giovedì 19 dicembre 2013

Le più grandi delusioni videoludiche della mia vita / (1) Last Battle - Amiga 500

Non so i miei amici, ma io forse non usavo manco il portafoglio a quel tempo.
Più probabile tenessi le 1000 Lire stropicciate in tasca o avessi il classico bozzo formato dalle monetine da 500 Lire, che il più delle volte veniva fagocitato dal Flipper o Dal Coin-Op di turno.
Non tutte però, perché alcune le conservavo per eventuali acquisti che effettuavo con i miei amici, perché eravamo anche pirati a quel tempo.
Lo erano quasi tutti tra la fine degli anni '80 e l' inizio dei '90, lo eravamo anche noi.
Niente bandane o bende in un occhio e nemmeno bandiere di Jolly Roger sui motorini, eravamo pirati di diverso genere, spacciavamo tra di noi giochi per Amiga 500, con l' X-Copy che andava a manetta.
Contavamo le monetine, si faceva una sorta di colletta e via, si partiva per il primo negozio di videogiochi alla ricerca dell' ultima uscita, di qualsiasi gioco che nelle recensioni delle riviste del periodo faceva più presa ai nostri occhi, che poi puntualmente copiavamo a manetta facendolo girare in tutta la compagnia.
I videogiochi a 5000 Lire ( a Floppy ) e se ti andava bene anche a 3000 Lire, erano un' attrattiva troppo forte per noi ragazzini, che non pensavamo minimamente al danno che stavamo facendo alla Commodore e alle Software House, foraggiando la pirateria e quei negozi che ci campavano con quel commercio clandestino.
Fu così anche per Last Battle.
Non ricordo qual era la rivista, ma ricordo che tutti spalancammo gli occhi quando scoprimmo che era prossimo all' uscita un videogioco dedicato a Ken Il Guerriero.
Ken lo guardavamo tutti, era una delle poche cose in Tv che aveva il potere di farti abbandonare qualsiasi cosa stessi facendo e farti correre a casa a guardarlo e fu con trepidante e somma attesa che attendemmo l' uscita del videogioco, tanta quanto fu la delusione una volta inserito il Floppy.

Last Battle è un Beat 'em up a scorrimento orizzontale, un classico picchiaduro.
Pubblicato dalla Sega nel 1989 per Megadrive, fu inizialmente commerciato solo nel Sol Levante con il titolo di Hokuto no Ken - Shin Seikimatsu Kyūseishu Densetsu, fino a quando la Elite non decise di farne una versione per Commodore da importare in Europa, dove assunse il titolo di Last Battle.
Scomparvero tutti i riferimenti alla saga di Ken, compresi i nomi dei personaggi, tutti cambiati, quantunque fossero facilmente riconoscibili.
Mi pare di ricordare che una volta completata la barra alla fine della schermata del gioco, ovvero quella con la scritta Powey, potevamo assistere alla classica trasformazione di Ken, con conseguente rigonfio del petto e strappo di vestigia. :-P
Il gioco fu persino censurato, visto che fu fatto scomparire il sangue dei nemici quando venivano colpiti da uno dei pugni o dei calci di Ken, ma per fortuna nella versione Amiga esisteva un Cheat Mode che ripristinava il tutto.

Ma perché Last Battle fu una delusione?
Per la ripetitività dell' azione prima di tutto e poi perché da un gioco di Ken, ti aspettavi ben altro.
Livelli quasi tutti uguali, idem per i nemici, se si eccettuano i Boss di fine livello ( si arriva ad affrontare anche Raoul e Falco, anche se con nomi diversi).
Senza contare che le mosse che si potevano effettuare, erano pochissime.
A dirla tutta il gioco era piuttosto noioso e anche brutto graficamente.
Ricordo con esattezza la mestizia dei nostri occhi, la cocente delusione.
Tanta fu l' attesa, quanto poco fu il tempo in cui finì nel dimenticatoio, sostituito da altri giochi, che facevano andare la nostra X-Copy a manetta.


Eccolo per chi volesse farsi del male, un piccolo estratto di Last Battle per Amiga:


 

giovedì 12 dicembre 2013

Scott Pilgrim / Una Vita Niente Male - Volume 1

" Amore è il contrario di Game Over ".

Scott Pilgrim / Una Vita Niente Male è il primo dei sei volumi che compongono l' opera fumettistica scritta e disegnata da Brian Lee O' Malley.
Da quest' opera è stato tratto il bellissimo Film Scott Pilgrim Vs The World diretto da Edgar Wright ed arrivato nei cinema nostrani ormai più di tre anni fa.
Film che è stato un autentico Flop ma che il Tam Tam in rete ha reso un piccolo Cult, se non altro per quella nicchia un po' Nerd amanti dei videogiochi anni '80 a cui l' opera ammicca parecchio.
Io, ammetto di essere uno di quelli che quest' opera l' ha conosciuta solamente tramite il Film e di essermi avvicinato soltanto adesso al fumetto.
E lo dico subito, dovessi giudicare il fumetto da questo primo numero, direi che per adesso il Film di Edgar Wright vince su tutta la linea.
Cos' è che mi ha fatto storcere il naso?
Non certo la storia, perché Brian Lee O' Malley è il vero ideatore e creatore della storia e dei personaggi e senza di lui non ci sarebbe stato Scott e tutto il Cast di personaggi.
Principalmente sono due le cose che non ho apprezzato e per entrambe la colpa è della Rizzoli Lizard ovvero colei che ha pubblicato il fumetto in Italia:
1) Il Formato ridotto talmente Pocket da sembrare più un Manga che un fumetto.
2) Il prezzo, 9,90 Euro per l' edizione ed il formato in cui è pubblicato nonché il numero di pagine (160 circa) è un autentico furto, dovessi decidere di prendere gli altri cinque volumi arriverei a sborsare quasi 60 Euro, Zio cane.
Lo so, sembro sempre il solito accattone che guarda sempre ai prezzi e so benissimo che rispetto ad un paio d' ore in discoteca a 20 Euro il prezzo di un fumetto o un libro non è nulla, ma almeno si fossero sforzati di fare un' edizione decente, sembra più un libro in formato Paperback che un fumetto.
Un' altra cosa che mi è piaciuta poco è lo stile di disegno di Brian Lee O' Malley, lo ammetto.
Ora, non sono uno che giudica un' opera dai disegni, ci sono storie che adoro che hanno un disegno appena sufficiente o comunque sono disegnate in maniera talmente personale da poter risultare indigeste ( penso a From Hell o anche a ad alcuni cicli di Sandman) ma devo ammettere che il tratto al limite dell' essenziale di O' Malley faccio fatica a farmelo piacere.
Ma non è un problema, per me i disegni vengono dopo la trama, e la trama di Scott Pilgrim merita da sola l' acquisto.
Ma di cosa ci parla esattamente quest' opera?
Un aiutino ci viene dal retrocopertina, con i gentili omaggi di Ibs a cui rubo questo estratto:

" La vita di Scott Pilgrim è davvero niente male. Ha ventitré anni, suona in una band, si sveglia all'ora che gli pare e ultimamente esce anche con una tipa carina che praticamente gli muore dietro. Ma da un po' di tempo a questa parte c'è un'autostrada dell'iperspazio che gli passa dritta attraverso la testa: a sfrecciarci da un capo all'altro sui suoi rollerblade è proprio lei, la misteriosa Ramona Flowers, appena arrivata in città e già pronta a rubargli il cuore. Chi è Ramona? Da dove viene? Perché i suoi sette ex fidanzati malvagi si sono alleati per impedire a Scott di conquistarla? Sfere di fuoco! Rock'n'roll! Superpoteri mistici! Pedinamenti! E una sola, incrollabile certezza: che una vita niente male può diventare una vita fantastica. Basta essere pronti a tutto. Ma proprio a tutto. "

A leggere il retrocopertina sembra una stronzata, lo so.
Invece ci troviamo davanti un' opera geniale.
L' idea che Scott debba affrontare i sette ex della ragazza di cui è innamorato, come fossero un nemico di fine livello di un videogioco è bellissima, così come il nemico che una volta sconfitto si dissolve lasciando delle monetine, come accadeva sovente nei Platform o in altri giochi Arcade anni '80-90.
Ma la storia non è solo questo, molto belli gli spaccati di quotidianità, i personaggi che circondano Scott, che rendono la lettura così divertente che 160 pagine sembrano 10.
Che dire del coinquilino Gay di Scott o dei restanti membri dei Sex Bob-Omb?
Sono uno spasso totale, così come il Giovane Neil o la fidanzata liceale di Scott ossia Knives Chau, fuori di melone come poche.
Poi ovviamente c'è lei, Ramona Flowers, a prima vista algida ed irraggiungibile, una fattorina Ninja che farà perdere la testa a Scott, letteralmente.
A livello di personaggi, parliamo di una storia che presenta delle bellissime caratterizzazioni, a cui davvero non so trovare il minimo difetto.
Non fosse per l' edizione, il prezzo ed il tratto di O' Malley che può risultare indigesto, consiglierei di acquistare il fumetto senza riserve.
Rispetto al Film almeno guardando il primo volume, il fumetto perde ovviamente in dinamicità ed effetti speciali, dove la componente quasi " Arcade " del fumetto viene persino più accentuata.
Dovessi giudicare i due prodotti fino a dove finisce il primo volume ovvero l' epico duello contro il primo ex ossia Matthew Patel, devo dire che preferisco come ho già detto sopra il Film.
Spero che i restanti volumi mi smentiscano ma so già che sarà difficile, poiché il Film di Edgar Wright mi aveva conquistato già dal primissimo fotogramma ossia questo:
Il tema della Universal a 8 bit, una vera chicca. :-)

 
 
Cos' è in fin dei conti Scott Pilgrim?
Il racconto della vita di un ragazzo in chiave Arcade.
Già basta questo per conquistarmi.
C'è stato un tempo, in cui avrei voluto essere un personaggio Pixelloso a 8 o 16 Bit, in cui avrei volentieri voluto che la mia vita fosse quella di un personaggio di un videogioco o di un Film.
Tempi in cui l' immedesimazione era totale, commovente.
Credo sia lo stesso per Brian Lee O' Malley, ne sono sicuro.



 

lunedì 9 dicembre 2013

Cappello introduttivo di un individuo che ha bisogno di intimità anche per scrivere un Post e dell' ultimo Film che il medesimo individuo ha visto, C' Era Una Volta Un' Estate.

Il mio senso di colpa mi ricorda che sono quasi dieci giorni che non scrivo nulla.
Colpa di alcuni problemi domestici, del lavoro, della classica sindrome da foglio bianco e diciamola tutta della mancanza di voglia, che è una parte fondamentale del mio essere che a volte prende il sopravvento rendendomi simile ad un Ameba.
Più di tutto è la mancanza della solitudine, dell' intimità in cui ho bisogno di rifugiarmi per scrivere, anche quando si tratta di scrivere delle cazzate come possono esserlo una recensione cinematografica da quattro soldi o quella di un libro.
All' idea di avere qualcuno in stanza che mi stia alle spalle come una carogna ( cit.) o mi gironzoli attorno mentre scrivo al Computer, mi prendono le palpitazioni e gli stati d' ansia, tanto che smetto immediatamente di scrivere e faccio altro, prendo i remi virtuali e mi metto a navigare nel mare del Web.
E' proprio vero quello che scriveva tempo fa Stephen King, quando affermava che scrivere è un' attività masturbatoria, da fare al chiuso e in solitudine.
Sebbene al giorno d' oggi, la masturbazione è così sdoganata che la si mette in mostra con una facilità estrema basta farsi un giro su Chatroulette. :-P
Tutta questa prosopopea per dire che dopo quasi 10 giorni approfitto di un momento di solitudine e in cui ho un po' più voglia del normale e ne approfitto per parlare di un Film che mi è piaciuto molto ossia C' era Una Volta Un' Estate.
A dirla tutta ho anche letto molto in questi giorni portandomi molto avanti nella lettura di Akira ( Wow ) e della trilogia Nocturna di Guillermo Del Toro e Chuck Hogan, che sto finendo di rileggere in questi giorni.
Dimenticavo di citare anche il primo volume di Scott Pilgrim Vs. The World che merita anch' esso un Post, in un prossimo futuro.
Ma bando alle ciance e parliamo di questo Film, che sicuramente conoscerete tutti, vero? ( sì, come no, :-P).

C' era Una Volta Un' Estate ( che palle mettere le maiuscole ) è un classico Film di formazione adolescenziale.
In genere questa tipologia di Film mi piace parecchio pur riconoscendone spesso l' eccessiva faciloneria tipica del genere.
Nel senso di: Tipo sfigato Nerd o timido ed introverso che alla fine conquista la gnocca di turno, si fa un sacco di amici, ecc.ecc.
Questo Film in un certo senso non sfugge alle regole classiche del genere, ma nonostante ciò mi è piaciuto molto.
L' impostazione mi ha ricordato parecchio altri film del genere come Voglia di Ricominciare o Adventureland ponendosi a metà tra l'uno e l'altro.
Momenti comici e drammatici si miscelano in una buona macedonia dal sapore agrodolce e gli attori mi hanno convinto tutti a partire dal subdolo patrigno interpretato magistralmente da Steve Carell.
Ma parliamo della trama, che sennò si fa notte.
Duncan è un ragazzo timido e riservato, dalle spalle perennemente ingobbite, come se portasse sulle spalle l' intero universo ed oltre.
Figlio di genitori divorziati si trova ad affrontare i cambiamenti che comporta l' apparizione e la convivenza del nuovo compagno della Madre, un tipo gelido, autoritario, posato e tendente alla stronzaggine interpretato da Steve Carell.
Il tipo prende le redini della famiglia e vuole far diventare il giovane donzello a sua immagine e somiglianza cercando di spronarlo con frasi del tipo : " Se dovessi dare un voto alla tua vita, ti darei 3 ".
Molto umano  il tipo, come direbbe Fantozzi. :-P
L' occasione di rivalsa per il giovane Skywalker Duncan è l' arrivo nella cittadina di mare in cui andrà a passare le vacanze, dove conoscerà bella gente ed andrà a lavorare in un parco acquatico.
L' ho fatta facile, ma così è.
Al contrario del Padre e di quella stronza della sorellastra ( la stronzaggine evidentemente è ereditaria ) il gestore ed anche gli altri addetti ci metteranno poco ad accettare il giovane per quello che è, forse perché più disponibili alla tolleranza ed alla diversità o perché più abituati al contatto con la gente o semplicemente perché sono fatti così o perché in fin dei conti è così che è stato scritto nella sceneggiatura. :-P
O perché il Parco Acquatico in fin dei conti è una sorta di microcosmo a sé stante, che tende a proteggere ed inglobare tutti gli appartenenti ed in cui il ragazzo fin da subito si troverà a suo agio trovando gente più simile a lui, gente che ti accetta con i tuoi pregi e difetti, gente che non cerca di cambiarti e modellarti a propria immagine.
Quel Parco Acquatico non doveva chiamarsi Water Wizz ma utopia, secondo me. :-P
Ovviamente seguiranno scontri, ripercussioni familiari, fughe, peste e corna in famiglia oltre alla classica prima cotta adolescenziale per la gnocchetta della porta accanto.
Molto belli i comprimari ed i personaggi in toto, da questo punto di vista il Film è una macchina perfetta, ogni personaggio trova la sua degna rappresentazione e l' adeguata introspezione psicologica mostrandoci ogni tipo di fauna che di solito si trova nei paesi di mare passando dalla Zoccola di turno alla vicina di casa gioviale e un po' opprimente, al limite dell' invadenza.
Apprezzabile il finale, anch' esso agrodolce, che non finisce nel solito scontatissimo modo ma che lascia molto all' immaginazione.
C' Era Una Volta Un' Estate ( l' ho già detto che odio digitare le maiuscole?), è un Film che merita, diverte, fa sorridere e allo stesso tempo fa riflettere, lo consiglio, Cazzu Cazzu ( modalità coglione, on).








 

sabato 30 novembre 2013

Rush

Sono sempre stato un appassionato piuttosto atipico per quel che concerne la Formula Uno.
Atipico, perché non ho mai tifato Ferrari.
Non so perché, forse perché gli anni '80 sono stati i più avari di vittorie per la scuderia di Maranello o perché volevo differenziarmi dagli amici, fatto sta che in quel periodo stravedevo per la Williams, forse perché insieme alla McLaren era la macchina più competitiva del periodo.
In tal senso ricordo sempre con il sorriso un aneddoto.
Ho un amico nonché ex compagno di scuola e di banco, che di Formula Uno ne sa a pacchi.
Tutte le volte che ci incontriamo finiamo almeno a parlare una mezz' ora di Formula Uno e di Ferrari visto che ne è un grandissimo tifoso, ed ogni volta mi ricorda e ricorda a tutti coloro che in quel frangente sono in nostra compagnia, che sono stato l' unico che quell' anno in cui lui andò a Monza per vedere la gara, gli chiese come Souvenir il cappello della Williams, con somma perplessità ogni volta di tutti i presenti.
Io non ci vedo nulla di così scandaloso. :-P
Con il tempo comunque mi sono progressivamente allontanato da questo Sport, vuoi per la mancanza di carisma dei suoi protagonisti ma anche per quell' inesorabile calo di spettacolarità della Formula Uno odierna, che solo con la pioggia ritrova un po' dell' antico fascino.
Parliamoci chiaro: Alonso, Vettel e Hamilton sono grandissimi piloti ma i tempi del primo Schumi, di Senna, Mansell, di Nelson Piquet e di Prost sono lontanissimi.
Sono lontanissimi anche i tempi della rivalità e di quell' incredibile campionato di cui ci parla il film di Ron Howard, Rush.

Ambientato nel 1976 ( l' anno della mia nascita ), Rush racconta principalmente la rivalità tra i due piloti che si giocarono la vittoria del campionato di quell' anno, Niki Lauda e James Hunt.
Due persone e due piloti diversissimi, non solo per quel che concerne la guida, ma anche per stile di vita.
Niki Lauda è la metodica fatta persona, non a caso era soprannominato Il Computer.
Serio, preciso, puntiglioso tanto da essere antipatico a molti, proprio per la sua serietà e per la sua costanza che lo rendeva freddo e scostante, quanto arrogante e sicuro di sé.
James Hunt era genio e sregolatezza.
Veloce e irruente in pista, come nella vita.
Belle donne, Alcool, non si faceva mancare nulla.
Ron Howard rende entrambi i personaggi alla perfezione, non parteggiando né per l' uno né per l' altro, raccontando in maniera didascalica e precisa quella spettacolare rivalità, compreso il terribile incidente di cui sarà sfortunato protagonista Niki Lauda, quando ci rimise mezza faccia a causa delle ustioni.
Un Film bellissimo, anche per i non amanti della Formula Uno.
Perché in questo Film si vedranno pochi tecnicismi e meccanica, e molto di quello che questi due personaggi erano fuori dalla pista.
E della personalità, del carattere e del carisma dei due personaggi, che il Film parla più che delle corse in sé, che comunque ci sono, ma che passano quasi in secondo piano rispetto all' introspezione psicologica dei due protagonisti.
Due ore che passano in gran fretta, al contrario di un moderno Gran Premio di adesso, dove superata la partenza, il sonno prende il sopravvento.
Ron Howard ci regala un Film riuscitissimo, ben recitato e con una gran bella storia.
Certo ci sono delle scene romanzate piuttosto stucchevoli, ma sono una minima parte, perché per il resto è un Film che funziona in maniera perfetta, anche per quel che riguarda la fisionomia degli attori e la cura dei dettagli, tanto che sembra davvero di essere nel 1976.
Anche il terribile incidente di Lauda è tale e quale alla realtà ed ancora adesso fa venire i brividi.
Sono contento di averlo recuperato e non posso che consigliarlo a tutti.
1976, grande annata. ;-)




 

martedì 26 novembre 2013

Smiley

I Did It For The Lulz

I Did It For The Lulz

I Did It For The Lulz

Scrivete questa frase mentre chattate con qualcuno utilizzando Facebook, Hangout, Chatroulette, Google Plus e vedrete che dietro la malcapitato / a di turno, apparirà Smiley che lo / la sgozzerà come un capretto. :-P

Il Film è tutto qui, una leggenda metropolitana che diventa o meno presunta realtà.
Perché il Film gioca moltissimo sulla sottile quanto reale differenza tra il reale ed il virtuale ed è forse l' unica cosa interessante e sensata del Film.

L' inizio di Smiley sembra preso pari pari da Scream, con l' unica differenza della Chat invece del vetusto telefono fisso.
La classicissima Babysitter gnocca appresa la leggenda metropolitana dalla bimbetta rompipalle a cui deve fare da balia, decide di provare sulla sua pelle siffatta leggenda, trovando un bel coltello ad attenderla. :-P
Questo il Prologo del Film, che prosegue con l' entrata in scena della protagonista ovvero un' altra gnocca appena trasferitasi al College e psicologicamente fragile a causa del recente suicidio della Madre.
Il Film è praticamente un classicissimo Slasher giovanile.
Feste, amiche e compagni di corso fuori di melone, il classico imbranato Nerd che si interesserà alla problematica protagonista e quant' altro, con in agguato Smiley ovviamente, visto che ognuno di loro non credendo minimamente alla leggenda sperimenterà a sue spese la veridicità dell' esistenza di Smiley, protagonista compresa.
Mi sono tenuto sul vago, perché in verità c'è tutta una trama dietro l' apparizione di Smiley che deflagherà nel finale.
Non credo sarà una grandissima sorpresa chi o cosa sia Smiley non ci vuole Sherlock per capirlo, basta fare attenzione ai dettagli.
Cosa mi è piaciuto e cosa non mi è piaciuto di questo Film?

Mi è piaciuta la trama, l' idea di base, ed anche il finale che ho trovato piuttosto interessante anche se telefonato.
Mi è piaciuta l' aria un po' anni '80-90 del Film, ma questo forse perché mi è venuto naturale associarlo a pellicole come Scream o The Ring.

Non mi sono piaciuti gli attori, talmente sopra le righe da essere poco credibili e tremendamente fastidiosi, la coinquilina della protagonista è talmente odiosa da risultare insopportabile.
La scena finale è una vaccata, totalmente inutile ai fini della storia, mi domando che bisogno ci fosse di inserirla, il Film doveva finire in quel bastardissimo modo e basta, senza aggiungere alcunché.

Visto che non mi va di consumarmi le dita per un film del genere, dico che tutti gli orfani dei film horror anni '80 - 90 dovrebbero vedere questo Film, visto che ne ricorda tantissimo le dinamiche.
Per il resto al di là della trama di base ci ho visto ben poco.
A parte qualche pseudo riflessione sulla bastardaggine giovanile e sulla proverbiale curiosità che uccise il gatto che è propria anche degli esseri umani, il Film lascia ben poco.
In maniera pretestuosa come dicevo all' inizio il Film gioca molto sulla veridicità o meno del virtuale.
Il virtuale è realtà o finzione?
Credere a ciò che si dice o si fa su internet o no?
Credo che sia una domanda giusta e legittima, visto che ormai conosciamo, viviamo e coltiviamo amicizie quasi più sui Social Network che nella realtà di tutti i giorni.
Da parte mia dico che nessuno è mai esattamente se stesso su Internet e credo valga per tutti, anche per Smiley. :-P


 

giovedì 21 novembre 2013

I Peggiori Romanzi Di Stephen King / Parte Prima - Uscita Per L' Inferno

Inizio in Medias Res e dico subito che personalmente ritengo Uscita Per L' Inferno il romanzo peggiore partorito da Stephen King.
Attenzione, peggiore non significa che è un libro illeggibile e da usare al posto della Carta Igienica Scottex o Tenderly o quale diamine usiate, semplicemente è il romanzo che è meno nelle mie corde tra quelli partoriti dalla sua penna / Laptop / Notebook o quel che cazzo usa come mezzo espressivo.

Il mio problema con questo romanzo è presto detto, si chiama empatia.
Non provo nessuna empatia con il protagonista di questo romanzo, non lo capisco, non approvo la sua natura e le sue decisioni e come tale, non comprendo il significato dell' opera.

Il libro è griffato Richard Bachman, con tutto quel che comporta.
Quando assume quest' identità Stephen King diventa affilato, ermetico, sovversivo, spesso subdolo.
La sua scrittura è più fredda ed asettica quantunque ugualmente efficace.
Perché Uscita Per L' Inferno non mi sarà pure piaciuto, ma quando lo affronto di petto, arrivo alla fine in men che non si dica.

Via con la storia, come al solito presa " gentilmente " in prestito da Ibs ( mi perdoneranno, compro spesso da loro ) :

" Un uomo come tanti. Una vita regolare, un buon impiego, una moglie affettuosa e una tragedia con cui convivere, da quando l'unico figlio non c'è più. Da allora George e Mary hanno cercato di riprendere un'esistenza normale, ma in realtà niente è più come prima: qualcosa in George si è spezzato per sempre. Così, quando viene informato che la sua villetta, la sua ditta, l'intero quartiere in cui abita saranno spazzati via da un inutile prolungamento autostradale non ha dubbi e si schiera a fianco dei condannati a morte. Ambientato ai tempi di un'indimenticabile crisi energetica, nell'America angosciata e impaurita dal futuro, un romanzo duro e incalzante di Stephen King firmato con lo pseudonimo di Richard Bachman. "

Quella di Barton George Dawes è la storia dell' autodistruzione di una persona, una discesa nell' Inferno dell' anima, da qui il titolo del romanzo.
Stephen King scrisse questo romanzo per esorcizzare la morte di sua madre avvenuta per cancro, una sorta di elaborazione del lutto.
Perché più che la perdita della lavanderia o della casa, è con la morte del figlio che il protagonista non riesce a venire a patti.
E' il lutto il vero antagonista di George, la ditta edile contro cui sfoga le sue frustrazioni tanto da chiedere l' aiuto della Mafia, non sono altro che il tentativo di trovare un nemico, che essenzialmente è dentro di lui.

Uscita per l' inferno è un romanzo molto diverso dal solito Stephen King, è forse il primo tentativo di scrittura sui generis, in cui il soprannaturale non fa nessuna apparizione.
Forse è per questo che è tra i più odiati tra quelli scritti dal Re.
Personalmente lo trovo ostico, opprimente, fin troppo pretestuoso.
Ah, il cappello introduttivo personalmente lo trovo persino ingannevole, sembra quasi che voglia rendere Barton George Dawes una sorta di antieroe sovversivo quando è evidente che per gran parte dell' opera abbiamo a che fare con un povero Cristo che ha praticamente perso gran parte della brocca.
E' vero, ha perso tutte le certezze, vede svanire la sua casa ed il suo lavoro, vede svanire il luogo in cui tiene tutti i ricordi del figlio, ma le sue azioni, no, non riesco a giustificarle e capirle.
Ritorno praticamente a quello che ho detto all' inizio, essenzialmente, questo romanzo non mi piace proprio perché non lo capisco.
Mettiamola così, non fosse stato scritto da Stephen King e non fossi stato mosso dallo spirito collezionistico insito in me, questo romanzo non lo avrei mai comprato.





http://giotto.ibs.it/cop/copj170.asp?f=9788820037871 Uscita per l'inferno Un uomo come tanti. Una vita regolare, un buon impiego, una moglie affettuosa e una tragedia con cui convivere, da quando l'unico figlio non c'è più. Da allora George e Mary hanno cercato di riprendere un'esistenza normale, ma in realtà niente è più come prima: qualcosa in George si è spezzato per sempre. Così, quando viene informato che la sua villetta, la sua ditta, l'intero quartiere in cui abita saranno spazzati via da un inutile prolungamento autostradale non ha dubbi e si schiera a fianco dei condannati a morte. Ambientato ai tempi di un'indimenticabile crisi energetica, nell'America angosciata e impaurita dal futuro, un romanzo duro e incalzante di Stephen King firmato con lo pseudonimo di Richard Bachman. 18,00 new EUR in_stock

domenica 17 novembre 2013

Dark Skies / Oscure Presenze & Insidious 2, uniche novità di un Halloween uguale a tutti gli altri anni.

Halloween ha rotto un po' il cazzo.
Lo dico perché ogni anno si sentono dire le stesse cose, si leggono sempre gli stessi Post e articoli sui quotidiani, si punta il dito su una festa pagana anglosassone che ha attecchito ormai anche da noi, quotidiani, blog e siti internet si prodigano a spiegarti il significato della festa tutti gli anni ecc.ecc.
Tipo che da noi la festa dei morti non è velata di una grandissima ipocrisia, visto quanti si ricordano di essi soltanto quel giorno, presentandosi al cimitero in pompa magna con mazzi e mazzi di fiori quando per il resto dell' anno quelle tombe restano spoglie.
Ma chiudiamo questa enorme parentesi, và.

Apprezzo Halloween solo per un motivo negli ultimi anni, perché è foriero di numerose uscite Horror.
Ed anche se non sono riuscito a vedere Smiley ( conto di farlo al più presto ), sono riuscito a posare gli occhi sulle altre due uscite del periodo ossia Dark Skies/Oscure Presenze e Insidious II.

Dark Skies non mi è dispiaciuto, se non fosse per un motivo soltanto, non succede praticamente una mazza.
Il Film è costruito molto bene, trama solida, ottimo Background dei personaggi ma alla fine lascia con l' amaro in bocca.
Tutta quella programmazione per mostrare alla fine quattro immagini sfocate, mah.
Comunque il Film ci parla di una famiglia composta da una coppia e da due figli di cui uno allo soglie della pubertà ed in piena fase pre ormonale.
Come se non bastasse il padre è disoccupato e questo si ripercuote sul rapporto di coppia, una normale famiglia come tante insomma. :-P
Oltre a questi problemi se ne sommano altri di natura più sinistra : allarmi che suonano da soli, ombre e presenze che il figlio più piccolo sembra vedere ogni notte ed altri segnali che inducono lentamente a pensare di essere preda di qualche presenza.
Demoni, Fantasmi, Dybbuk, Freddy Krueger, chi è che romperà il cazzo a questa " allegra " famigliola?
Ma gli alieni ossia i fantomatici " Grigi " con immagino grosso giubilo di Mistero. :-P
No, scherzi a parte, il Film è costruito molto bene, i problemi personali di ognuno dei membri della famiglia rende la trama ben più corposa ed anche il modo in cui i Grigi si insinuano lentamente e tessono la loro rete è altrettanto interessante, il Film però paga sul Finale, come dicevo all' inizio del Post.
E' stato spacciato per Horror, ma a me ricorda molto i romanzi di John Wyndham ( tipo I Figli Dell' Invasione ), una sorta di Fantascienza  nera, passatemi il termine.

Ho letto da qualche parte che James Wan in futuro probabilmente virerà su un altro genere di Film, secondo me fa bene, a furia di raccontare le stesse cose e mostrare sempre le stesse scene, la gente prima o poi si stuferà.
Perché Insidious 2 anche essendo un bel Film paga essenzialmente il fatto di essere un seguito ed anche la somiglianza con un altro Film uscito poco tempo fa dello stesso regista, L' Evocazione.
Ritorna comunque l' Altrove e ritornano i personaggi del primo capitolo, qualcuno anche da morto.
Così riappaiono i due acchiappafantasmi Nerd che alleggeriscono la tensione anche nelle scene più terrificanti ( termine esagerato per questo film ma è il primo che mi è venuto ), riappare la Medium Elise che ci aveva lasciato le penne nel primo Capitolo ed anche i membri della famiglia protagonista stavolta alle prese con la possessione del genitore.
Il film gioca come al solito sulla tensione e sul ritmo, come ormai James Wan ci ha abituati.
Qualche scena omaggia tantissimo Shining e mi è piaciuto molto quel narrare tra passato e presente.
Scopriamo qualcosa in più sull' Altrove e sui personaggi che lo popolano, compreso lo Spirito che voleva possedere prima il figlio ed adesso il padre, visto che entrambi hanno la capacità attraverso dei sogni lucidi di entrare in quel mondo.
Insidious 2 è un buon film, trasmette ansia e tensione ed inchioda fino all' ultimissima scena ( che ovviamente lascia aperta una porta per un eventuale seguito ), però si discosta davvero poco dal precedente.
Vedendolo si ha la sensazione di assistere ad un enorme Déjà Vù, ma comunque per coloro che come me hanno apprezzato il primo capitolo, è certamente una visione consigliata.