giovedì 9 febbraio 2023
Mystery - Peter Straub
venerdì 4 novembre 2022
Koko - Peter Straub
Koko, da quel che ho capito girovagando per la rete, doveva essere il primo di una trilogia, denominata de La rosa blu, di cui purtroppo non vedremo più la fine, visto che il terzo volume non è mai uscito*, e con la morte dell'autore, è morta anche questa trilogia, insieme a quella a quattro mani con Stephen King de Il Talismano e La casa del buio, che a questo punto resteranno tronche per sempre.
Sicuramente almeno il secondo volume, Mistery, lo recupererò, appena potrò, anche perché sia Koko che quest'ultimo sono stati ristampati recentemente da Fanucci.
A dirla tutta l'edizione di Koko che ho io, è una di quelle dell'edizione Club che circolavano negli anni '90 e che ho trovato a pochissimo su Ebay.
Koko è molto diverso dagli altri romanzi di Straub, il che mi ha fatto riflettere molto.
Ho idea che sia con questo e con i suoi due romanzi successivi, Mistery e Mr. X, che quest'autore sia finito nel dimenticatoio.
Leggendo le trame di questi altri due romanzi, appare evidente come in un certo senso Straub si sia sempre più allontanato dall'horror per elaborare trame molto più complesse, drammatiche e mature, che sfociano soprattutto nel thriller, come è il caso di Koko.
Parliamone dopo la sinossi:
"Solo quattro uomini sanno chi è Koko. E devono fermarlo. Sono trascorsi ormai molti anni dalla fine della guerra in Vietnam quando quattro reduci appartenenti allo stesso plotone si ritrovano a Washington: un pediatra, un semplice operaio, un avvocato e uno scrittore. Non hanno nulla in comune. Il motivo del loro incontro è legato al passato, a un unico traumatico episodio, improvvisamente rievocato da un agghiacciante fatto di cronaca. A Singapore si sta verificando un'efferata catena di inspiegabili delitti firmati da un misterioso killer che lascia su ogni vittima, orribilmente sfigurata, una carta da gioco sulla quale è scarabocchiato il nome "Koko". Solo loro ne conoscono il significato e sanno che non hanno tempo da perdere. Dai cimiteri e bordelli dell'Estremo Oriente alla giungla umana di New York, daranno la caccia a qualcuno che è risorto dall'oscurità per uccidere, uccidere e uccidere ancora."
Lo dico subito, Koko mi è piaciuto molto, ma allo stesso tempo è un libro molto asettico ed è difficile empatizzare con i personaggi che lo compongono.
Non solo perché sono un cast di persone che hanno vissuto e combattuto la guerra in Vietnam portandosi dietro un bagaglio di ricordi dolorosi e drammatici, ma anche perché i postumi psicologici se li portano dietro anche dopo vent'anni.
La trama, come si evince anche dalla sinossi, è molto semplice: quattro ex commilitoni vengono a conoscenza che esiste in giro un assassino che ammazza le vittime utilizzando dei metodi che uno della loro squadriglia si inventava nelle sue storie, quindi ipotizzano subito che è per forza uno di loro, e partono alla ricerca di colui che ha inventato la storia, e che ritengono essere l'assassino o comunque uno dei sospettati.
Straub fa un gran bel lavoro con i personaggi, e soprattutto i fatti del passato in Vietnam e i capitoli dedicati alla figura di Koko, sono tra i più belli del romanzo.
In più Straub è sempre bravissimo nella scrittura, ed il punto di vista di Koko è veramente scritto da Dio, quasi in maniera onirica, per certi versi, entriamo in una mente paranoica che ha una visione della realtà e dell'esistenza tutta sua.
Essendo un thriller è molto importante l'intreccio.
E' bene essere chiari, non è molto difficile ipotizzare l'assassino, non dico che ci si arriva facilmente, ma comunque la cerchia è così ristretta che l'identità attraverserà i pensieri di qualsiasi lettore.
E' un difetto? Non lo so, però di sicuro siamo lontani da autori che sorprendono di più a livello di trama come un Dennis Lehane, per dire.
A parte la soluzione del mistero, devo dire che invece il finale, pur se un po' anticlimatico, è parecchio incisivo e funzionale e mi è garbato molto.
Un' altra cosa che mi ha lasciato perplesso è un capitolo in particolare, quello in cui tre dei quattro protagonisti partono alla ricerca di Underhill colui che pensano possa essere l'assassino, visto che è proprio l'autore di quella storia che Koko sta facendo diventare realtà.
Ebbene, passi per colui che non parte e resta a casa per esigenze di narrazione, e che quindi non è impossibile dedurne il destino, nel viaggio delle altre tre persone, Straub non ci parla minimamente di uno di loro.
Ora, capisco che si parla del personaggio più problematico del gruppo, probabilmente stava sulle palle all'autore stesso, però è strano che Straub lo abbia saltato così a piè pari, mentre per gli altrui due ci racconta per filo e per segno tutto il viaggio, per altro in alcuni dei migliori capitoli del romanzo.
Una scelta che narrativamente parlando non capisco.
Lo mandi a Taipei? Beh, raccontaci qualcosa, e no, non bastano quelle quattro parole in croce nel viaggio di ritorno.
Insomma, probabilmente Koko è un thriller convenzionale, ma i temi della storia e come vengono trattati sono parecchio incisivi.
Straub ci dà la sua personale visione della guerra in Vietnam e delle sue conseguenze sulla psiche dei protagonisti, e lo fa bene, e soprattutto ci racconta il dramma in un paio di capitoli ambientati proprio lì che sono veramente forti e crudi.
In più ci descrive alcuni sottoboschi di alcune città come Singapore e Bangkok davvero molto fetidi e malsani, in alcune pagine on the road davvero ispiratissime.
Koko è probabilmente l'opera più coesa e matura di Peter Straub.
Non ha raggiunto la fama e la popolarità di Ghost story, ma resta un bel romanzo, che forse paga delle soluzioni narrative un po' telefonate, ma che allo stesso tempo offre al lettore molti capitoli bellissimi.
Io lo consiglio senza riserve.
*Come mi è stato segnalato nei commenti, in verità il terzo e conclusivo libro della trilogia dal titolo The Throat è uscito in patria nel 1993, e dovrebbe a breve uscire per Fanucci.
Alla prossima!(?)
giovedì 29 settembre 2022
Julia - Peter Straub
Di solito non sono uno che partecipa alle manifestazioni social da cordoglio quando muore un vip di qualsiasi tipo, però sono rimasto alquanto stranito dal fatto che Peter Straub sia deceduto proprio nel periodo in cui io stavo leggendo un suo libro.
Ovviamente quando si tratta di un artista, mi dispiace sempre e comunque, anche perché la scrittura è un mestiere senza età, e Straub, tutto sommato, poteva avere ancora un bel po' di anni davanti.
Mi consola il fatto che io ancora abbia delle sue opere da leggere, ed anche il mese di ottobre, mi vedrà impegnato con un altro suo romanzo, Koko.
Torniamo all'oggetto del post, ovvero Julia.Cosa dire: L'edizione è quella classica della Fabbri che ormai ho imparato a conoscere bene.
L'ho pescata su Ebay a poco più di 5 Euro, ed è un'edizione del 1994.
Come molte delle opere passate di Straub, credo che sia nel limbo dei fuori catalogo, ma ad onor del vero, circola parecchio nel circuito dell'usato.
Il prezzo oscilla molto, ma prima o poi, delle copie a buon prezzo saltano sempre fuori.
Com'è Julia?
Andrei volentieri di sinossi, ma in italiano non ne ho trovata alcuna.
Facciamo senza, e proverò ad infarinarne una di mio, parlando un po' di più della storia.
Julia è innanzitutto un buon ingresso alla narrativa di Straub.
E' un romanzo molto più corto degli altri, in quanto conta circa 245 pagine, è stato scritto prima di Ghost Story e Il drago del male, ed è molto meno complesso ed ambizioso in termini di trama.
Semmai è solo molto più contorto, e si basa unicamente sugli stati d'animo dei personaggi, che cambiano psicologicamente più e più volte in corso d'opera.
Non manca ovviamente il soprannaturale.
Se dovessi trovare delle similitudini con altri romanzieri, mi vengono in mente Shirley Jackson ed Henry James in particolare, e soprattutto Ramsey Campbell, soprattutto per la natura molto ondivaga e straniante dei personaggi principali.
Julia è un po' un dramma familiare che si interseca con la più classica delle storie di fantasmi.
E' sorretto praticamente da quattro personaggi, ed i due principali sono una coppia di nome Julia e Magnus, più il fratello e la sorella di lui, che avranno un ruolo determinante nonché molto subdolo nella storia.
Julia e Magnus si separano dopo un lutto familiare.
La loro figlia, una bambina, muore soffocata a tavola, davanti ad entrambi i genitori, che nel tentativo di salvarla le praticano una tracheotomia.
Questa scena non ci viene raccontata esplicitamente, così come non ci viene raccontato chi sia dei due a praticare questa mossa disperata, ma resterà nell'aria per tutto il romanzo attraverso simbolismi vari, tra cui uno molto significativo che racchiude la scena più bella e potente del libro.
Julia per la disperazione lascia la casa ed il marito e si trasferisce altrove.
Magnus uomo forte, un po' passivo/aggressivo non si rassegna alla fine del suo matrimonio e segue la moglie pedinandola e stalkerandola, praticamente.
In più Julia va a vivere in una casa in cui accadono delle strane cose, e fa la conoscenza di una bambina, che tanto gli ricorda sua figlia, ma che si comporta in modo strano, poco consono per la sua età, e che sembra evitata dagli altri bambini.
Come dicevo all'inizio l'horror si mischia al dramma familiare.
I quattro personaggi principali sono piuttosto contorti, ed al di là dell'eleganza dello scritto, e dei bei dialoghi, non sempre si comportano in maniera coerente.
Certo, Straub ci gioca con questa cosa e li mette al servizio della storia, ma per tutta la durata della storia, non sapremo se ci sono o ci fanno.
E' bravo l'autore a farci dubitare di tutto e di tutti, anche della sanità mentale di Julia, in più punti, ed anche i rapporti tra i personaggi sono piuttosto complessi e morbosi, anche tra fratello e sorella, per dire.
Horror e dramma familiare non si sempre si intersecano benissimo, ed a volte si ha l'impressione che i personaggi cambino fin troppo spesso in corso d'opera.
Non lo so, non mi ci sono raccapezzato moltissimo con questi personaggi, che sì, sono interessanti per le numerose sfaccettature, per gli intrighi ed i segreti che nascondono, ma che davvero si comportano in maniera troppo contorta.
E' un romanzo in cui è molto forte l'intreccio, forse troppo.
Mentre la parte horror è molto più sottile ed intrigante, e la bambina protagonista, è veramente inquietante.
In sostanza è un buon horror, con delle atmosfere gotiche non originalissime, ma comunque molto impattanti, ma che allo stesso tempo ha dei personaggi un po' troppo esacerbati, cioè, per qualcuno di loro possiamo mettere in dubbio che siano sotto l'influsso della possessione e del male, e Straub con questo ci va a nozze per tutto il libro, però sono troppo in balia della storia, secondo me.
Basta vedere lo stesso Magnus: a volte sembra un incel, a volte sembra sinceramente preoccupato per la moglie, però poi fa il pazzo geloso entrando in casa di nascosto o picchiando i vicini, a volte sembra ancora sinceramente innamorato, e uno, due capitoli dopo, vorrebbe internare la moglie ed intestarsi tutti i beni.
E non è solo lui, ma tutti i personaggi sono così.
E' un romanzo di una incoerenza collettiva.
Comunque, secondo me, merita, soprattutto per la parte horror, e per quell'inquietante bambina, che un po' ne ricorda un'altra che apparirà nel romanzo successivo di Straub, ovvero Ghost Story.
Personalmente ritengo Straub uno scrittore che meriterebbe molto più successo, e mi auguro che prima o poi Julia venga ristampato.
Perché al di là dei personaggi un po' troppo sopra le righe, è comunque una bella storia, che lascia anche più di un brivido.
Il primo incontro di Julia al parco giochi con la bambina, vale da solo l'intero romanzo.
Alla prossima!
sabato 9 luglio 2022
La casa del buio - Stephen King / Peter Straub
domenica 12 giugno 2022
Il drago del male - Peter Straub
Un libro come Il drago del male rappresenta in toto il motivo per cui ho creato e per cui esiste ancora questo blog.
Ovvero quello di parlare anche di libri ormai fuori catalogo, e di autori ormai fuori moda.
Un porto o un approdo per chi ha letto un'opera poco famosa o ormai dimenticata, uno spirito affine con cui condividere una di queste letture.
Il drago del male è stato per lungo tempo nella mia lista di recupero, ma solo in questi ultimi mesi mi è venuta voglia di andare oltre quella che era solo un'intenzione e non un'azione concreta.
Galeotta è stata la rilettura di Ghost story.
Come scrissi in quel post, ad un primissimo approccio, Straub non mi fu molto affine.
Ghost story mi ha messo la voglia di esplorare la mente narrativa di questo autore, e quindi eccomi qui a parlare de Il drago del male.
Prima di andare di sinossi, volevo fare una piccola premessa.
Spulciando tra redazionali, prefazioni varie, interviste o saggi vari sulla letteratura horror, salta fuori come Peter Straub e Stephen King si stimino molto tra loro, tanto che hanno pubblicato due romanzi a quattro mani.
I due autori credo siano tuttora amici, e nel corso della loro carriera di scrittore sono stati parecchio in contatto, tutto ciò per dire che leggendo le opere dell'uno e dell'altro ci si ritrovano molti omaggi dell'uno nei confronti dell'altro, e dei paragrafi che sembrano persino uguali.
Mi sembra palese che i due si scambiassero pareri o idee, e che poi le infilassero nelle proprie storie.
Tutto questo papello per dire che Il drago del male ha delle assonanze clamorose con IT ed in minima parte con L'ombra dello scorpione e Le notti di Salem, ma che fu scritto prima di IT, quindi in quel caso è King che ha citato Straub.
Una scena in particolare dove un uomo guarda la luna e quest'ultima sembra che gli parli, è una scena inequivocabile ( come accade ad Henry Bowers in IT ).
E non è l'unica: ricordate la controversa scena di Beverly Marsh?
Qui ce n'è una molto più platonica, ma comunque pregna degli stessi significati, che vede protagonista il membro femminile di questa banda di eroi.
Ma bando alle citazioni ed andiamo di sinossi:
" Gli abitanti di Hampstead, una tranquilla cittadina americana di provincia, vivono immersi nella quiete e nella serenità. Ma all'improvviso oscure forze demoniache si abbattono sulla piccola comunità, seminando ovunque morte, terrore e distruzione. Magia e soprannaturale, realtà e allucinazione si mescolano per coinvolgere il lettore in una spirale di paura. Un' inquietante e superba creazione della fantasia, un horror mozzafiato di Peter Straub, un maestro riconosciuto del genere. "
Io l'ho preso su Ebay a 5 Euro o giù di lì, ed è un'edizione Sperling del 1987.
E' ingiallita, ma tutto sommato ancora decorosa.
Come si evince dalla sinossi, Il drago del male è quanto più di classico anni '80 ci sia.
Straub ci dona la sua personale interpretazione di una cittadina che attrae il male in maniera ciclica, un po' come Derry o Castle Rock nei romanzi di Stephen King.
Innanzitutto è bene dire che si tratta di un romanzo piuttosto corale, ci sono dei protagonisti, ma l'azione si svolge nell'intera cittadina e coinvolge tutti gli abitanti nel loro insieme.
La trama si svolge tra due linee parallele che vanno ad intersecarsi.
Un po' come accade nel romanzo L'ombra dello scorpione di Stephen King.
C'è una fuga di un composto tossico da un laboratorio di ricerca per fini militari che provoca effetti di varia natura nella popolazione della cittadina, tra cui morte, allucinazioni, effetti radioattivi terrificanti in alcuni individui, e come se non bastasse si susseguono efferati assassinii all'interno della cittadina.
In mezzo a questo caos si muove inesorabile un uomo che sembra dotato di poteri soprannaturali denominato il drago.
Gli eroi chiamati a proteggere la cittadina saranno due uomini, un ragazzino ed una donna, quest'ultimi due condividono una sorta di legame telepatico, che non ha molte spiegazioni in corso d'opera, se non un trafiletto all'inizio in cui si dice che il composto chimico potrebbe donare anche tali capacità.
Insomma in questo libro c'è parecchia carne al fuoco, forse troppa.
Da un punto di vista puramente letterario è secondo me un buon libro.
Chi ha amato le atmosfere di romanzi corali con cittadine che vengono decimate o trasfigurate, beh, troverà pane per i propri denti.
Ci sono tutte quelle caratteristiche che hanno reso grandi romanzi come L'estate della paura, Il popolo dell'autunno, Le notti di Salem, It, ecc.ecc.
Anche qui, come in tutti questi romanzi, la forza che contraddistingue gli eroi viene dal gruppo, ma non solo, in alcune storie di questo tipo come esiste il male, c'è anche una figura benigna che in qualche modo dona al buono degli strumenti per affrontare il nemico.
Qui è molto più sfumata, ma esiste.
Anche se è bene dirlo, in questa storia il male fa terra bruciata intorno ai protagonisti, mietendo vittime senza distinzioni di sesso ed età.
Un male che per lunghi tratti della storia sembra inesorabile.
Ecco, qualche dubbio narrativo ce l'ho proprio su Gideon Winter, il cattivo di questa epoepa.
Un personaggio che non sembra centrato benissimo.
Straub ci dona alcuni stralci sul suo passato, e sul primo scontro avuto con Graham Williams in giovinezza, ovvero uno dei protagonisti del libro, e sicuramente sono tra le pagine più belle del libro, visto che il loro scontro sembra quasi venire dalle pagine de Il vecchio e il mare di Hemingway per quel che concerne l'iconografia della descrizione, ma di questa figura sapremo ben poco.
Sembra che esista fin dagli albori della cittadina, è dotata di poteri ultraterreni tanto da apparire nella forma di un drago, o quella di un pipistrello infuocato, ed è in grado di provocare allucinazioni giocando con i traumi degli individui, un po' come farebbe Pennywise.
Sembra anche trovi potere e quindi ritorni in maniera ciclica quando le famiglie progenitrici della cittadina si ricongiungono nei dintorni della stessa.
Ovviamente quelle famiglie sono rappresentate dai quattro protagonisti.
Dal punto di vista della coerenza narrativa, forse sarebbe stato meglio donare al lettore qualche informazione in più sull'antagonista, poiché quelle che ci sono sembrano messe un po' a caso.
So che alcuni odiano gli spiegoni, soprattutto quando si tratta di soprannaturale, ma la natura e le motivazioni di questa creatura rimangono molto aleatorie.
Nulla da dire suoi quattro protagonisti, a lungo andare ben sfaccettati e ben amalgamati, sebbene specie nella prima metà risultassero piuttosto ermetici nel loro insieme.
Detto questo, Il drago del male a me è piaciuto comunque molto.
Io sono fatto per storie di questo tipo, e belle o brutte che siano, è un po' come ritrovarmi nella mia comfort zone letteraria.
Il finale è ben scritto e indirizza il lettore verso un'allegoria biblica, ma almeno da questo punto di vista i sentori si avvertivano già in maniera netta in corso d'opera.
Però come dicevo un po' più su, la metafora demoniaca a me non basta, avrei voluto qualche capitolo in più su questa enigmatica e terrificante figura.
Insomma nonostante un cattivo per i miei gusti un po' ermetico, vi suggerirei comunque di inserire anche Hampstead nel vostro itinerario di luoghi infestati ed inenarrabili.
Peter Straub meriterebbe molta più attenzione, e di uscire dal limbo dei fuori catalogo.
Spero un giorno di riuscire a recuperare altri suoi libri, in particolare Julia, che in questo momento veleggia su prezzi proibitivi su Ebay.
Alla prossima!
giovedì 10 febbraio 2022
Ghost Story - Peter Straub
" Okay, proviamo di nuovo ", disse lui. " Cosa sei? "
" Lo sai. " Rispose lei.
Insistette. " Che cosa sei? "
Sorrise porgendogli quella straordinaria risposta.
" Sono te. "
" No. Io sono io. Tu sei tu. "
" Io sono te. "
Già solo per questo scambio splendido e per tutto quel primo capitolo quasi in medias res che funge sia da prologo che da quasi epilogo, questo romanzo meriterebbe la lettura.
Però andiamo per gradi.
Chi è Peter Straub?
So che è una domanda retorica poiché tutti conosciamo Wikipedia, però è giusto iniziare un articolo parlando prima dell'autore.
In Italia questo autore è noto soprattutto per aver scritto a quattro mani con Stephen King i romanzi Il Talismano e La casa del buio.
Entrambi dovevano essere parte di una trilogia, ma recentemente i due autori hanno dichiarato che difficilmente troveranno il tempo per potersi dedicare al terzo capitolo.
La mia idea è che non ne abbiano poi questa gran voglia, d'altronde da La casa del buio sono passati più di vent'anni.
Però direi di chiudere qui questa parentesi e magari ne riparlerò quando mi deciderò di rileggere La casa del buio con la prospettiva di parlarne qui.
Molti degli scritti di Peter Straub vennero pubblicati dalla Bompiani, credo in scia alla pubblicazione de Il Talismano.
Ebbene, mi piacerebbe molto recuperare alcuni di essi, che oggi credo vaghino nel limbo dei fuori catalogo.
Straub non è un autore su cui ci sia molto hype e quindi i suoi libri si trovano attualmente a pochissimo prezzo su Ebay ed affini.
Mi piacerebbe leggere in futuro sia Koko che Il drago del male.
Del primo ho visto che circolano anche alcune copie in edizione Fabbri, quella blu cartonata che spesso appare in bella vista in qualsiasi mercatino dell'usato librario.
Io ovviamente ho conosciuto Peter Straub tramite il romanzo Il Talismano, ma in verità ne sono stato incuriosito a causa del fatto che Stephen King nel suo Danse Macabre ha inserito Ghost Story non solo come uno dei romanzi che più lo hanno influenzato, ma anche come uno dei migliori romanzi di genere fantastico ed horror di maggior rilievo negli anni che vanno dal 1950 al 1980.Gli ha dedicato un intero capitolo, e ne ha parlato con così entusiasmo, che all'epoca andai su Ebay e mi decisi a comprarne subito una copia.
Lo lessi a suo tempo, mi piacque, ma non condivisi quell'entusiasmo.
Con lo scorrere del tempo provai a rileggerlo almeno due volte, ma entrambe le volte mi arenai intorno alla pagina 150 o giù di lì.
Dico queste cose per onestà intellettuale, perché mi rendo conto che in alcuni punti questo è un romanzo abbastanza lento e prolisso.
Però la terza rilettura è stata quella giusta, perché ho apprezzato il libro molto più della prima volta.
Oggi posso fare ammenda ed affermare che Ghost Story è un gran bel libro.
Parliamone dopo la sinossi:
"Quattro rispettabili anziani professionisti ci Milburn, una cittadina sperduta fra i monti dello stato di New York, si ritrovano ogni quindici giorni a raccontarsi storie di fantasmi. Hanno sentito il bisogno di farlo da quando un loro amico è morto all'improvviso durante un ricevimento offerto in onore di una misteriosa attrice.
Ora, nell'inverno di Milburn, una strana creatura, che nel passato aveva subito un danno dai quattro amici, è tornata per esigere il suo tributo. Così la città viene conquistata a poco a poco da un orrore che dapprima si insinua nella sonnolenta routine quotidiana, poi si manifesta spaventoso in tutta la sua violenza.
Alleato dei quattro diverrà lo scrittore di storie soprannaturali Don Wanderley, che per quanto esperto in materia, non potrà garantire l'esito dello scontro finale."
Credo che per apprezzare un libro del genere bisogna avere un po' di infarinatura del genere.
Questo mi rendo conto che potrebbe essere visto come un difetto, perché è un libro che è facile associare ad altri libri, altri generi ed altri autori.
Forse è per questo che oggi sono in grado di apprezzarlo di più, perché con il tempo ho assimilato molte storie che hanno ispirato questo libro o che sono state ispirate da questo libro.
Ghost Story è un romanzo del 1979.
Persino King ha usato alcuni dettami di quest'opera per alcuni suoi racconti, e la natura ciclica e temporale del villain di questa storia ricorda tantissimo IT o anche alcuni personaggi mitologici di Neil Gaiman.
Straub a sua volta però afferma di essersi ispirato a Le notti di Salem per quel che concerne la cittadina protagonista di questo libro ovvero Milburn.
Un'altra associazione che mi è venuta subito in mente è quella relativa a Il canyon delle ombre di Clive Barker che per certi versi un po' ricorda le atmosfere di questa storia.
Ebbene, quali sono queste atmosfere?
Ghost Story è una storia di fantasmi come il titolo lascia intendere?
No, non del tutto.
In verità in questo romanzo Peter Straub è abile a giocare con tutti gli archetipi del genere horror presentandoci un nemico che è in grado di essere qualsiasi cosa.
Capito, perché ho nominato IT?
Però qui non c'è nessun pagliaccio, ma solo una bellissima donna.
A conti fatti è un horror che mischia un po' il noir di Raymond Chandler, con le atmosfere che tanto ricordano gli anni dei libri di Scott Fitzgerald fatte di feste e bei vestiti, frullando il tutto con un po' di sano horror alla Stephen King di quando racconta l'arrivo dell'orrore esterno in un sobborgo cittadino qualsiasi.
L'idea della Chowder Society è molto suggestiva e potente, forse ispirata alla famosa sera in cui vennero piantati i semi per la creazione di due degli archetipi horror più famosi di ogni tempo ovvero Frankenstein e Il Vampiro, ma funziona dannatamente bene.
La chowder society è composta da quattro amici un po' attempati che si riuniscono una tantum per bere e raccontarsi storie dell'orrore o comunque surreali.
In principio erano in cinque ed uno di loro muore in un modo strano.
Aveva da poco conosciuto una bellissima donna.
Straub per alcuni di questi personaggi sceglie il nome di scrittori veramente esistiti, non a caso uno dei protagonisti si chiama Hawthorne ed un altro Sears James.
Non a caso la storia che quest'ultimo racconterà sembra pari pari uscita da Il giro di vite di Henry James, molto subdolo Straub, vero? XD
Scherzi a parte, Straub fa un gran lavoro con i personaggi di questo libro, tutti sviscerati benissimo, e tutti quanti molto credibili nelle proprie peculiarità, caratteristiche e debolezze.
In verità dal punto di vista corale, inteso come sobborgo cittadino, il tutto funziona benissimo e risulta oltremodo coeso dal punto di vista narrativo.
Magari qualcuno storcerà il naso nel vedere quattro protagonisti così attempati, ma in verità andando avanti faranno capolino nella storia anche il giovanissimo Peter e quello che alla fine sarà il vero protagonista della storia, Don Wanderley, che poi è il nipote del quinto membro della Chowder Society che è deceduto.
Nelle vite di questi personaggi, che sia al passato o al presente, farà o avrà fatto capolino una donna, che si chiami Eva, Alma, Anna o Angie, è sempre lei, così diversa, ma così uguale...
Mi fermo qui con la descrizione di questo libro, sennò andrei per le lunghe.
Descritto così sembra un romanzo in cui succede poco, ma la parte horror c'è ed è moltissima, fidatevi.
Le ultime centinaia di pagine sono un crescendo continuo e c'è parecchia azione e parecchia...morte.
Tra le fila dei buoni soprattutto.
Ci sono difetti in questo romanzo?
Quelli figli del genere direi.
Quindi non insormontabili.
Quali, direte?
Direi che come in ogni film, romanzo o fumetto di quel periodo, il male all'inizio sembra implacabile, poi invece soprattutto nei confronti finali, sembra quasi che venga sconfitto facilmente.
E' una cosa che nella narrativa di una storia incrocio spesso e ci ho fatto il callo, ed in più mi rendo conto che non è facile scrivere di una lotta.
Cioè in un film o in un fumetto, una coreografia o un disegno risultano molto più coinvolgenti e credibili di una scena narrata.
Non so se sono riuscito a spiegarmi, in tal caso mi scuso.
Insomma Ghost Story è un gran bel libro, e se vi capita sottomano, non fatevelo sfuggire.
Inizialmente vi sembrerà altro, e questo mi dà la possibilità di parlare anche dell'inizio.
Beh, quella parte è molto ambigua e lolitesca.
Ed è dannatamente bella e inquietante.
So che in una delle ultime ristampe, proprio l'inizio è stato usato come sinossi, cosa per me sbagliata, visto che il libro per trecento pagine o più, è proprio tutt'altro.
Ma li capisco, è un inizio al fulmicotone.
Un uomo viaggia in auto con una una bambina che non è sua figlia, la tiene praticamente prigioniera, ed in più progetta di ucciderla.
Ditemi se non è un inizio meraviglioso.
Ehm, volevo dire, narrativamente accattivante, non denunciatemi per istigazione alla violenza. XD
Chiedo venia per la lunghezza, ma credo che un post del genere possa essere tranquillamente letto a pezzetti con lo scorrere del tempo, anche perché difficilmente riuscirò a scrivere altro per questo mese in corso, poiché il materiale da leggere scarseggia.
Alla prossima!