mercoledì 19 novembre 2014

One Pound Gospel - Rumiko Takahashi - Quarto Volume

Avevo ricavato del tempo da dedicare alla stesura di un nuovo post.
Volevo parlare / scrivere di uno dei molteplici libri letti di recente, come del fatto che per quel che concerne la ricerca dei libri fuori catalogo, mi sento in un periodo piuttosto fortunato visto che sembra mi caschino addosso come dei frutti maturi.
Basta pensare che uno dei libri della serie I Libri Di Sangue di Clive Barker che cercavo da anni ed introvabile anche nei circuiti d'usato, l'ho trovato nell'edicola sotto casa dove passo tutte le domeniche.
Caso più unico che raro.
Ma poi l'apparizione della postina e la consegna del plico contenente il quarto volume di One Pound Gospel ha un po' scombussolato i miei piani e reso quindi questo post una sorta di postilla / appendice del precedente.

Trovare questo quarto volume non è stato semplice.
In fumetteria, nisba come sempre.
Sarò sfigato io, ma se non mi affido alle prenotazioni, lì non trovo mai nulla.
Manco parlassimo di un dentista o di fare una visita specialistica.
Poi, il fatto che sia un volume del 2008 non aiutava di certo.
Ebay, nemmeno.
Per averlo dovevo comprare la collezione completa con i tre numeri che possiedo già, quindi bye bye.
Non restava che Amazon.
Lì sono stato fortunato e affidandomi ad un venditore privato per risparmiare, l'ho portato via ad un prezzo piuttosto basso.

Tavole ribaltate nel tipico formato giapponese, la totale mancanza di qualsiasi redazionale e la copertina piuttosto insipida sono le primissime cose che mi sono saltate all'occhio appena preso il volume in mano.
La seconda sono stati i disegni.
Il reparto grafico è un po' peggiorato ed è molto più affrettato e scialbo dei capitoli precedenti.
Da questo punto di vista Rumiko Takahashi e i suoi assistenti non mi pare si siano svenati più di tanto.
Comunque al di là della confezione e dei disegni, il volume finale di quest'opera mi è garbato.
Vera protagonista delle 200 pagine di questo volume è certamente Suor Angela e il percorso di vita che dovrà scegliere di intraprendere.
Accetterà le avance del pugile imbranato Kosaku o prenderà i voti?
In mezzo a tutto questo ci sarà il primo vero incontro per un titolo importante di Kosaku e l'apparizione dei parenti ( piuttosto serpenti ) di Angela che creeranno alquanto scompiglio.
Come tutte le cose lasciate in sospeso e riprese dopo anni, si notano delle nette differenze sia per quel che concerne il plot narrativo che per quel che concerne i disegni.
Le gag sono meno ispirate, si sorride di meno e ultimo capitolo a parte, in questo volume Suor Angela appare fin troppo ingenua e succube della zia e degli altri parenti.
E' palese, secondo me, che sia un volume di gran lunga inferiore ai tre precedenti.
E' lodevole comunque il fatto che l'autrice si sia decisa a donare un finale a questa vicenda.
Un finale che si è fatto attendere per dieci anni e che tutto sommato ho trovato accettabile e coerente.
Presa in toto, nonostante un quarto volume un po' arrugginito, devo dire che il mio parere su questo manga resta strapositivo.
Pollice su.





sabato 8 novembre 2014

One Pound Gospel - Rumiko Takahashi


Tra la fine di un libro e l'inizio di un altro, mi prendo sempre una sorta di pausa per dedicarmi alla rilettura di qualcosa di leggero e di cui nel tempo inizio ad avere un ricordo annebbiato.Spesso si tratta di Manga infilati negli anfratti più remoti della mia libreria, impilati e nascosti dietro un nugolo di libri e fumetti.
Questa volta il fortunato ad essere stato tirato fuori dalla mia mano sinistra insieme alla polvere è stato One Pound Gospel, opera ancora una volta scritta e disegnata da Rumiko Takahashi.
One Pound Gospel è un'opera che è stata serializzata in tre volumi da 200 e passa pagine tra il novembre del 1997 e il gennaio del 1998.
Peraltro ad un prezzo tutto sommato abbastanza contenuto, 6000 delle vecchie lire.
All'epoca mi lasciò un po' l'amaro in bocca per via del finale tronco, in quanto Rumiko Takahashi non ebbe voglia di metterci più mano, ma recentemente sono venuto a conoscenza che il quarto volume con annesso finale è stato pubblicato nel 2008, a seguito della ristampa dei primi volumi.
Io non l'ho ancora preso ed a dirla tutta non so se e quando lo prenderò, quindi parlerò solo dei tre volumi che ho letto e riletto più volte nel tempo e che come dicevo qualche riga più su, ho ritirato fuori.
One Pound Gospel è una lettura disimpegnata ma divertentissima.
Rumiko Takahashi ancora una volta dimostra tutta la sua poliedricità cimentandosi in una storia sportiva condita da quegli elementi in cui è maestra, humour a perdere e romanticismo.
Il protagonista è Kosaku Hatanaka un pugile di talento che non riesce a trattenersi con il cibo, cosa che gli causa problemi di peso prima di ogni incontro.
Oltre al cibo, Kosaku ha un altro problema, quello dell'amore che nutre per una novizia suora da cui corre a confessarsi tutte le volte che ha una qualsiasi difficoltà, la bella e gentile Suor Angela.
La trama si può dire che sia tutta qui.
Si snoda tra allenamenti e combattimenti sul ring con avversari strampalati, tentativi di conquista dell'amore di Suor Angela ( che a sua volta sembra comunque non indifferente alle lusinghe del pugile ), e soprattutto di atmosfere divertentissime che non annoiano mai.

Tre volumi disimpegnati ma di quella leggerezza coinvolgente e divertente, da sempre marchio di fabbrica delle storie di Rumiko Takahashi.
Per quanto il pugilato sia ben presente nella storia, è la commedia sentimentale la principale protagonista.
Qui lo sport è solo un aspetto della storia, non a caso, tutti gli avversari di Kosaku risaltano più per il loro background particolare che per tecnica di combattimento.
Cioè, gli incontri sono sempre serrati e ben raccontati, ma spesso scivolano in secondo piano rispetto agli altri aspetti della storia.
Ecco, diciamo che forse il lato sportivo, risalta meno rispetto al resto ed è forse l'unico aspetto di questo manga che presta un po' il fianco.
Per quanto, io sono convinto che sia una scelta voluta, in quanto è una commedia sportiva sentimentale, non Rocky Joe o un manga di Adachi.
Parliamo pur sempre della Takahashi.
Al di là di tutto per quel che concerne questi tre volumi, ci troviamo di fronte un'ottima storia, che miscela perfettamente sport, commedia e romanticismo.
Ottimo anche il reparto grafico, visto che il disegno è chiaro, pulito e rende benissimo le scene.
Lo ribadisco: One Pound Gospel è un gran manga.
Certo la comicità della serie è ormai un cliché e forse ad una lettura approfondita può apparire la solita solfa, ma personalmente mi strappa sempre dei gran sorrisi.
Sarà che sono vecchio anch'io e quindi nei cliché e nel classico ci sguazzo, ma One Pound Gospel è un manga che consiglio senza riserve. 
Questo manga conta anche di una serializzazione animata, purtroppo inedita in Italia.
Cosa che ormai, accade sempre più spesso.

lunedì 3 novembre 2014

Mr. Mercedes - Stephen King

E' un periodo che scrivo, faccio e vivo poco, ma leggo molto.
Va bene anche così.
Tra le tante letture affrontate in questo periodo, spicca l'uscita con notevole ritardo rispetto agli Stati Uniti dell'ultima fatica di Stephen King.
Dico subito che già dalla sinossi e dalle informazioni che avevo sul romanzo, sapevo che non sarebbe stata una lettura nelle mie corde, in quanto a me i Thriller polizieschi piacciono poco o nulla, però è pur sempre un romanzo di Stephen King, ed io a lui non so mai dire di no.
Che dire, nonostante a me le dinamiche Crime siano sempre piaciute poco, King pur non raccontando nulla di nuovo e pur pescando a piene mani dai cliché del genere, fa pienamente il suo con un romanzo piuttosto veloce e coinvolgente.
E' un romanzo che pecca un po' di prevedibilità, ma ha anche delle buone frecce al proprio arco.
Di sicuro rispetto a Doctor Sleep, siamo su ben altri livelli.
Via con la sinossi del romanzo, dai:

"All’alba di un giorno qualsiasi, davanti alla Fiera del Lavoro di una cittadina americana colpita dalla crisi economica, centinaia di giovani, donne, uomini sono in attesa nella speranza di trovare un impiego. Invece, emergendo all’improvviso dalla nebbia, piomba su di loro una rombante Mercedes grigia, che spazza via decine di persone per poi sparire alle prime luci del giorno. Il killer non sarà mai trovato. Un anno dopo William Hodges, un poliziotto da poco in pensione, riceve il beffardo messaggio di Mr. Mercedes, che lo sfida a trovarlo prima che compia la prossima strage. Nella disperata corsa contro il tempo e contro il killer, il vecchio Hodges può contare solo sull’intelligenza e l’esperienza per fermare il suo sadico nemico. Inizia quindi un’incalzante caccia all’uomo, una partita a scacchi tra bene e male, costruita da uno Stephen King maestro della suspense."



Pubblicato dalla Sperling & Kupfer il romanzo conta di 470 pagine e di una copertina piuttosto suggestiva, al prezzo di 19,90 Euro.
La scrittura di King è affilata e scorrevole, ed a volte per il suo modo di narrare piuttosto conciso ho avuto la sensazione di avere a che fare con uno di quei romanzi che avrebbero potuto essere pubblicati sotto il suo pseudonimo di Richard Bachman.
Al di là dello stile piacevole, asciutto e senza fronzoli, ci sono delle cose in questo romanzo che proprio non mi sono piaciute, in primis i personaggi di contorno della storia.
Talmente contorti e poco credibili, che sembrano essere soltanto messi lì ad uso e consumo della narrazione.
Per non parlare della storia d'amore del protagonista con la sorella di una delle vittime, roba che sembra uscita da una puntata di un serial qualunque.
Comunque parliamo di cliché tipici del genere, su cui si può tranquillamente soprassedere, storco il naso giusto per la prevedibilità delle scelte di narrazione dello scrittore.
Mentre non ho nulla da dire e sono stato parecchio sedotto dalla scelta di King di narrare la storia mostrandoci entrambi i punti di vista, sia quello del carnefice che quello dell'ex poliziotto che gli da' la caccia.
Perché il romanzo altro non è che una sorta di partita a scacchi tra loro due, il poliziotto in pensione e il cosiddetto Mr.Mercedes.
Mr. Mercedes è un cattivo piuttosto contorto e subdolo.
Certo, dalla geniale quanto cruda lettera iniziale, forse c'era da aspettarselo diverso e più carismatico come assassino, ma la scelta di avere a che fare con un ragazzo dall'aspetto qualunque ma dalla psicologia complessa e sfuggente, da' un tocco di realismo alla vicenda che non guasta.
Molto bella l'idea della chat come luogo d'incontro virtuale per le loro scaramucce verbali e bellissime quanto crude ed efferate le prime pagine del romanzo, con l'entrata in scena di Mr.Mercedes che si lancia addosso ad una folla di disoccupati seminando morte e terrore.
Ecco, proprio queste pagine agghiaccianti e narrate in maniera magistrale, davano l'idea di un romanzo molto più d'azione e diretto, ed invece dopo il folle inizio diciamo che l'azione rallenta e di molto, soprattutto per quel che concerne il personaggio di Mr.Mercedes che si affloscia pagina dopo pagina.
Resta comunque un buon romanzo pur non essendo certo inseribile, almeno per quel che mi riguarda, tra le opere migliori del Re.
Il romanzo per quanto autoconclusivo, lascia aperte le porte per degli ipotetici seguiti, visto che è intenzione di Stephen King di ricavarne una trilogia.
Si parla come del 2015 come data ipotetica del secondo capitolo che dovrebbe intitolarsi Finders Keepers.
Mr.Mercedes è comunque un romanzo che è stato accolto abbastanza bene da lettori e critica, cosa che mi porta a pensare di essere io parte del problema.
Che mi stia stancando del mio autore preferito?
Che Stephen King abbia e di molto cambiato il suo stile di narrazione virando sempre più nel mainstream mi pare evidente, ma sono proprio gli argomenti dei suoi romanzi che non mi interessano più come un tempo.
Degli ultimi suoi libri salvo giusto The Dome e 11/22/63, ma se penso a Joyland e Doctor Sleep e in minima parte a questo Mr. Mercedes, mi sale un po' di mestizia.
Spero nel prossimo romanzo da poco uscito negli States ovvero Revival, che a livello di tematica dovrebbe essere di mio gradimento.
A questo punto è lì che ripongo le mie speranze.
Tornando a Mr. Mercedes, è un romanzo da consigliare?
A buona parte di lettori e critica è piaciuto.
Io lo trovo leggibile e piacevole, ma non trascendentale.
Se vi piacciono i Crime e i polizieschi, potrebbe essere una lettura interessante, ma se cercate tra queste pagine, sprazzi del vecchio King, qui, io non ne vedo traccia.



giovedì 16 ottobre 2014

La Bambola Che Divorò Sua Madre - Ramsey Campbell

Questo libro aleggiava tra i miei desideri cartacei da tempo immemore.
Precisamente da quando lessi Danse Macabre di Stephen King.
Parliamo di almeno un decennio fa.
In quel saggio sull'horror, Stephen fece una bella lista con annessa descrizione di numerose opere horror che ogni appassionato lettore avrebbe dovuto leggere e che si fece premura di consigliare.
Ovviamente ho preso carta e penna e me ne sono segnati un sacco e una sporta.
Tra queste opere ovviamente vi era anche il romanzo di Ramsey Campbell di cui parlerò tra poche righe.
Ma prima apro una breve parentesi e dico che è un vero peccato che Danse Macabre di King sia finito fuori catalogo, poiché è una bellissima lettura a 360° sull'universo horror degli anni a cavallo tra il '50 e l' 80.
Recuperatelo perché merita, anche se ormai è reperibile solo attraverso l'usato.
Ma chiudiamo questa parentesi e parliamo del romanzo di Ramsey Campbell.

La Bambola Che Divorò Sua Madre ha la mia età.
Ramsey Campbell lo pubblicò nel 1976 ed è ormai reperibile solo nel circuito dell'usato.
Ho aspettato parecchio tempo prima di prenderlo, poiché essendo fuori catalogo, nel corso di questi anni mi è capitato d'imbattermici raramente e a prezzi non proprio contenuti.
Finché non mi è capitata sottocchio un'asta a buon prezzo su Ebay di un'edizione Oscar Mondadori in paperback e ne ho subito approfittato.
Tanta attesa sarà valsa la pena?
Non lo so, questo romanzo è parecchio strano.
La prosa di Campbell non è proprio nelle mie corde ed i protagonisti di questo libro sono tutti ermetici, sfuggenti e piuttosto contorti.
Lo è tutta la vicenda a dire il vero.
Ma partiamo dalla sinossi, che devo dire vende davvero benissimo il libro, visto che è dannatamente intrigante quanto ingannevole:


"Il cadavere di Lilian Pugh è stato lacerato a morsi. 
Anche il suo cane è stato ucciso e morsicato. Dilaniato da un uomo. A Rob Frayn, morto in un incidente, qualcuno ha rubato un braccio. Per mangiarselo. 
C'è un mostro a Liverpool.E c'è uno scrittore che ricorda fin troppo bene uno strano ragazzino che, tanti anni prina, aveva azzannato un compagno di scuola... 
E' la storia di una creatura condannata a uccidere ancor prima di nascere. Una storia di riti satanici e di sangue. Un'agghiacciante incursione nel regno dell'orrore."


Che dire di una sinossi del genere?
Ti aspetti un Thriller alquanto creepy ed in cui il gore abbonda, ma aspetti, aspetti e questo momento sembra non arrivare mai.
La storia è troppo fumosa, Campbell sussurra, suggerisce ma non mostra mai del tutto il mostro ed alla lunga la storia si rivela inconcludente quanto ermetica.
E' un vero peccato perché alcune parti narrate meglio, potevano essere dannatamente affascinanti.
A tratti, giuro, avevo la sensazione di essermi perso un  passaggio, tanto che ero quasi convinto mancassero delle pagine o che fossero state censurate.
E' un romanzo che personalmente credo manchi di linearità.
Questo non significa che sia un cattivo romanzo, ma che me lo aspettavo piuttosto diverso, mi sono sentito trollato dalla prosa accademica ma inconsistente di Campbell.
Per non parlare poi dei personaggi piuttosto alienati ed empaticamente odiosi del romanzo.
A conti fatti l'unico che forse ho trovato coinvolgente è proprio il giornalista che si mette a caccia di questo sedicente " mostro " che si nutre degli arti delle sue vittime, perché se non altro è l'unico che trovo credibile nella sua voglia di cavalcare l'onda del successo mediatico piuttosto che per senso di giustizia.
La sua è una caccia al successo non all'assassino.
La trama come ci suggerisce la sinossi del romanzo è piuttosto semplice:
E' appunto la caccia intrapresa da un sedicente gruppo che ha visto alcuni parenti vittime di questo Killer che imperversa per le strade di Liverpool.
Ed è proprio il giornalista a guidarla convincendo i parenti ad intraprendere la caccia a quest'individuo.
Alcune parti sono veramente intriganti e inquietanti ( la parte delle bambola e la figura dello stregone soprattutto ) ma per tutta la storia aleggia quella sensazione di mancanza di profondità, che rende il romanzo troppo ermetico e fumoso per i miei gusti.
Campbell poteva e doveva approfondire di più i personaggi, sia negativi che positivi, che permeano questa storia.
Trovo La Bambola Che Divorò Sua Madre francamente ostico e complicato da leggere, tanto che trovo persino difficoltà a parlarne.
E' più un Thriller psicologico che un vero romanzo dell'orrore.
Per non parlare delle relazioni umane tra i personaggi piuttosto asfittiche e stranianti.
E' un brutto romanzo?
Secondo me no, semplicemente non è nelle mie corde.
Forse non lo capisco o non ne sono all'altezza, non lo so.
Oppure semplicemente è un romanzo immaturo, visto che comunque è l'opera d'esordio dello scrittore inglese.
Però non lo consiglierei, perlomeno non a tutti.
Al di là di tutto sono comunque felice di averlo letto ed andrà certamente a fare orgogliosamente parte della mia libreria.


sabato 4 ottobre 2014

La Saga Delle Sirene - Rumiko Takahashi

Pubblicata nel lontano 1998 dalla Star Comics, La Saga Delle Sirene è una miniserie in tre volumi scritta e disegnata da Rumiko Takahashi.
I tre volumi in questione sono:

- Il Bosco Della Sirena.
- Il Segno Della Sirena.
- La Maschera Della Sirena.

Per chi non conoscesse Rumiko Takahashi, parliamo della creatrice di Manga ed Anime famosissimi negli anni '80 - 90 come Lamù, Ranma 1/2, Maison Ikkoku ed il più recente ( ma manco tanto ) Inuyasha.
La particolarità di quest'opera è che pur una volta la Takahashi abbandona il suo stile fantasy umoristico / folkloristico per narrarci una storia molto più cupa e violenta del solito.
Se all'epoca comprai questi volumi, è proprio per quell'atmosfera creepy che si respirava pagina dopo pagina.
Il tema cardine del manga è quello dell'immortalità.
Però tutti gli uomini e le donne che desiderano ottenerla dovranno trovare e mangiare la rarissima carne di sirena.
Ma non basta, perché quel nutrimento è una sorta di roulette russa, in quanto è anche un potentissimo veleno a cui pochi riescono a sopravvivere.
I più muoiono subito dopo averla mangiata.
Altri impazziscono e si trasformano in esseri deformi ed alcuni, i più " fortunati ", riescono nel loro intento, che è quello di rimanere eternamente giovani e di vivere per sempre.
Yuta, il protagonista di questa storia è uno di loro.
Il manga segue le gesta di Yuta nel suo peregrinare on the road per le vie del Giappone.
La storia si snoda tra presente e passato e ci narra le avventure di questo ragazzo e della sua compagna, altrettanto immortale, di nome Mana.
I due ovviamente nel corso dei tre volumi vivranno numerose avventure imbattendosi in altri uomini e donne immortali come loro.
Qui, forse risiede una delle poche pecche di questa miniserie: l'eccessivo imbattersi in altri/e immortali.
E' vero, lo richiede la trama, però parliamo di una carne rarissima, questi invece dovunque vanno trovano sempre qualche immortale o qualche essere deforme o comunque qualcuno che ha utilizzato la carne di sirena per i propri scopi.
Che culo. :-P
Dimenticavo di dire che l'unico modo per uccidere questi uomini e donne immortali è tagliare loro la testa.
In corso d'opera non mancano le scene di sangue e di violenza, alcune veramente efferate.
In particolare mi hanno colpito due racconti che vedono protagonisti due bambini immortali.
Storie molte crude, violente e piuttosto inquietanti.
Buoni anche i disegni, niente di spettacolare per carità, ma il tratto della Takahashi è molto chiaro e pulito e rende perfettamente fruibile lo svolgersi degli eventi.
Il formato dei volumi è molto più grande del solito con copertina cartonata, tanto che i volumi hanno più l'aspetto di un libro o di una graphic novel piuttosto che quello di un manga.
Ottimo anche il prezzo, visto che all'epoca per tutti e tre i volumi avrò speso circa 21000 £.
Parliamo comunque di volumi piuttosto corposi che sforano talvolta le 200 pagine.
La serie credo sia facilmente rintracciabile tramite il circuito dell'usato, anche se a dirla tutta non so se nel frattempo sia stata o meno ristampata dalla Star Comics.
In conclusione trovo questa saga piuttosto buona, a tratti veramente appassionante.
Forse un tantino ripetitiva nello svolgersi degli eventi, ma più che altro è una mia impressione.
Certo, parliamo di una storia potenzialmente infinita, ed è forse uno dei motivi per cui Rumiko Takahashi non ci ha più messo mano.
Un vero peccato, perché le avventure on the road di Yuta e Mana avrebbero meritato un proseguo o almeno un finale.
Dalla serie furono tratti anche due OAV tuttora inediti in Italia, segno che comunque la suddetta saga non è che abbia fatto chissà quale proseliti.
Per quel che mi riguarda, la rilettura de La Saga Delle Sirene è stato un piacevolissimo intermezzo tra la lettura di La Bambola Che Divorò Sua Madre di Ramsey Campbell e Mr. Mercedes di Stephen King.
Due romanzi che conto di recensire a breve.





sabato 27 settembre 2014

I due videogiochi più erotici della mia infanzia

Oggi parlo di due giochi che all'epoca della mia infanzia non solo ti stimolavano a prendere il Joystick in mano, ma anche un'altra cosa...
Parliamo di due giochi usciti nella decade che copre gli anni '80 - 90, epoca in cui quel poco di tette e culi che un adolescente poteva aspirare di vedere consisteva in:
- Sperare di riuscire a vedere Colpo Grosso di nascosto in Tv lontano da occhi indiscreti.
- Girovagare con fare lascivo per edicole nel tentativo di gettare l'occhio sulle riviste e videocassette porno messe lì in bella mostra.
- Girovagare per luoghi abbandonati nel tentativo di imbattersi in un rivista porno gettata ed abbandonata da qualcuno che non era difficile immaginare per cosa l'avesse usata...

Ma non divaghiamo e torniamo a noi, quali erano questi giochi in questione?
Il primo credo lo conoscano quasi tutti i trentenni, parlo ovviamente di Gals Panic.
Gals Panic è un puzzle game a schermo fisso prodotto nel 1990 dalla Kaneko il cui scopo era piuttosto semplice:
Si teleguidava attraverso il gioco un cursore che aveva l'obiettivo di scoprire la silhouette che contrassegnava la schermata del livello.
Tutto questo cercando di evitare di farsi prendere dal nemico di turno che livello dopo livello diventava sempre più bastardo e più difficile da evitare.
All'inizio del gioco ci veniva data la possibilità di scegliere tra sei ragazze, la cui silhouette sarebbe stata poi quella da scoprire durante il gioco.
Le ragazze immagino fossero delle attrici giapponesi ingaggiate per il gioco, ricordo ancora qualche nome:
Shiori, Nami, Marina, Emi ed altre due che adesso non mi sovvengono.
Il gioco era diviso in tre manches ed al completamento di ognuna la silhouette della ragazza diventava sempre più svestita.
Nella prima immagine la vediamo in posa sexy ma vestita, nella seconda in intimo e nella terza a seno nudo.
In queste prime tre manches del gioco ovviamente il fotogramma della ragazza è pixellato, mentre dopo aver superato tutte e tre le manches del gioco finalmente compare la vera foto della ragazza in tutta la sua nudità. :-P
Lo scopo del gioco è completare tutti e sei livelli ( divisi per tre ) e quindi spogliare tutte le ragazze.
Ovviamente nel gioco sono presenti anche power up ed altri oggetti che possono facilitare come rendere ancora più difficile la missione.
Molto vario anche il comparto nemici che cambia in ognuno dei sei livelli che comprendono il gioco.
Era o non era il sogno di ogni adolescente?
Ricordo che all'inizio si faceva la fila per giocarci. :-P
Per carità, con gli occhi di adesso è un giochetto piuttosto innocuo, ma ammetto che all'epoca soprattutto le prime volte che ci giocavo, seppe procurarmi parecchi bollori ed anche imbarazzo soprattutto quando qualche adulto mi gironzolava intorno e faceva qualche battutina sul perché giocassi a quel coin-op. :-P
A parte le ragazze, Gals Panic era un gioco piuttosto divertente che ha avuto numerosi seguiti e che mi diverto talvolta ad emulare.





Il secondo gioco è molto più vecchio ed anche diciamolo molto più ingenuo e semplicistico.
Trattasi della versione per Commodore 64 dello Strip Poker con protagonista la tascabile bomba sexy degli anni '80, Samantha Fox.
Lo scopo era semplicissimo: battere a Poker Samantha e farla spogliare sempre di più.
Emblematica ed indimenticabile la schermata finale in bianco e nero del gioco che la vedeva a seno nudo.
Con gli occhi di adesso è un gioco dal reparto grafico e sonoro che sfiora l'infimo, ma all'epoca ai miei occhi da decenne ( il gioco è dell'86 ), vedere le tette di Samantha Fox non era cosa di tutti i giorni. :-P
Gioco da emulare con in sottofondo la canzone simbolo dell'omonima cantante, la tamarrissima quanto meravigliosa Touch Me. :-)



martedì 16 settembre 2014

La porta dietro l'armadio.

C'è una porta introvata (o perdutae la memoria è la chiave che la apre". Stephen King


Le luci delle automobili che passavano di notte sembravano creare strane forme sul muro.
Non riuscivo a prendere sonno ed avevo paura.
Dormivamo in quattro in stanza, ma al buio ci si sentiva comunque soli.
Gli occhi andavano allo scantinato, dove ci raccontavamo si potesse nascondere qualche mostruosità e soprattutto indugiavano verso l'armadio e alla porta che vi era nascosta dietro.
Era l'estate degli 11 anni, la prima passata ospite da mia zia.
Estate di giochi, corse, giocattoli, mare, videogiochi e di film e racconti dell'orrore.
Ed in quelle sere, inesorabilmente, si aveva paura.
Si aveva paura di quella strana porta nascosta dietro l'armadio e si aveva paura di quelle ombre che sembravano persone o mostri deformi.
Era chiaro fossero i riflessi dei fari dell'auto che ingrandivano la forma dei mobili, ma vallo a spiegare ad una mente undicenne infarcita di spiriti, fantasmi e lupi mannari.
E così in un giorno torrido come tanti altri, si decide di trovare la chiave e di tentare di aprire questa misteriosa porta nascosta dietro l'armadio.
Volevamo esorcizzare la paura oppure la curiosità era più forte della fifa, non lo so, non lo ricordo.
Ricordo i passi ovattati, i movimenti silenziosi per non farci sentire dagli adulti che stavano al piano di sotto, ricordo la chiave che inserimmo nella toppa e l'emozione e la titubanza nell'aprirla.
Era una porta comunicante che dava in una casa abbandonata.
Una cosa strana, che quando ci penso, mi pare strana tuttora.
Ricordo la polvere e il pavimento di legno.
Ricordo gli scricchiolii quando ci misi un piede sopra.
Ricordo il portafoto argentato con la foto in bianco e nero di una vecchina dallo sguardo torvo, severo.
Ricordo quel comò marrone antico su cui era poggiata la foto e le tante ragnatele sparse negli angoli della casa.
O meglio di quel poco che si vedeva dalla posizione in cui mi trovavo.
Provai a fare un passo ed entrare ma avevo paura che il pavimento non mi reggesse.
Avevo paura mi potessero ritrovare a chilometri di profondità, chissà dove.
Ma uno dei miei due cugini entrò.
Ricordo il rumore delle assi di legno ed i suoi passi felpati, incerti.
Arrivò fino al comò e lo aprì.
Si mise a frugarci dentro e poi lentamente come era entrato ne uscì con uno sguardo fiero, orgoglioso.
Pensavamo avesse trovato chissà quale trofeo.
Nella mia mente pensavo a qualcosa di misterioso, ma così non fu.
Non si trattava altro che di un portachiavi dei mondiali di calcio in Argentina del 1978. 

Ancora adesso che sono passati così tanti anni, mi domando se quella porta a casa loro esiste ancora e se ancora esiste quella casa polverosa ed abbandonata che si trovava alle spalle.
E chissà se il quadretto con il volto di quella vecchina è ancora lì, in attesa di posare lo sguardo su qualcun'altro...