In questi giorni ho scoperto Andrea Pazienza.
Mi sono lanciato in una Full Immersion delle sue opere, e sono rimasto incantato davanti ad entrambe quelle che ho letto, Zanardi e Pompeo.
Andrea Pazienza è sicuramente tra i più grandi fumettisti di sempre.
La sua morte giovane, ha accresciuto sicuramente la sua leggenda ma allo stesso tempo fa aumentare il rimpianto su ciò che avrebbe potuto ancora donare con la sua arte all' umanità.
Come avrebbe dipinto nelle sue Graphic Novel i tempi di oggi, uno come lui che ha vissuto in prima persona gli anni di piombo?
Non lo so, ma sarei stato curioso di scoprirlo, davvero.
E' morto in maniera misteriosa a 32 anni, apparentemente per un' overdose di eroina e Pompeo in tal senso è un' opera molto rivelatoria e per certi versi "preveggente " riguardo la sua fine, oltre che dai fortissimi contorni autobiografici.
Gli Ultimi Giorni Di Pompeo, è francamente un' opera non facile da digerire.
Essa è una storia dura, disperata.
E' la storia della caduta nel baratro di un uomo.
Eroina, nichilismo, disperazione, Pompeo è tutto questo.
Un racconto frenetico, quasi farneticante.
Scritto e ambientato nella seconda metà degli anni ' 80 narra gli ultimi giorni di vita di un uomo, Pompeo.
Il tratto è scarno, scritto di fretta e i pensieri sono quasi a caratteri cubitali, certamente è un ' opera particolare, raccontata quasi con rabbia come in preda ad una febbre improvvisa.
Ma è talmente densa di significato ed è talmente intensa, che Pompeo ti sembra di capirlo e conoscerlo.
E' guardarsi in una sorta di specchio distorto, un viaggio nella sofferenza.
Ricordo gli anni '80, ero piccolo ma c'ero.
Mi ha fatto ritornare in mente, com' era facile in quei giorni vedere la gente iniettarsi l' Eroina per strada, alla luce del sole.
Erano tempi assurdi, e drogarsi era quasi una moda.
Leggendo Pompeo sono tornato un po' in quei giorni, quando da ragazzino uscivo di casa con il pallone sottobraccio e non era raro imbattersi in qualcuno che si drogava in quello stesso momento, incurante ed indifferente.
Che dire invece di Zanardi?
Zanardi è un bastardo, un amorale, un bullo del cazzo.
Leggi le sue avventure e ti sta sul cazzo per il suo modo di essere, per la sua indifferenza alle regole e alla morale comune, per il suo modo di bullarsi della gente e per la sua inclinazione alla violenza e alla sopraffazione.
Ti sta sul cazzo, ma lo invidi, quasi lo comprendi.
Zanardi e' il Mister Hyde in tutti noi, quello che non ci sta, che si ribella al mondo ed ai soprusi, quello che si lascia andare.
Zanardi è un po' il capo carismatico di un trio di lestofanti, un personaggio egoista come pochi.
Una persona nichilista e pronta a tutto, che pur di perseguire i propri scopi diventa capace di qualsiasi nefandezza, anche la più atroce.
Colas invece e' la classica spalla e rappresenta un po' il bello ed impossibile, quello silenzioso ma violento, il classico bel tenebroso.
Una di quelle persone che non ha problemi ad usare il proprio corpo, per ottenere ciò che vuole.
Personalmente trovo Colas, una di quelle persone che dietro la bella presenza, nascondono un vuoto assoluto, un' indifferenza generale, anche verso se stesso.
Pietra è invece il più sfigato, quello che si fa trascinare dagli altri due, quello pavido, succube.
Questi tre personaggi si muovono nella Bologna degli anni '80, facendo il bello ed il cattivo tempo.
Tra le storie di Zanardi che ho letto spiccano Verde Matematico e Giallo Scolastico, estreme e cattive come poche.
Quello che davvero mi piace di Pazienza, è quella dinamica espressiva e aggressiva delle sue tavole, quel rimestare nel torbido, quel mostrare le persone sempre nel loro lato peggiore e negativo, ma allo stesso tempo dissacrante.
Mi ricorda molto Ammaniti e Palanhiuk, in questo.
Tormento, male di vivere, noia, disprezzo della societa', alienazione e rabbia, questi mi sembrano i tratti distintivi delle storie che ho letto, ed io che subisco da sempre la fascinazione di queste tematiche, non posso che leggerne e goderne, ancora e ancora.
Grandi opere, di un' anima certamente tormentata ma talentuosa come poche.
Mi sono lanciato in una Full Immersion delle sue opere, e sono rimasto incantato davanti ad entrambe quelle che ho letto, Zanardi e Pompeo.
Andrea Pazienza è sicuramente tra i più grandi fumettisti di sempre.
La sua morte giovane, ha accresciuto sicuramente la sua leggenda ma allo stesso tempo fa aumentare il rimpianto su ciò che avrebbe potuto ancora donare con la sua arte all' umanità.
Come avrebbe dipinto nelle sue Graphic Novel i tempi di oggi, uno come lui che ha vissuto in prima persona gli anni di piombo?
Non lo so, ma sarei stato curioso di scoprirlo, davvero.
E' morto in maniera misteriosa a 32 anni, apparentemente per un' overdose di eroina e Pompeo in tal senso è un' opera molto rivelatoria e per certi versi "preveggente " riguardo la sua fine, oltre che dai fortissimi contorni autobiografici.
Gli Ultimi Giorni Di Pompeo, è francamente un' opera non facile da digerire.
Essa è una storia dura, disperata.
E' la storia della caduta nel baratro di un uomo.
Eroina, nichilismo, disperazione, Pompeo è tutto questo.
Un racconto frenetico, quasi farneticante.
Scritto e ambientato nella seconda metà degli anni ' 80 narra gli ultimi giorni di vita di un uomo, Pompeo.
Il tratto è scarno, scritto di fretta e i pensieri sono quasi a caratteri cubitali, certamente è un ' opera particolare, raccontata quasi con rabbia come in preda ad una febbre improvvisa.
Ma è talmente densa di significato ed è talmente intensa, che Pompeo ti sembra di capirlo e conoscerlo.
E' guardarsi in una sorta di specchio distorto, un viaggio nella sofferenza.
Ricordo gli anni '80, ero piccolo ma c'ero.
Mi ha fatto ritornare in mente, com' era facile in quei giorni vedere la gente iniettarsi l' Eroina per strada, alla luce del sole.
Erano tempi assurdi, e drogarsi era quasi una moda.
Leggendo Pompeo sono tornato un po' in quei giorni, quando da ragazzino uscivo di casa con il pallone sottobraccio e non era raro imbattersi in qualcuno che si drogava in quello stesso momento, incurante ed indifferente.
Che dire invece di Zanardi?
Zanardi è un bastardo, un amorale, un bullo del cazzo.
Leggi le sue avventure e ti sta sul cazzo per il suo modo di essere, per la sua indifferenza alle regole e alla morale comune, per il suo modo di bullarsi della gente e per la sua inclinazione alla violenza e alla sopraffazione.
Ti sta sul cazzo, ma lo invidi, quasi lo comprendi.
Zanardi e' il Mister Hyde in tutti noi, quello che non ci sta, che si ribella al mondo ed ai soprusi, quello che si lascia andare.
Zanardi è un po' il capo carismatico di un trio di lestofanti, un personaggio egoista come pochi.
Una persona nichilista e pronta a tutto, che pur di perseguire i propri scopi diventa capace di qualsiasi nefandezza, anche la più atroce.
Colas invece e' la classica spalla e rappresenta un po' il bello ed impossibile, quello silenzioso ma violento, il classico bel tenebroso.
Una di quelle persone che non ha problemi ad usare il proprio corpo, per ottenere ciò che vuole.
Personalmente trovo Colas, una di quelle persone che dietro la bella presenza, nascondono un vuoto assoluto, un' indifferenza generale, anche verso se stesso.
Pietra è invece il più sfigato, quello che si fa trascinare dagli altri due, quello pavido, succube.
Questi tre personaggi si muovono nella Bologna degli anni '80, facendo il bello ed il cattivo tempo.
Tra le storie di Zanardi che ho letto spiccano Verde Matematico e Giallo Scolastico, estreme e cattive come poche.
Quello che davvero mi piace di Pazienza, è quella dinamica espressiva e aggressiva delle sue tavole, quel rimestare nel torbido, quel mostrare le persone sempre nel loro lato peggiore e negativo, ma allo stesso tempo dissacrante.
Mi ricorda molto Ammaniti e Palanhiuk, in questo.
Tormento, male di vivere, noia, disprezzo della societa', alienazione e rabbia, questi mi sembrano i tratti distintivi delle storie che ho letto, ed io che subisco da sempre la fascinazione di queste tematiche, non posso che leggerne e goderne, ancora e ancora.
Grandi opere, di un' anima certamente tormentata ma talentuosa come poche.