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mercoledì 14 giugno 2023

Il falcone maltese - Dashiell Hammett

Nel mio peregrinare su internet alla ricerca di nuovi input, nuovi generi, e nuovi autori da affrontare, mi imbattei anni fa in un post su una pagina Facebook, di un noto fumettista nonché influencer, che parlava del genere noir e dei suoi precursori, partendo dalla recensione di un unico titolo, che era Il lungo addio di Raymond Chandler.

Lo scritto fu talmente convincente che mi fiondai subito sulle opere di quest'autore, di cui mi innamorai perdutamente.

Mi bastarono solo due opere per essere preso, ma accortomi di una struttura narrativa che seguiva una meccanica basilare, mi fermai lì, tenendomelo buono buono in ottica futura.

Non volevo farmelo venire a noia, non dopo aver conosciuto un autore che ho amato fin da subito così tanto.

All'epoca mi fermai con Chandler, ma continuai esplorando il genere con altri autori, di cui ho anche parlato su questo spazio.

Durante la lettura di quel post, presi nota di altri autori che venivano citati, tra cui quello che lui considerava l'antesignano del genere, ovvero Dashiell Hammett, citando proprio l'opera di cui parlerò oggi, ovvero Il falcone maltese.

Prima di farlo, parliamo di come ne sono venuto in possesso, storpiando una frase biblica: " Le vie delle poste sono infinite. "


Presi questo libro su Ebay per circa 4 Euro.

Trattasi di una vecchissima edizione de il giallo d'azione della Mondadori, un po' ingiallita, ma tutto sommato decorosa.

Il problema è che di questo libro se ne perse traccia, manco fosse il falcone della storia stessa.

Dopo un mese ho dovuto contattare il venditore, che mi ha persino rimborsato, e di questo libro mi ero persino dimenticato, quando una mattina di due, tre mesi dopo, me lo ritrovo nella cassetta delle lettere.

Insomma, entrarne in possesso, è stata una roba travagliata.


Prima di parlare di questo libro, va fatta la stessa premessa che feci all'epoca per Il lungo addio di Chandler.

Questo è un romanzo del 1930, ed è figlio di quel periodo.

Va contestualizzato in toto, soprattutto per ciò che concerne i protagonisti, tutti quanti, misogini, sessisti, e con una morale parecchio patriarcale.

Mi è capitato di guardare un video su Tik Tok, tempo fa, di un giovane cineasta, che parlava dei primi film di Bond, bollandoli come dei film piuttosto sessisti, con degli approcci del buon James piuttosto violenti e molesti nei confronti delle donne.

Anche in questo romanzo vi è una sorta di sessismo strisciante nei confronti della giovane protagonista, ma anche nei riguardi della segretaria dell'investigatore Sam Spade.

E' incredibile come questo libro presenti una struttura narrativa, pedissequa a tantissimi romanzi dello stesso genere, venuti dopo.

Sam Spade è sovrapponibile a molti altri personaggi, forse un po' più smussati di lui, ma leggendo questo libro, me ne sono venuti in mente moltissimi altri, soprattutto il personaggio di Douser dei racconti hard boiled di Ray Bradbury.

Uno in particolare, che io lessi nella raccolta Omicidi d'annata, ricorda moltissimo una delle scene che ho preferito de Il falcone maltese.

Che dire del romanzo in sé: la trama è semplice, ma prende delle vie sempre più tortuose e complesse, i dialoghi sono ottimi e molto incisivi, ed i personaggi seguono un po' la natura delle storie di questo tipo.

Chi conosce i topoi del genere sa cosa aspettarsi, non c'è bisogno manco che lo scriva.

Si parte alla ricerca di un oggetto, ma ci si ritrova in un casino di bugie, inseguimenti, pedinamenti, cambi di casacca e prospettiva, omicidi e misteri.

Lo so, il fatto che cambino le storie, ma che la struttura si ripeta romanzo dopo romanzo ed autore dopo autore, può essere visto come un difetto, ed infatti in epoca moderna le storie di questo tipo , basta pensare ad Ellroy o anche Bunker, hanno una struttura meno circoscritta e meno canonica, però resta il fatto che Il falcone maltese è un'opera piuttosto valida, ed ha il merito di avere creato o comunque consolidato un genere.

C'è da dire che Dashiell Hammett è molto più diretto e violento di Raymond Chandler, e forse ha una scrittura meno lirica e romantica di Ray, così come Sam Spade è molto più rude di Philip Marlowe.

Hammett ha meno filtri, è più diretto, ed io ne ho ricavato una lettura veloce e coinvolgente.

In generale l'intreccio mi è piaciuto molto, soprattutto la parte finale.

Mi piacerebbe recuperare anche Raccolto rosso.

Insomma, che dire: sono contento di aver letto questo romanzo, che a questo punto non posso che consigliare, specie agli amanti del genere noir.

Vi lascio con la sinossi:

"San Francisco, sul finire degli anni Venti, non è certo un luogo tranquillo. Per questo il detective Sam Spade ha imparato che è meglio stare sempre sul chi vive. Anche quando nel suo ufficio sulla Baia si presenta un'incantevole ragazza bionda con un nome che è già un programma: Miss Wonderly. La giovane donna vuole che Spade la aiuti a scoprire che fine ha fatto sua sorella Corinne, che si è legata a un poco di buono, un certo Floyd Thursby. Ma presto Spade si accorgerà che la sua cliente non è l'angelica creatura che appare. È invece una dark lady spietata, ipocrita e manipolatrice, disposta a tutto pur di entrare in possesso di un antico e prezioso manufatto, una statua d'oro e di gemme raffigurante un falco, donata dai Cavalieri di Malta all'imperatore Carlo V nel XVI secolo. Pubblicato nel 1930, "Il falco maltese" è considerato il capolavoro di Hammett, il più bel romanzo del "duro" Spade, portato sul grande schermo da un indimenticabile Humphrey Bogart."



Alla prossima!

giovedì 9 febbraio 2023

Mystery - Peter Straub

Il fatto che io stia arrivando lentamente a leggere tutto di questo autore, certifica in un certo senso la sua morte non solo fisica, ma anche letteraria.
la cosa mi duole un po'.
Mi consola che ho ancora il terzo volume della saga La rosa blu da leggere e Mr. X, che sto corteggiando nell'usato in attesa che cali di prezzo.
Riguardo The Throat, ovvero il terzo volume della saga, dovrebbe uscire per Fanucci, ma oggettivamente non so quando, visto che nel loro sito non ne ho visto traccia.
Anche se oggettivamente, difficilmente lo comprerei in prima edizione.

Tornando a Mystery, posso dire tranquillamente che ancora una volta, Peter non mi ha deluso.
Andiamo di sinossi e parliamone:

Quando era più piccolo, Tom Pasmore ha quasi perso la vita in un incidente d'auto sull'isola di Mill Walk. Le ferite riportate lo hanno costretto a casa per più di un anno, periodo in cui trascorre molto tempo leggendo romanzi polizieschi. E per qualche oscura ragione, il suo bizzarro vicino di casa, l'anziano di nome Lamont von Heilitz, sembra interessarsi a lui. Tom ha infatti un atteggiamento distaccato nei confronti della vita e delle situazioni. Non è mai stato un ragazzo popolare, semplicemente perché la maggior parte dei suoi amici non lo capisce. Anche la sua passione per i crimini e un certo album di ritagli circa un omicidio degli anni Trenta, contribuiscono a trasformarlo lentamente in un ragazzo introverso e apparentemente disadattato. La situazione in casa non migliora certo le cose: la madre è amorevole ma quasi sempre depressa, il padre è distante e rude, e il nonno uno che è abituato a comandare. Ma quando Tom fa davvero conoscenza con von Heilitz, la sua vita comincia a cambiare lentamente. Scopre infatti che questo vecchio è stato un detective molto famoso il cui soprannome era "l'Ombra" e che sembra voglia coinvolgerlo in alcune piccole indagini. Sarà da quel momento che ogni cosa assumerà un diverso significato...


Ho pescato questa copia come consuetudine su Ebay a 5 Euro e qualcosa.
E' un'edizione in paperback della Sperling del 1995 tutto sommato ben conservata.
Mystery è il secondo capitolo della trilogia de La rosa blu, ma può essere tranquillamente letto a sé stante, poiché i collegamenti con Koko, sono tutto sommato abbastanza blandi.

Se con Koko eravamo impelagati in una trama che virava tra il drammatico e il thriller, qui ci troviamo in bilico tra il romanzo di formazione, il giallo ed il noir, con chiare ed evidenti citazioni a Arthur Conan Doyle e Raymond Chandler.
Ed ancora una volta salta fuori tutta la poliedricità di quest'autore capace di passare con disinvoltura da un genere all'altro.

Mystery mi è piaciuto molto.
Non è esente da scelte narrative che non mi sono piaciute, ma intrattiene ed è scritto dannatamente bene.
In più ha una struttura molto Kinghiana, tanto che ad un certo punto, mi sembrava di leggere proprio una storia del Re, soprattutto per quel che concerne la scenografia geografica, dove Straub in un certo senso, riesce a trascinarti interamente dentro le esistenze di comunità cittadine ed isolane.

Protagonista della vicenda è Tom Pasmore.
Inizialmente la trama vira proprio nel racconto di formazione duro e puro, ma lentamente dietro la normalità familiare ( abbastanza disfunzionale per certi versi ), il ragazzo, attraverso le sue passioni letterarie e la conoscenza del vicino di casa, solitario, ma famigerato ex investigatore privato, porterà alla luce vecchi segreti, suicidi, omicidi, e morti sospette, e soprattutto corruzioni di ogni tipo, dietro la normalità apparente della comunità.
E soprattutto sulle personalità apicali di questa comunità isolana, tra cui spiccano il nonno del protagonista, ed anche la famiglia più facoltosa ed importante dell'isola, ovvero i Redwing.

Come se non bastasse, la ragazza concupita da Tom, è legata ad uno dei rampolli di questa famiglia, anche se sembra più un legame d'interesse che reale.

Il miglior personaggio del romanzo è senza dubbio Lamont von Heilitz, un vecchio detective che sembra una via di mezzo tra Sherlock Holmes e Philip Marlowe, che spicca non solo per la sua arguzia, ma anche per il suo modo di vestire.

Ebbene, questo personaggio, non avrà chissà quale spazio, ma è una figura importantissima nell'economia della storia, ed una delle sue apparizioni in particolare, mi ha ricordato moltissimo Il mastino dei Baskerville.

Ci sono cose che non mi sono piaciute?
Due in particolare, che sono anche sequenziali.
Ad un certo punto parte dell'azione si svolge durante le vacanze estive, che vede il protagonista invitato tramite suo nonno dai Redwing su un'isola, in un ambiente a lui totalmente ostile, visto che ad una certa tutti si accorgono della tresca tra lui e la ragazza, invitata anch'essa con la sua famiglia, in atto di ufficializzare il fidanzamento con il rampollo dei Redwing.

Durante queste vacanze Tom subisce due tentativi di omicidio.
Qui le cose si fanno meno realistiche, per me.
Capisco che è un investigatore in erba, ma uno qualsiasi tenterebbe di lasciare l'isola in qualche modo, parliamo comunque di un ragazzo di 19 anni, ed invece, non solo è abbastanza cieco da non vedere il disegno contro di lui ( purtroppo ben evidente al lettore, e qui, secondo me, sta la doppia caduta di trama ), ma si fa convincere a rimanere subendo anche un terzo attentato.

Per rendere credibile la trama, sarebbe bastato che Straub avesse dedicato qualche pagina spiegando che magari il ragazzo non avrebbe potuto lasciare l'isola nemmeno volendo, inventandosi che so, che non c'erano aerei o quant'altro, sarebbe veramente bastato poco.
In più come dicevo, il secondo tentativo di omicidio, porta facilmente il lettore alla soluzione narrativa, tanto che appare strano che il protagonista non se ne accorga.

Il fatto che la soluzione della storia sia un po' telefonata, era evidente anche nel romanzo precedente, il che può essere visto come un difetto, in verità però, io mi sono goduto comunque questo romanzo dall'inizio alla fine.

Certo, secondo me, Chandler e Conan Doyle sono più bravi a nascondere i misteri narrativi e a mostrarli sollo alla fine, ma non posso dire di ritenermi deluso, tutt'altro.
A me Peter Straub piace un sacco.
Però, dannazione, nelle sue storie, trovo sempre qualcosa che non permette a quella storia di essere inattaccabile.
A livello di coinvolgimento e scrittura, Mystery resta comunque un romanzo con i fiocchi, che sono felice di aver letto.


Alla prossima!





venerdì 1 aprile 2022

Trilogia di New York / Città di vetro / Fantasmi / La stanza chiusa - Paul Auster

La prima cosa che ho fatto quando mi sono negativizzato è stata farmi una passeggiata sul lungomare e fiondarmi nella mia libreria di fiducia per approfittare della scontistica del 20 % su tutti gli Einaudi.

Notoriamente Einaudi ed Adelphi hanno quasi sempre i migliori autori, soprattutto per quel che concerne i classici contemporanei, ed è difficilissimo trovare qualcuno di questi libri nel circuito delle bancarelle o dell'usato.

In genere la gente degli Einaudi e degli Adelphi difficilmente si disfa.

Quello che ho fatto è stato gettarmi su uno degli autori che più mi ha stuzzicato negli ultimi anni, ma che per una questione di pecunia non avevo ancora affrontato, ovvero Paul Auster.

Uso il termine affrontato, perché quando si tratta di autori del classico contemporaneo che in genere utilizzano uno stile ed un linguaggio poco agevole e semplificato, è sempre un terno al lotto.

Se vi fate un giro su Instagram troverete migliaia di recensioni su questo autore molto prolifico, tra l'altro, ma risulta anche parecchio divisivo.

Al momento per me è un po' difficile appartenere ad uno dei due schieramenti, anche perché ho solo letto la Trilogia di New York, ma ho già in rampa di lancio 4321 quindi potrò presto esprimere un giudizio parziale.

Se dovessi esprimermi solo al riguardo del libro che ho letto, mi sento di capire chi critica questo autore, perché questi tre racconti non sono immediati, e pur appartenendo un po' al genere noir, non ne rispettano le dinamiche, ed anzi appaiono parecchio complessi e strutturati.

Si parte con una banale investigazione, si va alla ricerca di qualcuno, ed in ognuno di questi racconti, si finisce con il perdere se stessi.

Basterebbe questa frase e leggere la sinossi per capire se questo libro può fare o meno al caso del lettore.

Io ho trovato Fantasmi, La stanza chiusa, e Città di vetro, tre racconti incredibili.

A prima vista sconnessi uno dall'altro, ma andando in fondo ritornano personaggi, situazioni, ed una New York eterea e particolare.

Paul Auster inserisce anche un po' di meta letteratura che rende ancora più alienante ed estrema la lettura e soprattutto ci dona dei personaggi che raramente si muovono in un contesto di genere noir, ma prendono vie traverse, ossessive ed imprevedibili.

Probabilmente è un libro che andrebbe riletto subito dopo, perché tra un racconto e l'altro è possibile cogliere dei fili sottilissimi che li legano, che a prima vista potrebbero sfuggire.

Io questo libro lo stra-consiglio, e non vedo già l'ora di affrontare quel mattonazzo di 4321.

Insomma è un po' presto per poter dire se Paul Auster sarà un autore che amerò, e leggendo le sinossi degli altri romanzi, posso ammettere di essere attratto da pochi di loro, ma per ciò che concerne questa trilogia, io sono contentissimo di averla letta.

Vi lascio con la sinossi, presa in prestito da Ibs:

Tre detective-stories eccentriche e avvincenti in cui Paul Auster inventa una sua New York fantastica, un «nessun luogo» in cui ciascuno può ritrovarsi e perdersi all'infinito. Pubblicati per la prima volta tra il 1985 e il 1987, i tre romanzi Città di vetroFantasmiLa stanza chiusa, che compongono Trilogia di New York, sono diventati classici della letteratura americana contemporanea.

In una città stravolta e allucinata, in cui ogni cosa si confonde e chiunque è sostituibile, i protagonisti di queste storie conducono ciascuno un'inchiesta misteriosa e dall'esito imprevedibile. Tutto può cominciare con una telefonata nel cuore della notte, come nel caso di Daniel Quinn (Città di vetro), autore di romanzi polizieschi che accetta la sfida che gli si presenta e si cala nei panni di uno sconosciuto detective. Ma può anche capitare che chi debba pedinare si senta a sua volta pedinato (Fantasmi); o, ancora, che ci sia qualcuno che s'immedesima a tal punto nella vita di un amico da sposarne la vedova e adottarne il figlio (La stanza chiusa). Tre detective-stories eccentriche e avvincenti in cui Paul Auster inventa una sua New York fantastica, un «nessun luogo» in cui ciascuno può ritrovarsi e perdersi all'infinito. Ed è proprio nell'invenzione di questa solitudine che i personaggi della Trilogia misurano il proprio io e scoprono il loro vero destino.



Alla prossima! 


giovedì 25 novembre 2021

Billy Summers - Stephen King

L'ultima fatica di Stephen King è uscita a ridosso del mio compleanno, e quindi avevo la scusa per auto-assolvermi dal comportamento degno di un fan boy che compra l'opera del proprio autore preferito il giorno della sua uscita.

Ci ho messo un po' a leggerlo poiché Il Monaco si è rivelata una lettura piuttosto impegnativa, e quindi il mio post arriva un po' fuori tempo massimo.

Ormai nella bolla letteraria ne hanno parlato tutti, chi nei blog, chi nei siti di riferimento del settore, e sia sui social.

Basterebbe una sola frase per definire questo libro: Stephen King incontra Ed Bunker.

Parliamone dopo la sinossi:

Billy Summers è un sicario, il migliore sulla piazza, ma ha una sua etica: accetta l'incarico solo se il bersaglio è un uomo davvero spregevole. Ora ha deciso di uscire dal giro, ma prima deve portare a termine un'ultima missione. Veterano decorato della guerra in Iraq, Billy è tra i più abili cecchini al mondo: non ha mai sbagliato un colpo, non si è mai fatto beccare - una specie di Houdini quanto si tratta di svanire nel nulla a lavoro compiuto. Cosa potrebbe andare storto? Stavolta, praticamente tutto.


Non è la prima volta che Stephen King si cimenta in una storia che vira esclusivamente sul crime e sul pulp, basti pensare ad alcuni racconti pubblicati nelle sue raccolte o anche a libri come La metà oscura che in origine doveva essere un romanzo pulp ( non a caso tra un capitolo e l'altro del libro ci sono alcuni estratti del romanzo d'origine ).

King stesso più volte nei suoi saggi e nelle sue interviste cita spesso autori del genere come MacDonald, Westlake o Ellroy, e se vogliamo anche la trilogia di Mr. Mercedes almeno inizialmente è figlia dei romanzieri del genere.

Insomma, associare Stephen King alla narrativa crime, pulp, thriller o vattelapesca, non è una bestemmia.

Uno degli aspetti che più mi ha sorpreso, è che in questo libro non c'è nessuna deriva orrorifica e soprannaturale ( ok, c'è un cammeo dedicato a Shining, ma è poca roba ), come avveniva nell'ultimo libro della trilogia di Mr. Mercedes, chiusa con un modus operandi diverso ed inspiegabile rispetto ai due precedenti.

Chissà, magari con questo libro, King ha capito che non è obbligatorio che ci sia una commistione di generi, e che quindi può uscire dal suo seminato abituale.

Ed infatti la mia idea in tal senso è che la camminata oltre i confini dell'horror gli ha fatto bene, perché Billy Summers è un'opera più fresca ed interessante rispetto a molti dei suoi ultimi libri.

Sia chiaro, parliamo di un romanzo di genere, un'opera molto scorrevole ed action, ma che si rivela anche più profonda del previsto, anche grazie alla sapiente scrittura del personaggio principale, che personalmente ho trovato ben costruito.

E' tutto oro questo libro?

No, personalmente io l'ho trovato molto altalenante.

La parte action è piuttosto buona, secondo me.

Cioè è avvolgente e ben narrata, e spinge il lettore alla curiosità e trasmette la giusta suspence.

Non vedevo l'ora che Billy Summers portasse a termine il suo incarico e le relative conseguenze, che fin dall'inizio appaiono molto sfumate e pericolose anche per la sua stessa esistenza.

Ciò che non mi ha convinto sono le interazioni tra i personaggi, piuttosto veloci, con dei rapporti umani che si fidelizzano troppo in fretta in corso d'opera.

So che è un libro d'azione, e quindi non rappresentano lo snodo fondamentale, però non mi hanno convinto, devo dirlo.

Però per parlarne è necessario dare un minimo di contesto: Billy è un assassino di professione, ex marine, che per svolgere il suo ultimo incarico deve assumere una nuova identità e mischiarsi agli abitanti di una cittadina.

Ecco, diventa quasi subito il beniamino del quartiere.

Ok, si presenta come un aspirante scrittore, ma mi paiono esagerati tutti i salamelecchi dei vicini di casa.

Per carità, io non conosco molto le abitudini degli americani riguardo al buon vicinato, al massimo ne ho una parziale visione attraverso i telefilm o il cinema, ma a me, cotanta fiducia mi è sembrata implausibile.

Del tipo che i vicini lasciano tranquillamente che i loro figli piccoli giochino a monopoli nello scantinato di casa da soli con il nuovo arrivato o che se lo portino a spasso nelle loro gite.

No, non sono la Signora Lovejoy di turno, ma mi sembra una visione molto vecchio stampo quella di King, dubito che i genitori di oggi siano così bendisposti verso uno semi-sconosciuto, ma magari sbaglio io, chissà.

Insomma la parte iniziale di questo libro a me è sembrata parecchio romanzata.

E' così anche per quel che concerne la co-protagonista del libro, la cui conoscenza con il protagonista avviene in maniera turbolenta e frutto di una coincidenza che definire assurda è poco.

Insomma nel contesto narrativo le relazioni umane sono quelle che mi hanno convinto di meno.

Riguardo il resto, invece è un buon libro, ben più profondo di quel che appare.

Billy Summers è un personaggio ben strutturato.

Billy si finge uno scrittore, ma è anche quello che vorrebbe essere.

Si cimenta scrittore e trova gusto nel farlo.

Si rivela abile non solo nel tenere in mano un'arma, ma anche una penna.

King attraverso questo personaggio ci parla anche della struttura di una storia narrativa e lo fa con maestria.

L'autobiografia di Billy, in cui King utilizza come suo solito un font diverso, è decisamente la parte più bella di questo romanzo.

King è sempre abilissimo nei racconti di formazione, e tutta la storia relativa all'infanzia, all'arrivo in una casa famiglia, ed anche i capitoli dedicati all'arruolamento nell'esercito con relative missioni in Iraq, è parecchio incisiva.

Per certi versi, molto più della parte prettamente action del romanzo, che è fin troppo canonica, secondo me, e su cui c'è poco da segnalare, poiché il percorso narrativo è molto standardizzato.

Cioè è divertente, ben narrato, ma non meritevole di approfondimento, chi ha un minimo di infarinatura del genere, sa già cosa aspettarsi.

Qualche botto a sorpresa c'è, ma tutto sommato è molto lineare.

Menzione anche per il finale, che è piuttosto evocativo.

Insomma, non credo che King ruberà il mestiere ai maestri del genere, ma Billy Summers è certamente un libro scorrevole e divertente.

Insomma, un libro in cui i mostri sono tutti umani, ed in cui il tessuto della realtà è strappato, non da un fantasma o da un mostro con gli artigli, ma a colpi di pistola.


Alla prossima!



mercoledì 28 ottobre 2020

Cane mangia cane - Edward Bunker

 E così sono arrivato anche ad Edward Bunker.

Solo che Bunker è molto diverso da tutti gli autori che ho letto finora.

Di quelli che bazzicano tra il noir e l'hard boiled, dico.

Forse perché ha vissuto veramente la vita che racconta nelle sue storie, visto che prima di diventare scrittore è stato criminale ed è stato più volte in carcere, ma la sua penna è molto più cattiva e nera delle altre.

Bunker mette molto delle sue esperienze e dei racconti che ha sentito narrare.

E forse è proprio per questo che il confine tra il romanzato e il narrato reale è così labile, ed i suoi personaggi sono così vividi ed alienanti.

La L.A. di cui ci parla è molto più violenta e fetida di quella romantica di altri autori di questo genere, molto più disperata e nichilista, tanto da farci toccare con mano il sottobosco che si nasconde tra i boulevard e la gente perbene.

Il cosiddetto underworld.

Cane mangia cane è un buon libro, raccontato da un punto di vista totalmente criminale e per questo narrato senza filtri.

Oggi siamo abituati a questo genere di narrazione, grazie a serial Tv come Gomorra, Suburra, Narcos, ecc.ecc. ma qui c'è poco da provare attrazione per questi personaggi, anche quando l'autore prova ad umanizzarli.

O almeno io non sono riuscito a farlo.

Allo stesso tempo è anche una cinica e spietata critica al sistema carcerario americano, che ti sputa fuori senza nessuna possibilità di redenzione e rieducazione lavorativa, visto che per il sistema diventi subito out.

Sicuramente leggerò altro di suo, ma chissà quando, visto che con l'ultimo Dpcm ha chiuso il mio mercatino di riferimento.

Adesso dopo Bunker, il mio sogno è riuscire ad incrociare quello che è considerato un po' il capostipite del genere noir/hard boiled, ovvero Dashiell Hammett con il suo Il Falcone Maltese.

Prima di chiudere, lascio la sinossi del romanzo per chi fosse interessato, presa in prestito da Einaudi. 

Io posso solo aggiungere che è un romanzo che merita di essere letto.

Non ha la decadenza, la poesia e il romanticismo di Chandler, né la precisione chirurgica ed investigativa di Ellroy, ma ha il merito di essere diretto, rapido e scorrevolissimo.


Tre uomini, l’ultimo colpo, l’ultima occasione concessa dalla vita. Cane mangia cane è il romanzo piú potente di Bunker, e racconta la storia di tre figure indimenticabili, legate da un destino tragico fin dagli anni del riformatorio: Charles («Diesel») Carson, Gerald («Mad Dog») McCain, e il loro capo Troy Cameron, criminale consapevole, lucido e spietato come un animale da preda, che vede con inquietudine il suo territorio di caccia minacciato dalle nuove gang dei ghetti di Los Angeles. Con una scrittura tesa e un freddo naturalismo Edward Bunker, uno scrittore che prima è stato criminale, ha portato nel genere noir una nota del tutto diversa dalle atmosfere alla Chandler o alla Hammett: nessun romanticismo, nessun eroe in cerca di redenzione. Perché il crimine come mestiere ha un suo senso dell’orrore ed è guidato da una folle passione; e se fai davvero parte dell’underworld, è inutile cercare di uscirne.





Alla prossima!


lunedì 24 agosto 2020

007 Missione Goldfinger - Octopussy - Ian Fleming

Sono stato preveggente. 
Avevo scritto in un vecchio post che avrei voluto affrontare la lettura di qualche volume delle avventure di 007, ma oggettivamente non ero molto convinto di avere la fortuna di imbattermici nel mercatino dell'usato. 
Ed invece in una delle ultime sortite recenti mi è capitato di essere attratto dalle copertine giallo vivo dei piccoli volumi dei gialli Garzanti, e durante lo sfogliamento dei volumi, di ritrovarmi davanti, imbustati insieme, sia Octopussy che 007 Missione Goldfinger al prezzo di 2 Euro. 
Era ovvio che li avrei presi. 
Come scrissi su Instagram dopo aver divorato entrambi i volumi ( piuttosto corti in verità ), mi ero fatto un'idea diversa di ciò che avrei letto, ingannato dal fatto che io non essendo mai stato un fan della saga cinematografica, avevo identificato Bond come un borioso agente segreto, donnaiolo, e poco empatico e arrogante. 
Da questi due volumi ne è uscito fuori un personaggio tridimensionale e molto più sfaccettato. 
Prima di tutto, Bond non è mai sovraesposto, ed anzi la sua figura si limita all'essenziale. Cioè, a conti fatti, spesso non è stato nemmeno protagonista dei racconti che ho letto.
007 Missione Goldfinger è un romanzo che mi è piaciuto da pazzi. A parte la scrittura elegante e scorrevole di Fleming ( ci sono alcuni dialoghi ed alcune frasi che potrebbero tranquillamente essere usati come aforismi ), mi ha convinto lo spessore con cui è riuscito a delineare il villain della storia. 
E' Goldfinger il vero protagonista di questa storia, che in quanto a spazio e carisma, mette sotto scacco Bond per tutta la durata del racconto. 
 Era inevitabile per me che dopo Chandler, Arthur Conan Doyle ed Ellroy sarei finito tra la braccia di Fleming, ma non ero convintissimo che mi sarebbe piaciuto così tanto. Ed invece ha saputo sorprendermi pagina dopo pagina. James Bond con la sua fallibilità e con il suo senso della giustizia e della morale ( molto spesso va persino contro le regole dei suoi superiori ), mi ha saputo avvincere e convincere. 
007 Goldfinger è un romanzo con i fiocchi. 
Spero di non aver scelto il meglio della sua produzione per pura casualità, perché punto prima o poi a leggere almeno Casino Royale. 
Ma infine è tutto "oro" quello che luccica? A parte la battuta risibile direi di no. 
Il problema di queste storie action è figlio del genere. Ovvero quello dello schema fisso che vede il villain non approfittare mai dei momenti fallibili dei protagonisti. 
In questa storia Goldfinger ha sempre il coltello dalla parte del manico, ma l'autore sceglie di non farglielo usare mai.
Ma d'altronde è giusto così, altrimenti la saga non sarebbe durata così tanto, no?
Insomma ci si deve appellare alla sempreverde sospensione dell'incredulità, che comunque non penalizza un gran bel libro.
 
Octopussy è un breve ciclo di racconti in cui Bond è protagonista. 
Fa la sua comparsa, fa la cosa giusta, e si defila. 
Sono racconti in cui la sua figura si limita all'essenziale.
Octopussy, Di proprietà di una signora, ed Il lume dell'intelletto sono tre belle storie.
Certo, parliamo di quelle che mi sembrano obiettivamente delle opere minori, ma me le sono gustate.
Infine menzione per le due copertine di questo gioiellino di edizione, entrambe bellissime. Incredibilmente audace quella di Octopussy, che oggi secondo me, non verrebbe mai e poi mai approvata.
Per quanto va oggettivamente detto che ha pochissima attinenza con la storia in questione in cui il protagonista è...una piovra, invece della bella donna della copertina.
Anche in questo libro, la figura di James Bond ne esce ai miei occhi riabilitata e tutto sommato amabile.


Alla prossima!




giovedì 16 aprile 2020

Mystic River - Dennis Lehane

" A volte penso che siamo saliti tutti e tre insieme in quella macchina."



Come dissi nel post scorso, venne il momento, la settimana scorsa, di andare a pescare il tablet e gli e-book di emergenza, che tenevo in un cantuccio per i momenti di inedia di libri cartacei.

Il tomone contenente tutte le opere di Fitzgerald ha retto un po', poi ho dovuto rallentare perché non ce la facevo più ed ho dovuto trovare qualcosa che mi desse la possibilità di metabolizzare ed alleggerire un po' la lettura alta e un po' pomposa di Francis, che spero mi perdonerà.

Quello che però doveva essere un intermezzo, è stata una lettura che mi ha avvinto e trascinato inesorabilmente tra le lande più degradate di Boston e il lento, ma inesorabile scorrere del fiume Mystic, con le sue acque torbide, che costituiscono segreti e misteri.
Un po' confidente, un po' alleato, ed anche incubo.

Probabilmente Mystic River è famoso più per lo splendido film del duro e con gli occhi da bombardiere Clint Eastwood, ma per fortuna, io pur avendolo visto, non ne ricordavo gli snodi fondamentali, e quindi mi sono goduto ogni singola pagina ed ogni singola svolta narrativa di questo gran bel thriller.

Via di sinossi, presa in prestito da Amazon:

Boston, 1975. East Buckingham è un quartiere in cui tutti conoscono tutti. Nessuno dei suoi abitanti se n'è mai andato, se non quei ragazzi che la guerra ha strappato dalle proprie case per non restituirli più. Crescere in una periferia come questa non è certo il modo migliore per dare alla propria vita grandi prospettive. Ma è qui che Sean, Jimmy e Dave sono nati, e la loro esistenza sarebbe stata uguale a quella di tanti altri se non fosse arrivata quella dannata mattina. La mattina in cui Dave, con i suoi occhi spenti pieni di lacrime è salito sul sedile posteriore di quella macchina. Ed è scomparso per quattro, terribili giorni. Venticinque anni dopo, la violenza torna a segnare la vita di Dave. Questa volta però gli sguardi che si posano su di lui non sono compassionevoli, ma carichi d'odio e disprezzo. Reazione più che naturale di fronte all'omicidio di una ragazza di diciannove anni di cui Dave è accusato. E, quasi che il destino volesse rinsaldare un tragico legame, la vittima è la figlia di Jimmy, mentre Sean, diventato poliziotto, è incaricato delle indagini.



Non conoscevo Dennis Lehane, sono onesto, ho visto alcuni adattamenti cinematografici delle sue opere ( è stato scrittore anche di Shutter Island ), ma conto di approfondirlo appena possibile.

Mystic River è per me un'opera perfetta, scritta a puntino, e non solo scorrevolissima, ma anche precisa come un orologio svizzero.
Non tradisce mai la coerenza narrativa e va dritta per la sua strada dando vita a un nugolo di personaggi uno più bello dell'altro, complessi e strutturati benissimo.
La bravura di Lehane si nota non solo per lo sviluppo dei tre protagonisti, ma per il sapiente utilizzo di tutti i comprimari, ugualmente vividi.
Un libro che è già sceneggiatura, praticamente.
E che finale, ragazzi!

Un grande spaccato della difficile e spietata vita di provincia americana.
Anzi più che spaccato, dovremmo parlare di una vita in circolo, ma molto più che vizioso, bensì amaro e violento come un abuso.
I peccati, le paure e le colpe del passato, che riemergono a causa del delitto insensato di un'innocente.

Una vita che si rivela puttana e che spiattella in faccia i fantasmi di un passato in comune, che diventa un grigio e plumbeo presente, inesorabile come il lento defluire del fiume che fa da corollario alla vicenda.

Visto il narrato, Lehane è stato persino clemente, proponendoci sì una narrazione spietata, ma non lanciandosi in scene particolarmente cruente, e forse questo è anche peggio, perché è la nostra immaginazione a creare ed elaborare quelle sordide azioni.
L'incipit iniziale con i protagonisti ancora bambini e protagonisti del rapimento da parte di una coppia di pedofili di uno di loro, è un pugno nello stomaco, narrato in dissolvenza.

Gran bel libro, veramente.
Il film non lo vedo da tanto, ma lo ricordo molto bello, posso quindi dire con il senno di poi, che Clint ha reso piena giustizia al romanzo.

Un libro che consiglio senza riserve.


Alla prossima!





martedì 31 marzo 2020

L.A. Confidential - James Ellroy

Ed ecco quello che in questo tempo sospeso potremmo definire il mio ultimo libro cartaceo.
Non credevo che sarei arrivato ad azzerare la pila di libri che si era formata, ma viviamo in un limbo in cui devi occupare il tempo, ed io non essendo uno che guarda Tv o le pareti, devo riempire la mia giornata in qualche modo.
E quindi leggo e vivo nelle vite di persone immaginarie.

A dirla tutta L.A. Confidential non sarebbe il mio ultimo libro cartaceo, ma il penultimo, ma l'altro aprendolo ho scoperto che gli mancavano sessanta pagine, e quindi lo tengo in sospeso finché non troverò il modo di recuperarle.

Sapevo che prima o poi mi sarei imbattuto in James Ellroy, è un autore che soppesavo da tanto tempo, ed è un po' l'evoluzione moderna di Raymond Chandler.
O almeno così ho trovato scritto tra le note della prefazione di questo libro.
Però tra i due scrittori, a livello di stile di scrittura, c'è un abisso.
Ellroy è più crudo, più realistico, più moderno.
Moderno per quel che concerne l'approccio e la struttura dei personaggi, visto che comunque gli eventi del romanzo si svolgono negli anni '50.
Forse perché in qualche modo ha vissuto un'infanzia ed un'adolescenza entrambe problematiche, ma la sua scrittura è più rabbiosa di quella decadente e un po' romantica di Chandler.


Resta il fatto che però la prosa di Chandler è più nelle mie corde, e continuo a preferirla.
Ciò non toglie che L.A. Confidential sia una bomba.
Un romanzo trascinante e travolgente, che non perde un colpo e che soprattutto presenta tre personaggi molto diversi tra loro e tutti con un passato da nascondere, sfaccettati e complessi come non mai.
In bilico tra poliziesco, noir e giallo è un romanzo serrato e dalla trama intricatissima ( forse un po' troppo ) ed a volte un po' artificiosa, i cui snodi però alla fine mi hanno lasciato un po' insoddisfatto, perché per tre quarti di storia la storia stava virando verso una piega inevitabile che mi intrippava di più.
Per me l'ultima parte tradisce un po' il percorso che i personaggi avevano fatto fino a quel punto.
Ma è un problema mio, Ellroy è il Dio della sua storia, e lui sa.
Lui è la penna, e la penna comanda.
al di là dei miei dubbi, non posso non affermare che mi sono trovato davanti un'opera molto, ma molto bella.
Se amate il genere, lo straconsiglio.
Tra tutti spicca, secondo me, la figura di Bud White, che sicuramente tra i tre difensori della legge protagonisti è il più rude e cattivo con i suoi modi da giustiziere, ma il più complesso e trasparente dei tre.
Mentre Ed Exley che in qualche modo rappresenta il poliziotto intransigente e ligio al dovere e che è il vero protagonista del romanzo, è un po' troppo ingessato ed in balia degli eventi.
L'odio tra questi personaggi che si occupano dello stesso caso, è la vera trama strisciante, e sicuramente l'anima di questo libro, molto più dell'intricatissimo caso del Nite Owl che fa da collante e corollario alla storia.
Il terzo personaggio Jack Vincennes per quanto importante e strutturalmente complesso anch'esso, resta comunque un po' ai margini della storia, una sorta di ingranaggio importante, ma non fondamentale.
Un romanzo che è anche una non troppo velata critica alla politica ed alla corruzione che dilagano alle spalle del dipartimento di polizia di L.A.

L.A. Confidential è un romanzo che mi ha convinto fino in fondo, e che sicuramente mi spingerà a procurarmi altre opere di James Ellroy.
The Black Dahlia, almeno è sicuro che lo scoverò, e lo prenderò.

Il noir è un genere che sto imparando a scoprire ed amare adesso, e sicuramente mi spingerà anche altrove.
Infatti mi sta venendo voglia di esplorare anche il mondo dell'agente 007 creato da Ian Fleming che sicuramente sarà una delle mie letture future.
Quarantena, permettendo.
E' normale che sia così, perché quando sono saturo di alcuni generi, vengo spinto altrove, verso altri luoghi cartacei da scoprire e colonizzare con la mente.

Vi lascio con la sinossi di L.A. Confidential presa in prestito da Ibs ed un po' risicata in verità rispetto a quella della mia versione cartacea, ma sono convinto che molti ne conoscano comunque la storia per via dell'apprezzatissima versione cinematografica che gli valse anche due Oscar:

"I sapori e le atmosfere della Los Angeles del dopoguerra. Pornografia, corruzione, lotte tra gang rivali, terrificanti omicidi che investono le vite delle vittime tanto quanto quelle dei carnefici, ai confini della legge."



Alla prossima!

mercoledì 2 ottobre 2019

Il Lungo Addio - Raymond Chandler

" Dirsi addio è un po' come morire. "

Avevo dimenticato tutte le parodie o le citazioni al genere noir presenti nei fumetti, nella narrativa o nel cinema, ma mi è tornato tutto in mente mentre mi approcciavo per la prima volta alla narrativa di questo genere.

Non ricordavo quanta misoginia si nasconde dietro questo genere e quanto esso sia disilluso, decadente, ed inevitabilmente romantico.
Philip Marlowe è un personaggio che mi ha fatto innamorare, ma che giustamente va contestualizzato, però in generale devo ammettere che il mio approccio con la narrativa di Raymond Chandler è stato positivissimo.

Il Lungo Addio è uno splendido romanzo.
Condito da una storia la cui soluzione è francamente non difficile da capire, ma che comunque è più complessa ed articolata del previsto, ed è narrata divinamente.
E' anche un romanzo che trasuda cameratismo ed amicizia virile da tutti i pori, per quanto funga più che altro da prologo.
I dialoghi di questo libro sono straordinari, e Philip Marlowe è un personaggio costruito benissimo.
Però prima andiamo di sinossi, che è stata presa in prestito da IBS:

Quando Philip Marlowe, l'investigatore privato ideale di Raymond Chandler, vede per la prima volta Terry Lennox ubriaco in una Rolls Royce fuori serie di fronte alla terrazza del 'Dancers' non sa ancora quale influenza avrà sul suo destino. Lo sorregge tra le sue braccia, comunque, dopo che la donna che lo accompagnava ha tagliato la corda con la Rolls, accennando a un appuntamento irrecusabile, e cerca di tenerlo su in tutte le maniere, non solo fisicamente. Così si lega a Terry in una tormentosa successione di eventi pericolosi. L'amicizia virile, movimento classico del romanzo di avventura, è qui celebrata quasi oltre ogni limite. Nell'amicizia virile come nell'amore bisogna essere in due, ma la quota di amicizia o d'amore non è mai uguale.




Molto di questa storia lo fa l'atmosfera della storia stessa.
L'immaginazione della vecchia Los Angeles,  Hollywood ed il suo boulevard, quelle donne così volutamente arriviste, procaci ed inevitabilmente fedifraghe, il tutto rigorosamente in bianco e nero nella tua testa o meglio nella mia.

Non so come ho fatto a lasciarmi vincere per una volta dal parere di un influencer, ma in questo caso non posso che ringraziarlo.
Per quanto però io abbia amato questo romanzo e per quanto io sono convinto che un personaggio come Marlowe sia costruito per piacermi fino in fondo, so che non reggerei a lungo questo topoi che sono sicuro andrà a ripetersi romanzo dopo romanzo, anche se con una trama e un approccio diverso.

Ho già preso Il Grande Sonno e poi...conto di fermarmi lì.

Odio l'idea di stufarmi presto di un personaggio che ho amato, ma narrativamente parlando mi annoio presto della quotidianità del contenuto.
Perché so già che cosa mi aspetterebbe romanzo dopo romanzo: la stessa tipologia di donna, lo stesso romanticismo, lo stesso ufficio e lo stesso Marlowe sempre in bolletta, lanciato nell'ennesimo caso e sempre con un bicchiere in mano.
Le stesse strade e quelle notti buie, tristi e solitarie, tra puttane, bar, gangster e poliziotti corrotti.

Quasi quasi, prendo anche gli altri romanzi. :-P


Alla Prossima!




giovedì 27 giugno 2019

La Sottile Linea Scura - Joe R. Lansdale

" Dovevo aver sicuramente offeso gli dèi del male, dovevo aver fatto loro varcare di gran carriera la sottile linea scura che separa i misteri delle tenebre dalla realtà."

A volte se sono da solo e non so che fare, la domenica mattina sono solito andare al mercatino delle pulci nella bancarella di libri mia prediletta per cercare qualcosa da leggere a poco prezzo, anche se sono più le volte che torno a mani vuote che quelle in cui faccio veri affari.
La penultima volta che ci sono stato mi è caduto l'occhio su La Sottile Linea Scura di Joe R. Lansdale e al miserrimo prezzo di due Euro me lo sono portato a casa.

Pensavo di aver superato la mia fase Lansdale.
Perché sì, io le opere di Lansdale le ho lette in sequenza quasi febbrile nel 2013/2014 circa, forse anche prima.


La Sottile Linea Scura era la sua opera che più mi piacque e a cui sono più affezionato, e quindi mi è venuto spontaneo prenderlo.
All'epoca quando lessi in sequenza gran parte dei suoi romanzi potevo attingervi in maniera gratuita, ma non entrarne in effettivo possesso.
Però la cosa non mi disturbava perché era un autore che mi piaceva, ma non uno con cui avere un approccio in libreria e non ai mercatini.
Al contempo se dovessero ricapitarmi in mano La Trilogia Del Drive-In e In Fondo Alla Palude, penso che un posto nella mia libreria glielo concederei tranquillamente ( anche i primi volumi della saga di Hap & Leonard meriterebbero).
Insomma, io ho amato Lansdale, ma ad un certo punto mi è comunque venuto a noia, forse perché troppo sovraesposto e perché ho letto troppo di lui in poco tempo.
Anche se recentemente mi sono imbattuto nella trama di Paradise Sky ed essendo in un periodo dove sto leggendo ed amando molti romanzi western devo ammettere di averci fatto più di un pensierino.

La Sottile Linea Scura è un romanzo di formazione in chiave noir.
E chi mi conosce sa che io amo le storie di formazione.
Sono nato per leggerle e sono fatto per queste storie.

Questo libro pur essendo ambientato nel suo amato Texas orientale in anni e contesti diversi ricorda molto opere come Io Non ho Paura, Come Dio Comanda e Ti Prendo e Ti Porto Via di Ammaniti, e perché no anche il King di Stand By Me e It e un po' i racconti di formazione in salsa Mark Twain.

Via di sinossi, che ho preso in prestito da Ibs:

"Nell'afosa estate texana del 1958, il tredicenne Stanley Mitchell lavora nel drive-in del padre, e mette il naso in un segreto che doveva rimanere celato. E la "perdita dell'innocenza" di Stanley, in quell'estate in cui il mondo per lui cambia per sempre, coincide con il miracolo di una resurrezione davvero magica. In perfetta naturalezza, Lansdale ricrea le voci, il sapore, la vita, di un tempo scomparso del tutto, come non fosse mai esistito. La "sottile linea scura", che segna per Stanley la scoperta del male del dolore e della morte insieme con l'esplosione del sesso e la consapevolezza del conflitto razziale, diventa la parete trasparente da varcare per immergerci in quegli anni Cinquanta lontani ormai come la preistoria."


Per una volta abbiamo una sinossi chiara e precisa che esplica alla perfezione la trama.
Prima di tutto bisogna dire che Lansdale ha una scrittura semplice e lineare, ma che fa scivolare via le pagine che è un piacere.
In più è molto abile a descrivere le giornate e l'ambiente cittadino di quegli anni mostrandolo da più punti di vista.
Per quanto la storia sia descritta principalmente attraverso lo sguardo ed i pensieri del giovane Stanley, Lansdale riesce a farci entrare nei pensieri e nelle azioni di tutti.
La storia prende il via quando Stanley trova nel campo vicino il drive-in del padre una casa abbandonata e bruciata sopra un albero e nelle vicinanze un baule sepolto contenenti delle lettere che appartenevano ad uno degli abitanti della casa, una giovane ragazza morta in circostanze sospette.
Diciamo subito che la parte noir è la meno interessante, i probabili sospetti sono pochi e quindi il mistero non è di difficile soluzione agli occhi del lettore, in quanto le alternative sono poche, anche se fino a quel momento è un mistero ormai vetusto ed irrisolto, ma è interessante tutto il contesto della storia dei protagonisti.
Una storia fatta di tensioni razziali, storie d'amore nascoste ed improbabili per il pudore comune di quegli anni, di violenza, ma anche di spensieratezza, malizia e vigore giovanile soprattutto per quel che concerne il personaggio della sorella di Stanley forse il personaggio più "vero" narrativamente parlando.
Non tutto come dicevo è perfetto, la parte noir viene risolta in maniera un po' repentina ed a volte si ha la sensazione che sia una scusa per narrarci la vita di una cittadina di provincia texana in un periodo di tensioni razziali, dove molto spesso per avere giustizia bisognava difendersi e farsi ascoltare con la forza.
Non a caso penso che il personaggio meno credibile della vicenda sia il padre di Stanley, buono e caro a casa in un periodo tipicamente patriarcale, ma pronto a menare le mani con chiunque anche con un semplice spasimante della figlia.
Un personaggio che sembra un po' troppo un eroe cinematografico per i miei gusti.

Pur nella semplicità del narrato, Lansdale regala anche delle pagine ricche d'azione e di violenza, ed alcuni paragrafi sono bellissimi.
In più è terribilmente bravo nel descrivere le scene d'azione.
Ci sarebbe tanto da dire soprattutto sui due personaggi di colore protagonisti della vicenda, descritti in maniera bellissima, così come il miglior amico di Stanley, Richard, che sembra uscito da una storia di Mark Twain, un ragazzo sempre sporco che ha conosciuto solo fame e violenza, ma così rischierei di dire troppo e di trarne un poema.

Mi limito a dire che ci troviamo davanti un gran bel romanzo di formazione in uno dei periodi più turbolenti della storia americana.
Si parla anche di cinema, e di sesso.
Si parla di vita e di morte.
Perché la morte ed il sangue non hanno razza.
Consigliatissimo!

"Non sempre la vita dà soddisfazione e, al tirar delle somme, carne e polvere finiscono per rivelarsi la stessa cosa."


Alla prossima!