E' raro che io parli di cinema.
Ci sono migliaia di blogger più bravi, informati e più appassionati del sottoscritto e ritengo di non avere le basi per parlarne con cognizione di causa.
L'unica cosa è affidarmi alle emozioni e alle sensazioni.
Questo film ti frega ancor prima di vederlo proprio per quelle.
Quindi nonostante gli anni '80 ormai siano piuttosto sdoganati e sovraesposti ed io ne sia consapevole, ci casco comunque appena vedo ragazzini in bicicletta che combattono contro il male.
Ne ho parlato qualche post fa quando parlai de L'estate Della Paura e quindi non voglio ripetermi, ma le sensazioni che suscita un film come questo sono sempre quelle.
E queste sensazioni di già visto le considero come un difetto.
C'era bisogno di scomodare per l'ennesima volta quell'ambientazione, quei riferimenti e persino personaggi fatti con lo stampino?
Per me, no.
Eppure, l'ho visto comunque.
Amare i racconti di formazione horror lo vivo ormai come una sorta di retaggio, mi vergogno persino un po' nel sapere che ci ricascherò ancora ed ancora.
Una cosa però voglia dirla:
Questo film è per me pieno di buchi e difetti e tradisce soprattutto nell'aspetto empatico visto che tutti i personaggi appaiono ermetici e senza sostanza, però ha un finale bellissimo e sorprendente che ribalta i film di questo genere.
Ed è un peccato che per il resto della pellicola si affidi a cliché visti e stravisti in centinaia di altre storie cinematografiche e cartacee.
Fossi uno scrittore, uno sceneggiatore o un regista, ripartirei dal finale di questo film e forse lascerei perdere gli anni '80.
Mi domando piuttosto come vivano le nuove generazioni questa tipologia di film.
Proprio oggi in un famosissimo portale di cinema ho letto la recensione di una ragazza non cresciuta durante quegli anni che ha fatto a fette questo film in maniera brutale e persino antipatica.
Esiste quindi questa sorta di paradosso che questi film/libri/fumetti ambientati in quegli anni siano nuovi, ma nati vecchi?
Chissà.
Alla Prossima!