" Preparati, perché quando passo da Bologna ti prendo e ti porto via. "
E' già capitato che in questo spazio io parlassi di Niccolò Ammaniti.
Si può tranquillamente dire che è stato il primo autore italiano che ho letto ed approcciato fino in fondo, e per tanto tempo, l'unica eccezione alla mia esterofilia.
Ti prendo e ti porto via addirittura lo lessi prima che in me attecchisse la passione per la letteratura.
E' una di quelle letture da edicola che facevo all'epoca.
Uno di quei rari casi in cui insieme ad un manga ed ad un fumetto Marvel tornavo a casa con un libro.
Beh, non era raro all'epoca incappare in edizioni da edicola molto valide ed anche convenienti da un punto di vista economico.
E' così che i primi libri di Stephen King sono entrati nella mia libreria, ed è stato così anche per Niccolò Ammaniti.
Ammaniti con me ha sempre giocato facile.
Io amo le storie di formazione, sono nato per leggerle, e lui ci ha sguazzato in questo genere per buona parte della sua bibliografia.
Possiamo dire che in un certo senso ha creato una vera e propria tetralogia, poiché Ti prendo e ti porto via, Io non ho paura, Come Dio comanda ed Io e te, partono tutti con premesse simili.
Addirittura ci potremmo anche infilare Anna, anche se è più un libro distopico e meno un racconto di formazione provinciale.
Ecco, la provincia è spesso protagonista delle sue storie.
Storie di agglomerati urbani, di gente coatta e spesso sopra le righe.
Ed in cui i ragazzini sono le principali vittime di contesti in cui sono costretti a crescere in fretta.
Nei romanzi di Ammaniti grottesco e storie di formazione diventano una miscela esplosiva.
Andrebbe contestualizzato per il modo di parlare dei personaggi, ma anche perché presenta alcuni personaggi oggi un po' desueti.
Da Erica Trettel che sogna di fare la velina e di andare in televisione ed ad essere disposta a tutto pur di sfondare, a Graziano Biglia, una sorta di vitellone gitano, che oggi apparirebbe un po' patetico e manicheo.
Quello che mi piace di questo romanzo è che appare molto spontaneo e senza filtri.
Forse perché è il suo primo libro, ma appare meno costruito degli altri.
Ti prendo e ti porto via è una bomba.
Un romanzo di formazione che a prima vista sembra virare tra la commedia e il grottesco, ma che via via si trasforma in altro.
Una storia di vittime che diventano carnefici e di promesse non mantenute.
Ma sono soprattutto gli interludi a colpire.
Che sia il capitolo dedicato al bidello che durante la scappatella extraconiugale si porta a cena una prostituta di colore, a quello in cui due poliziotti incazzati fermano ad un posto di blocco una coppia di ragazzi fatti di cannabis.
Beh, ammetto che a volte l'autorità a me fa più paura di un horror.
C'è un po' di tutto in Ti prendo e ti porto via, e lo viviamo quasi tutto attraverso il piccolo protagonista Pietro Moroni.
C'è il bullismo, la violenza casalinga, i giri in bicicletta, l'amicizia ed i primi amori, la scuola e le promesse infrante.
A fare da contraltare al protagonista troviamo la professoressa Flora Palmieri, una zitella che si ritrova invischiata in una travagliata storia d'amore proprio con il tombeur de femme Graziano Biglia.
Ti prendo e ti porto via è un romanzo che consiglio senza riserve.
Non è un libro perfetto.
A volte i capitoli sembrano un po' sconnessi tra loro, ed ho spesso avuto la sensazione di un certo ermetismo di fondo per quel che concerne alcuni personaggi.
Però è un libro tremendamente spontaneo e travolgente.
Personalmente è l'opera che mi è più affine di Niccolò Ammaniti.
La lettera finale vale da sola l'intero romanzo.
Romanzo volutamente più drammatico, ed anche più maturo e costruito.
Io non ho paura è cesellato e strutturato alla perfezione.
La trama è molto più solida di Ti prendo e ti porto via, ed oggettivamente come idea di base è potentissima.
Anche qui protagonista è un ragazzino di provincia, ma qui l'ambientazione è molto più rurale.
Ci troviamo in un paese indefinito del Sud Italia, ed è praticamente una storia d'amicizia tra un bambino e un altro bambino vittima di un sequestro.
A tenere in ostaggio questo bambino è...l'intero paese.
Storia che sembra surreale, ma meno di quanto si pensi.
Da un punto di vista stilistico è un romanzo splendido e vivo, quasi narrato per sottrazione.
In alcuni frangenti più che in un romanzo di formazione, si vira proprio nell'horror puro.
Cos'è che mi piace tanto di questi romanzi?
E' che pur essendo due romanzi che sembrano uscire da un immaginario pop e cinematografico anni '80, riescono a brillare di vita propria ed a rappresentare in tutto e per tutto la provincia italiana.
Segno che anche in Italia possano essere pubblicati romanzi di genere all'altezza della narrativa di Stephen King, Ray Bradbury o Dan Simmons.
Alla prossima!