Saltiamo tutta la parte introduttiva in cui avrei ribadito quanto sono legato a Stephen King, e quanto gli sono grato per avermi preso per mano e funto da guida nel mondo della letteratura.
Diciamo tutti " Grazie-Sai" ed andiamo avanti.
Nonostante però la mia dichiarazione d'affetto, devo essere onesto e dire che ero indietro di quattro romanzi per quel che concerne la sua produzione letteraria, ma soprattutto per una questione economica, non perché mi sia stancato delle sue opere ( anche se oggettivamente con il tempo sono diventati più i libri che mi lasciano perplesso che quelli che ho amato ).
Purtroppo la politica prezzi de la Sperling, anche quando si tratta di edizioni economiche non mi è molto affine.
Però complice la quarantena e visto che le mie bancarelle di riferimento erano chiuse, mi sono concesso la follia di permettermi di comprare un libro in prima edizione, e fin da subito sapevo che sarebbe stato un libro del Re.
Trovandomi dal libraio con la possibile scelta di quattro suoi libri da acquistare ( compreso l'ultimissimo Se Scorre Il Sangue ), ho scelto quello che poteva più essere tra le mie corde, ovvero L'istituto.
Avrò fatto bene?
Lo scopriremo dopo la sinossi, presa in prestito da Ibs:
Dopo classici come L'incendiaria e It, Stephen King si mette di nuovo alla prova con una storia di ragazzini travolti dalle forze del male, in un romanzo come sempre trascinante, che ha anche molto a che fare con i nostri tempi.
«King travolge il lettore con una storia di bambini che trionfano sul male come non ne scriveva dai tempi di "It". Entrando nella mente dei suoi giovani personaggi, crea un senso di minaccia e di intimità magici
Non c'è una parola di troppo in questo romanzo perfetto, che dimostra ancora una volta perché King è il Re.» – Publishers Weekly
«Con L'Istituto il re del brivido torna al suo massimo splendore» – Robinson
È notte fonda a Minneapolis, quando un misterioso gruppo di persone si introduce in casa di Luke Ellis, uccide i suoi genitori e lo porta via in un SUV nero. Bastano due minuti, sprofondati nel silenzio irreale di una tranquilla strada di periferia, per sconvolgere la vita di Luke, per sempre. Quando si sveglia, il ragazzo si trova in una camera del tutto simile alla sua, ma senza finestre, nel famigerato Istituto dove sono rinchiusi altri bambini come lui. Dietro porte tutte uguali, lungo corridoi illuminati da luci spettrali, si trovano piccoli geni con poteri speciali – telepatia, telecinesi. Appena arrivati, sono destinati alla Prima Casa, dove Luke trova infatti i compagni Kalisha, Nick, George, Iris e Avery Dixon, che ha solo dieci anni. Poi, qualcuno finisce nella Seconda Casa. «È come il motel di un film dell'orrore», dice Kalisha. «Chi prende una stanza non ne esce più.» Sono le regole della feroce signora Sigsby, direttrice dell'Istituto, convinta di poter estrarre i loro doni: con qualunque mezzo, a qualunque costo. Chi non si adegua subisce punizioni implacabili. E così, uno alla volta, i compagni di Luke spariscono, mentre lui cerca disperatamente una via d'uscita. Solo che nessuno, finora, è mai riuscito a evadere dall'Istituto.
Prima di tutto: L'istituto è scritto da Stephen King.
Lo si evince dallo stile di scrittura, che anche quando non lo leggo da anni, mi risulta sempre familiare e kinghiano al 100%.
No, Steve, secondo me, non ha dei ghostwriter che lo aiutano nel suo lavoro.
Detto questo, L'istituto è un romanzo scorrevole, avvincente ( specie nella prima parte ), ma dannatamente pre-confezionato, quasi come fosse una sceneggiatura già pronta per essere una serie Tv Netflix.
E soprattutto, non è un horror.
Ha molta più attinenza con la letteratura Ya, ed oscilla tra tematiche già affrontate in alcuni suoi romanzi ed un pizzico di fantascienza alla John Wyndham.
Chi ben conosce l'opera di King troverà delle similitudini con Carrie, L'incendiaria, I Lupi Del Calla e persino un capitolo dell'ultimo volume de La Torre Nera.
Steve ha già raccontato di bambini con superpoteri e con agenzie governative e/o militari o cattivi che ne vogliono fare il proprio comodo.
Ne L'istituto però serpeggia una certa pacatezza, ed anche se i temi a volte si fanno oscuri, raramente si fanno crudi e dettagliati, ed anche quando si arriva a scene di quel tipo, Steve sceglie la strada della dissolvenza, ed è proprio per questo che non mi sento di considerare questo libro un horror.
King tradisce proprio in quel punto, come se avesse perso un po' dell'audacia e della spietatezza di un tempo.
Insomma ha scelto la strada del mainstream, ed infatti credo che questo romanzo possa essere tranquillamente letto anche da ragazzi delle medie.
Questo non significa necessariamente che perché è un romanzo "quasi" per ragazzi, non possa essere letto ed apprezzato da tutti gli altri.
La trama come si evince dalla sinossi è piuttosto semplice:
Luke è un intelligentissimo ragazzo di 12 anni che improvvisamente viene rapito ( con conseguente assassinio dei suoi genitori ) e rinchiuso in un istituto militare nascosto tra le montagne del Maine.
Si risveglia in una camera che sembra una copia della sua stanzetta di casa in un luogo dove vi sono rinchiusi altri bambini e ragazzi dotati come lui, su cui vengono condotti degli esperimenti.
Luke sfruttando la sua intelligenza ed alcune falle del sistema di sorveglianza, tenterà ben presto la fuga, non prima di subire anch'esso alcuni esperimenti molto poco ortodossi, volti a potenziarne le latenti facoltà telecinetiche.
Partiamo da un presupposto: è un romanzo su cui bisogna essere indulgenti.
Ci sono delle falle narrative non da poco, e difficilmente accettabili.
Ok, questi agenti governativi con il tempo sono diventati parecchio "scialla" e molto sicuri di sé, tanto da trascurare e sottovalutare i bambini e l'intelligenza di Luke, ma tutta la seconda parte della storia è parecchio presa per i capelli.
Non manca, come quasi sempre, il super-poliziotto buono capace di tenere testa quasi da solo a intere squadriglie di professionisti ben più armati di lui, ed anche semplici cittadini capaci di fare altrettanto.
Insomma, da un punto di vista action è parecchio fracassone e cinematografico.
L'istituto non è il romanzo o il king che mi aspettavo.
E' più un King che sembra omaggiare Stranger Things o The Umbrella Academy, o comunque quelle avventure per ragazzi molto più fumettistiche che romanzesche.
Quindi se dovessi esprimermi come se stessi parlando di un romanzo horror, direi che è più un no ( anche se la prima parte a me ha avvinto non poco ), ma visto che lo ritengo più un romanzo fantastico old style con sprizzate di Ya e strizzatine d'occhio ai fumetti, mi sento di dire che visto da ques'ultima ottica è un buon libro per ragazzi.
Però bisogna chiudere tutte e due gli occhi su alcune "licenze" narrative.
Per quel che mi riguarda, è sempre un piacere leggere un romanzo nuovo del Re.
E' quasi come un vecchio rituale.
Forse non sono più tra quei fan che lo venerano sempre e comunque, che lo chiamano zio e gli muoiono dietro come ragazzine svenevoli, anche quando scrive le fascette o consiglia buoni (?) film e buone (?) serie tv, ma nella mia libreria troverà sempre un posto.
Così come sono sicuro, che prima o poi, recupererò anche i libri che mi sono perso.
Alla prossima!