"Figliolo, probabilmente sei troppo giovane per cercare la saggezza in parole che non escano dalla tua bocca, ma ti dirò una cosa: il nemico è l'amore."
Annuì lentamente.
" Sì. I poeti fraintendono l'amore continuamente e qualche volta in buona fede. L'amore è il più antico degli assassini. L'amore non è cieco. L'amore è un cannibale con una vista estremamente acuta. L'amore è un insetto che ha sempre fame."
" Che cosa mangia? " Domandai senza pensare.
"L'amicizia", mi rispose.
Probabilmente il succo di questo romanzo è tutto qui, in questo splendido passaggio, che è probabilmente il più bello del libro.
Christine è un horror, ma anche una classica storia d'amicizia adolescenziale, che in genere sappiamo tutti, grazie al nostro trascorso, che si interrompe o prende una piega diversa, nel momento in cui entra in gioco l'amore.
Qui la ragazza destinata a rompere un'amicizia c'è pure, ma somiglia più ad un espediente, perché il vero amore di Arnie è Christine, un' automobile.
Questa quindi è la storia di un triangolo d'amore o un quadrilatero se ci mettiamo in mezzo anche Leigh Cabot.
E' il classico horror scolastico che King ci ha già venduto e ci venderà ancora dopo, molto simile a Carrie, IT o Il Corpo nell'impostazione.
Cittadina tranquilla, scuola, bulli, amicizia, e l'arrivo dell' orrore esterno, che questa volta sarà un'automobile.
Christine è uno dei romanzi più famosi di King, è stato anche trasposto cinematograficamente da un maestro come Carpenter, e probabilmente la sua fama è più al passato che al presente.
Probabilmente oggi la figura di questa Plymouth del 1958 è meno famigerata di un tempo, ed è un peccato, credo anche perché in tempi moderni la macchina non racchiude più un'importanza fondamentale come nelle adolescenze del passato o almeno appartiene ad un genere narrativo e cinematografico nell'immaginario un po' desueto.
Resta comunque sicuramente un'opera iconica, con cui King ha saputo giocare ed ammaliare il lettore, soprattutto un lettore cresciuto in quegli anni di miti cinematografici motorizzati.
Credo che Steve possa anche essere stato ispirato da opere come La macchina nera, Supercar e persino Duel.
In certi frangenti si respira l'area di un contesto televisivo alla Grease o a un Happy Days in chiave orrorifica.
Perché quasi ogni adolescente sogna di guidare una macchina, sogna l'indipendenza, ed ha la convinzione che il mezzo sia uno degli ingranaggi che porta alla conquista del sesso e dell'amore.
Molto aspettano i diciotto anni solo per questo ( o i 16 nel caso degli americani ).
Non a caso Arnie trova l'amore solo dopo aver adocchiato Christine.
E' la quarta o quinta volta che rileggo Christine, ed ogni volta è amore, ma anche perplessità.
Lo amo, ma per me ha dei difetti evidenti, robe che non mi piacciono e che narrativamente parlando avrei preferito diverse.
Andiamo di sinossi:
Tre amici vivono la loro adolescenza in una tranquilla cittadina di provincia. Le novità sono poche, finché non compare Christine, un'auto - una Playmouth del 1958 - che Arnie, uno dei ragazzi, vuole a ogni costo rimmettere a nuovo. Un'impresa disperata, che per lui si trasforma in un'ossessione, mentre la macchina inizia a manifestare un'inquietante vita propria. E nelle buie strade del paese la gente comincia a morire.
Ho notato che alcuni trovano la prima parte di questo libro eccessivamente statica e prolissa.
Ed è vero.
Probabilmente oggi, King avrebbe affettato e velocizzato un po' la parte iniziale, visto che per circa 180 pagine succede poco o nulla in termini d'azione, e molto è dedicato all'approfondimento dei personaggi.
In verità è una parte che io ho apprezzato molto.
Trovo funzionale e ben narrato il tutto: il colpo di fulmine di Arnie per Christine, la presentazione della figura un po' mefistofelica di Roland LeBay, il rapporto che Arnie ha con i genitori e con il suo migliore amico, e soprattutto i piccoli accenni al passato di Christine.
Personalmente io trovo la prima parte molto più coesa anche nella struttura narrativa, non a caso ritengo che le parti più belle del romanzo si trovino tra queste pagine, almeno fino a quando non si scatena Christine in tutta la sua potenza.
Cosa non va in questa storia ( per me ovviamente )?
Ho sempre avuto l'impressione leggendolo che i personaggi, a parte Arnie, non siano stati centrati benissimo.
La figura di Roland LeBay su tutti, ma anche Dennis, il migliore amico di Arnie nonché eroe della storia.
Se Arnie compie un percorso ben preciso e delineato, fino alla sua completa trasfigurazione di sé, non si può dire lo stesso degli altri personaggi.
Leigh Cabot è protagonista di uno dei passaggi più spaventosi del romanzo, ma per essere la fidanzata di Arnie e quindi terzo incomodo tra lui e Christine, resta una figura molto eterea e sbiadita nell'economia della storia, tranne che nel controverso passaggio narrativo verso il finale, che io ho trovato molto infame e forzato, ma è una cosa mia.
Ci sono molte forzature in questa storia, che avrebbe potuto essere molto più semplice e lineare.
La natura malefica di Christine e il suo rapporto molto forzato con LeBay.
La stessa trasfigurazione di Arnie è piuttosto contorta.
Non ce n'era bisogno.
Sarebbe bastata l'ossessione per una macchina malefica con successiva possessione.
In più punti King stesso sembra confuso su chi sia il vero diavolo, se LeBay o la macchina, creando parecchia confusione.
Però quando l'autore preme l'acceleratore e lascia scatenare Christine diventa un libro spettacolare.
Nonostante alcune scelte narrative che ho trovato un po' attaccate con lo sputo, amo e amerò sempre molto questo romanzo, che in più punti mi ha anche fatto riflettere su me stesso, perché in alcuni passaggi ti fa tifare per...Christine.
Infine vorrei spendere due parole sull'eroe della storia, Dennis.
C'è un qualcosa che non mi è mai piaciuto in questo personaggio.
Non metto in dubbio la sua amicizia verso Arnie, ma spogliato un po' dal contesto, c'è un sottotesto quasi...classista in Dennis, come se in fondo in fondo, apprezzasse il vecchio Arnie perché inferiore e più debole di lui.
La stessa chiosa iniziale e anche quella finale in cui definisce Arnie un perdente, ti porta a pensarlo.
E poi c'è sempre del marcio in un migliore amico che ti frega la ragazza.
Christine è un buon romanzo che si perde un po' nella fase decisiva, ma che parte e finisce benissimo.
Il finale è tra i più belli mai partoriti da Stephen King, e quando Christine si prende la scena è irresistibile.
" La sua infinita tenacia."
" La sua furia indomabile."
Alla prossima!