domenica 25 ottobre 2015

Monsters - Clive Barker

Ho impiegato quattro anni per entrare in possesso di tutti e sei I Libri Di Sangue di Clive Barker.
Una ricerca che ha vissuto anche dei momenti di rassegnazione, poiché è stata davvero dura entrare in possesso degli ultimi due volumi.
Questa serie di libri ha vissuto un destino editoriale piuttosto complesso e controverso, e tuttora naviga nel limbo dei libri fuori catalogo.
Ma quali sono state le difficoltà per entrarne in possesso?
Il fatto che sia fuori catalogo, in primis.
In secundis il fatto che sia stata pubblicata in più edizioni.
Non è facile entrare in possesso di tutti i volumi, in quanto nel circuito dell'usato per qualunque delle edizioni manca sempre un volume o due.
Qui sotto un link del bel post del sempre bravissimo Andrea Sirna, che spiega le traversie editoriali di quest'opera:

http://unantidotocontrolasolitudine.blogspot.it/2014/02/libri-di-sangue-quanti-sono-come-li.html

Ma torniamo a me.
Un po' per risparmiare ed un po' perché mi accorsi che i primi tre si potevano avere piuttosto facilmente, scelsi all'epoca di prendere i primi tre volumi dell'edizione Bompiani.
Errore gravissimo, poiché si trattava di un'edizione monca.
La saga fu successivamente ripubblicata dalla Sonzogno, e gli ultimi volumi, dopo un'estenuante ricerca durata quasi quattro anni, li ho dovuti continuare con questa edizione.
Ora, prima di parlare più specificatamente dell'ultimo volume, metto il link dei post dedicati ai precedenti cinque capitoli:

http://pirkaff.blogspot.it/2012/03/infernalia-clive-barker.html

http://pirkaff.blogspot.it/2013/01/ectoplasm-clive-barker.html

http://pirkaff.blogspot.it/2013/01/sudario-clive-barker.html

http://pirkaff.blogspot.it/2015/01/creature-clive-barker.html

http://pirkaff.blogspot.it/2015/02/visions-clive-barker.html

Un piccolo consiglio che posso dare a chiunque voglia cimentarsi con essa e magari si è ritrovato indicizzato in questa pagina, è questo:
Lasciate perdere le prime edizioni Bompiani e Sonzogno che sono davvero difficili da avere in tutti e sei i volumi, e buttatevi sulle ultime ristampe che trovate citate nel link in alto del buon Sirna.


Adesso, prima di dedicarmi in pompa magna ai cinque racconti di questo volume, un'altra piccola chicca relativa ad essi, tanto per farvi capire il casino editoriale fatto con questa serie.
Quattro di essi ( eccetto l'epilogo finale ), furono pubblicati anche come appendice dell'edizione Euroclub del 1991 di Cabal.
Un romanzo che con i racconti in questione non ha la minima attinenza.
Evidentemente, hanno dovuto rimpolpare un romanzo altrimenti scarno in quanto a numero di pagine, visto che nonostante la sua bellezza, Cabal è in tutto e per tutto una novella e non un romanzo.

Finiti i preamboli, parliamo di Monsters.
Come i precedenti cinque volumi, anche Monsters è un volume di racconti.
Ogni racconto è slegato agli altri ed autoconclusivo.
Quindi è possibile leggere Monsters senza essere in possesso degli altri volumi.
In verità, però, un filo conduttore c'è, ed è legato al primo racconto del primo libro ( Infernalia ) ed all'ultimo racconto di quest'ultimo volume, che funge da epilogo di questa saga.
Partiamo però dal principio, con il primo racconto di questo volume, La Vita Della Morte.
Protagonista di questa storia è una donna di nome Elaine.
Racconto che piuttosto alla lontana sembra un po' ispirarsi ai racconti di Edgar Allan Poe.
Ma che soprattutto mi lascia ancora una volta la sensazione che Clive Barker sia uno scrittore erotico mancato.
E' incredibile la carica seduttiva che è in grado di donare ai suoi personaggi, ed in questo caso ad avere tale capacità è nientepopodimeno che la morte.
Elaine, che è appena uscita dall'ospedale viene attratta da una chiesa in ristrutturazione, in cui conosce e viene affascinata da un uomo che come lei si trovava lì in contemplazione ( tipo i pensionati nei cantieri :-P ) di nome Kavanagh.
La ragazza oltre che dall'uomo è affascinata soprattutto dal ritrovamento di una cripta saltata fuori durante gli scavi, che però viene tenuta celata ai visitatori e ai curiosi.
Ovviamente, come in un libro / film horror che si rispetti, la ragazza vi entrerà di nascosto.
Quello che vi trova è piuttosto agghiacciante.
Un nugolo di cadaveri mummificati che sembrano essere morti dopo indicibili sofferenze.
Tempo dopo, la ragazza tornata al lavoro, si accorge che mentre tutti i suoi colleghi ed amici sembrano covare dei sintomi di qualche malessere, lei sembra sprizzare sempre più salute e benessere da tutti i pori.
Ovviamente il tutto sfocerà in maniera deflagrante, con la figura misteriosa di Kavanagh a fare da contorno.
Nulla da dire, ci troviamo davanti un ottimo racconto, che come dicevo all'inizio è di chiara matrice Poesca.
Un racconto forse troppo sottile, ma indubbiamente buono.

Ambientato nella giungla brasiliana, Il Sangue Dei Predoni è il secondo racconto di questo volume.
E' la storia di una maledizione.
Alcuni mercenari assoldati per sgombrare un'area della giungla dalle tribù che vi abitano, dopo aver per sbaglio ucciso un bambino, subiscono la vendetta e la maledizione del capo tribù.
Una maledizione implacabile che li falcidierà uno ad uno.
Insomma, ci troviamo dalle parti de L'occhio Del Male di King, che trattava di dinamiche simili anche se in un contesto diverso.
Però, lasciatemi dire che questa maledizione è ancora più terribile e subdola.
Buon racconto anche questo.
Certo, siamo distanti dalle tematiche solite dello scrittore inglese, ma il risultato è comunque onorevole.

Crepuscolo Alle Torri è un po' Lo Strano Caso Del Dottor Jekyll & Mr. Hyde in chiave moderna.
E' un racconto di licantropia, ma dove la licantropia non viene citata a chiare lettere.
E' forse il racconto che meno mi è piaciuto della raccolta, certamente il più vago.
Altro non è che una spy story dalle venature orrorifiche.
Vaghezza a parte però, ho trovato davvero bello ed evocativo il finale.

L'ultima Illusione è il racconto più Barkeriano della raccolta, quello che più di tutti contiene gli elementi tipici della narrativa dell'autore.
Ed è quello che personalmente ritengo sia il miglior racconto della raccolta.
Da questo racconto venne anche tratto il film del 1995 Il Signore Delle Illusioni, diretto dallo stesso Clive Barker ( che io non ho visto ).
Protagonista di questo racconto è Harry D'Amour, un detective privato che si ritrova immischiato in una storia di misteri e magia, dopo essere stato assunto dalla moglie di un famosissimo mago di nome Swann.
Motivo dell'incarico, la dipartita improvvisa e misteriosa del sedicente mago.
Un racconto dove faranno la loro comparsa alcune creature infernali che verranno a reclamare la salma del mago, dopo che egli, quando era in vita, ebbe fatto un patto con loro in cambio della propria anima, per ottenere i poteri da utilizzare per le sue illusioni.
Ottimo racconto, dove Barker fa sfoggio della sua inventiva nella creazione di personaggi orrorifici e mostruosi tipici del suo pantheon, e dove soprattutto è l'azione incalzante a dominare su tutto il resto.
Ammetto che avrei voluto che questo racconto durasse di più.
C'erano tutte le potenzialità per ricavarne un ottimo romanzo.
Barker successivamente recupererà molto spesso la figura di Harry D'Amour, tanto da farne un personaggio feticcio, che farà la sua apparizione in altri suoi romanzi e fumetti.

Chiude questo libro e l'intera saga, il racconto epilogo Il Libro Di Sangue ( Post scriptum ) : Jerusalem Street.
Questo racconto piuttosto corto, ci riporta al personaggio simbolico di questa saga, McNeal.
Apparso nel primo racconto del primo volume de I Libri Di Sangue, McNeal era un truffatore che si fingeva Medium ingannando ignara gente che voleva parlare con i propri defunti.
Stanchi delle continue prese in giro di questo individuo, furono proprio i defunti a vendicarsi di lui, in modo piuttosto sadico e spaventoso.
Incidendo sul suo corpo, come se fosse un libro umano, tutte le loro storie.
Un libro scritto con il sangue.
Da qui il nome della saga.
Perché tutte queste storie raccontate in questi volumi, non sono altro che racconti incisi sulla sua pelle.
Nell'epilogo di questa serie, McNeal dovrà vedersela con un assassino di nome Wyburd, interessato a scuoiare McNeal della sua pelle infarcita di storie.
Racconto veloce, ma piuttosto feroce.
Giusto compendio di una serie di libri che si legge davvero con gusto.
Serie che sono felicissimo di aver letto e che non posso che consigliare.
A presto!













giovedì 15 ottobre 2015

Anna - Niccolò Ammaniti

Niccolò Ammaniti è l'unico romanziere italiano che seguo con costanza.
Nonostante siano passati molti anni da quando iniziai a leggere i suoi romanzi, e nonostante in questi anni abbia letto una miriade di altri autori, sono pochi i libri che mi sono piaciuti quanto i suoi Io Non Ho Paura e Ti Prendo e Ti Porto Via ( il mio preferito).
L'uscita di Anna in libreria è stato per me un fulmine a ciel sereno, e non vedevo l'ora di metterci le mani sopra.
L'ho fatto, l'ho letto, e dismesso i panni del fanboy, sono pronto a parlarne.
Prima però, andiamo di sinossi:

"In una Sicilia diventata un'immensa rovina, una tredicenne cocciuta e coraggiosa parte alla ricerca del fratellino rapito. Fra campi arsi e boschi misteriosi, ruderi di centri commerciali e città abbandonate, fra i grandi spazi deserti di un'isola riconquistata dalla natura e selvagge comunità di sopravvissuti, Anna ha come guida il quaderno che le ha lasciato la mamma con le istruzioni per farcela. E giorno dopo giorno scopre che le regole del passato non valgono più, dovrà inventarne di nuove. Con "Anna" Niccolò Ammaniti ha scritto il suo romanzo più struggente. Una luce che si accende nel buio e allarga il suo raggio per rivelare le incertezze, gli slanci del cuore e la potenza incontrollabile della vita. Perché, come scopre Anna, la "vita non ci appartiene, ci attraversa".

Pubblicato dall' Enaudi al prezzo non proprio concorrenziale di 18,00 Euro per sole 270 pagine di storia, Anna è un romanzo molto controverso in grado di suscitare sensazioni molto contrastanti tra loro.
In corso d'opera sono arrivato ad esclamare che era la mia lettura preferita dell'anno, mentre in altri punti l'ho trovato confusionario, ermetico e troppo citazionistico.
L'ultimo aggettivo è piuttosto lampante.
Leggi Anna e ti tornano in mente La Strada di Cormac McCarthy, Il Signore Delle Mosche di William Golding ( qui l'omaggio è evidente) e una miriade di romanzi, fumetti, film e serie Tv basate su una trama post apocalittica, tra cui anche L'ombra Dello Scorpione di King.
C'è di bello che è ambientato nel sud Italia e che molti di quei posti li conosco persino ( c'è persino lo stretto che i miei occhi vivono e vedono ogni giorno), la qual cosa quindi mi ha portato ad essere empaticamente succube della storia.
Una storia interessante, quantunque non originalissima.
Per fortuna non ci sono zombie e vampiri in giro, solo cadaveri a putrefarsi e polverizzarsi al sole e alla luna.
Il romanzo segue le gesta di Anna e Astor, fratello e sorella che si muovono e provano a sopravvivere nelle lande desolate di una Sicilia distrutta e disabitata.
Il motivo di questo desolazione è un virus che si è propagato dal Belgio a macchia d'olio per tutti i continenti e che ha praticamente estinto l'umanità adulta dalla faccia della terra.
Al virus risultano immuni solamente i bambini e i ragazzi alle soglie della pubertà, destinati comunque anche loro crescendo ad essere contagiati dalla stessa.
Le premesse sono quindi quelle di un romanzo piuttosto crudo e disilluso, in cui i due ragazzini si prefiggono come scopo di oltrepassare la Sicilia e trovare la speranza di una cura e magari qualche adulto sopravvissuto fuori dall'isola.
Buona parte del racconto quindi, diventa una storia di formazione on the road fuori dai canoni della normalità ed una lotta quotidiana alla sopravvivenza.
Ammaniti è sempre abilissimo a tratteggiare i ragazzini ed Anna, Astor e Pietro ( che si aggiungerà presto al duo), sono personaggi costruiti bene.
Molto belli i flashback sul passato di questi bambini e sul contagio e conseguente fine delle loro famiglie, passaggi che sicuramente sono tra i più riusciti del romanzo.
Il problema di questo romanzo è il tema stesso.
Sarò franco, brutale e cinico.
Trovo il racconto distopico basato sulla sopravvivenza troppo ciclico, una sorta di loop infinito, scandito dalla ripetizione di gesti e paesaggi che alla lunga mi annoia.
E' quello che mi sta succedendo con The Walking Dead per esempio, che sia nel fumetto che nel telefilm è arrivato a farmi sbadigliare oltremodo.
Ma lì almeno ci sono gli zombie e le interazioni tra i personaggi positivi e negativi, a mettere un po' di pepe.
In questo romanzo il tutto è un po' soporifero e privo di mordente.
Il resto dei bambini sopravvissuti, protagonisti a parte, non sono altro che un mucchio disordinato di piccoli selvaggi che sembrano degli emuli del Jack Merridew de Il Signore Delle Mosche.
Per giunta le poche scene d'azione, le ho trovate piuttosto fumose e confusionarie ( ma questo ci sta, poiché in fondo parliamo di ragazzini inselvatichiti e scalmanati).
Come dicevo all'inizio è un romanzo che ha lasciato in me parecchi dubbi, ma che in alcuni passaggi ho trovato struggente e molto coinvolgente.
Così come in molti altri eccessivamente affettato e vuoto.
Alla fine me lo sono goduto comunque, ma mi sento di capire tutte le critiche che gli stanno piovendo addosso.
E' un libro controverso che si ama e si odia contemporaneamente.
E' da consigliare?
Onestamente non lo so.
A chi ama il distopico e il post apocalittico, lo consiglio sicuramente.
Certo, siamo lontanissimi da La Strada di Cormac McCarthy, per me il compendio perfetto di un romanzo distopico, ma comunque un romanzo post apocalittico ambientato nel sud Italia non è cosa di tutti i giorni.
Potrebbe meritare un'occhiata.
Appunto, potrebbe.
Avrei voluto parlare con una forma verbale imperativa ed affermativa, dannazione!
Comunque sono stato felice ugualmente di ritrovare la narrativa di Niccolò e spero continui a scrivere con costanza.
Alla prossima.

giovedì 1 ottobre 2015

Chi Perde Paga - Stephen King

Ricordo che quando seppi che Mr. Mercedes sarebbe stato il primo di una trilogia, storsi un po' il naso.
Le scorribande di King nel genere Hard Boiled non sempre trovano il mio gusto, ed infatti nonostante alcuni buoni passaggi, considero Mr. Mercedes un romanzo buono solo a metà, soprattutto a causa di una tensione narrativa che col passare delle pagine trovai allora manieristica, improbabile e priva di spessore, soprattutto per quel che concerneva i personaggi.
Ma è un parere del tutto personale, visto che quel romanzo fu anche premiato con l'Edgar Award.
Quindi è stato con fare sbuffante e mesto che mi sono avvicinato a questo romanzo, ma devo ammettere di esserne stato felicemente sorpreso.
Ma andiamo di sinossi e parliamone meglio:

Il genio è John Rothstein, scrittore osannato dalla critica e amato dal pubblico - reso immortale dal suo personaggio feticcio Jimmy Gold - che però non pubblica più da vent'anni. L'uomo che lo apostrofa è Morris Bellamy, il suo fan più accanito, piombato a casa sua nel cuore della notte, furibondo non solo perché Rothstein ha smesso di scrivere, ma perché ha fatto finire malissimo il suo adorato Jimmy. Bellamy è venuto a rapinarlo, ma soprattutto a vendicarsi. E così, una volta estorta la combinazione della cassaforte al vecchio autore, si libera di lui facendogli saltare l'illustre cervello. Non sa ancora che oltre ai soldi (tantissimi soldi), John Rothstein nasconde un tesoro ben più prezioso: decine di taccuini con gli appunti per un nuovo romanzo. E non sa che passeranno trent'anni prima che possa recuperarli. A quel punto, però, dovrà fare i conti con Bill Hodges, il detective in pensione eroe melanconico di "Mr. Mercedes", e i suoi inseparabili aiutanti Holly Gibney e Jerome Robinson. Come in "Misery non deve morire", King mette in scena l'ossessione di un lettore per il suo scrittore, un'ossessione spinta fino al limite della follia e raccontata con ritmo serratissimo. "Chi perde paga" è il secondo romanzo della trilogia iniziata con "Mr. Mercedes", nel quale l'autore tocca un tema a lui caro, quello del potere della letteratura sulla vita di ogni giorno, nel bene e nel male.

Prima di tutto parliamo del titolo e della scelta della copertina.
Non sono pochi coloro che si sono lamentati del titolo inventato di sana pianta dell'edizione italiana rispetto all'originale Finders Keepers, per me molto più coerente e pertinente, visto che è il nome dell'agenzia investigativa del poliziotto in pensione Bill Hodges.
Quindi capisco chi si lamenta, ma io ci passo tranquillamente sopra perché sono più interessato alla storia.
Stesse lamentele per la copertina, anche qui diversa da quella americana, che era volutamente simile a quella di Mr.Mercedes, per rimarcare il fatto che fosse un romanzo strettamente collegato al predecessore.
Anche in questo caso in Italia hanno deciso di testa loro optando per una copertina d'impatto ed attinente alla storia, ma completamente slegata da quella del primo romanzo.
Mi sono domandato perché, e mi sono risposto che probabilmente volevano vendere il romanzo anche a coloro che non avevano letto il primo volume della trilogia.
Una scelta dettata da logiche commerciali, che sa tanto di presa per il culo.
Ma in fondo per citare una massima che circola spesso tra le pagine di questo romanzo, " sono tutte stronzate."
Quindi, sorvoliamo.
Vi chiederete come mai ho apprezzato questo romanzo rispetto al predecessore?
Semplice.
Prima di tutto è ben strutturato e avvincente.
Secondo perché si avvale di un antagonista molto ben costruito come Morris Bellamy, che forse richiama un po' alla lontana la Annie Wilkes di Misery, ma che tiene incollato alla pagina.
Ecco, tutta la prima parte del romanzo è parecchio cruda e coinvolgente, come un buon Hard Boiled che si rispetti.
Certo, il romanzo segue pedissequamente le tematiche fiction tipiche del genere, che di solito partono con un inizio violento, crudo e al fulmicotone, per poi concludersi spesso con un cattivo che ha solo la metà del carisma e della convinzione iniziale.
Anche il primo romanzo si beava di un inizio sfolgorante e travolgente ( di nome e di fatto :-P ),
però in questo caso, la scelta paga grazie ad un bel lavoro per quel che concerne il background dei protagonisti principali della prima parte della storia, che King ha reso convincenti e tridimensionali.
Chi Perde Paga contiene anche una non troppo velata critica al lettore maniacale, che prende forma in maniera estremizzata attraverso il personaggio di Morris Bellamy, un fan così ossessionato dal suo scrittore preferito e dal personaggio feticcio che gli ha dato il successo, da arrivare a simulare una rapina ai danni dello scrittore ed ad ucciderlo, perché l'autore ha osato metter fine ai libri della sua saga preferita in un modo che non lo trovava d'accordo.
Bel tipo sciroccato,vero?
In verità lo scrittore John Rothstein aveva scelto di ritirarsi a vita privata e conservava dentro una cassaforte almeno altri due romanzi del personaggio feticcio Jimmy Gold.
Bellamy si impossessa di libri e contanti, ma prima sceglie di sotterrarli e far calmare le acque, nonostante smaniasse dalla voglia di leggersi i romanzi.
Lo sciroccato commette l'errore di ubriacarsi e tentare lo stupro di una donna, e viene arrestato e rinchiuso per trent'anni in carcere.
Il baule contenente romanzi e soldi viene ritrovato molti anni dopo da uno studente di nome Pete, che usa i soldi per risolvere i problemi finanziari della propria famiglia ( il padre era uno di coloro che furono travolti dall'auto di Mr. Mercedes nel primo libro ), che avevano praticamente portato alle soglie del divorzio i suoi genitori, ed una volta finiti quelli, decide di vendere i libri privatamente per raggranellare altro denaro, visto che i romanzi scritti nelle Moleskine dentro il baule valevano un botto di soldi.
Peccato che nel frattempo Bellamy esce di prigione e dopo aver cercato invano il baule che aveva sotterrato, si mette a caccia di chi potrebbe aver preso libri e contanti.
Come dicevo inizialmente tutta la prima parte concernente le dinamiche di Bellamy e Pete è veramente ben costruita ed avvincente, ed ho trovato ottima la scena di far ritornare in scena i tre protagonisti del primo volume solo nella seconda parte del romanzo.
Continuo a nutrire qualche perplessità nei riguardi di Hodges, Jerome ed Holly, ma in particolare quest'ultima, in questo secondo volume subisce un'evoluzione che la rende un personaggio molto più credibile, tanto che mette in secondo piano persino Hodges che dovrebbe essere il protagonista di questa storia, visto che è l'unico che in quanto ex poliziotto dovrebbe essere in grado di affrontare Bellamy.
Il modo in cui entrano in scena è frutto di coincidenze ed amicizie in comune, ma accettabile in quanto la storia è ambientata in una cittadina.
Senza voler analizzare in maniera ossessiva il romanzo, posso affermare che a mio parere, Chi Perde Paga è un buon libro.
Certo, siamo lontani da romanzi come Misery, e mi sembra che King abbia un po' perso quella verve e quella voglia di sperimentare e shockare dei primi anni '80, ma resta comunque un romanziere di tutto rispetto.
Però cazzo, quel nerissimo e cinico inizio, mi aveva fatto sperare in qualcosa di ancora meglio.
Aspettiamo il terzo libro adesso, anche se prima è già in programma l'uscita della raccolta di racconti The Bazaar Of Bad Dreams, che uscirà i primi di novembre in America e suppongo in primavera/estate da noi.