Fu durante un fine pomeriggio invernale datato marzo 1992 che mio fratello si presentò a casa con quell'albo che sarebbe divenuto il primo di una lunga serie che durò dieci anni.
Dieci anni d'amore incondizionato, ma che come molte storie d'amore finì per stanchezza, abitudine ed anche per una mia lenta, ma inesorabile disaffezione per i fumetti Marvel.
Nonostante io in questi ultimi anni abbia venduto gran parte delle collane Marvel collezionate in quel decennio, non ho mai preso in considerazione l'idea di vendere la mia collezione di storie degli uomini x, ci sono ancora troppo legato.
All'epoca iniziai la collezione con il numero 20, ma con il tempo sono riuscito a recuperare anche molti altri numeri, quindi di fatto la mia collezione nasce dal numero 20, ma inizia con il numero 8 della serie regolare.
Quest'estate in un periodo in cui ero orfano di libri e di letture, mi sono messo di buona lena a rileggerne molti numeri e mi sono accorto di una cosa: i miei gusti nel frattempo sono cambiati, ma non è cambiato l'amore che nutro per molti numeri di quella collana.
E' cambiata però la mia visione per ciò che concerne buona parte delle storie del (primo) dopo Claremont ovvero quel periodo che va dal numero 51 della collana fino al mio abbandono che avvenne con il numero 131 della serie, che nel frattempo aveva cambiato numerazione ripartendo dal numero 1 in concomitanza con il ritorno dello stesso Claremont ai testi.
Chris Claremont fu colui che mi ha fatto amare la serie, ma anche colui che contribuì a farmela abbandonare.
Il suo ritorno sulle scene lo trovai statico e piuttosto scialbo ed all'alba di una ventura nuova maxisaga, mollai definitivamente gli ormeggi.
Ecco, io adesso da adulto, le storie di Lee/Portacio/Lobdell/Fabian Nicieza/Joe Kelly/Seagle/Davis faccio fatico a leggerle e disegni a parte le trovo abbastanza anonime.
Siamo distanti eoni dai primi cicli degli X-Men.
Troppe maxisaghe, troppi costumi e muscoli ipertrofici, troppa soap opera e molti dei personaggi vivevano più per i loro trascorsi di coppia che come persone individuali.
Non che non ci siano state delle belle storie ( Lobdell era un bravissimo cesellatore nel delineare alcuni dei membri del gruppo ), ma secondo me c'era molta sboronaggine, troppe love story e molte delle storie partivano con il botto, ma poi si rivelavano una miccetta.
Specie le maxisaghe.
Può sembrare strano tutto questo, perché in un certo senso in quelle storie c'era tutto ciò che doveva piacere ad un ventenne di quel periodo.
La mia idea è che io mi sia stancato di molte di quelle storie perché cominciavo a crescere e forse intuivo che in quel periodo, invece, i miei amati uomini x stessero facendo il percorso inverso, cosa per altro comprensibile, visto che i fruitori principali dovevano essere gli adolescenti.
C'è uno stacco netto tra i temi dei primi 50 numeri e quelli successivi.
Le storie del primo Claremont erano molto più verbose ed adulte, ma c'è da dire che lui è praticamente il padre putativo della testata e che ha avuto molto più tempo di molti altri autori per carburare visto che ne ha scritto le storie per più di un decennio.
Stranamente quelle storie sono oggi quelle che sono più criticate dai lettori odierni delle serie mutanti.
A me sembra inconcepibile, ma non posso entrare nella testa e nel cervello dei giovani di oggi, che avranno stimoli e gusti molto diversi dai miei, com'è ovvio.
Eppure io impazzivo per storie come i due Vitamorte e Lupo Ferito firmate dal duo Claremont/ Barry Windsor-Smith, l'epopea romantica ed ineluttabile de La Caduta Dei Mutanti, tutto il ciclo che ha portato ad Inferno ed alla successiva Dissoluzione & Rinascita.
Ho detto impazzivo?
Impazzisco tuttora per quelle storie.
Ho idea che non me ne separerò mai, almeno per quel che concerne i primi 50 numeri.
E qui lo dico e qui lo nego, che per me, alcune storie di quei numeri, sono più belle persino del tanto acclamato ciclo del duo Claremont/Byrne, ma forse perché quelle storie le ho vissute mentre le seconde le ho lette successivamente.
Alla Prossima!
Dieci anni d'amore incondizionato, ma che come molte storie d'amore finì per stanchezza, abitudine ed anche per una mia lenta, ma inesorabile disaffezione per i fumetti Marvel.
Nonostante io in questi ultimi anni abbia venduto gran parte delle collane Marvel collezionate in quel decennio, non ho mai preso in considerazione l'idea di vendere la mia collezione di storie degli uomini x, ci sono ancora troppo legato.
All'epoca iniziai la collezione con il numero 20, ma con il tempo sono riuscito a recuperare anche molti altri numeri, quindi di fatto la mia collezione nasce dal numero 20, ma inizia con il numero 8 della serie regolare.
Quest'estate in un periodo in cui ero orfano di libri e di letture, mi sono messo di buona lena a rileggerne molti numeri e mi sono accorto di una cosa: i miei gusti nel frattempo sono cambiati, ma non è cambiato l'amore che nutro per molti numeri di quella collana.
E' cambiata però la mia visione per ciò che concerne buona parte delle storie del (primo) dopo Claremont ovvero quel periodo che va dal numero 51 della collana fino al mio abbandono che avvenne con il numero 131 della serie, che nel frattempo aveva cambiato numerazione ripartendo dal numero 1 in concomitanza con il ritorno dello stesso Claremont ai testi.
Chris Claremont fu colui che mi ha fatto amare la serie, ma anche colui che contribuì a farmela abbandonare.
Il suo ritorno sulle scene lo trovai statico e piuttosto scialbo ed all'alba di una ventura nuova maxisaga, mollai definitivamente gli ormeggi.
Ecco, io adesso da adulto, le storie di Lee/Portacio/Lobdell/Fabian Nicieza/Joe Kelly/Seagle/Davis faccio fatico a leggerle e disegni a parte le trovo abbastanza anonime.
Siamo distanti eoni dai primi cicli degli X-Men.
Troppe maxisaghe, troppi costumi e muscoli ipertrofici, troppa soap opera e molti dei personaggi vivevano più per i loro trascorsi di coppia che come persone individuali.
Non che non ci siano state delle belle storie ( Lobdell era un bravissimo cesellatore nel delineare alcuni dei membri del gruppo ), ma secondo me c'era molta sboronaggine, troppe love story e molte delle storie partivano con il botto, ma poi si rivelavano una miccetta.
Specie le maxisaghe.
Può sembrare strano tutto questo, perché in un certo senso in quelle storie c'era tutto ciò che doveva piacere ad un ventenne di quel periodo.
La mia idea è che io mi sia stancato di molte di quelle storie perché cominciavo a crescere e forse intuivo che in quel periodo, invece, i miei amati uomini x stessero facendo il percorso inverso, cosa per altro comprensibile, visto che i fruitori principali dovevano essere gli adolescenti.
C'è uno stacco netto tra i temi dei primi 50 numeri e quelli successivi.
Le storie del primo Claremont erano molto più verbose ed adulte, ma c'è da dire che lui è praticamente il padre putativo della testata e che ha avuto molto più tempo di molti altri autori per carburare visto che ne ha scritto le storie per più di un decennio.
Stranamente quelle storie sono oggi quelle che sono più criticate dai lettori odierni delle serie mutanti.
A me sembra inconcepibile, ma non posso entrare nella testa e nel cervello dei giovani di oggi, che avranno stimoli e gusti molto diversi dai miei, com'è ovvio.
Eppure io impazzivo per storie come i due Vitamorte e Lupo Ferito firmate dal duo Claremont/ Barry Windsor-Smith, l'epopea romantica ed ineluttabile de La Caduta Dei Mutanti, tutto il ciclo che ha portato ad Inferno ed alla successiva Dissoluzione & Rinascita.
Ho detto impazzivo?
Impazzisco tuttora per quelle storie.
Ho idea che non me ne separerò mai, almeno per quel che concerne i primi 50 numeri.
E qui lo dico e qui lo nego, che per me, alcune storie di quei numeri, sono più belle persino del tanto acclamato ciclo del duo Claremont/Byrne, ma forse perché quelle storie le ho vissute mentre le seconde le ho lette successivamente.
Alla Prossima!