Tempo fa mi trovavo a scrollare su Instagram quando mi cade l'occhio su una nuova uscita della Fazi editore.
Ammetto di essere rimasto stupito quando ho visto che l'opera in questione era L'altro di Thomas Tryon.
Tryon è uno di quegli autori praticamente dimenticati, che io ho visto citato sul saggio Danse Macabre di Stephen King e che da allora ( circa una ventina d'anni fa ) speravo saltasse fuori in qualche mercatino dell'usato oppure per altre vie traverse.
Sono riuscito a rintracciare e successivamente leggere La festa del raccolto, ma L'altro era praticamente introvabile.
La festa del raccolto è tutt'ora appartenente al limbo dei fuori catalogo e viene venduto su Ebay ad un prezzo non proprio concorrenziale per essere un libro non di prima mano.
A questo punto spero che la Fazi ristampi anche quest'ultimo, ma è una vana speranza, poiché L'altro non mi pare sia stato poi pubblicizzato molto, anche da coloro che hanno ricevuto il libro gratis in quanto bookblogger ( anche se a qualcuno di loro va il merito di avermelo almeno messo sotto il naso ).
Ed è un vero peccato, perché L'altro è una bomba.
Thomas Tryon non è nato scrittore.
Faceva di mestiere l'attore, ed era anche abbastanza noto, fin quando non si è ritrovato a leggere Rosemary's Baby di Ira Levin ed incantato da quella lettura, decise di provare a cimentarsi con le storie dell'orrore.
Beh, direi con ottimi risultati.
Parliamo dell'epoca pre-Stephen King, un'epoca pressoché dimenticata dal lettore odierno e dove pochi scrittori sono arrivati ai giorni nostri, a parte Shirley Jackson, Ira Levin ( e manco tanto ) e Blatty con il suo L'esorcista.
Sia L'altro che La festa del raccolto hanno in comune la provincia rurale americana ed il secondo trova terreno fertile proprio nelle tradizioni, nel conservatorismo e nel bigottismo di certe comunità rurali.
Mentre L'altro si rivela un ottimo horror psicologico.
E' molto difficile parlare di L'altro perché è un racconto costruito quasi come fosse un thriller e dove tutto non è ma sembra soltanto, persino i personaggi stessi.
Andiamo di sinossi:
Holland e Niles Perry sono gemelli identici di tredici anni. Molto legati, tanto da poter quasi leggere il pensiero l’uno dell’altro, ma anche molto diversi: Holland, audace e dispettoso, negli occhi una luce sinistra, esercita il suo carisma sul fratello Niles, gentile e remissivo, desideroso di compiacere gli altri, il tipo di ragazzo che rende orgogliosi i genitori. Hanno da poco perso il padre in un tragico incidente e vivono in una fattoria del New England con la madre e la nonna. Le giornate estive in campagna sono lunghe e noiose ma la fantasia multiforme dei ragazzi è un’arma efficace, che si alimenta di oggetti preziosi custoditi gelosamente in una vecchia scatola di latta, assi che scricchiolano e orecchie tese a percepire passi misteriosi, spettacoli macabri inscenati in cantina e vecchie storie che sembravano dimenticate. Ecco però che l’incantesimo dell’infanzia si spezza: una dopo l’altra, una serie di figure vicine ai ragazzi vengono coinvolte in cruenti fatti di sangue. E diventerà presto chiaro che la mano dietro a queste inquietanti tragedie può essere una sola…
L’eterno fascino perturbante dei gemelli è protagonista in questo romanzo in cui nulla è come sembra, che rapisce il lettore e lo conduce attraverso una sottile analisi dell’oscurità che dimora dentro ognuno di noi. Il ritorno di un grande classico dell’horror, bestseller da tre milioni e mezzo di copie, paragonato a Shirley Jackson e Patricia Highsmith e precursore dell’esplosione del genere insieme a pietre miliari come L’esorcista.
Pensi a Holland e Niles e ti vengono subito in mente Will Hollowey e Jim Nightshade de Il popolo dell'autunno di Ray Bradbury, però in salsa ancora più cupa.
La trama ricorda anche un film della mia adolescenza ovvero L'innocenza del diavolo con cui ho notato parecchi tratti in comune, quindi potrebbe essere che lo sceneggiatore che altri non è che Ian McEwan uno dei più grandi scrittori contemporanei, abbia potuto prendere ispirazione proprio da questo scritto.
Il romanzo è stato anche paragonato alle atmosfere psicologiche e ambigue dei romanzi di Shirley Jackson ed è abbastanza vero, perché fin dall'inizio i personaggi si muovono in un territorio sottile e subdolo.
Per carità, niente di impossibile, in un certo senso molto è spoilerato dal prologo iniziale, ma L'altro è un romanzo costruito benissimo, e risulta molto amorale e malsano in quasi ogni aspetto, persino in quello della normalità rurale di una famiglia contadina.
Uno degli aspetti che più mi ha colpito è la normalità con cui viene accettata la morte in quel contesto.
In questo libro accadono eventi sempre più nefasti via via che si prosegue con la narrazione, ma la comunità familiare continua a vivere ed elaborare il lutto apparentemente con semplicità.
Apparentemente, appunto.
Probabilmente a livello di thriller è un romanzo che forse oggi appare vecchio, di plot twist simili è pieno il fosso poiché l'horror cinematografico e televisivo ha praticamente sdoganato tutto, però bisogna dare il merito a Tryon di aver avuto questa pensata molto prima di molti prodotti odierni.
Secondo me, L'altro è un romanzo horror con i fiocchi.
Andrebbe letto e conservato con cura.
Ned Constantine, un pubblicitario newyorkese, si è sottratto alla massacrante futilità della corsa al successo rifugiandosi in un paesino del New England. Fino a quel momento la sua vita scorreva placida e un po' astratta in un mondo che sembrava uscito per sortilegio da un album sul primo ottocento americano. A contatto con la gente del luogo, legata alla terra da un cordone ombelicale millenario, Ned scopriva valori antichi e imparava a capire pregiudizi e superstizioni ancora più antichi. Accettava e, soprattutto, veniva accettato.
Poi, d'un tratto, qualcosa cambia: un quid impalpabile, elusivo come un gioco di specchi. Intorno a lui si fa un silenzio opaco, senza echi. La realtà quotidiana si accende lentamente di luci spettrali. Nessuno gli sembra più quello che dice di essere. Ned si domanda se non è uno scherzo della fantasia... ha persino creduto di vedere un fantasma. Ma poi vede, sicuramente, uno scheletro nel cavo di un albero... dissotterra una bara colma di granturco... si trova di fronte un uomo insanguinato e quasi demente, con la lingua mozza e le labbra cucite. E tutto il paese, con feroce serenità, si rifiuta di dargli spiegazioni che esulino dalla normalità più piatta e riduttiva. Questo, più di ogni altra cosa, fa scattare in lui l'angoscia, e con l'angoscia il bisogno ossessivo di sapere. Mentre l'irrealtà più barbara gli si presenta come la sola realtà possibile, il terrore. Quasi primordiale, cresce come un frastuono che supera ogni soglia di sopportazione fino a diventare un mostruoso silenzio. E nel silenzio la storia termina, con un guizzo di gelida ironia, mentre Ned, come in un rito preomerico, sconta la pena di chi ha voluto vedere troppo
Qualcuno qui ha scomodato I figli del grano di Stephen King, ma a me viene più in mente un film moderno ovvero Mindsommar.
Ho percepito la stessa atmosfera via via sempre più ostile, chiusa ed inesorabile, nascosta dietro una patina di convivialità rurale.
Anche qui ci troviamo in un paese sperduto, in cui praticamente si vive di coltivazione del granturco e in cui le tradizioni si rivelano più rituali che folkloristiche, tanto da sfociare nel paganesimo.
Bisogna essere onesti, qui Tryon si prende tutto il tempo per far ambientare la famiglia nel contesto rurale cittadino, e la narrazione parte lenta, molto lenta.
Avete presente quei paesi che prendono vita soltanto in prossimità di una festa mariana?
Ecco, qui accade lo stesso.
Questo paese ha una botta di vita con l'ausilio di una festa del raccolto molto peculiare che ha radici nel culto della Dea Demetra.
Potrebbe essere una storia di Neil Gaiman ambientata nel mondo di American Gods, però ancora più malata.
La festa del raccolto è un romanzo molto femminile.
Qui è la donna ad avere più potere in un certo senso, e sono i personaggi maschili ad essere più sacrificabili e a rischiare di fare la fine della moglie di Barbablù.
Lunga vita alle messi, e charyou tree urlavano i personaggi de La sfera del buio de La torre nera di Stephen King, e questa festa ricorda parecchio quei tragici avvenimenti.
Una festa, ma di sangue e sacrificio.
Di terra e di raccolto, e di costumanza e tradizioni.
Personalmente trovo La festa del raccolto un romanzo pazzesco.
E' vero, è parecchio lento e Tryon si prende tutto il tempo di questo mondo a delineare i contorni ed i personaggi peculiari di quella cittadina, ma tramite minimi accenni, assistiamo ad un crescendo via via sempre più malsano e strano, fottutamente strano.
Ed a farne le spese sono le persone più progressiste e meno legate a tradizioni che sanno di millenario.
Spero che un giorno questo romanzo venga ristampato e letto da più persone possibili.
Alla prossima!