" Beautiful Ohio, where the golden grain
Dwarf the lovely flowers in the summer rain.
Cities rising high, silhouette the sky.
Freedom is supreme in this majestic land;
Mighty factories seem to hume in tune, so grand.
Beautiful Ohio, thy wonders are in view,
Land where my dreams all come true! "
Quelle citate in alto sono le parole del testo della canzone simbolo dello stato americano che è stato casualmente protagonista di alcune delle mie ultime letture.
Mentre leggevo questi due romanzi, mi canticchiava in testa un'altra canzone che è I Provinciali de i Baustelle, forse più attinente a queste storie, con le dovute differenze di contesto culturale:
" Sacrificata vittima
verso d'amore cerca fiato per non soffocare più
azzittasi crepuscoli, balere ad ore piccole
morire la domenica
chiesa cattolica
estetica anestetica
provincia cronica
Si vende amore tossico
'ndrangheta e camorra
più Gomorra e meno Sodoma
denunciasi calamità di mariuana e crimine..."
All'epoca dei primi ascolti di questa canzone su Youtube ricordo che mi colpì molto un commento in cui un ragazzo scrisse:
" La provincia è una punizione. "
Nella canzone di Bianconi & co. si parla della vita di provincia in un qualsiasi paese del sud Italia, mentre nei due romanzi di Markley e della McDaniel si parla della vita di provincia nello stato dell' Ohio.
E la provincia è veramente una punizione, secondo questi due autori, anche se nel caso di Tiffany McDaniel è un altro scrittore italiano che ci ha parlato dell'estate e della provincia come pochi a calzare a pennello, ovvero Cesare Pavese e il suo Il diavolo sulle colline.L'estate che sciolse ogni cosa è ambientato nel 1984 in una cittadina dell'Ohio.
La trama è semplicissima quanto splendida nella sua esilità:
Un avvocato scrive una lettera nel giornale locale in cui invita il diavolo a presentarsi a casa sua.
Ed a quanto pare il diavolo risponde all'invito, quando un ragazzino di tredici anni nero si presenta a casa sua affermando di essere il diavolo.
L'avvocato ospiterà il ragazzo a casa sua e tutto ciò avrà ripercussioni sulla sua famiglia e la cittadina intera.
L'estate che sciolse ogni cosa è uno dei romanzi più instagrammati degli ultimi anni.
Nella quarta di copertina viene osannato da critici e giornalisti vari e paragonato ad Harper Lee ( e già qui si può intuire dovrà andrà a parare la storia ), Neil Gaiman, Shirley Jackson e Stephen King.
Ed è vero, è uno di quei libri, dove si riconosce l'impronta di molti altri autori.
E questo secondo me è il suo unico vero limite, perché chi è avvezzo a questi autori, avrà la sensazione di qualcosa di già visto e già raccontato.
Anche le parti più tragiche ed emozionanti in me hanno avuto poca presa perché è come se me l'aspettassi, erano già state scritte.
Ciò non toglie che quello di McDaniel è un gran bel romanzo.
La scrittura è lirica e poetica, ma non pomposa.
E' ermetica, ma allo stesso tempo coinvolgente, asciutta, ma non troppo.
Ed è chiara e pungente.
La storia lascia più domande che risposte, ed è forse per questo che i più hanno scomodato Shirley Jackson.
Nelle parti più solari questo libro ricorda l'estate raccontata da Bradbury e Pavese, in altri frangenti quella di Lansdale o di Harper Lee.
E' un gran libro, ma niente di nuovo sotto il sole.
Ed è un limite?
No, perché comunque è una gran storia, che atterrisce e colpisce, anche con alcuni colpi bassi.
E poi descrive molto bene l'estate dei tredici anni nel 1984 e ti fa percepire il calore, il sudore e la pazzia che si annida nell'animo umano.
Un gran bel romanzo di formazione!
Non posso che ringraziare Michele ( Mr. Ink ) per il consiglio.
E' un romanzo che si legge su più livelli, con il punto di vista di più personaggi che si intersecano strada facendo.
Qui qualcuno ha scomodato Faulkner.
Sì, lo stile di scrittura a più livelli, quasi a flusso di coscienza, ricorda un po' l'unico romanzo di questo grande scrittore americano che ho letto, L'urlo e il furore.
Ovviamente non sono così pazzo da paragonare Markley a Faulkner, ma è chiaro che il buon Stephen si sia ispirato a lui.
Ritorna anche qui la vita di provincia, ambientata tra presente e passato.
Ohio è un libro in bilico tra romanzo di formazione e il classico ritorno a casa in ambiente ostile e deformato dagli anni.
Tutti i personaggi protagonisti portano i segni della vita di provincia, e tutti ne sono stati colpiti, nessuno escluso.
C'è un che di troppo romanzato in questa storia, che è l'unica cosa che non mi ha convinto, poiché non c'è un personaggio tra questi ex studenti che non porta i segni della vita di provincia.
Anche stavolta la provincia è punizione.
E l'Ohio non si dimostra bellissimo come nella canzone, o almeno non lo sono taluni che ci crescono e ci vivono.
E' la violenza o il drogarsi per noia, di partire per la guerra perché non si hanno sbocchi lavorativi, è sesso facile, è l'alcool.
Ed è morte.
Chi cresce in un ambiente ristretto lo sa, cerchi rifugio in qualcosa, emozioni forti in piccoli spazi.
Non tutti i personaggi sono sviscerati allo stesso modo ed è un peccato, ma Ohio è un romanzo che racchiude tanti temi, una sorta di vaso di Pandora da cui fuoriescono tutti i peccati capitali, ma è anche pregno di umanità ed amicizia, narra bene l'amore e la falsità, e soprattutto l'adolescenza.
Secondo me è una grande opera prima.
Soprattutto all'inizio non è semplicissimo da leggere, anche perché mostra vari personaggi e vari punti di vista, ma la trama alla fine trova la sua coerenza.
Anche qui ci troviamo davanti uno dei romanzi più chiacchierati dell'ultimo anno, ed anche questo l'ho scoperto grazie a Michele, che ringrazio ancora.
Segno che anche nel mare delle prime edizioni, si pescano pesci grossi e letture che lasciano il segno.
Due romanzi che mi sento di consigliare in toto e che ho grandemente apprezzato.
Buon anno e... alla prossima!