sabato 30 novembre 2013

Rush

Sono sempre stato un appassionato piuttosto atipico per quel che concerne la Formula Uno.
Atipico, perché non ho mai tifato Ferrari.
Non so perché, forse perché gli anni '80 sono stati i più avari di vittorie per la scuderia di Maranello o perché volevo differenziarmi dagli amici, fatto sta che in quel periodo stravedevo per la Williams, forse perché insieme alla McLaren era la macchina più competitiva del periodo.
In tal senso ricordo sempre con il sorriso un aneddoto.
Ho un amico nonché ex compagno di scuola e di banco, che di Formula Uno ne sa a pacchi.
Tutte le volte che ci incontriamo finiamo almeno a parlare una mezz' ora di Formula Uno e di Ferrari visto che ne è un grandissimo tifoso, ed ogni volta mi ricorda e ricorda a tutti coloro che in quel frangente sono in nostra compagnia, che sono stato l' unico che quell' anno in cui lui andò a Monza per vedere la gara, gli chiese come Souvenir il cappello della Williams, con somma perplessità ogni volta di tutti i presenti.
Io non ci vedo nulla di così scandaloso. :-P
Con il tempo comunque mi sono progressivamente allontanato da questo Sport, vuoi per la mancanza di carisma dei suoi protagonisti ma anche per quell' inesorabile calo di spettacolarità della Formula Uno odierna, che solo con la pioggia ritrova un po' dell' antico fascino.
Parliamoci chiaro: Alonso, Vettel e Hamilton sono grandissimi piloti ma i tempi del primo Schumi, di Senna, Mansell, di Nelson Piquet e di Prost sono lontanissimi.
Sono lontanissimi anche i tempi della rivalità e di quell' incredibile campionato di cui ci parla il film di Ron Howard, Rush.

Ambientato nel 1976 ( l' anno della mia nascita ), Rush racconta principalmente la rivalità tra i due piloti che si giocarono la vittoria del campionato di quell' anno, Niki Lauda e James Hunt.
Due persone e due piloti diversissimi, non solo per quel che concerne la guida, ma anche per stile di vita.
Niki Lauda è la metodica fatta persona, non a caso era soprannominato Il Computer.
Serio, preciso, puntiglioso tanto da essere antipatico a molti, proprio per la sua serietà e per la sua costanza che lo rendeva freddo e scostante, quanto arrogante e sicuro di sé.
James Hunt era genio e sregolatezza.
Veloce e irruente in pista, come nella vita.
Belle donne, Alcool, non si faceva mancare nulla.
Ron Howard rende entrambi i personaggi alla perfezione, non parteggiando né per l' uno né per l' altro, raccontando in maniera didascalica e precisa quella spettacolare rivalità, compreso il terribile incidente di cui sarà sfortunato protagonista Niki Lauda, quando ci rimise mezza faccia a causa delle ustioni.
Un Film bellissimo, anche per i non amanti della Formula Uno.
Perché in questo Film si vedranno pochi tecnicismi e meccanica, e molto di quello che questi due personaggi erano fuori dalla pista.
E della personalità, del carattere e del carisma dei due personaggi, che il Film parla più che delle corse in sé, che comunque ci sono, ma che passano quasi in secondo piano rispetto all' introspezione psicologica dei due protagonisti.
Due ore che passano in gran fretta, al contrario di un moderno Gran Premio di adesso, dove superata la partenza, il sonno prende il sopravvento.
Ron Howard ci regala un Film riuscitissimo, ben recitato e con una gran bella storia.
Certo ci sono delle scene romanzate piuttosto stucchevoli, ma sono una minima parte, perché per il resto è un Film che funziona in maniera perfetta, anche per quel che riguarda la fisionomia degli attori e la cura dei dettagli, tanto che sembra davvero di essere nel 1976.
Anche il terribile incidente di Lauda è tale e quale alla realtà ed ancora adesso fa venire i brividi.
Sono contento di averlo recuperato e non posso che consigliarlo a tutti.
1976, grande annata. ;-)




 

martedì 26 novembre 2013

Smiley

I Did It For The Lulz

I Did It For The Lulz

I Did It For The Lulz

Scrivete questa frase mentre chattate con qualcuno utilizzando Facebook, Hangout, Chatroulette, Google Plus e vedrete che dietro la malcapitato / a di turno, apparirà Smiley che lo / la sgozzerà come un capretto. :-P

Il Film è tutto qui, una leggenda metropolitana che diventa o meno presunta realtà.
Perché il Film gioca moltissimo sulla sottile quanto reale differenza tra il reale ed il virtuale ed è forse l' unica cosa interessante e sensata del Film.

L' inizio di Smiley sembra preso pari pari da Scream, con l' unica differenza della Chat invece del vetusto telefono fisso.
La classicissima Babysitter gnocca appresa la leggenda metropolitana dalla bimbetta rompipalle a cui deve fare da balia, decide di provare sulla sua pelle siffatta leggenda, trovando un bel coltello ad attenderla. :-P
Questo il Prologo del Film, che prosegue con l' entrata in scena della protagonista ovvero un' altra gnocca appena trasferitasi al College e psicologicamente fragile a causa del recente suicidio della Madre.
Il Film è praticamente un classicissimo Slasher giovanile.
Feste, amiche e compagni di corso fuori di melone, il classico imbranato Nerd che si interesserà alla problematica protagonista e quant' altro, con in agguato Smiley ovviamente, visto che ognuno di loro non credendo minimamente alla leggenda sperimenterà a sue spese la veridicità dell' esistenza di Smiley, protagonista compresa.
Mi sono tenuto sul vago, perché in verità c'è tutta una trama dietro l' apparizione di Smiley che deflagherà nel finale.
Non credo sarà una grandissima sorpresa chi o cosa sia Smiley non ci vuole Sherlock per capirlo, basta fare attenzione ai dettagli.
Cosa mi è piaciuto e cosa non mi è piaciuto di questo Film?

Mi è piaciuta la trama, l' idea di base, ed anche il finale che ho trovato piuttosto interessante anche se telefonato.
Mi è piaciuta l' aria un po' anni '80-90 del Film, ma questo forse perché mi è venuto naturale associarlo a pellicole come Scream o The Ring.

Non mi sono piaciuti gli attori, talmente sopra le righe da essere poco credibili e tremendamente fastidiosi, la coinquilina della protagonista è talmente odiosa da risultare insopportabile.
La scena finale è una vaccata, totalmente inutile ai fini della storia, mi domando che bisogno ci fosse di inserirla, il Film doveva finire in quel bastardissimo modo e basta, senza aggiungere alcunché.

Visto che non mi va di consumarmi le dita per un film del genere, dico che tutti gli orfani dei film horror anni '80 - 90 dovrebbero vedere questo Film, visto che ne ricorda tantissimo le dinamiche.
Per il resto al di là della trama di base ci ho visto ben poco.
A parte qualche pseudo riflessione sulla bastardaggine giovanile e sulla proverbiale curiosità che uccise il gatto che è propria anche degli esseri umani, il Film lascia ben poco.
In maniera pretestuosa come dicevo all' inizio il Film gioca molto sulla veridicità o meno del virtuale.
Il virtuale è realtà o finzione?
Credere a ciò che si dice o si fa su internet o no?
Credo che sia una domanda giusta e legittima, visto che ormai conosciamo, viviamo e coltiviamo amicizie quasi più sui Social Network che nella realtà di tutti i giorni.
Da parte mia dico che nessuno è mai esattamente se stesso su Internet e credo valga per tutti, anche per Smiley. :-P


 

giovedì 21 novembre 2013

I Peggiori Romanzi Di Stephen King / Parte Prima - Uscita Per L' Inferno

Inizio in Medias Res e dico subito che personalmente ritengo Uscita Per L' Inferno il romanzo peggiore partorito da Stephen King.
Attenzione, peggiore non significa che è un libro illeggibile e da usare al posto della Carta Igienica Scottex o Tenderly o quale diamine usiate, semplicemente è il romanzo che è meno nelle mie corde tra quelli partoriti dalla sua penna / Laptop / Notebook o quel che cazzo usa come mezzo espressivo.

Il mio problema con questo romanzo è presto detto, si chiama empatia.
Non provo nessuna empatia con il protagonista di questo romanzo, non lo capisco, non approvo la sua natura e le sue decisioni e come tale, non comprendo il significato dell' opera.

Il libro è griffato Richard Bachman, con tutto quel che comporta.
Quando assume quest' identità Stephen King diventa affilato, ermetico, sovversivo, spesso subdolo.
La sua scrittura è più fredda ed asettica quantunque ugualmente efficace.
Perché Uscita Per L' Inferno non mi sarà pure piaciuto, ma quando lo affronto di petto, arrivo alla fine in men che non si dica.

Via con la storia, come al solito presa " gentilmente " in prestito da Ibs ( mi perdoneranno, compro spesso da loro ) :

" Un uomo come tanti. Una vita regolare, un buon impiego, una moglie affettuosa e una tragedia con cui convivere, da quando l'unico figlio non c'è più. Da allora George e Mary hanno cercato di riprendere un'esistenza normale, ma in realtà niente è più come prima: qualcosa in George si è spezzato per sempre. Così, quando viene informato che la sua villetta, la sua ditta, l'intero quartiere in cui abita saranno spazzati via da un inutile prolungamento autostradale non ha dubbi e si schiera a fianco dei condannati a morte. Ambientato ai tempi di un'indimenticabile crisi energetica, nell'America angosciata e impaurita dal futuro, un romanzo duro e incalzante di Stephen King firmato con lo pseudonimo di Richard Bachman. "

Quella di Barton George Dawes è la storia dell' autodistruzione di una persona, una discesa nell' Inferno dell' anima, da qui il titolo del romanzo.
Stephen King scrisse questo romanzo per esorcizzare la morte di sua madre avvenuta per cancro, una sorta di elaborazione del lutto.
Perché più che la perdita della lavanderia o della casa, è con la morte del figlio che il protagonista non riesce a venire a patti.
E' il lutto il vero antagonista di George, la ditta edile contro cui sfoga le sue frustrazioni tanto da chiedere l' aiuto della Mafia, non sono altro che il tentativo di trovare un nemico, che essenzialmente è dentro di lui.

Uscita per l' inferno è un romanzo molto diverso dal solito Stephen King, è forse il primo tentativo di scrittura sui generis, in cui il soprannaturale non fa nessuna apparizione.
Forse è per questo che è tra i più odiati tra quelli scritti dal Re.
Personalmente lo trovo ostico, opprimente, fin troppo pretestuoso.
Ah, il cappello introduttivo personalmente lo trovo persino ingannevole, sembra quasi che voglia rendere Barton George Dawes una sorta di antieroe sovversivo quando è evidente che per gran parte dell' opera abbiamo a che fare con un povero Cristo che ha praticamente perso gran parte della brocca.
E' vero, ha perso tutte le certezze, vede svanire la sua casa ed il suo lavoro, vede svanire il luogo in cui tiene tutti i ricordi del figlio, ma le sue azioni, no, non riesco a giustificarle e capirle.
Ritorno praticamente a quello che ho detto all' inizio, essenzialmente, questo romanzo non mi piace proprio perché non lo capisco.
Mettiamola così, non fosse stato scritto da Stephen King e non fossi stato mosso dallo spirito collezionistico insito in me, questo romanzo non lo avrei mai comprato.





http://giotto.ibs.it/cop/copj170.asp?f=9788820037871 Uscita per l'inferno Un uomo come tanti. Una vita regolare, un buon impiego, una moglie affettuosa e una tragedia con cui convivere, da quando l'unico figlio non c'è più. Da allora George e Mary hanno cercato di riprendere un'esistenza normale, ma in realtà niente è più come prima: qualcosa in George si è spezzato per sempre. Così, quando viene informato che la sua villetta, la sua ditta, l'intero quartiere in cui abita saranno spazzati via da un inutile prolungamento autostradale non ha dubbi e si schiera a fianco dei condannati a morte. Ambientato ai tempi di un'indimenticabile crisi energetica, nell'America angosciata e impaurita dal futuro, un romanzo duro e incalzante di Stephen King firmato con lo pseudonimo di Richard Bachman. 18,00 new EUR in_stock

domenica 17 novembre 2013

Dark Skies / Oscure Presenze & Insidious 2, uniche novità di un Halloween uguale a tutti gli altri anni.

Halloween ha rotto un po' il cazzo.
Lo dico perché ogni anno si sentono dire le stesse cose, si leggono sempre gli stessi Post e articoli sui quotidiani, si punta il dito su una festa pagana anglosassone che ha attecchito ormai anche da noi, quotidiani, blog e siti internet si prodigano a spiegarti il significato della festa tutti gli anni ecc.ecc.
Tipo che da noi la festa dei morti non è velata di una grandissima ipocrisia, visto quanti si ricordano di essi soltanto quel giorno, presentandosi al cimitero in pompa magna con mazzi e mazzi di fiori quando per il resto dell' anno quelle tombe restano spoglie.
Ma chiudiamo questa enorme parentesi, và.

Apprezzo Halloween solo per un motivo negli ultimi anni, perché è foriero di numerose uscite Horror.
Ed anche se non sono riuscito a vedere Smiley ( conto di farlo al più presto ), sono riuscito a posare gli occhi sulle altre due uscite del periodo ossia Dark Skies/Oscure Presenze e Insidious II.

Dark Skies non mi è dispiaciuto, se non fosse per un motivo soltanto, non succede praticamente una mazza.
Il Film è costruito molto bene, trama solida, ottimo Background dei personaggi ma alla fine lascia con l' amaro in bocca.
Tutta quella programmazione per mostrare alla fine quattro immagini sfocate, mah.
Comunque il Film ci parla di una famiglia composta da una coppia e da due figli di cui uno allo soglie della pubertà ed in piena fase pre ormonale.
Come se non bastasse il padre è disoccupato e questo si ripercuote sul rapporto di coppia, una normale famiglia come tante insomma. :-P
Oltre a questi problemi se ne sommano altri di natura più sinistra : allarmi che suonano da soli, ombre e presenze che il figlio più piccolo sembra vedere ogni notte ed altri segnali che inducono lentamente a pensare di essere preda di qualche presenza.
Demoni, Fantasmi, Dybbuk, Freddy Krueger, chi è che romperà il cazzo a questa " allegra " famigliola?
Ma gli alieni ossia i fantomatici " Grigi " con immagino grosso giubilo di Mistero. :-P
No, scherzi a parte, il Film è costruito molto bene, i problemi personali di ognuno dei membri della famiglia rende la trama ben più corposa ed anche il modo in cui i Grigi si insinuano lentamente e tessono la loro rete è altrettanto interessante, il Film però paga sul Finale, come dicevo all' inizio del Post.
E' stato spacciato per Horror, ma a me ricorda molto i romanzi di John Wyndham ( tipo I Figli Dell' Invasione ), una sorta di Fantascienza  nera, passatemi il termine.

Ho letto da qualche parte che James Wan in futuro probabilmente virerà su un altro genere di Film, secondo me fa bene, a furia di raccontare le stesse cose e mostrare sempre le stesse scene, la gente prima o poi si stuferà.
Perché Insidious 2 anche essendo un bel Film paga essenzialmente il fatto di essere un seguito ed anche la somiglianza con un altro Film uscito poco tempo fa dello stesso regista, L' Evocazione.
Ritorna comunque l' Altrove e ritornano i personaggi del primo capitolo, qualcuno anche da morto.
Così riappaiono i due acchiappafantasmi Nerd che alleggeriscono la tensione anche nelle scene più terrificanti ( termine esagerato per questo film ma è il primo che mi è venuto ), riappare la Medium Elise che ci aveva lasciato le penne nel primo Capitolo ed anche i membri della famiglia protagonista stavolta alle prese con la possessione del genitore.
Il film gioca come al solito sulla tensione e sul ritmo, come ormai James Wan ci ha abituati.
Qualche scena omaggia tantissimo Shining e mi è piaciuto molto quel narrare tra passato e presente.
Scopriamo qualcosa in più sull' Altrove e sui personaggi che lo popolano, compreso lo Spirito che voleva possedere prima il figlio ed adesso il padre, visto che entrambi hanno la capacità attraverso dei sogni lucidi di entrare in quel mondo.
Insidious 2 è un buon film, trasmette ansia e tensione ed inchioda fino all' ultimissima scena ( che ovviamente lascia aperta una porta per un eventuale seguito ), però si discosta davvero poco dal precedente.
Vedendolo si ha la sensazione di assistere ad un enorme Déjà Vù, ma comunque per coloro che come me hanno apprezzato il primo capitolo, è certamente una visione consigliata.


 

martedì 12 novembre 2013

Berserk 73 & 74

C' era una volta e talvolta c'è ancora, Berserk.
Berserk è un' apparizione che scompare e compare nelle edicole Italiane, talvolta un' illusione, sempre più spesso una delusione.
Aspetti anni per leggerne un volumetto, rendendoti conto che spesso l' attesa non vale l' aspettativa.
Credo che quanto da me scritto, sia il pensiero medio del lettore di questo Manga.
Un manga dalla gestazione di una elefantessa incinta, di un' eclissi ( che con Berserk ci sta come il cacio sui maccheroni :-P ).
Insieme a Bastard di Hagiwara credo sia il Manga più longevo, magari dico una cantonata, nel caso correggetemi.
Chi lo ha iniziato dal primissimo numero magari all' epoca andava a scuola ed adesso è sposato con figli, incazzato nero per un Manga che dalle dinamiche crude e medievaleggianti dell' inizio ha virato sempre più spesso verso un Fantasy Teen dalle venature Horror stile Lovecraft ( come gli ultimi numeri dedicati al Dio del mare che tanto ricorda racconti come La Maschera Di Innsmouth o quelli dedicati a Cthulhu ) o Pirati Dei Caraibi, ma magari fosse solo questo sempre più spesso assistiamo impotenti all' apparizione di streghette, folletti e quant' altro che alleggeriscono le dinamiche di un Manga che aveva fatto della violenza, del sesso e della crudeltà il suo tratto distintivo.
Ma la storia rimane figa e quindi personalmente non ci rinuncio.
E poi cazzo, Miura sarà lentissimo ma i suoi disegni sono semplicemente stupendi, degni talvolta di un quadro di Escher o di Goya ( a cui sembra ispirarsi parecchio nella creazioni dei mostri e degli Apostoli più aberranti).

Ma parliamo dei numeri 73 e 74 pubblicati dalla Planet Manga a cadenza bimestrale.
Se il 73 ci presenta la fine della saga delle Sirene e del Dio del mare ( oggettivamente non un granchè come ciclo, diciamolo apertamente), il numero 74 viceversa ci offre un nuovo spaccato del passato di Gatsu regalandoci una storia corposa come da tempo non mi capitava di leggere.
Finalmente una storia che ricorda gli inizi di questo manga, per quanto aggiunga poco o nulla alle dinamiche della storia principale, e non manchi nemmeno qui l' apparizione del folletto rompicazzo che sembra uscito da un episodio delle Winx. :-P
L' apparizione di personaggi importanti che non apparivano da tempo come Gambino, Rickert ed Erika ha reso questo numero molto più interessante dei precedenti e mi ha trasmesso la scimmia per i prossimi episodi ben sapendo che mi toccherà attendere chissà quanto tempo.
Come se non bastasse la sua ormai proverbiale lentezza è notizia di questi giorni che Kentaro Miura per sei mesi manderà Berserk in letargo per dedicarsi ad una miniserie nuova di zecca che verrà pubblicata su Young Animal l' ammiraglia della casa editrice Hakusesha che pubblica le avventure del guerriero nero Gatsu, con sommo disappunto e bestemmie dei già incazzati lettori di questa serie, che davvero non accenna ad avvicinarsi ad una conclusione.
Miura, guarda che non stai e non stiamo certo ringiovandendo, eh. :-P.

Due paroline su Gatsu e su Berserk.
Io preferivo il Gatsu pre-armatura, il Guerriero Nero, l' uomo che con le sue sole forze riusciva ad affrontare mostri ed avversari impari con quello spadone dalle dimensioni impossibili.
Un uomo che pur vivendo di vendetta e di violenza, non rinuncia all' amore e alla sua umanità.
L' amore che nutre per Caska, la totale devozione ad essa, è uno dei più belli e puri di tutti i Manga.
Purtroppo il Power Up dell' armatura del Berserk per quanto interessante come idea, avvicina sempre più Gatsu ai nemici che vuole sconfiggere rendendolo quasi un " mostro " esso stesso e la cosa non è che mi sconfinfera molto, devo essere sincero.
Certo è bello vedere Gatsu che resista al potere dell' armatura e non rinuncia alla sua umanità ma allo stesso tempo altro non è che un espediente per rendere Gatsu all' altezza di nemici quasi imbattibili come Grifis.
Il rapporto tra i due ed anche il ribaltamento di ruoli a cui stiamo assistendo capitolo dopo capitolo forse è la cosa che mi tiene ancora più incollato al Manga.
Mentre Grifis diventa sempre più simbolo di speranza per il popolo vessato da guerre e carestie, ai cui occhi Grifis sembra quasi il personaggio di una fiaba ( il che dovrebbe far riflettere visto che i personaggi delle fiabe sono finzione :-P ) assistiamo capitolo dopo capitolo allo scivolamento verso il lato oscuro di Gatsu che fa di tutto per non rimanere posseduto dall' armatura che indossa.
E' come se bene o male si siano avvicendati, Gatsu sembra il buio e l' oscurità, Grifis la luce.
Vorrei davvero vedere la reazione della popolazione all' ipotetico scontro finale tra i due, ma di questo passo mi toccherà farlo nell' aldilà, sempre che lì sia permesso leggere Manga. :-P

Berserk è comunque un Manga che ancora merita, Miura scrive e disegna da Dio ed anche se con il tempo ha reso meno cruente e più Fantasy le dinamiche delle sue avventure, è ancora in grado di regalare personaggi davvero a tutto tondo e dalla profondità incredibile.
Consiglierò sempre a chiunque di leggere i volumi inerenti la prima squadra dei Falchi, quelli sono capitoli che rappresentano arte pura e non dovrebbero davvero mancare nella libreria di nessuno.
La complessità e la bellezza di personaggi come Grifis e Gatsu, compreso il loro travagliato rapporto, è una delle più belle cose che abbia mai letto in vita mia e devo dire che con il tempo inizio ad averne lette molte di storie.

Adesso poso i due volumetti sulla mensoletta, dove li prenderò e li rispolverò ogni tanto, in attesa di nuove uscite che chissà quando avverranno.








martedì 5 novembre 2013

Sotto La Pioggia Battente, Ricordi Di Videogiochi E Del Tredicenne Che Ero.

Piove.
La pioggia che cade sull' asfalto viene smossa dalle auto che passano, qualcuno viene bagnato da essa e i vaffanculo si sprecano, li capisco è capitato anche a me.
Io sono a casa e penso a come passare questo pomeriggio di libertà lavorativa.
Ho tre opzioni: Mame, la modalità Diventa Un Mito di Pes 2014 con conseguente creazione di uno miei dei tanti giocatori strampalati ( l' ultimo lo Giamaicano Bob Marley) oppure scrivere un Post sul Blog visto che non lo faccio da una settimana.
Pensavo in questi giorni alla misura dei ricordi.
Quei cortili che ti sembravano grandissimi da piccolo che adesso ti sembrano piccolissimi.
A quel videogioco che ricordavi bellissimo ma che adesso mi chiedo come facevo a giocarci e penso che certe cose non vanno riprese, verrebbero sminuite ed io non voglio che sia così.
Perché non tutto invecchia alla stessa maniera.
Prendiamo Commando, per esempio.
Non parlo del film, perché i Film per loro natura invecchiano sempre benissimo e
Commando è uno di questi.
Parlo del Videogioco che io ricordavo bellissimo.
Eppure qualche giorno fa, lo emulo con il Mame ed è stato come prendere un cazzotto in bocca, il gioco è praticamente ingiocabile oltre che difficilissimo ( mi domando come cazzo ci facessi a giocare a 10 anni, visto che adesso muoio dopo manco 40 secondi ).
Ora questo non vale per tutti i giochi, ci sono giochi con cui mi passo le giornate tutt'ora penso a Pang, Street Fighter 2 , Tumble Pop, giochi in cui ritrovo l' immediatezza e la spensieratezza di un tempo ma ce ne sono alcuni che ho davvero paura ad Emulare, ci sono troppo legato, Toki è uno di questi.
No, non è un videogioco legato al personaggio dell' anime di Ken Il Guerriero ( dove peraltro insieme a Juza delle Nuvole era il mio personaggio preferito ), parlo del gioco della Tad Corporation arrivato nelle nostre Sale Giochi e nei nostri Bar nel 1989.
Nel mio caso durante l' estate di Italia '90, quella della finale di Maradona contro Matthaus ( lo so manca l' umlaut sulla lettera a ma non lo so mettere ), quella delle Notti Magiche della Nannini e Bennato, quella lì, và.
L' estate degli esami di terza media, l' ultima che ho passato ospite dai miei cugini, che all' epoca mi ospitarono per tutti i mesi estivi delle scuole medie.
Manco io so perché i miei mi ci spedivano tutti gli anni, forse perché era una località turistica e volevano passassi le giornate al mare con i miei cugini o perché volessero semplicemente togliermi dalle scatole, ma fatto sta che io passavo le mie giornate a giocare con i giocattoli o al Bar dei miei cugini a giocare ai videogame oppure con quell' immensa compagnia di ragazzini quasi tutti più piccoli di me, con cui solevo passare i pomeriggi.
Del mare manco l' ombra, quello lo si viveva soltanto nel fine settimana, quando i miei venivano a trovarmi.
Ricordo tutto di quel periodo persino il palinsesto pomeridiano dei cartoni animati che guardavo, quasi sempre trasmessi da canali privati Catanesi roba per intenderci come Il Mago Pancione, Conan e Devilman.
Ma soprattutto ricordo i pomeriggi passati a giocare con Toki, quel gioco che mio cugino quando arrivai a casa sua, mi disse che fosse impossibile da chiudere.
Non fu così, quel gioco non solo lo amai da impazzire, ma lo vissi come una sfida.
Ricordo esattamente, secondo dopo secondo, la trafila quotidiana, prima di attraversare la strada per raggiungere l' agognato cabinato di Toki.
Pranzo, Cartoni Animati dalle 14 alle 16, la sedia per salire fino all' ultimo cassetto quello dove mia madre conservava i miei risparmi settimanali, quello dove per aprirlo dovevo chiedere il permesso a mia zia.
E poi via, senza quasi guardare la strada, senza lavarsi, sempre correndo sperando di essere il primo ad inserire le 200 Lire, l' orgasmico suono che il gioco faceva quando la moneta era stata accettata e rivivere ogni volta la trasformazione del protagonista in scimmia e quei livelli che ben presto ho imparato a conoscere come le mie tasche.
Lo chiusi ben presto quel gioco, ma la sfida era dimostrare di essere il più bravo di tutti, quella di essere il bambino del Record, quella dell' orgoglio quando scrivevo LEL sotto il punteggio, tutte le volte che lo chiudevo.
Lo so, ci si vantava di poco e per delle cazzate all'epoca.
Era una sfida silenziosa con un altro tipo quella che vivevo tutti i giorni, quel sorriso sardonico e beffardo di quando l' uno batteva l' altro, ma sempre nel rispetto sebbene lui fosse di un paio d' anni più grande di me.
Era la mia sfida come nel film Il Piccolo Grande Mago Dei Videogames, io che praticamente ero lo straniero, quello di città, quello mingherlino e minuto contro il " bello " del paese, quello simpatico e più figo.
Ma la vita non è un film e io quella la sfida la persi, quando ritornai nella mia città il Record apparteneva a lui.

Non so perché condivido questi ricordi, sarà colpa del clima o del fatto che non ho un cazzo da fare, ma fatto sta che ho voglia di farlo.
Solo con i ricordi posso ormai indossare i panni di ciò che ero e ciò che non sono più, ogni partita con il Mame può essere divertente ma è solo un palliativo, le sensazioni di un tempo non possono essere rivissute.
Perché sì, c'è una parte di me che non è mai cresciuta, che è ferma ancora a quell' età in cui era più importante una partita a pallone o ai videogiochi del lavoro o di una donna.