E' una bella coincidenza che nello stesso periodo io stessi rileggendo l'unico fantasy classico che finora King avesse mai scritto, ovvero Gli occhi del drago.
King non è nuovo al fantasy.
Da la saga de La Torre Nera, passando per Il talismano, King ha spesso raccontato storie fantastiche.
Che tra la miscellanea di ispirazioni per la saga de la Torre vi sia Il signore degli anelli, è lo stesso King ad affermarlo nella prefazione.
Possiamo dire tranquillamente che alcune sue storie siano più affini al fantastico che all'horror, ma Gli occhi del drago è l'unica che è propriamente del genere, anche se siamo più dalle parti del fantasy medievale.
Anche Gli occhi del drago è un romanzo che orbita intorno all'universo de La torre nera, ed alcuni suoi personaggi avrebbero dovuto fare capolino in quella saga, ma ad onor del vero, non verranno sfruttati per nulla nella saga, ma soltanto citati o poco più.
La genesi del romanzo è piuttosto semplice: la figlia Naomi, all'epoca appena adolescente, chiese al padre una storia da poter leggere che non fosse horror e King la accontentò.
Gli occhi del drago è di fatto un romanzo per ragazzi, uno di quei libri ( quasi ) favolistici che molto probabilmente oggi sarebbero etichettati come YA.In un certo senso Naomi è persino nel romanzo, visto che uno dei comprimari più importanti ha il suo stesso nome, ed è la persona a cui è dedicato il romanzo insieme a Ben Straub ( figlio dello scrittore Peter Straub, autore di cui voglio parlare presto ).
Anche Ben avrà l'onore di avere un personaggio che porterà il suo nome ( ho idea che King " shippasse " la coppia Naomi/Ben visto la direzione che prenderanno i due personaggi in corso d'opera ).
Gli occhi del drago è un romanzo che io ho trovato strano, ma parliamone meglio dopo la sinossi:
Trama. Nel regno di Delain, il vecchio e gobbo re Roland vive con la moglie Sasha e il suo primo figlio Peter. ... A distanza di anni i due ragazzi sono cresciuti e Flagg complotta l'omicidio di Roland, con in mente il piano di colpevolizzare Peter, in modo da sbarazzarsi del legittimo erede al trono.
Perché Gli occhi del drago è strano?
Perché a mio avviso questo libro ha una sorta di doppia natura.
King si sforza di essere più leggero e scorrevole del solito.
La prima parte è molto fiabesca.
King sfonda più volte la quarta parete, come per alleggerire la tensione, ed infatti la prima parte suona molto accademica, quasi come se ci venisse sussurrata come una storia che viene raccontata prima di andare a letto.
Ma a volte, tra le righe, si evince il fatto che King non possa fare a meno di quella che è la sua natura, ovvero di spaventare il lettore.
La morte del Re è puro horror.
Flagg in ogni sua apparizione lo è altrettanto.
Ci sono anche alcune chicche in quest'opera: Flagg che prima di dormire legge una pagina del Necronomicon ogni giorno.
Una citazione letteraria ispirata da una delle poesie più famose di Stephen Crane.
Ed in più, per essere stato scritto negli anni '80, il libro è parecchio inclusivo e progressista.
Peter, il futuro Re, che gioca da bambino con il telaio giocattolo della madre ( che sarà fondamentale ai fini della storia ) è quanto più lontano ci sia dal patriarcato regale.
Mi rendo conto di non aver ancora parlato della storia, ma invero non credo vi sia da dire molto.
Gli occhi del drago è un fantasy molto lineare.
I personaggi sono piuttosto ermetici, ma comunque abbastanza accattivanti.
E' strano dirlo, ma probabilmente il personaggio cardine della storia, ossia Peter, è probabilmente il più stereotipato del libro.
Peter è il classico eroe senza macchia e senza paura, bello, coraggioso, intelligente e di buon cuore, praticamente monolitico fin dall'infanzia.
Il romanzo ha un'impostazione molto medievale e feudale e ruota tutto intorno a quattro figure: Re Roland, il mago di corte Flagg ed i due figli del Re, Peter e Thomas.
Quanto Peter è eroico e coraggioso, quanto Thomas che è il figlio minore oltre ad essere la copia sputata del padre ( non proprio un adone ) è anche pavido e geloso del fratello ( spesso a ragione visto che il padre lo ignora bellamente in favore del primogenito ).
Flagg, che i lettori della Torre Nera e de L'ombra dello scorpione conoscono bene, è una figura machiavellica e mefistofelica, che tesse trame nemmeno tanto nell'ombra e che punta a far diventare Re Thomas ai danni del fratello maggiore che ritiene una minaccia.
Beh, diciamo che si ingegnerà parecchio per riuscirci.
Flagg è sicuramente il personaggio meglio riuscito del romanzo.
Una figura arcana e ciclica che nel corso dei secoli ha seminato panico e distruzione nella città di Delain.
Molto buono anche il lavoro che King fa con Thomas e il Re Roland, entrambe figure molto complesse e suggestive.
Cioè, sono abbastanza ermetiche in generale, ma hanno entrambi delle caratterizzazioni interessanti.
C'è una scena in particolare che mi ha molto colpito, probabilmente la sequenza migliore del romanzo, che mi ha ricordato moltissimo la lettera di Valerie in V. For Vendetta.
Insomma in definitiva ritengo che Gli occhi del drago sia una buona lettura, sicuramente parliamo di un romanzo minore della narrativa di King, ma fa il suo ed è un buon ingresso nelle sue storie, soprattutto per un giovane lettore.
Ogni tanto King si lascia prendere la mano e graffia il lettore con due, tre scene molto potenti e parecchio creepy ( l'avvelenamento del Re Roland è degno di Martin ), e forse la parte centrale soffre di qualche rallentamento di troppo ( comunque necessario ai fini della trama ), ma direi che in generale il romanzo faccia il suo.
Bisogna essere indulgenti riguardo qualche licenza narrativa, ma d'altronde parliamo di un romanzo fantasy che ha molto di fiabesco, quindi si può chiudere tranquillamente un occhio o anche due su qualcosa che riflettendoci può sembrare assurda per quel che concerne la coerenza narrativa.
Era parecchio che volevo rileggere Gli occhi del drago, e parlarne mi è risultato persino più difficile del previsto, forse perché è uno di quei libri che non ti aspetteresti da Stephen King.
E' un King strano, leggero, ma non troppo.
Un po' ferro e un po' piuma.
Ah, dimenticavo: il romanzo è condito anche da alcune illustrazioni tutto sommato gradevoli.
Alla prossima!