martedì 10 maggio 2022

Il grande dio Pan - Arthur Machen

Se andassi a spulciare tra le note dei miei vecchi smartphone o tra vecchie agendine in cui annotavo i libri che volevo comprare, sicuramente Il grande Dio Pan di Arthur Machen sarebbe stato tra le prime posizioni.
Ricordo che lo inserii anche qui sul blog in un post sui libri fuori catalogo che bramavo di possedere.
Per decenni credo di aver spulciato le inserzioni su Ebay alla ricerca di un venditore onesto che lo mettesse a buon prezzo, ma i prezzi della vecchia ed inconfondibile edizione Mondadori solo oggi si trovano ad un prezzo decente e tutto questo perché questo libricino è stato ristampato negli ultimi anni dalla Tre Editori, e successivamente da Fanucci e dalla RBA.

E' interessante anche la storia di come ne sono venuto in possesso.
L'edizione RBA illustrata che esce in edicola, per me è risultata introvabile.
Doveva uscire l'8 aprile, ma nella mia città non è mai arrivata.
Ho girato numerose edicole, ma nisba.
Ogni volta mi dicevano di tornare la settimana dopo, poiché qualche volta queste uscite qui al sud uscivano con qualche settimana di ritardo, ma di questo libro nessuna traccia.
Arrivavano i volumi successivi, ma non questo.
Per qualcuno degli edicolanti avevo preso un abbaglio sull'uscita e qualcuno di loro asseriva che questo libro fosse in programma addirittura il prossimo anno.
In pratica mi hanno considerato un analfabeta digitale che non è in grado di utilizzare i social network.
Non ho insistito molto, poiché non ne valeva la pena, ma la pagina Instagram dell' RBA era abbastanza inequivocabile.
E' vero, quest'ultima avrebbe bisogno di un social marteking migliore poiché non mi sembrano ci puntino molto sulle pubblicità ed il sito stesso è poco chiaro sulle uscite, ma sta di fatto che nel settentrione questo libro è uscito, e che qui da me non è mai arrivato.
Beh, mi è dispiaciuto bypassare le edicole, ma non ho potuto fare altro che prenderlo online.
E non mi sento in colpa per questo.
Per giunta ho trovato un'edizione Fanucci venduta a metà del prezzo di quella RBA e l'ho fatta subito mia.
Certo, non ci sono le illustrazioni, ma ad una certa, chi se ne frega.

Insomma la gestazione di questa lettura è stata lunga, lunghissima.


E' un po' strano parlare di un libro che si è desiderato per decenni, per poi scoprire che a leggerlo ci si mette giusto un'ora o due, se non si sceglie di centellinarlo.
Leggerlo ne è valsa comunque la pena.
Diciamo che l'attesa non è stata vana.
Il grande dio Pan è stato avanguardia.
E' stato avanguardia per Lovecraft, a lui si sono ispirati molti autori successivi, e soprattutto Ghost Story di Peter Straub ha dei paragrafi in cui è molto sottile il confine tra omaggio, citazione e scopiazzatura.
Nella prefazione è stato citato anche N di Stephen King come omaggio.
Onestamente non mi è parso più di tanto, al massimo ci ho visto echi di Shirley Jackson e del Dottor Jekyll e Signor Hyde di Stevenson ( che comunque è uscito prima ).

Due paroline sull'edizione Fanucci:
a me è parsa piuttosto buona.
Purtroppo non sono molto ferrato sulle traduzioni, ma mi aspettavo un ritmo della scrittura molto più astruso e prolisso, invece è scorrevolissimo.
Si sente poco o nulla il passaggio del tempo, invece in molte storie di questo tipo si percepiva molto più la narrativa di quegli anni, che era molto più prolissa e meno concreta, anche nei racconti brevi.
Ecco, non so se nella traduzione di questo libro sia stata calcata un po' la mano con l'idea di renderlo più immediato e scorrevole.
Ho avuto una percezione straniante leggendolo, poiché non mi sembrava di avere tra le mani una narrativa di fine ottocento.

L'aspetto più bello di questo racconto è il fatto che tutto si svolga quasi per sottrazione e dietro le quinte.
C'è molto di immaginifico ed esclusa l'operazione iniziale è tutto un susseguirsi di passaggi di parola, di racconti narrati e di espistola, e di identità celate.
Credo ci sia poco da recensire, su un libro di così poche pagine.
Ad un lettore odierno la soluzione del mistero apparirà meno sottile e subdola che nelle intenzioni dell'autore, e lo ritengo naturale, visti quanti racconti scritti e quante sceneggiature cinematografiche siano passati da allora sotto i ponti, ma credo che nonostante ciò, ci sia qualcosa di magico in questo libro.
Ed è nella sua atmosfera.
C'è un'atmosfera malsana che levati, qualcosa o qualcuno di seducente e selvaggio che affascina e disturba.
Una storia che non ha bisogno di mostrarti il male, e che non ha bisogno di mostrarti il sangue o le ferite, ma che sai che c'è.
La chirurgia incontra la mitologia.
Una donna dopo un'operazione incontra Pan.
Il resto è storia.
Della letteratura orrorifica, direi.

Vi lascio con la sinossi:

Un chirurgo opera una donna al cervello con lo scopo di aprire il suo "occhio interno" e farla incontrare con il diabolico dio Pan. Dall'unione con il male (Pan rappresenta la mostruosa divinità della natura, la cui semplice visione induce alla pazzia) nascerà un essere spaventoso, che porterà terrore e follia nelle vite di coloro che vi entreranno in contatto. Machen trascina il lettore con tensione crescente fino all'orrore finale, mettendo in mostra le terribili conseguenze delle teorie darwiniane sull'evoluzione delle specie. Fanucci Editore ripropone al pubblico italiano l'opera più inquietante di Arthur Machen, "Il grande dio Pan" del 1894, un romanzo molto potente ed evocativo che riporta alla luce antiche leggende pagane ed è basato sul concetto del "male" come parte integrante della realtà.




Alla prossima!

lunedì 2 maggio 2022

La nube purpurea - Matthew P. Shiel

Ritorno tra le braccia di Urania per il recupero di un'opera che puntavo da tempo, ma non tanto da volerla possedere in formato non economico.

Quindi non potendo permettermi l'edizione Adelphi, ho fatto di necessità virtù in attesa che spuntasse in qualche mercatino o in un'edizione economica.

Il tempo è stato galantuomo, ed eccomi qui a parlare de La nube purpurea di Shiel, un romanzo che è stato scritto nel 1900.


Prima di tutto parliamo un attimo di quest'edizione.

Non so se è stato solo il caso della mia copia, ma vi è riscontrabile un visibile errore di centratura della stampa che sembra tagliata male, tanto che la copertina tende al diagonale.

Non è un problema, ma comunque è talmente evidente che mi pare strano sia stata mandata in vendita in questo modo, si evince una scarsa cura del prodotto, secondo me.

A meno che non sia stata una scelta voluta.

Allo stesso tempo, sembra che questi Urania che escono in allegato ad alcuni tra i più noti quotidiani stiano avendo parecchio successo, tanto che la Mondadori li sta ristampando anche in formato da libreria.

Sono contento, anche perché stanno pubblicando roba piuttosto valida.

Detto questo, come mi sono trovato con questo romanzo?

Beh, è una gran bella storia, niente da dire.

Chi ama le atmosfere apocalittiche troverà pane per i propri denti, e soprattutto agli amanti di libri come L'ombra dello scorpione o Io sono leggenda lo consiglio più che vivamente, poiché è piuttosto evidente come il libro di Shiel sia precursore di un certo tipo di narrativa distopica.

Ad onor del vero in corso d'opera mi sono tornati in mente anche Poe e Lovecraft soprattutto quando mischiano viaggi marittimi  con l'horror, ed è molto forte il richiamo ad opere come Le montagne della follia e L'Arthur Gordon Pym.

Di Shiel ho apprezzato particolarmente la creazione di un personaggio che pur essendo protagonista si mostra spesso turpe ed allo stato brado, cedendo senza indugio alla malvagità anche contro gli stessi compagni.

A conti fatti Adam Jeffson risulta essere un personaggio piuttosto sfaccettato.

Andiamo di sinossi:

La nube purpurea è ampiamente riconosciuto come un capolavoro della fantascienza e una delle migliori last man novel mai scritte. "Urania" ha deciso di riproporlo con una nuova traduzione, più vicina allo stile originario del romanzo. Un vapore mortale spazza il mondo e annienta tutte le creature viventi tranne un unico uomo, Adam Jeffson, che inizia un viaggio epico attraverso un pianeta silenzioso e devastato, come un Robinson Crusoe apocalittico. Nel corso degli anni Adam precipita nella follia, diventanto sempre più consapevole che la sua sopravvivenza non è casuale e che il suo destino - e quello della razza umana - fa parte di un piano cosmologico più vasto. The Purple Cloud è stato definito "brillante" da H.G. Wells e "una finzione esemplare" da H.P. Lovecraft.

La scoperta della nube e la sua dispersione nell'atmosfera è forse la parte più manieristica poiché non ci viene poi detto molto, ma è nella natura di molte storie di questo tipo, qui vi è una sorta di predestinazione, quasi che fosse stata mandata da qualcuno o che fosse destino del protagonista assistere alla fine dell'umanità.

C'è molto di biblico infatti in questa storia, tanto che riecheggia parecchio un'aurea da Antico Testamento, che in qualche modo rende più debole l'ultima parte della storia.

Però per metà romanzo il viaggio di Adam Jeffson alla scoperta di quello che rimane dell'umanità è incredibilmente suggestivo e spettacolare.

Poiché al contrario di molti altri narratori, Shiel non si concentra solo sull'America o su una parte specifica del globo, ma porta questo personaggio a circumnavigare con mezzi di fortuna quasi tutto il pianeta per molti, lunghissimi anni.

Molto bello anche il percorso interiore del protagonista reso pazzo dalla solitudine, tanto che ad un certo punto della storia trova sfogo soltanto distruggendo e mettendo a fuoco tutte le città in cui si trova a viaggiare alla ricerca di qualche sopravvissuto.

Non aggiungo altro, ma è abbastanza palese l'evolversi della storia, soprattutto se non si è a digiuno di storie simili.

Però contestualizzando il tutto al 1900, non si può che apprezzare il talento visionario di quest'autore.

Pur trattandosi di un libro di trecento pagine, probabilmente nella parte centrale vi è un qualche rallentamento di troppo, ma non è facile quando buona parte del libro è caratterizzato da un unico protagonista, quindi diventa abbastanza naturale che la parte centrale possa risultare un tantino ripetitiva e prolissa.

La prima parte è quella che merita più in assoluto, secondo me.

Peccato per la deriva un po' biblica della terza parte, che rende il tutto un po' prevedibile, ma c'è da dire, che è nell'aria fin dall'inizio e che quindi dal punto di vista della coerenza narrativa non si può dire nulla.

Al prezzo di 6,90 Euro non posso che consigliarlo.

L'unico neo in un possibile recupero, è che questi libri arrivano in edicola in poche copie e che quindi risulta molto complicato recuperarle successivamente.

Io pur girando per tutte le edicole della mia città non sono riuscito a recuperare Tre millimetri al giorno di Richard Matheson che è uscito nel periodo in cui io avevo il Covid, quindi immagino che dopo due, tre giorni, anche questo libro sia diventato di difficile reperibilità.


Alla prossima!


mercoledì 20 aprile 2022

4321 - Paul Auster

C'ho passato quasi un mese con questo libro.

Ed è una ciclicità che ha il tempo di diventare abitudine.

E' come il caffè del pomeriggio, la sigaretta del dopo pranzo per il fumatore, l'aperitivo al bar, la pennichella o il programma televisivo preferito da guardare stravaccati a letto o sul divano.

Questo per dire che arrivare a voltarne l'ultima pagina, mi ha lasciato un senso quasi di vuoto, perché Ferguson il protagonista di questo libro, era diventato una mia compagnia quotidiana, quasi un amico.

4321 è un bellissimo libro, lo spoilero subito.

Allo stesso tempo non è un libro per tutti, poiché è molto stratificato e la struttura a bivi della storia, specie all'inizio è parecchio straniante.

E' leggere quattro libri in uno, e volendo si potrebbe persino fare, poiché Ferguson vivrà quattro possibili esistenze.

Quindi si può leggere questo libro seguendo il naturale percorso delle pagine, o anche leggere singolarmente ognuna delle quattro storie che lo compongono.

Come dicevo su, questo schema narrativo è inizialmente molto fuorviante, poiché ci si potrebbe affezionare particolarmente ad una di queste varianti, e poi nel capitolo successivo viverne un'altra con personaggi che si muovono in un contesto differente, che vivono, crescono, si evolvono e magari muoiono in quello spicchio di storia.

Insomma bisogna capire le regole del gioco fin da subito per poter apprezzare bene questo romanzo.

Io inizialmente non l'ho fatto, ed intorno a pagina 80 o giù di lì mi ero già convinto che questo non fosse un libro nelle mie corde.

E sono sicuro, che chissà quanti altri avranno inizialmente vissuto questo straniamento, ed a quelli meno pazienti, avrà dato l'input di abbandonare il romanzo e dedicarsi ad altro.

D'altronde, smettere di leggere un libro è un diritto del lettore. ( cit. )

Ma intanto andiamo di sinossi:

Cosa sarebbe stato della nostra vita se invece di quella scelta ne avessimo fatta un'altra? Che persone saremmo oggi se quel giorno non avessimo perso il treno, se avessimo risposto al saluto di quella ragazza, se ci fossimo iscritti a quell'altra scuola, se... Ogni vita nasconde, e protegge, dentro di sé tutte le altre che non si sono realizzate, che sono rimaste solo potenziali. E cosi ogni individuo conserva al suo interno, come clandestini su una nave di notte, le ombre di tutte le altre persone che sarebbe potuto diventare. La letteratura, e il romanzo in particolare, ha da sempre esplorato la «vita virtuale»: non la vita dei computer, ma i destini alternativi a quelli che il caso o la storia hanno deciso, quasi che attraverso la lettura si riesca a fare esperienza di esistenze alternative. Paul Auster ha deciso di prendere alla lettera questo compito che la letteratura si è data: e ha scritto "4321", il romanzo di tutte le vite di Archie Ferguson, quella che ha avuto e quelle che avrebbe potuto avere. Fin dalla nascita Archie imbocca quattro sentieri diversi che porteranno a vite diverse e singolarmente simili, con elementi che ritornano ogni volta in una veste diversa: tutti gli Archie, ad esempio, subiranno l'incantesimo della splendida Amy. Auster racconta le quattro vite possibili di Archie in parallelo, come fossero quattro libri in uno, costruendo un'opera monumentale, dal fascino vertiginoso e dal passo dickensiano, per il brulicare di vita e di personaggi. Ma c'è molto altro in “4321”. C'è la scoperta del sesso e della poesia, ci sono le proteste per i diritti civili e l'assassinio di Kennedy, c'è lo sport e il Sessantotto, c'è Parigi e c'è New York, c'è tutta l'opera di Auster, come un grande bilancio della maturità, e ci sono tutti i maestri che l'hanno ispirato, c'è il fato e la fatalità, c'è la morte e il desiderio.


Beh, questa trovata su Amazon è parecchio più corposa di quella nel retrocopertina dell'edizione che ho comprato io che riduceva quasi il tutto ad una storia d'amore.

Amy c'è, è quasi la musa di queste esistenze, ma è solo la punta dell'iceberg di questo libro.

E' Ferguson l'unico vero protagonista.

4321 è un romanzo di formazione ambientato nell'America tribolata degli anni '60/70, con tutti gli stravolgimenti sociali, geopolitici e culturali di quegli anni.

Insomma da questo punto di vista non è un romanzo originalissimo, ma lo è abbastanza per via della sua peculiare struttura narrativa.

Anche qui, non è che parliamo di chissà cosa, nel cinema soprattutto, e persino nei fumetti, la struttura a bivi e quella formata da dinamiche di vite parallele e possibili, è abbastanza frequente, ma per un lettore abituato a storie più semplici per quel che concerne la meccanica narrativa, non è di facile immersione.

Prima di tutto parliamo di un romanzo che supera abbondantemente le 950 pagine.

Non è uno di quei libri da leggere una tantum.

Io stesso che in queste settimane ho letto intorno alle 40/50 pagine al giorno, a volte dovevo spremere le meningi e ricordare gli stralci della storia da cui era formato il capitolo in questione che stavo leggendo.

Certo, i capitoli sono numerati, ma allo stesso tempo ci vuole un po' di abitudine per entrare nelle meccaniche di ognuno di essi.

Paul Auster fa comunque un gran lavoro, per quel che concerne la storia ed i personaggi.

E' difficile non empatizzare con essi, ed ogni persona che accompagna Ferguson nella sua esistenza è dannatamente suggestivo e ben raccontato.

Ed in queste quattro possibili vite, Ferguson ne vivrà veramente di ogni.

E Paul Auster è particolarmente spietato in questo.

Sfido chiunque a rimanere impassibile davanti ad almeno due dei segmenti di vita di Ferguson.

Ed il secondo in particolare, ad un certo punto, mi ha talmente colpito, che è stato in quel momento che ho capito quanto potere c'è in questo libro.

Personalmente ho trovato 4321 un grande romanzo.

Non lo consiglio a tutti, probabilmente è un libro per lettori forti, poiché è lungo, prolisso in alcuni punti, e la struttura da cui è composto necessita forse una lettura molto immersiva e continuativa.

Però, boh, io l'ho amato alla follia.

Ho amato Ferguson, sua madre Rose, Amy, e tutte le persone che in qualche modo hanno fatto parte di queste quattro vite, che poi in fondo sono una sola.

Bisogna dire che con me comunque giocava facile fin dall'inizio, poiché io amo le storie di formazione, ed amo l'ambientazione americana degli anni '60/70.

Un romanzo che mi è venuto in mente leggendolo?

Cuori in Atlantide di Stephen King, che è uno dei miei libri preferiti di sempre.

Ringrazio Paul Auster per la compagnia che mi ha fatto in questi due mesi, e conto di tornare a visitarti, prima o poi.


Alla prossima!



venerdì 1 aprile 2022

Trilogia di New York / Città di vetro / Fantasmi / La stanza chiusa - Paul Auster

La prima cosa che ho fatto quando mi sono negativizzato è stata farmi una passeggiata sul lungomare e fiondarmi nella mia libreria di fiducia per approfittare della scontistica del 20 % su tutti gli Einaudi.

Notoriamente Einaudi ed Adelphi hanno quasi sempre i migliori autori, soprattutto per quel che concerne i classici contemporanei, ed è difficilissimo trovare qualcuno di questi libri nel circuito delle bancarelle o dell'usato.

In genere la gente degli Einaudi e degli Adelphi difficilmente si disfa.

Quello che ho fatto è stato gettarmi su uno degli autori che più mi ha stuzzicato negli ultimi anni, ma che per una questione di pecunia non avevo ancora affrontato, ovvero Paul Auster.

Uso il termine affrontato, perché quando si tratta di autori del classico contemporaneo che in genere utilizzano uno stile ed un linguaggio poco agevole e semplificato, è sempre un terno al lotto.

Se vi fate un giro su Instagram troverete migliaia di recensioni su questo autore molto prolifico, tra l'altro, ma risulta anche parecchio divisivo.

Al momento per me è un po' difficile appartenere ad uno dei due schieramenti, anche perché ho solo letto la Trilogia di New York, ma ho già in rampa di lancio 4321 quindi potrò presto esprimere un giudizio parziale.

Se dovessi esprimermi solo al riguardo del libro che ho letto, mi sento di capire chi critica questo autore, perché questi tre racconti non sono immediati, e pur appartenendo un po' al genere noir, non ne rispettano le dinamiche, ed anzi appaiono parecchio complessi e strutturati.

Si parte con una banale investigazione, si va alla ricerca di qualcuno, ed in ognuno di questi racconti, si finisce con il perdere se stessi.

Basterebbe questa frase e leggere la sinossi per capire se questo libro può fare o meno al caso del lettore.

Io ho trovato Fantasmi, La stanza chiusa, e Città di vetro, tre racconti incredibili.

A prima vista sconnessi uno dall'altro, ma andando in fondo ritornano personaggi, situazioni, ed una New York eterea e particolare.

Paul Auster inserisce anche un po' di meta letteratura che rende ancora più alienante ed estrema la lettura e soprattutto ci dona dei personaggi che raramente si muovono in un contesto di genere noir, ma prendono vie traverse, ossessive ed imprevedibili.

Probabilmente è un libro che andrebbe riletto subito dopo, perché tra un racconto e l'altro è possibile cogliere dei fili sottilissimi che li legano, che a prima vista potrebbero sfuggire.

Io questo libro lo stra-consiglio, e non vedo già l'ora di affrontare quel mattonazzo di 4321.

Insomma è un po' presto per poter dire se Paul Auster sarà un autore che amerò, e leggendo le sinossi degli altri romanzi, posso ammettere di essere attratto da pochi di loro, ma per ciò che concerne questa trilogia, io sono contentissimo di averla letta.

Vi lascio con la sinossi, presa in prestito da Ibs:

Tre detective-stories eccentriche e avvincenti in cui Paul Auster inventa una sua New York fantastica, un «nessun luogo» in cui ciascuno può ritrovarsi e perdersi all'infinito. Pubblicati per la prima volta tra il 1985 e il 1987, i tre romanzi Città di vetroFantasmiLa stanza chiusa, che compongono Trilogia di New York, sono diventati classici della letteratura americana contemporanea.

In una città stravolta e allucinata, in cui ogni cosa si confonde e chiunque è sostituibile, i protagonisti di queste storie conducono ciascuno un'inchiesta misteriosa e dall'esito imprevedibile. Tutto può cominciare con una telefonata nel cuore della notte, come nel caso di Daniel Quinn (Città di vetro), autore di romanzi polizieschi che accetta la sfida che gli si presenta e si cala nei panni di uno sconosciuto detective. Ma può anche capitare che chi debba pedinare si senta a sua volta pedinato (Fantasmi); o, ancora, che ci sia qualcuno che s'immedesima a tal punto nella vita di un amico da sposarne la vedova e adottarne il figlio (La stanza chiusa). Tre detective-stories eccentriche e avvincenti in cui Paul Auster inventa una sua New York fantastica, un «nessun luogo» in cui ciascuno può ritrovarsi e perdersi all'infinito. Ed è proprio nell'invenzione di questa solitudine che i personaggi della Trilogia misurano il proprio io e scoprono il loro vero destino.



Alla prossima! 


lunedì 14 marzo 2022

Tra Covid, vecchi manga, e Hyperion

Marzo, da qualche anno a questa parte lo identifico con la clausura.

Prima il lockdown, poi la zona rossa, ed infine...la positività al Covid.

Ebbene sì, l'ho preso anch'io, e ritengo giusto scriverlo qui, anche perché è uno dei motivi per cui anche questo mese sarò poco attivo su questo spazio.

Sono ormai quattordici giorni che sono chiuso in casa, più o meno da quando mio fratello è risultato positivo e sintomatico.

Anch'io ho avuto leggeri sintomi, che sono stati quelli di un forte raffreddore, con sintomi febbrili solo per una notte, e risultando negativo persino al primo tampone in farmacia.

Giovedì saranno dieci giorni, e potrò sapere o meno se mi sarò negativizzato.

Insieme a me lo hanno preso anche due miei amici, ma a loro è andata meglio poiché dopo una settimana erano già negativi, mentre la mia dottoressa mi ha consigliato di aspettare almeno dieci giorni.

Comunque mi armerò di pazienza ed aspetterò, anche se dovessi risultare nuovamente positivo, d'altronde l'importante è stare bene, stare a casa mi pesa meno.

Chiusa la parentesi relativa al Covid, marzo è stato foriero di poche letture, finora.

Cioè ho comprato l'edizione Urania di Hyperion, ma è un libro che comunque avevo già letto alcuni anni fa, solo che non avevo un'edizione cartacea e ne ho subito approfittato, ne parlerò alla fine di questo post, anche se non avrò molto da dire, non mi sento un esperto di fantascienza letteraria, che ho sempre considerato poco affine ai miei gusti letterari.

La clausura mi ha portato a rispolverare dalla libreria due manga: Alita e Bastard!!.

Non ne parlerò approfonditamente.

E' molto difficile parlare di lunghe serializzazioni.

Una cosa che ho notato nella serializzazione di un manga, e che molto spesso non mi sconfinfera molto, è il fatto che specie nei primi volumi, l'autore stesso ha solo una vaga idea del proseguo e del successo dell'opera, e che quindi dal punto di vista della coerenza narrativa, non tutto torna esattamente, ed anzi, l'opera stessa viene divisa in segmenti narrativi soprattutto per esigenze editoriali e commerciali, in base al successo dei primi volumetti.

Sia Alita che Bastard soffrono molto di questa cosa.


Partiamo da Alita.

Ho riletto i diciotto volumi in poco tempo, subito dopo aver acquistato quelli che mi mancavano proprio la settimana prima di chiudermi in casa.

A livello generale posso dire che Alita mi è piaciuto molto, anche se si nota molto una sorta di allungamento narrativo, soprattutto nella seconda parte.

Credo che si possa dividere Alita in almeno quattro tronconi.

Il primo volume sembra molto diverso dagli altri, specie come spirito narrativo.

Il primo volume è molto più sporco e dark, in una sorta di noir ed hard boiled fantascientifico che colpisce molto.

Sono bellissimi i primi capitoli di questa storia che un po' ricorda persino Pinocchio almeno inizialmente, con quest'uomo che trova tra i rottami la testa di un cyborg e poi gli ridona vita andando a cercare i componenti tra il mercato nero sfruttando il fatto che sia un cacciatore di criminali.

Anche l'atmosfera che permea la discarica e l'ambientazione rendono questo primo volume il più bello in assoluto, secondo me.

Con l'entrata in scena di Yugo, con le prime avventure di Alita che diventa a sua volta cacciatrice, il manga diventa molto più adolescenziale, ma ancora molto bello.

Alita inizialmente si comporta molto in maniera istintiva ed adolescenziale, ed i primi cinque, sei volumi sono quelli più cinematografici e shonen, ma comunque molto belli.

I primi cinque volumi sono quelli che ho apprezzato più in assoluto, anche in questa rilettura.

La parte ambientata nel motorball è probabilmente la parte più divertente e leggera del manga, e qui entriamo in un arco narrativo di ribellione, ma anche di immaturità dell'eroina di questo manga.

Il motorball mi ha ricordato moltissimo il gioco per Amiga 500 Speedball II dei magnifici Bitmap Brothers.

La terza fase del manga è quella che chiude il cerchio delle prime avventure di Alita, ed in un certo senso è il finale del manga.

Secondo me, doveva finire lì.

E' molto forte la sensazione che Alita dopo il numero dieci dell'edizione italiana, sia proseguito per ragioni economiche ed editoriali.

Narrativamente parlando ho trovato più deboli gli ultimi otto numeri del manga, e meno interessanti anche tutti i personaggi che entreranno in corso d'opera: Kaos, Den, Figura quattro, l'ormai cresciuta Koyomi, mi hanno lasciato molto poco.

Gli ultimi capitoli sono molto filosofici e rivoluzionari in quanto ad epica narrativa, ma personalmente li ho trovati molto allungati e meno interessanti.

Alita comunque è un manga che in generale ho riletto con molto piacere.


Ho riletto anche i ventidue volumi di Bastard!! in mio possesso.

Quest'opera è un vero casino, e mi sono ricordato rileggendo gli ultimi numeri, perché l'abbandonai e perché ormai di quest'opera si parla così poco.

Il manga ormai da tantissimi anni è fermo al numero ventisette e sono passati vent'anni da quando io mi fermai al ventidue, risulta palese che Hagiwara si sia un po' stancato o abbia avuto problemi nella prosecuzione dell'opera.

I primo dodici, tredici numeri del manga mi hanno divertito molto.

Tutta la meta narrativa dell'opera, con Dark Schneider che parla al lettore con la consapevolezza di essere il protagonista dell'opera lo trovo ancora molto divertente, in più è un personaggio davvero ricco di sfumature, specie per quel che concerne il suo rapporto con Yoko.

Certo, dal punto di vista sentimentale è un manga molto anni '80/90, ma è parecchio intrigante.

Bastard!! è un fantasy medievale ricco di inventiva e citazioni, da D & D, alla musica metal, fino ad arrivare a Tolkien o alle carte Magic.

In più presenta dei bei personaggi, ed almeno per i primi quattordici numeri, una trama molto lineare ed evocativa, fatta di grandi battaglie ed ottimi disegni.

Il problema di questo manga è la deriva biblica degli ultimi volumi, che passano dalla serialità alla commedia sexy in maniera fin troppo marcata, rendendo confusionario il tutto.

Ammetto che anche in questa seconda lettura ho trovato gli ultimi volumi quasi incomprensibili ed illeggibili.

Sono comunque contento di averlo riletto.


Come dicevo inizialmente, la mia unica lettura di stampo letterario è stata Hyperion di Dan Simmons.

Ho già parlato a suo tempo di questo autore, che è in assoluto tra i miei preferiti, e recentemente grazie ad Urania, è stato ristampato in allegato ad alcuni quotidiani.

Sempre di questa edizione mi sono fatto già prendere Neuromante di Gibson, ed appena potrò andrò a recuperare anche Tre millimetri al giorno di Matheson, uscito mercoledì scorso.

Quest'ultimo è un autore a cui vorrei dedicare un po' di spazio su questo blog, un po' come ho fatto con Clive Barker negli ultimi mesi.

Diciamo subito una cosa: sono molto contento che Urania abbia dato a tutti la possibilità di leggere Hyperion a 6,99 Euro, ma a questo punto doveva anche dare l'opportunità a tutti i lettori di poter leggere anche il seguito, poiché altrimenti suona come un'opera lasciata a metà.

Non so se non sia stato inserito nel calendario editoriale per una questione di diritti di pubblicazione, ma è una grave mancanza, secondo me.

Hyperion finisce praticamente in maniera tronca.

Costringerà i lettori a cercare altrove il proseguo di questa lettura.

Personalmente trovo Hyperion un romanzo fantastico.

Così come Dune, è molto forte la sensazione di trovarsi davanti, un'opera fantascientifica molto meno popolare di quanto si pensi, e molto affine alla letteratura " alta ".

Sono tantissime le citazioni in corso d'opera, ed il cammino di questi sette pellegrini è molto suggestivo.

E che dire della figura dello Shrike?

Probabilmente è una delle più belle creature mai prodotte in ambito fantascientifico.

E' incredibile la varietà di contenuti di quest'opera.

Ogni racconto della vita di questi sette protagonisti, tocca un genere letterario diverso, andando a scomodare non solo poeti come Keats, ma anche Fitzgerald e Raymond Chandler.

E' un vero peccato che il viaggio di questi pellegrini si concluda proprio sul più bello.

Certo, ci sono delle parti sicuramente prolisse, ma sfido chiunque a non affezionarsi alle storie di queste persone, così diverse, così peculiari, ma tutte accumunate dalla figura misteriosa ed ineluttabile dello Shrike.

Ho adorato ancora una volta Hyperion, e continuo ad adorare Dan Simmons, un autore che dovrebbe essere ben più conosciuto, e talmente poliedrico da poter essere letto da qualsiasi appassionato di genere fantasy, fantascientifico ed horror.


Alla prossima!





lunedì 28 febbraio 2022

Galilee - Clive Barker

Continua il mio excursus di rilettura delle opere di Clive Barker, e questa volta tocca a Galilee.
Devo essere onesto ed affermare che di questo romanzo praticamente non ricordavo nulla.
Ogni volta che mi accade di non ricordare gli stralci della storia mi capita di viverlo come un segnale dall'allarme, nel senso che evidentemente trattasi di un'opera che alla prima lettura non mi ha lasciato nulla.
Che dire, magari sarà stato così quando lo lessi allora, ma stavolta posso dire tranquillamente che Galilee mi è garbato molto.
Se chi si ritroverà a leggere questo post è appassionato di letteratura mitologica di stampo fantasy, e se si è amanti di Sandman o American Gods di Neil Gaiman, beh, questo romanzo è quasi imperdibile, dico quasi perché ci sono due, tre cose che a me non sono piaciute, ma ne parliamo dopo la sinossi:

Ricchi come i Rockfeller, in vista quanto i Kennedy, i Geary dominano sin dalla Guerra Civile la vita degli americani, abilissimi nel celare le origini di tanta influenza e la vastità della corruzione che ne è alla base. Rachel Pallenberg non avrebbe mai immaginato di incontrare - e ancor men di sposare lo scapolo d'oro più ambito di tutta l'America, Mitchell Geary. Ma il suo romantico sogno d'amore si interrompe proprio il giorno del suo matrimonio: Rachel non è pronta ad affrontare l'incubo che ha inizio con la scoperta della vita segreta del clan. Perché i Geary sono una famiglia in guerra. I loro nemici sono i Barbarossa, una dinastia la cui influenza non si manifesta nei palazzi della politica, ma nell'universo sensuale dell'anima e della carne.


Partiamo un attimo dal packaging.
Galilee fu pubblicato una prima volta nel 1998, e successivamente ristampato dalla Sonzogno nel 2001 in formato tascabile al prezzo di 9.900 Lire.
Ed è quest'ultima l'edizione che è in mio possesso, comprata su Ebay intorno al 2014/2015 a pochi Euro.
Parliamo di un'opera che conta 700 pagine, e che quindi è molto difficile considerare un'opera minore, per quanto mi pare che sia uno dei libri meno conosciuti e celebrati del buon Clive.
In verità è un libro parecchio scorrevole e suggestivo.

I topoi narrativi di Barker sono sempre quelli, soprattutto per quel che concerne il ramo fantasy/erotico che è sempre ben presente nelle sue opere, però qui ci troviamo davanti ad una epopea che vede coinvolte due famiglie, una di stampo divino e l'altra umana, ma potente quanto potrebbero esserlo stati nella realtà i Rockfeller o i Kennedy.
A fare da collante di trama tra queste due dinastie, comunque legate a doppio filo fin dagli albori, è Rachel, una giovane ragazza che come in una fiaba conquista il cuore dello scapolo d'oro dei Geary, una famiglia di magnati tra le più potenti d'America, ma che successivamente, in seguito alla rottura del suo matrimonio, farà la conoscenza di Galilee, primogenito di una famiglia divina, ma anche parecchio disfunzionale.
Quello che al quaglio potrebbe sembrare e lo è in un certo senso, un triangolo amoroso, è in realtà molto di più, perché Barker dipinge alla perfezione tutti i personaggi che compongono questo libro.
I personaggi che compongono la famiglia di Galilee, sono tutti spettacolari nella loro eccentricità.
Maddox, Zabrina, Marietta, fino alla matriarca Cesaria sono tutti personaggi cesellati alla perfezione, tanto che viene spontaneo empatizzare con loro anche se si tratta praticamente di divinità.
Ma non voglio parlare troppo della trama, perché è bello scoprire questi personaggi in corso d'opera, ciò che posso dire è che come sempre Barker presenta dei personaggi sopra le righe e piuttosto maliziosi, ma anche molto emozionanti per il lettore.
In un certo senso narrativamente parlando è una sorta di Dinasty o Dallas mitologico, visto che comunque entreremo anche nella vita della famiglia Geary, molto più pragmatica e spietata, per certi versi.
Il libro però non è solo questo, perché è composto anche da delle micro storie di altri personaggi che avranno a che fare con queste due famiglie.
Proprio per questo ho citato Sandman, inizialmente.
Piccole parabole di uomini che durante il loro cammino incontrano dei personaggi speciali.
Il libro stesso che stiamo leggendo in un certo senso ricorda il libro di Destino di Sandman, perché in un perfetto meccanismo di meta lettura, noi lettori stiamo leggendo una biografia familiare che Maddox sta scrivendo in corso d'opera.
Proprio per questi piccoli tocchi di classe, mi permetto di affermare che Galilee è un ottimo libro, o almeno lo è per tre/quarti, secondo me.
C'è qualcosa che non mi torna nel narrato.
Ad un certo punto è molto forte la sensazione che Barker abbia voluto tirare il freno a mano ed abbia editato alcune cose, e persino il finale è fin troppo aperto, come se avesse avuto intenzione di cominciare una saga.
La trama disattende un pochino per quel che concerne alcuni avvenimenti del passato, continuamente accennati, ma mai raccontati veramente, soprattutto per quel che concerne il patriarca di queste divinità ovvero Nicodemus, soprattutto per quel che concerne la sua morte vera o presunta, che resta una questione totalmente aperta ed irrisolta.
Ma non è solo questo, fin dall'inizio ci viene raccontato che siamo davanti ad una sorta di caduta degli Dei, che L'Enfant ( casa costruita nientemeno che da Thomas Jefferson ) ovvero la dimora di queste divinità cadrà e vedrà distrutta, ma all'atto pratico di questo conflitto vedremo poco o nulla.
Dal lato puramente del pathos narrativo mi sento deluso e un po' preso in giro dalla storia, che da questo punto di vista lascia in sospeso troppe cose.
Insomma Barker si concentra più sui sentimenti umani e divini, che sul resto, disattendendo un po' tutto il costrutto narrativo che fin dal principio portava ad altro.
So che un conflitto tra umani e Dei lascia il tempo che trova e sarebbe impari, ma se per tutto il libro parli dello scontro che avverrà, beh, io quello scontro voglio leggerlo.
Insomma Galilee è un bel viaggio, ma personalmente sono rimasto deluso per quel che concerne la coerenza narrativa, però è doveroso aggiungere che dal punto di vista dei personaggi rimane un libro veramente bello ed accattivante.


P.s: Mentre ero alla ricerca della sinossi da inserire sul post, mi sono imbattuto in alcune recensioni che fanno degli esempi molto simili ai miei, per quel che concerne le associazioni letterarie o filmiche, segno che leggendo quest'opera a tutti quanti sono venuti in mente gli stessi esempi.
Chiedo scusa in anticipo se qualcuno possa pensare che io abbia copiato da qualche altro post, ma non è così, ve lo assicuro.


Alla prossima!




giovedì 10 febbraio 2022

Ghost Story - Peter Straub

 " Okay, proviamo di nuovo ", disse lui. " Cosa sei? "

" Lo sai. " Rispose lei.

Insistette. " Che cosa sei? "

Sorrise porgendogli quella straordinaria risposta.

" Sono te. "

" No. Io sono io. Tu sei tu. "

" Io sono te. "


Già solo per questo scambio splendido e per tutto quel primo capitolo quasi in medias res che funge sia da prologo che da quasi epilogo, questo romanzo meriterebbe la lettura.

Però andiamo per gradi.

Chi è Peter Straub?

So che è una domanda retorica poiché tutti conosciamo Wikipedia, però è giusto iniziare un articolo parlando prima dell'autore.

In Italia questo autore è noto soprattutto per aver scritto a quattro mani con Stephen King i romanzi Il Talismano e La casa del buio.

Entrambi dovevano essere parte di una trilogia, ma recentemente i due autori hanno dichiarato che difficilmente troveranno il tempo per potersi dedicare al terzo capitolo.

La mia idea è che non ne abbiano poi questa gran voglia, d'altronde da La casa del buio sono passati più di vent'anni.

Però direi di chiudere qui questa parentesi e magari ne riparlerò quando mi deciderò di rileggere La casa del buio con la prospettiva di parlarne qui.

Molti degli scritti di Peter Straub vennero pubblicati dalla Bompiani, credo in scia alla pubblicazione de Il Talismano.

Ebbene, mi piacerebbe molto recuperare alcuni di essi, che oggi credo vaghino nel limbo dei fuori catalogo.

Straub non è un autore su cui ci sia molto hype e quindi i suoi libri si trovano attualmente a pochissimo prezzo su Ebay ed affini.

Mi piacerebbe leggere in futuro sia Koko che Il drago del male.

Del primo ho visto che circolano anche alcune copie in edizione Fabbri, quella blu cartonata che spesso appare in bella vista in qualsiasi mercatino dell'usato librario.

Io ovviamente ho conosciuto Peter Straub tramite il romanzo Il Talismano, ma in verità ne sono stato incuriosito a causa del fatto che Stephen King nel suo Danse Macabre ha inserito Ghost Story non solo come uno dei romanzi che più lo hanno influenzato, ma anche come uno dei migliori romanzi di genere fantastico ed horror di maggior rilievo negli anni che vanno dal 1950 al 1980.

Gli ha dedicato un intero capitolo, e ne ha parlato con così entusiasmo, che all'epoca andai su Ebay e mi decisi a comprarne subito una copia.

Lo lessi a suo tempo, mi piacque, ma non condivisi quell'entusiasmo.

Con lo scorrere del tempo provai a rileggerlo almeno due volte, ma entrambe le volte mi arenai intorno alla pagina 150 o giù di lì.

Dico queste cose per onestà intellettuale, perché mi rendo conto che in alcuni punti questo è un romanzo abbastanza lento e prolisso.

Però la terza rilettura è stata quella giusta, perché ho apprezzato il libro molto più della prima volta.

Oggi posso fare ammenda ed affermare che Ghost Story è un gran bel libro.

Parliamone dopo la sinossi:

"Quattro rispettabili anziani professionisti ci Milburn, una cittadina sperduta fra i monti dello stato di New York, si ritrovano ogni quindici giorni a raccontarsi storie di fantasmi. Hanno sentito il bisogno di farlo da quando un loro amico è morto all'improvviso durante un ricevimento offerto in onore di una misteriosa attrice.
Ora, nell'inverno di Milburn, una strana creatura, che nel passato aveva subito un danno dai quattro amici, è tornata per esigere il suo tributo. Così la città viene conquistata a poco a poco da un orrore che dapprima si insinua nella sonnolenta routine quotidiana, poi si manifesta spaventoso in tutta la sua violenza.
Alleato dei quattro diverrà lo scrittore di storie soprannaturali Don Wanderley, che per quanto esperto in materia, non potrà garantire l'esito dello scontro finale."

Credo che per apprezzare un libro del genere bisogna avere un po' di infarinatura del genere.

Questo mi rendo conto che potrebbe essere visto come un difetto, perché è un libro che è facile associare ad altri libri, altri generi ed altri autori.

Forse è per questo che oggi sono in grado di apprezzarlo di più, perché con il tempo ho assimilato molte storie che hanno ispirato questo libro o che sono state ispirate da questo libro.

Ghost Story è un romanzo del 1979.

Persino King ha usato alcuni dettami di quest'opera per alcuni suoi racconti, e la natura ciclica e temporale del villain di questa storia ricorda tantissimo IT o anche alcuni personaggi mitologici di Neil Gaiman.

Straub a sua volta però afferma di essersi ispirato a Le notti di Salem per quel che concerne la cittadina protagonista di questo libro ovvero Milburn.

Un'altra associazione che mi è venuta subito in mente è quella relativa a Il canyon delle ombre di Clive Barker che per certi versi un po' ricorda le atmosfere di questa storia.

Ebbene, quali sono queste atmosfere?

Ghost Story è una storia di fantasmi come il titolo lascia intendere?

No, non del tutto.

In verità in questo romanzo Peter Straub è abile a giocare con tutti gli archetipi del genere horror presentandoci un nemico che è in grado di essere qualsiasi cosa.

Capito, perché ho nominato IT?

Però qui non c'è nessun pagliaccio, ma solo una bellissima donna.

A conti fatti è un horror che mischia un po' il noir di Raymond Chandler, con le atmosfere che tanto ricordano gli anni dei libri di Scott Fitzgerald fatte di feste e bei vestiti, frullando il tutto con un po' di sano horror alla Stephen King di quando racconta l'arrivo dell'orrore esterno in un sobborgo cittadino qualsiasi.

L'idea della Chowder Society è molto suggestiva e potente, forse ispirata alla famosa sera in cui vennero piantati i semi per la creazione di due degli archetipi horror più famosi di ogni tempo ovvero Frankenstein e Il Vampiro, ma funziona dannatamente bene.

La chowder society è composta da quattro amici un po' attempati che si riuniscono una tantum per bere e raccontarsi storie dell'orrore o comunque surreali.

In principio erano in cinque ed uno di loro muore in un modo strano.

Aveva da poco conosciuto una bellissima donna.

Straub per alcuni di questi personaggi sceglie il nome di scrittori veramente esistiti, non a caso uno dei protagonisti si chiama Hawthorne ed un altro Sears James.

Non a caso la storia che quest'ultimo racconterà sembra pari pari uscita da Il giro di vite di Henry James, molto subdolo Straub, vero? XD

Scherzi a parte, Straub fa un gran lavoro con i personaggi di questo libro, tutti sviscerati benissimo, e tutti quanti molto credibili nelle proprie peculiarità, caratteristiche e debolezze.

In verità dal punto di vista corale, inteso come sobborgo cittadino, il tutto funziona benissimo e risulta oltremodo coeso dal punto di vista narrativo.

Magari qualcuno storcerà il naso nel vedere quattro protagonisti così attempati, ma in verità andando avanti faranno capolino nella storia anche il giovanissimo Peter e quello che alla fine sarà il vero protagonista della storia, Don Wanderley, che poi è il nipote del quinto membro della Chowder Society che è deceduto.

Nelle vite di questi personaggi, che sia al passato o al presente, farà o avrà fatto capolino una donna, che si chiami Eva, Alma, Anna o Angie, è sempre lei, così diversa, ma così uguale...

Mi fermo qui con la descrizione di questo libro, sennò andrei per le lunghe.

Descritto così sembra un romanzo in cui succede poco, ma la parte horror c'è ed è moltissima, fidatevi.

Le ultime centinaia di pagine sono un crescendo continuo e c'è parecchia azione e parecchia...morte.

Tra le fila dei buoni soprattutto.

Ci sono difetti in questo romanzo?

Quelli figli del genere direi.

Quindi non insormontabili.

Quali, direte?

Direi che come in ogni film, romanzo o fumetto di quel periodo, il male all'inizio sembra implacabile, poi invece soprattutto nei confronti finali, sembra quasi che venga sconfitto facilmente.

E' una cosa che nella narrativa di una storia incrocio spesso e ci ho fatto il callo, ed in più mi rendo conto che non è facile scrivere di una lotta.

Cioè in un film o in un fumetto, una coreografia o un disegno risultano molto più coinvolgenti e credibili di una scena narrata.

Non so se sono riuscito a spiegarmi, in tal caso mi scuso.

Insomma Ghost Story è un gran bel libro, e se vi capita sottomano, non fatevelo sfuggire.

Inizialmente vi sembrerà altro, e questo mi dà la possibilità di parlare anche dell'inizio.

Beh, quella parte è molto ambigua e lolitesca.

Ed è dannatamente bella e inquietante.

So che in una delle ultime ristampe, proprio l'inizio è stato usato come sinossi, cosa per me sbagliata, visto che il libro per trecento pagine o più, è proprio tutt'altro.

Ma li capisco, è un inizio al fulmicotone.

Un uomo viaggia in auto con una una bambina che non è sua figlia, la tiene praticamente prigioniera, ed in più progetta di ucciderla.

Ditemi se non è un inizio meraviglioso.

Ehm, volevo dire, narrativamente accattivante, non denunciatemi per istigazione alla violenza. XD

Chiedo venia per la lunghezza, ma credo che un post del genere possa essere tranquillamente letto a pezzetti con lo scorrere del tempo, anche perché difficilmente riuscirò a scrivere altro per questo mese in corso, poiché il materiale da leggere scarseggia.



Alla prossima!