" Voglio vedere la vita " annunciò Bod.
" Voglio stringerla tra le mani. Voglio lasciare un'impronta sulla sabbia di un'isola deserta. Voglio giocare a pallone con la gente. Voglio... " disse, poi si interruppe per pensare.
" Voglio tutto. "
E mi rendo conto che molti storceranno il naso all'idea che un quarantenne come me, possa pensare di inserire tra i suoi preferiti un romanzo del genere.
La verità è che Il Figlio Del Cimitero mi emoziona sempre un sacco, tutte le volte.
E credo che questo basti.
Sarà per lo stile di Neil Gaiman così elegante, poetico e delicato, uno stile che ho riscontrato soltanto in un altro scrittore che amo alla follia : Ray Bradbury.
In verità il mio amore per questo romanzo va un attimino contestualizzato.
Sarei un pazzo se volessi paragonare un romanzo del genere a capolavori come quelli di Steinbeck, Hemingway o McCarthy.
Questo libro di Neil è molto leggero, ermetico e per certi versi sfuggente.
Pregno di avvenimenti e di dialoghi, precisi e dettagliati, ma allo stesso tempo ermetici, dove c'è molto non detto e non raccontato.
Ed è forse l'unico difetto che riscontro in questo libro.
Mi ha ricordato molto Ballard.
Cioè per dire, se fosse stato King avrebbe sicuramente dato più spazio al passato di alcuni personaggi e alle loro motivazioni, che in questa storia appaiono un po' fumosi e blandi, ed è un peccato perché pur delineandoli in maniera ermetica Gaiman riesce a farti amare tutti i personaggi del cimitero con cui Bod interagisce, da Silas fino alla Signorina Lupescu, per finire alla misteriosa figura della Signora dal cavallo bianco.
Ma mi rendo conto che senza sinossi sarebbero discorsi senza senso:
Ogni mattino Bod fa colazione con le buone cose che prepara la signora Owens. Poi va a scuola e ascolta le lezioni del maestro Silas. E il pomeriggio passa il tempo con Liza, sua compagna di giochi. Bod sarebbe un bambino normale. Se non fosse che Liza è una strega sepolta in un terreno sconsacrato. Silas è un fantasma. E la signora Owens è morta duecento anni fa. Bod era ancora in fasce quando è scampato all'omicidio della sua famiglia gattonando fino al cimitero sulla collina, dove i morti l'hanno accolto e adottato per proteggerlo dai suoi assassini. Da allora è Nobody, il bambino che vive tra le tombe, e grazie a un dono della Morte sa comunicare con i defunti. Dietro le porte del cimitero nessuno può fargli del male. Ma Bod è un vivo, e forte è il richiamo del mondo oltre il cancello. Un mondo in cui conoscerà l'amicizia dei suoi simili, ma anche l'impazienza di un coltello che lo aspetta da undici lunghissimi anni... Età di lettura: da 12 anni.
Il figlio del cimitero è un teen fantasy dalle venature horror.
Anzi potremmo dire che l'inizio è dichiaratamente horror, ma narrato con così naturalezza e delicatezza da assomigliare ad una fiaba.
Un bambino in maniera piuttosto fortunosa sfugge all'assassinio della sua famiglia e si rifugia tra le tombe del cimitero vicino casa, dove i morti si prenderanno cura di lui nascondendolo da questa misteriosa confraternita che vuole ucciderlo.
Bod crescerà all'interno del cimitero in una sequela di micro-avventure volte a farlo crescere e maturare.
Lo dico apertamente, questi micro-capitoli sono stupendi.
E' un romanzo che scivola via che è un piacere e che si legge alla velocità della luce.
E come ho detto su, sembra assurdo che in così poche pagine, Gaiman è riuscito ad infilarci il mondo intero.
Il figlio del cimitero regala molte pagine veramente toccanti, ci dona un'interpretazione della Danza Macabra sotto forma di un ballo rituale, che è qualcosa di sublime.
Ma tutte le avventure che Bod vivrà all'interno e fuori dal cimitero sono narrate in maniera divina.
Il capitolo dedicato ai Ghoul che tanto omaggia e ricorda Lovecraft, è un qualcosa di eccezionale.
Il finale è giustissimo e da applausi.
Per me questo libro è un piccolo capolavoro.
L'unica riserva è relativo al fatto che alcuni personaggi e le loro motivazioni vengano lasciate quasi all'interpretazione del lettore ( per esempio non è impossibile ipotizzare che Silas possa essere un famoso conte che tutti conosciamo ) o raccontate con quattro frasi in croce, lasciandoci con il dubbio su che cosa siano I Mastini di Dio, la confraternita dei Jack e tutto il companatico.
Con venti, trenta pagine in più questo romanzo sarebbe stato un capolavoro.
Ma forse questo non era l'intento di Gaiman.
Voleva narrare l'avventura fantastica di un bambino che diventa ragazzo e poi uomo.
Un bambino che vive con i morti, e che così poco conosce del mondo dei vivi.
Un'avventura scritta in maniera divina con perizia e saggezza, e che soprattutto commuove.
Chi conosce Gaiman sa già cosa lo aspetta, perché l'autore a volte tende un po' a ripetersi ( per esempio a me leggendo questo romanzo sono tornati in mente alcuni passaggi di Sandman ), ma per chi non conosce quest'autore, lasciatemelo dire, che grave mancanza!
Neil Gaiman è un narratore immenso, e andrebbe letto e riletto.
Anche se sono convinto che bene o male, ormai le sue storie le conoscano quasi tutti visto quanto è stato saccheggiato dalle serie Tv e dal cinema.
Quindi se conoscete American Gods, Good Omens, Coraline e Stardust, sappiate che sono tutte opere del buon Neil che andrebbero lette, rilette, e poi rilette.
Si parlava anche di un film relativo a Il figlio del cimitero ed in effetti mi sembra strano che non sia stato ancora realizzato.
Raramente horror, fantasy e fiaba, si sono mischiati così bene.
Neil trova il tempo ed il modo in questo piccolo libro di inserire di tutto: romanzo di formazione, horror di stampo classico con vampiri, ghoul, licantropi e fantasmi, assassini che sembrano usciti da uno slasher, streghe, e personaggi mitologici.
Questo romanzo è stato anche vincitore dello Hugo Award del 2009 ed anche della Newbery Medal, quindi eventualmente non sono stato l'unico ad amarlo. :-P
P.s: dimenticavo di citare le belle illustrazioni di Dave McKean che fanno da corollario alla narrazione.
Alla prossima!