli effetti un fottuto e patetico Retrogamer, che si rifugia nei giochi della sua adolescenza.
Sono alla stessa stregua del vecchio che racconta in maniera ossessiva del suo passato : " Quando ero giovane io ..."
Sono alla stessa stregua del Comunista che rimpiange ancora Che Guevara, del fascistoide che ancora rimpiange Mussolini, del quarantenne che rimpiange Actarus e Tetsuya e mal sopporta Naruto o Monkey D.Luffy e che da piccolo magari guardava Kiss Me Licia e Jem e le Hologram eppure è pronto a buttare merda su prodotti moderni come Patty o Violetta.
Sono apparentemente uno di costoro, uno che preferisce giocare a Superfrog piuttosto che a GTA, che piuttosto che giocare a Minecraft sarebbe disposto a rispolverare Populous.
Ma nel mio caso, non è proprio così.
Ho sempre odiato la grafica poligonale, il 3d e i giochi in prima persona, i cosiddetti FPS.
Li odiavo allora, quando mossero i primi passi, li odio adesso che dominano il mercato.
Non a caso, gli unici giochi moderni in circumnavigazione nel mio disco fisso sono varie Release di Pro Evolution Soccer, che è ancora pur nella sua modernità, parente stretto dei giochi di calcio di un tempo.
Ma se mi parlate di COD, GTA ed affini, mi vengono i brividi di freddo.
Parlatemi piuttosto di Platform, Shoot' Em Up a tema 2d e andrò in iperventilazione, avrò le vampate di calore manco fossi alle soglie della Menopausa.
Nell' ultima settimana ho riscoperto alcuni Shoot' Em Up, un genere che purtroppo non tira e che praticamente non esiste più, ma che tirava parecchio ai miei tempi.
Tra i titoli usciti all' epoca per la piattaforma di casa Commodore, furono tre in particolare a catalizzare la mia attenzione e quella di numerosi altri appassionati : Apidya, Agony e Project X, praticamente il meglio prodotto dalla piattaforma per quel che concerne il genere Shoot' Em Up.
E devo ammetterlo, si difendono bene tuttora.
Apidya era probabilmente il mio preferito tra i tre.
Sviluppato dalla Kaiko nel 1992, il gioco vantava le splendide musiche di Chris Hulsbeck la cui Intro per molti mesi è stata la suoneria del mio cellulare.
Il gioco è un classico sparatutto a scorrimento orizzontale a tema animale, dove invece di una classica navicella teleguideremo un' ape.
Nonostante i pochi livelli ( 5 ), il gioco aveva un' ambientazione superba, una grafica molto accurata e soprattutto era ed è tuttora piuttosto difficile.
Bellissima l' Intro del gioco, piuttosto Anime Giapponese Style.
La trama è un classico di quel periodo, che vede protagonisti la classica coppia di giovani amanti che attirerà le attenzioni di un potente mago, che avvelenerà la giovane e trasformerà il malcapitato protagonista in un' Ape, che per salvare la sua bella si vedrà costretto a mettersi in volo alla ricerca dell' antidoto.
Sulla sua strada, una marea di animali ed insetti mutati geneticamente dal mago in questione e pronti a fargli il culo in qualsiasi momento.
Gioco bellissimo, che mi diverte ancora da pazzi.

Agony è un altro Shoot' Em Up a scorrimento orizzontale.
Stavolta invece di un Ape, il protagonista è una Civetta.
Sviluppato dalla Psygnosis ed uscito nello stesso periodo di Apidya, Agony è un' altra piccola perla.
Il personaggio è ispirato al logo della compagnia, che era appunto una civetta.
Grafica stilosa e musiche pazzesche, facevano il resto.
L' Intro al piano è qualcosa di sublime, è una musica talmente bella che resto rapito tutte le volte che l' ascolto.
Anche Agony è uno sparatutto piuttosto corto ( mi pare non superi i 6 livelli ), ma come Apidya è un gioco dannatamente difficile.
Una delle maggiori difficoltà del gioco è secondo me una pecca grafica, ovvero quella di presentare avversari dal colore troppo simile ai fondali del gioco, rendendo di fatto il gioco ancora più complicato di quello che è, ma ci si passa sopra piuttosto volentieri, perchè il gioco è piuttosto divertente.

Il terzo gioco con cui solevo passare il mio tempo e che ho rispolverato anche questa settimana è il più classico tra gli Shoot 'Em Up sopracitati, Project X.
Grafica fumettosa e per l' epoca grandiosa, griffata Team 17, che all' epoca spaccava.
In Project X si torna a volare nello spazio con la classica navicella pronta a fare il culo ad asteroidi e navi aliene o viceversa ( più probabile).
Molti Power Up, varie ambientazioni spaziali, possibilità di scegliere tra navicelle diverse all' inizio del gioco e difficoltà davvero elevata, fanno probabilmente di Project X, lo Shoot 'Em Up più famoso di casa Amiga.
Anche Project X era un gioco strutturato in soli cinque livelli, ma superarli è un' impresa.
Personalmente trovo Project X superiore agli altri due per quel che concerne la grafica, ma terribilmente asettico.
Non raggiunge minimamente l' immediatezza di Agony e Apidya che in quanto ad ambientazione ed originalità, trovo di gran lunga più divertenti.
Comunque gran gioco, senza nessun dubbio.
Incredibilmente così come gli altri due giochi sopracitati anche Project X fu sviluppato e pubblicato nel 1992, dividendosi di fatto il fatturato e una fetta di videogiocatori.
Insomma, se mi sono preso una settimana di pausa dal Blog è principalmente colpa di WinUAE che per alcuni pomeriggi mi ha fatto indossare di nuovo i panni dell' adolescente che ero un tempo.
Ci vedete un pò di pateticità in tutto questo?
Direi di sì.
Ma la realtà di questi giorni non è mica più piacevole.
Ennesimo governo farsa, dove i Politici fanno ciò che cazzo vogliono senza darci nemmeno la possibilità di scegliere se Renzi e i nuovi Ministri ci piacciono o meno.
Ennesimo Sanremo, che personalmente ritengo non abbia più ragione di esistere, almeno in questa forma.
Ennesime puntate di Serial che ormai fanno sempre più schifo, American Horror Story e The Walking Dead docet.
Ennesimo schifo della mia città, dove ormai i sacchi di spazzatura superano abbondantemente gli abitanti.
Avessero braccia e gambe ed intenzioni ostili, probabilmente ci farebbero il culo.
Potrei ricavarne un racconto da una trama simile.
Considerato il periodo che stiamo e sto vivendo, è così sbagliato ricercare nei videogiochi vintage la spensieratezza di un tempo?





venerdì 14 febbraio 2014

Player One - Ernest Cline

Player One è un piccolo Cult.
Player One è una gemma nascosta, un Easter Egg della letteratura, un romanzo che è molto più famoso nella comunità virtuale che in quella fisica.
Ernest Cline ha scritto quello che è a tutti gli effetti il romanzo di una generazione, quella Pop degli anni '80 in salsa Nerd.
Una generazione che di suo, su Internet è piuttosto presente.
Ed ecco spiegato il Tam Tam mediatico, che ha reso a tutti gli effetti l' opera di Ernest Cline un piccolo Cult.
Il fatto di strizzare l' occhio così tanto a tutti i trentenni e i quarantenni di adesso è un po' il pregio ed il difetto di quest' opera.
Pregio perché il lato nostalgico prende il sopravvento in maniera commovente, difetto perché le nuove generazioni saranno come minimo spiazzate dal narrare dell' opera, così pregna di citazioni e riferimenti alla cultura Pop degli anni '80.
Ma credo che a Ernest Cline importasse poco di accalappiare lettori, voleva narrare una storia che parlasse delle sue passioni, dei suoi divertimenti, dei suoi ricordi.
Lo capisco, io stesso fatico ad essere un uomo del mio tempo riguardo alcune passioni.
Per molte cose sono rimasto fermo agli anni '80 - 90 anch' io, videogiochi e fumetti in primis, essendo di fatto un Retrogamer ed un retrolettore ( neologismo appena coniato dal sottoscritto ) dipendente.
Probabilmente se fossi uno scrittore, mi troverei più a mio agio a parlare del passato che del presente.
Ma tralasciamo le cose personali, di cui immagino non fotta niente a nessuno e parliamo del romanzo.
Via con la trama :

" Il mondo è un brutto posto. Wade ha diciotto anni e trascorre le sue giornate in un universo virtuale chiamato OASIS, dove si fa amicizia, ci si innamora, si fa ciò che ormai è impossibile fare nel mondo reale, oppresso da guerre e carestie. Ma un giorno James Halliday, geniale creatore di OASIS, muore senza eredi. L'unico modo per salvare OASIS da una spietata multinazionale è metterlo in palio tra i suoi abitanti: a ereditarlo sarà il vincitore della più incredibile gara mai immaginata. Wade risolve quasi per caso il primo enigma, diventando di colpo, insieme ad alcuni amici, l'unica speranza dell'umanità. Sarà solo la prima di tante prove: recitare a memoria le battute di Wargames, penetrare nella Tyrell Corporation di Blade Runner, giocare la partita perfetta a Pac-Man, sfidare giganteschi robot giapponesi e così via, in una rassegna di missioni di ogni tipo, ambientate nell'immaginario pop degli anni '80, a cui OASIS è ispirato. "

Player One è a tutti gli effetti un' avventura virtuale in chiave romanzesca.

E' praticamente un Gameplay, giocato attraverso la penna dal romanziere.
La prefazione ci suggerisce già molto della trama.
Cline ci racconta di un mondo di merda, un mondo di scarsa vivibilità e scarse risorse, di divisione sempre più netta tra ricchi e poveri, con quest' ultimi costretti a vivere nelle cataste, ovvero Camper impilati uno sopra l' altro in condizioni che definire umane è fargli un complimento.
L' unico modo che gli abitanti hanno di sfuggire a tale distopia è quello di indossare guanti aptici e una tuta e connettersi ad OASIS, un vero e proprio universo virtuale, creato da un eccentrico quanto geniale creatore di videogiochi, James Halliday.
James Halliday in questo mondo virtuale ha inserito tutte le sue passioni e i suoi mondi immaginari preferiti, quasi tutti tratti dalla cultura Pop anni ' 80.
E' così sarà facile trovare mondi ispirati a Videogiochi, Film, Anime, Musica e Letteratura tutte inerenti gli anni '80 insieme ad altre opere prevalentemente Nerd.
Da Star Trek a Star Wars, dal Signore Degli Anelli a D & D, per quello che è un vero e proprio tripudio di icone del periodo che hanno rappresentato l' infanzia e l' adolescenza del suo creatore.
OASIS sostituirà quasi in tutto e per tutto la realtà, sarà il posto ideale in cui fuggire, sarà il posto in cui vivere, amare, persino studiare.
E' così sarà per tutti gli abitanti del globo, compreso Wade il protagonista di questa storia.
Il romanzo inizia con la morte di Halliday e il suo video testamentario, in cui metterà in palio proprio OASIS.
Lo scopo di tutti i partecipanti sarà di trovare le tre chiavi che apriranno le tre porte che condurranno all' Easter Egg di Halliday, nascosto proprio in uno degli anfratti di questo immenso pianeta virtuale.
A guidare e contendersi la ricerca vi saranno i cosiddetti Gunter ovvero i cacciatori virtuali dell' Easter Egg divisi in Clan o singolarmente e una spietata multinazionale denominata IOI interessata al mondo virtuale per scopi puramente egoistici e commerciali.
Wade è un Gunter, ovvero uno dei tanti cacciatori che avrà come unico scopo di trovare l' Easter Egg prima della IOI.
Riusciranno Wade aka Parzival e gli altri Gunter protagonisti ( Arte3mis ed Aech ) ad impedire alla IOI di trovare l' Easter Egg per prima?
Considerato che i secondi useranno mezzi impropri e potranno contare sulle risorse di una Multinazionale, non sarà facile. :-p

Diciamolo subito, la distinzione tra bene e male è piuttosto manieristica e netta, tanto da ricalcare pienamente il periodo a cui vuole ispirarsi.
Per il resto, ci troviamo davanti un libro piuttosto coinvolgente e che per gran parte della narrazione fila via come un treno.
Bellissime le citazioni, che nel corso dell' opera diventano parte integrante della trama.
Da Blade Runner a War Games, passando per Videogiochi come Joust, Tempest , Black Tiger e Pac - Man, Ernest Cline ci trascina inesorabilmente in un' avventura incredibile dal sapore retrò.
Le prime 300 pagine sono straordinarie e mi hanno conquistato in maniera commovente, meno convincente l' ultima parte, un po' troppo contorta e con l' ausilio della presenza di una sorta di Deus Ex Machina, che mi ha dato un po' fastidio.
Forse e dico forse, Cline avrebbe dovuto e potuto narrarci di più del mondo reale, che viene semplicemente descritto e non raccontato, ma evidentemente non era granchè interessato all' argomento.
Pollice verso anche per il finale, che personalmente mi è parso piuttosto fiacco e privo di mordente oltre che scontatissimo, ma questo è normale, sarebbe strano il contrario in una storia del genere.
In un videogioco o in un Anime vecchio stampo, il cattivo quasi mai vince.
Appunto quasi. :-P ( almeno lascio qualche dubbio).
Ma tutto ciò non inficia per nulla il valore dell' opera, che personalmente mi sento di consigliare.
Certo, se non vi piacciono gli anni '80, i mondi virtuali in cui i personaggi vivono, combattono e muoiono come in un MMORPG tipo World Of Warcraft ed affini, statevene alla larga.
Per tutti gli altri,  compratelo e preparatevi a partire con la DeLorean o con l' X-Wing verso OASIS. :-)








giovedì 6 febbraio 2014

Doctor Sleep - Stephen King

Plop.
E' l' onomatopea giusta per l' ultimo romanzo di Stephen King.
Perché mi duole dirlo, ma ritengo Doctor Sleep un enorme buco nell' acqua.
Ma andiamo con ordine:

Pubblicato dalla Sperling & Kupfer, il romanzo conta 516 pagine e una copertina molto evocativa, al prezzo di 19, 90 Euro.

Via con la trama, che come sempre ho saccheggiato da Ibs:

Perseguitato dalle visioni provocate dallo shining, la luccicanza, il dono maledetto con il quale è nato, e dai fantasmi dei vecchi ospiti dell'Overlook Hotel dove ha trascorso un terribile inverno da bambino, Dan ha continuato a vagabondare per decenni. Una disperata vita on the road per liberarsi da un'eredità paterna fatta di alcolismo, violenza e depressione. Oggi, finalmente, è riuscito a mettere radici in una piccola città del New Hampshire, dove ha trovato un gruppo di amici in grado di aiutarlo e un lavoro nell'ospizio in cui quel che resta della sua luccicanza regala agli anziani pazienti l'indispensabile conforto finale. Aiutato da un gatto capace di prevedere il futuro, Torrance diventa Doctor Sleep, il Dottor Sonno. Poi Dan incontra l'evanescente Abra Stone, il cui incredibile dono, la luccicanza più abbagliante di tutti i tempi, riporta in vita i demoni di Dan e lo spinge a ingaggiare una poderosa battaglia per salvare l'esistenza e l'anima della ragazzina. Sulle superstrade d'America, infatti, i membri del Vero Nodo viaggiano in cerca di cibo. Hanno un aspetto inoffensivo: non più giovani, indossano abiti dimessi e sono perennemente in viaggio sui loro camper scassati. Ma come intuisce Dan Torrance, e come imparerà presto a sue spese la piccola Abra, si tratta in realtà di esseri quasi immortali che si nutrono proprio del calore dello shining.

Come ormai sanno anche le pietre e le barbabietole da zucchero, Doctor Sleep è il Sequel di Shining, fortunatissimo libro di Stephen King che poi è diventato un Film di ancora più successo firmato Stanley Kubrick.

La storia di Doctor Sleep è il proseguo delle avventure di un Danny Torrance ormai cresciuto che dopo anni di vagabondaggi e tentativi di sfuggire all' Alcool e ai "demoni " del proprio passato, approda nella cittadina di Frazier nel New Hampshire, dove sceglie di fermarsi dopo la visione estemporanea di Tony, ovvero l' amico immaginario della sua infanzia.
Qui, vi è la parte migliore del romanzo, nonché inspiegabilmente avulsa dalla trama, ovvero il lavoro nell' ospizio degli anziani, dove grazie al potere dell' aura è in grado di dare conforto ai malati terminali nel momento del trapasso.
Di solito in quell' ospizio, la morte dell' ospite è annunciata dall' arrivo del gatto Azzie la cui entrata in scena nella stanza del malato è sinonimo di morte certa ma anche di conforto.
Ecco, il gatto con poteri di preveggenza della morte e la capacità di Dan di aiutare i malati terminali erano spunti interessantissimi, ma nel proseguo della narrazione diventano eventi inutili, messi lì semplicemente come contorno, completamente inutili ai fini della storia, quando potevano essere sfruttati più e meglio.
Lo scopo di Dan sarà quello di proteggere e fare da mentore ad Abra, una bambina dotata degli stessi poteri di Dan, ma infinitamente più potente.
A questa bambina si interesseranno un gruppo di Vampiri nomadi che per sopravvivere si nutrono dello Shining.
I cattivi della storia, sono anche una delle cose peggiori del romanzo.
Dotati di zero carisma e dai nomi che sembrano essere usciti da Alice Nel Paese Delle Meraviglie o Dalle Cronache di Narnia, alla fine si dimostrano essere tutto " fumo " e niente arrosto.
Non so se per colpa della traduzione ma nomi come Nippo Barry, Rosie Cilindro e Papà Corvo, sono da zappa sui piedi per un romanzo che vorrebbe essere il Sequel di un romanzo Horror.
Pollice giù anche per quel che concerne Abra, la vera protagonista del romanzo.
La ragazza è fin troppo potente, oltre che troppo somigliante ad un infinità di altri personaggi partoriti dalla penna del Re.
Sappiamo tutti, Steve, che sei fissato con i ragazzini che hanno poteri, ma se ogni tanto provassi ad approcciarti con qualcosa di diverso, male non faresti.
Che poi, diciamola tutta, i tuoi personaggi più belli sono quelli che i poteri non li hanno, quei personaggi normali che si trovano ad affrontare lo straordinario e non personaggi straordinari che si trovano ad affrontare lo straordinario.
E' tutto così brutto in questo romanzo?
Direi di no.
Il Vero Nodo, ossia come si fanno chiamare questo gruppo di viandanti che si nutrono di Shining, viene presentato in maniera tutto sommato intrigante.
Molto bella ed inquietante una delle loro prime sortite di cui sarà vittima un ragazzino dotato degli stessi poteri di Dan e Abra.
La cattura e l' uccisone del povero ragazzo è ben raccontata e ben dettagliata, in puro stile King.
Mi è piaciuto molto anche l' inizio, il vagabondare di Dan, i suoi problemi di Alcolismo, sono ben raccontati e ben congegnati ed anche il modo in cui si libera dei fantasmi dell' Overlook per quanto banale come cosa, risulta tutto sommato leggibile ed interessante.
Anche in questo romanzo c'è qualche bella citazione di Edgar Allan Poe e alcune frasi molto belle e suggestive.
Nonostante la trama, che personalmente boccio su quasi tutta la linea, la lettura è coinvolgente ed interessante.
Leggere Stephen King per quel che mi riguarda è come ritrovare un vecchio amico che non vedevi da tempo, magari non sarai d' accordo sulle sue scelte di vita, ma il piacere di rivedersi resta immutato.
Doctor Sleep non mi è piaciuto, ma leggerlo è stato comunque bello.
Se Shining in un certo qual modo era scritto da un uomo in piena lotta contro i suoi demoni, Doctor Sleep è il romanzo di un uomo che quei demoni li ha sconfitti.
Doctor Sleep è un romanzo più maturo, ma che manca di quella rabbia giovanile, che di fatto ha reso Shining immortale.
Probabilmente piacerà di più a chi Stephen King lo sta scoprendo adesso, chi c' è da tempo, il sapore che ne trarrà è quello di una minestra riscaldata, che comunque in tempi di magra è sempre cibo.

 

martedì 4 febbraio 2014

The Wolf of Wall Street

Pur se Campione d' incassi nel Box Office e diretto da un regista di culto come Martin Scorsese, The Wolf of Wall Street non è quello che posso definire un Film nelle mie corde.
Di solito evito come la peste alcuni generi come il drammatico, le commedie sentimentali o come in questo caso, un Film tratto da una Biografia.
Ed allora perché l' ho visto, direte voi?
Semplicemente perché il co-protagonista è Jonah Hill, che personalmente adoro.
Quindi, questa non è certo l' opinione di un esperto di cinema, ma di uno che probabilmente rispetto ai Film di Scorsese ( che comunque ho visto quasi tutti ) si troverebbe più a suo agio con un Horror o con un Film Fantasy.
Eppure, tutto sommato è un Film che ho apprezzato.

Il Film è tratto dalla Biografia di Jordan Belfort un Broker che dopo una fugace, quanto illuminante, esperienza a Wall Street decide di creare una propria agenzia di Brokeraggio, la Stratton Oakmont.
Grazie alle sue capacità di imbonitore e usando mezzi poco ortodossi, ossia turlupinando investitori e finanziatori, diventerà una delle persone più ricche e influenti degli Stati Uniti.
Ma i suoi mezzi non passeranno inosservati ed in breve tempo oltre al successo ed al potere si ritroverà anche l' FBI alle calcagna.
Jordan Belfort ha le fattezze di Leonardo Di Caprio, bravissimo nell' interpretare un personaggio senza scrupoli e dedito soprattutto agli eccessi.
Il Film è un tripudio di mignotte, Alcool, feste, sesso e droga, con alcune scene tra le più grottesche che abbia mai visto.
Di Caprio e Jonah Hill in questo Film indossano i panni di due personaggi sopra le righe come non mai, con il secondo protagonista di alcune scene che sfiorano l' assurdo.
Scorsese è abilissimo perché nonostante tutto, per gran parte del Film riesce a farti provare empatia per personaggi senza scrupoli e dediti soltanto alla fame di soldi, successo e potere.
Vincerà l' Oscar, come dicono?
Boh, personalmente pur non essendo il mio genere, le tre ore di Film sono volate via, il Film intrattiene e pur concentrandosi soprattutto sull' eccesso e sul vizio, ci dona un quadro tutto sommato non proprio idilliaco del mondo dei Broker.
Personalmente l' ho apprezzato, ma da qui a definirlo un capolavoro ce ne passa.
Però, come dicevo all' inizio faccio poco testo, in quanto il Film non è certamente il mio genere.