giovedì 16 aprile 2020

Mystic River - Dennis Lehane

" A volte penso che siamo saliti tutti e tre insieme in quella macchina."



Come dissi nel post scorso, venne il momento, la settimana scorsa, di andare a pescare il tablet e gli e-book di emergenza, che tenevo in un cantuccio per i momenti di inedia di libri cartacei.

Il tomone contenente tutte le opere di Fitzgerald ha retto un po', poi ho dovuto rallentare perché non ce la facevo più ed ho dovuto trovare qualcosa che mi desse la possibilità di metabolizzare ed alleggerire un po' la lettura alta e un po' pomposa di Francis, che spero mi perdonerà.

Quello che però doveva essere un intermezzo, è stata una lettura che mi ha avvinto e trascinato inesorabilmente tra le lande più degradate di Boston e il lento, ma inesorabile scorrere del fiume Mystic, con le sue acque torbide, che costituiscono segreti e misteri.
Un po' confidente, un po' alleato, ed anche incubo.

Probabilmente Mystic River è famoso più per lo splendido film del duro e con gli occhi da bombardiere Clint Eastwood, ma per fortuna, io pur avendolo visto, non ne ricordavo gli snodi fondamentali, e quindi mi sono goduto ogni singola pagina ed ogni singola svolta narrativa di questo gran bel thriller.

Via di sinossi, presa in prestito da Amazon:

Boston, 1975. East Buckingham è un quartiere in cui tutti conoscono tutti. Nessuno dei suoi abitanti se n'è mai andato, se non quei ragazzi che la guerra ha strappato dalle proprie case per non restituirli più. Crescere in una periferia come questa non è certo il modo migliore per dare alla propria vita grandi prospettive. Ma è qui che Sean, Jimmy e Dave sono nati, e la loro esistenza sarebbe stata uguale a quella di tanti altri se non fosse arrivata quella dannata mattina. La mattina in cui Dave, con i suoi occhi spenti pieni di lacrime è salito sul sedile posteriore di quella macchina. Ed è scomparso per quattro, terribili giorni. Venticinque anni dopo, la violenza torna a segnare la vita di Dave. Questa volta però gli sguardi che si posano su di lui non sono compassionevoli, ma carichi d'odio e disprezzo. Reazione più che naturale di fronte all'omicidio di una ragazza di diciannove anni di cui Dave è accusato. E, quasi che il destino volesse rinsaldare un tragico legame, la vittima è la figlia di Jimmy, mentre Sean, diventato poliziotto, è incaricato delle indagini.



Non conoscevo Dennis Lehane, sono onesto, ho visto alcuni adattamenti cinematografici delle sue opere ( è stato scrittore anche di Shutter Island ), ma conto di approfondirlo appena possibile.

Mystic River è per me un'opera perfetta, scritta a puntino, e non solo scorrevolissima, ma anche precisa come un orologio svizzero.
Non tradisce mai la coerenza narrativa e va dritta per la sua strada dando vita a un nugolo di personaggi uno più bello dell'altro, complessi e strutturati benissimo.
La bravura di Lehane si nota non solo per lo sviluppo dei tre protagonisti, ma per il sapiente utilizzo di tutti i comprimari, ugualmente vividi.
Un libro che è già sceneggiatura, praticamente.
E che finale, ragazzi!

Un grande spaccato della difficile e spietata vita di provincia americana.
Anzi più che spaccato, dovremmo parlare di una vita in circolo, ma molto più che vizioso, bensì amaro e violento come un abuso.
I peccati, le paure e le colpe del passato, che riemergono a causa del delitto insensato di un'innocente.

Una vita che si rivela puttana e che spiattella in faccia i fantasmi di un passato in comune, che diventa un grigio e plumbeo presente, inesorabile come il lento defluire del fiume che fa da corollario alla vicenda.

Visto il narrato, Lehane è stato persino clemente, proponendoci sì una narrazione spietata, ma non lanciandosi in scene particolarmente cruente, e forse questo è anche peggio, perché è la nostra immaginazione a creare ed elaborare quelle sordide azioni.
L'incipit iniziale con i protagonisti ancora bambini e protagonisti del rapimento da parte di una coppia di pedofili di uno di loro, è un pugno nello stomaco, narrato in dissolvenza.

Gran bel libro, veramente.
Il film non lo vedo da tanto, ma lo ricordo molto bello, posso quindi dire con il senno di poi, che Clint ha reso piena giustizia al romanzo.

Un libro che consiglio senza riserve.


Alla prossima!





lunedì 6 aprile 2020

Il Grande Cielo - A.B. Guthrie Jr.

" Il mondo mi assale come un mare" disse " una collina e poi un vuoto che mi rotola sotto i piedi, cercando di rovesciarmi"

Si ritorna al west, alla vita di frontiera, ai bivacchi solitari, tra le braccia di una squaw, tra bisonti e lupi, tra caccia alle pelli di castoro, ed ai sentieri impervi e scoscesi di montagna.
Si ritorna ai grandi paesaggi americani, tra gli indiani a caccia di scalpi, fino alle compagnie francesi e inglesi di pellicce.
Un crocevia prima dell'avvento di colonizzatori senza scrupoli.
Un grande spaccato di storia americana del primo ottocento.
Dove spesso i contenziosi si risolvevano a colpi di fucile.


Il Grande Cielo è tutto questo ed anche di più.
Strutturato in più archi temporali, questo libro è di facile immersione, ma pesante ed irto, da risultare impegnativo.
Però ripaga, eccome se ripaga.

Via di sinossi:

"Invecchiando, cominciava a sentire le cose in un modo diverso. Gli piacevano ancora vedere le colline e percorrere i fiumi, ma la metà del piacere era nel ricordare. Dopo che c'eri stato, un luogo non era più soltanto un posto qualsiasi. Si aggiungevano il tempo che ci avevi passato, le cose che avevi pensato, le persone con cui avevi bevuto. C'era un tempo iniziale e il posto in sé, e poi c'erano lo stesso luogo, il tempo e l'uomo che eri stato, tutti mescolati insieme, uno con l'altro".

La sinossi è molto suggestiva, ma spiega poco limitandosi a citare una delle più belle riflessioni del romanzo.

Al di là della mole di episodi, la trama è abbastanza semplice:
Seguiamo il percorso di vita di un giovanissimo Boone Caudill ancora capace di provare emozioni ed empatia fino all'inevitabile nostalgia di casa in seguito alla sua fuga, fino alla sua trasformazione in una figura complessa e sempre più enigmatica smussata dal suo candore dalla vita selvaggia e faticosa di montagna.
Dapprima viaggiatore solitario, poi aggregato ad una compagnia che commercia pellicce, fino alla sua ossessione per una giovanissima indiana che lo porterà a vivere e comprendere altri modi di vivere e punti di vista.
Un personaggio con cui in corso d'opera diventerà sempre più difficile empatizzare.
La storia è suddivisa in almeno cinque/sei macro capitoli sulla sua vita e le sue avventure.
Spesso accompagnato da altri due pellegrini con cui incrocia il cammino, Dick Summers e Jim Deakins, due personaggi che chiamare comprimari è riduttivo.
Dick Summers con la sua esperienza, con il suo sentire il peso dell'età, e con le sue riflessioni, è per me il miglior personaggio del libro.

Dire di più su questa splendida avventura sarebbe un delitto.
Il Grande Cielo è un romanzo rude, ma onesto.
Una storia monumentale, in cui percepisci la fatica, la fame, la gioia del nutrimento e della caccia, del rispetto, ma anche di umani che la montagna trasfigura fino alla loro essenza, e non saranno mai più gli stessi.
E dove il fiume Missouri con le sue acque torbide ci ri-catapulta tra i cuori di tenebra.

Dio, come adoro queste storie, e come ho imparato ad amare le lande sconfinate della frontiera.

Il Grande Cielo è parte di una saga in sei volumi, ed il secondo a Guthrie è valso persino il premio Pulitzer.
E' inutile affermare che presto o tardi conto di leggere gli altri volumi, o almeno quelli che sono stati tradotti in italiano.

Un'opera maestosa che merita di essere letta e riletta.
Sarò stato fortunato ad aver scelto finora il meglio del meglio, ma il western mi sta dando parecchie emozioni.


Alla prossima!