venerdì 23 maggio 2014

Blog temporaneamente sospeso.

Manco da tanto ma non da troppo.
10 giorni non sono tanti, ma possono succedere tante cose in 10 giorni.
Quando vivi la quotidianità, il tempo passa senza che tu te ne accorga, quando la quotidianità viene a mancare o meglio quando è corrosa da tarli che non ti permettono di viverla, quei 12 giorni sembrano anni.
Per me il Blog non è mai stato un mezzo per cercare visualizzazioni e guadagni, non che li schiferei ovviamente, sia chiaro.
Ma non sono mai stato uno di quelli che fa a gara a chi recensisce prima un libro, un film o che inserisce pubblicità a fine di lucro.
Per me il Blog era un divertimento, adesso non è il momento per il divertimento.
Non sono sereno e quindi non posso continuare ad andare avanti come niente fosse.
Finché le cose nel mio piccolo pezzetto di mondo non si risolveranno, qui non scriverò più.
Potrebbero passare giorni come settimane o mesi.
Mi auguro siano giorni.
A dirla tutta sarebbe meglio fossero ore,minuti,secondi.
Sto vivendo una vita di merda, ma comunque me la tengo stretta.
E' puzzolente, scivolosa, ma comunque vita.
Questo non vuole essere un epitaffio ma un arrivederci.
Continuerò ad esistere nella comunità virtuale, a lurkare, visitare,leggere blog, informarmi, commentare.
Ho bisogno di distrarmi perché il tempo ce l' ho, è la tranquillità che mi manca.
E' strano, ti lamenti delle abitudini, della noia, anche delle persone che ti circondano a volte, e poi basta un attimo per arrivare a rimpiangerle.
Anelo a quella certezza, quella normalità fatta di bieche abitudini.
C' erano due cose che mi ero ripromesso di non fare mai più qui sul Blog:
parlare di cose troppo intime e personali e parlare di calcio.
Se sono arrivato a parlare della prima è perché ritengo giusto spiegare la mia assenza.
Questa cosa mi costa, perché non sono uno di quelli che ama parlare di sé, ma uno che ama parlare dentro di sé.
Ne parlo anche un po' per esorcizzare la cosa, magari scrivendo che mancherò per un po' la vita si fa beffe di me e mi fa tornare subito, io me lo auguro.
Vorrei poter tornare ad essere sereno e tranquillo anche domani o tra poche ore, non vivere con l' ansia di sapere o non sapere, non tormentarmi le unghie e le mani.
Potevo scomparire e non dire nulla, tanto sarebbero in pochi ad accorgersene.
Però è giusto salutare chiunque sia passato da qui e chiunque passerà, non voglio essere uno di quelli che smette di colpo senza preoccuparsi di niente e di nessuno.
Lo trovo una mancanza di rispetto.
Quindi lascio questo saluto che esce dritto dritto dal mio universo narrativo preferito, quello della Torre Nera di Stephen King:

Lunghi giorni e piacevoli notti. 



martedì 13 maggio 2014

La Notte Del Drive-In - Joe R. Lansdale

Prima di iniziare a leggere un autore ed un libro che non conosco, non avendo il deposito di Zio Paperone o chissà quale capitale da investire in libri, cerco sempre di informarmi.
Mi metto a Lurkare Forum, librerie online con recensioni annesse, Blog, ecc.ecc.
In molti posti che ho visitato Lansdale è amato, in qualche caso addirittura venerato.
Ho letto, preso appunti e mi sono segnato due, tre libri con cui poter iniziare.
La Notte Del Drive - In è stato il primo, anzi è stato trino perché a conti fatti, nel volume che ho preso ci sono tutti e tre i libri che compongono la Trilogia conosciuta come Il Ciclo Del Drive-In.
Essa è composta da:
- La Notte Del Drive - In ( 1988 )
- Il Giorno Dei Dinosauri ( 1989 )
- La Gita Per Turisti ( 2005 )

Parto un attimo in Medias Res e al bando la netiquette, dico subito una cosa e la dirò in maiuscolo, quindi copritevi le orecchie:
GLI ULTIMI DUE AVREI VOLUTO BRUCIARLI.
Sono assurdi, criptici, talmente onirici che sembra siano stati scritti da una persona con turbe psichiche o imbottita di psicofarmaci.
E' cinema su carta, ma quel cinema che sembra montato a cazzo.
E' quell'incubo che fai dopo aver mangiato peperonata.
Sono quei sogni che fai in preda al delirio febbrile.
E' un caleidoscopio di immagini senza senso.
E' un Film grottesco di serie B.
E' Pinocchio diretto da Uwe Boll o Eli Roth.
Non sono mai drastico con i romanzi che leggo e conto di ridargli una nuova possibilità prima o poi, ma credetemi se dico che ho fatto una fatica immane a finirli e metabolizzarli.
Sono due seguiti che si amano o si odiano, Eros o Thanatos, nel mio caso Thanatos.
Trollaggio puro.
Ma partiamo dal principio.
La Notte Del Drive-In parte come un normalissimo romanzo di formazione giovanile ambientato nella provincia Americana del Texas.
Quattro ragazzi, due piuttosto problematici, decidono di passare la serata nel Drive-In della cittadina, l' Orbit.
Tutto procede tranquillo.
La gente si ingozza di Coca Cola, si diverte, le sospensioni delle automobili cigolano assecondando i movimenti delle coppiette che scopano.
Il popcorn e le grigliate abbondano.
Tra i cinque Film proiettati spiccano La Casa, Non Aprite Quella Porta e La Notte Dei Morti Viventi, tanta roba.
E' una serata come tante, una notte stellata.
Fino a metà del secondo film, almeno.
Il passaggio di una cometa sorridente cambia tutto.
Con il passaggio della cometa cala una cappa di oscurità che ammanta tutto.
È una cappa densa, mortale.
Chi la attraversa o almeno chi ci prova, ci lascia qualche arto o le penne del tutto.
La gente, compresi ovviamente i quattro protagonisti, rimangono imprigionati nel Drive-In, ed il divertimento lascia il passo alla tragedia.
Il romanzo che fino a quel punto sembrava un classico libro di formazione, parte per la tangente virando al grottesco.
Credetemi che quando dico che parte per la tangente, non scherzo, anzi è riduttivo.
All'interno del Drive-In si verrà a creare una sorta di microcosmo che avrà una parvenza di normalità fino a quando ci saranno risorse di cibo.
Poi sarà una lotta per la sopravvivenza.
Stupri, violenze, cannibalismo, fusioni che non hanno niente da invidiare a Dragonball, accadrà l' indicibile ed oltre.
A conti fatti la trama di partenza mi ricorda un po' il racconto The Mist di Stephen King ma mentre The Mist mantiene una certa realtà di fondo per quel che concerne personaggi e situazioni, nel romanzo di Lansdale è il surrealismo ad essere indubbio protagonista.
 A livello di sviluppo della trama viene più naturale associarlo a Niccolò Ammaniti o Chuck Palahniuk, che a scrittori Horror come Stephen King ed affini.
Niccolò Ammaniti non a caso è presente anche nella copertina del romanzo e nella prefazione di una delle prime edizioni del romanzo.
Non a caso alcuni racconti di Fango e il suo romanzo d' esordio Branchie, risultano opere che molto ricordano stilisticamente lo scrittore Texano.
Non voglio che comunque passi un messaggio negativo sul romanzo di Lansdale.
La prima storia del Ciclo Del Drive-In è dannatamente trascinante, ha un ritmo che levati.
Sono le restanti due a essere difficilmente leggibili e catalogabili per il sottoscritto.
Sono troppo onirici, troppo disomogenei.
Lansdale si fa prendere la penna dal suo fanciullino dentro e ci dona una storia cinematografica in chiave romanzesca.
Pure troppo.
Per farne un breve sunto, secondo e terzo capitolo, parleranno delle avventure On The Road del gruppo di sopravvissuti.
Non vi è nessun Spoiler in questo, se ci sono un secondo e un terzo romanzo, è ovvio che ci saranno dei sopravvissuti.
La trama virerà sul Post Apocalittico ma in maniera onirica e asfittica.
Personalmente trovo questo Ciclo concettualmente originalissimo ed anche avvincente, ma francamente troppo surreale per i miei gusti.
Lansdale riesce a trattare tante tematiche, talmente tante che il libro risulta difficilmente catalogabile.
E' Horror, Fantasy, Commedia, Fantascienza, Grottesco.
Il Ciclo Del Drive-In è un po' tutto.
Io ho fatto fatica a leggerlo, altri lo amano incondizionatamente.
come dicevo all'inizio è una storia che divide parecchio, non mi sento di mettere bocca sul fatto di consigliarlo o meno.
Posso dire che la lettura difficoltosa di questa Trilogia non mi ha scoraggiato e sono andato avanti con le opere di questo scrittore.
Sto leggendo La Sottile Linea Scura e posso dire che lo sto apprezzando non poco.
Mi sa che ho scelto il romanzo sbagliato con cui cominciare. :-P

















martedì 6 maggio 2014

Manga in pillole: Planetes - Makoto Yukimura

Avevo appena finito di leggere La Notte Del Drive - In di Joe R. Lansdale.
Mentre ci rimuginavo sopra, nel tentativo di metabolizzarne i grotteschi contenuti, mi cadde l' occhio sulla mensoletta dedicata ai fumetti ed ai manga ed esattamente sui volumi di Planetes di Makoto Yukimura.
Allungai la mano, ci posai lo sguardo sopra, ed eccomi di nuovo nello spazio insieme a Fee, Yuri, Tanabe e Hachimaki.
Che sia la prima o la decima rilettura, Planetes mantiene immutato il suo fascino.
Planetes è un Seinen ( dicitura che significa che l' opera è destinata ad un pubblico più maturo ) pubblicato in Giappone dalla Kodansha ed edito in Italia dalla Planet Manga in quattro volumetti pubblicati tra il giugno del 2003 e il marzo del 2005.
L' opera in Giappone ha anche vinto il prestigioso premio Seiun per due anni di fila nella categoria fantascienza.
Visto il successo dei Tankobon nel 2002 la Bandai Visual e la Sunrise decisero di ricavarne una trasposizione animata in 26 episodi, arrivata in Italia solo molti anni dopo su AXN e successivamente su Rai 4.
Considerando che l' opera fumettistica è composta da soltanto quattro volumetti, l' anime ne approfondisce dinamiche e contenuti, promuovendo a protagonista indiscussa Tanabe, che nel Manga fa la sua comparsa solo nel secondo volumetto.
Purtroppo della controparte animata posso dire piuttosto poco, essendomela persa in entrambi i suoi passaggi televisivi, anche se conto di recuperarla in futuro.
Ma parliamo brevemente del Manga.
Che si tratta di una bellissima lettura, credo lo si legga già tra le righe.
Planetes è un manga fantascientifico molto incentrato sui personaggi.
Vi è tanta tecnologia, quanto tanta umanità.
Il Manga è ambientato nel 2075, quando i viaggi nello spazio rappresentano ormai la normalità.
L' uomo è già stato su Marte e punta a dirigersi verso Giove.
Fee, Yuri e Hachimaki sono raccoglitori di Space Debris, i cosiddetti rifiuti spaziali.
Sono in parole povere, gli spazzini del cosmo. 
La cosa bella di questo manga è che nonostante il tema portante sia quello fantascientifico, riesce a toccare numerosi argomenti e soprattutto a donare un imprinting molto forte a tutti i suoi personaggi, toccando temi quali la morte, l' ambiente, la religione ed anche il terrorismo spaziale.
Disegni chiari e dettagliati faranno il resto.
Manga che è fruibile sia ai fautori della fantascienza che a coloro che sono interessati all'introspezione dei personaggi, in quanto riesce nel non facile compito di riuscire a miscelare benissimo entrambi.
Quindi che siate interessati al Mecha Design delle navicelle o ai rapporti interpersonali tra i protagonisti, sappiate che troverete in abbondanza entrambi.
Personalmente lo trovo un Manga perfetto.
Nemmeno sforzandomi riesco a trovare un difetto evidente.
Planetes fa suo l' assioma che nella botte piccola c'è il vino buono. 

Menzione d'onore anche per la sigla dell' anime, che ho finito di ascoltare proprio adesso.
Una sorta di riepilogo delle conquiste spaziali dell' uomo, tra cui spicca il primo essere vivente nello spazio, la piccola Laika.
Cagnetta che fu letteralmente mandata a morire. 





venerdì 2 maggio 2014

Snowpiercer

Complice le feste, sono riuscito a trovare il tempo per recuperare alcuni Film che in questi mesi per un motivo o un altro non sono riuscito a vedere.
Snowpiercer era uno di questi.
Uscito ormai più di due mesi fa e presentato in pompa magna come nuovo Blade Runner, nuovo Matrix o nuovo Vattelapesca, Snowpiercer è un Film distopico / fantascientifico molto interessante.
Il Film è tratto dal fumetto Francese Transperceneige scritto da Jacques Lob prima e Benjamin Legrand poi, illustrato da Jean-Marc Rochette e recentemente ripubblicato dalla Cosmo ad un pezzo piuttosto interessante, 5, 90 Euro per 250 pagine.
Devo ammettere che il prezzo lo rende un prodotto piuttosto appetibile, se non fosse che ho al momento altre letture da portare avanti  e altri autori da esplorare ( Lansdale su tutti ).
Ma visto che del fumetto, a parte qualche illustrazione e qualche buona recensione letta su siti e forum di genere, non conosco altro, meglio tacere e passare direttamente alla pellicola cinematografica.
Il Film è diretto dal regista Coreano Bong Joo-ho peraltro autore di un altro Film ben recensito come The Host, che dopo aver visto Clip e Trailer conto di recuperare al più presto.
Snowpiercer, se si può considerare un vanto, si fregia di essere la più costosa opera mai realizzata in Corea, risultando a tutti gli effetti un Blockbuster, ma dalla componente così orientale da renderlo piuttosto atipico, per concezione e contenuti.
Oltre che per gli effetti grafici, suppongo che gran parte della spesa sia dovuta ad un Cast insolitamente ricco.
Nel Film troviamo una irriconoscibile quanto bravissima Tilda Swinton, attori del calibro di Ed Harris e John Hurt, passando per Jamie Bell e Chris Evans che coprono un ruolo di primo piano nelle dinamiche del Film.
Film che a tutti gli effetti parte della critica eleva quasi a capolavoro.
Io, personalmente no.
Ma è risaputo che io di cinema ne capisco giusto un fotogramma di minchia.
Cosa quindi mi impedisce di bollarlo come un gran film?
La parte Action.
Ma partiamo dal principio, ovvero dall'ambientazione e dalla trama, entrambe fottutamente intrippanti.
2014.
L' inquinamento ecologico sta portando la terra alle soglie del riscaldamento globale, ma le autorità hanno la soluzione per impedire siffatto problema, quello di lanciare nell'atmosfera il CW7, una sostanza capace di fermare il riscaldamento.
Ma la sostanza ha un " leggerissimo " effetto collaterale, ovvero quello di precipitare la Terra in una nuova Era Glaciale.
La storia si sposta nel 2031, mostrandoci gli unici sopravvissuti della glaciazione, salvatisi grazie all'invenzione dello sfuggente Signor Wilson, un gigantesco quanto velocissimo treno capace di coprire in un anno l' intero pianeta senza fermarsi mai e così tecnologico da resistere alle temperature glaciali.
Il treno è organizzato in una scala gerarchica che pone negli ultimi vagoni la classe sociale più povera, quella che è stata fatta salire senza biglietto e che viene così abbandonata a se stessa, sfruttata e quasi brutalizzata.
Così mentre le prime classi vivono nel lusso e nella tranquillità, gli ultimi sono costretti a nutrirsi soltanto di una barretta proteica e a subire continui soprusi.
Ovviamente coveranno vendetta e ribellione.
A guidare questa rivolta ci sarà il giovane Curtis, interpretato da un Chris Evans piuttosto credibile, il cui scopo è quello di raggiungere il primo vagone e dirgliene quattro all'inventore del treno, il Signor Wilson.
Cosa che non sarà semplicissima, visto che ogni vagone presenterà ostacoli e autorità da superare.
Il film offre una componente fantapolitica piuttosto forte, dove per la sopravvivenza si arriva a fare di tutto e di più, ed in cui tra bene e male, vi è un filo sottilissimo, talvolta impercettibile.
Ogni vagone superato dai protagonisti spezzerà questo filo ancora di più.
Classico Film da Il fine giustifica i mezzi.
Il film è molto crudo e talvolta piuttosto violento, ma se devo essere onesto, la parte Action è quella che ho trovato meno credibile.
Per superare questa fase e non trovarla sopra le righe e talvolta persino ridicola, ho avuto bisogno di appellarmi alla classica sospensione dell' incredulità e non pormi troppe domande, anche perché molte di esse non troverebbero risposta logica.
Comunque per chi ama le storie di distopia e di sopravvivenza è un Film da non perdere.
Perché superate quelle tre o quattro scene un po' alla cazzo, il film regala veramente delle parti esaltanti ed anche dei personaggi piuttosto credibili.
Regina della pellicola è certamente Tilda Swinton, che interpreta un personaggio così odioso e insopportabile, che invoglierebbe alla violenza anche la buonanima di Madre Teresa.
Certo, la distopia, la fantapolitica, la sopravvivenza post apocalittica sono ormai temi stra-abusati sia al cinema che nella letteratura, lungi da me paragonare Snowpiercer ad opere come Brazil, 1984, Fahrenheit 451, ecc.ecc. ma posso assicurare che dal punto di vista dell' ambientazione è davvero una pellicola con i fiocchi.
La prima parte è eccezionale, la seconda è molto più simbolica e filosofica, forse un po' troppo criptica per i miei gusti, ma è un film di cui certamente consiglio la visione.






sabato 26 aprile 2014

La Mafia Uccide Solo D' Estate

Pif mi è simpatico.
Lo apprezzavo ai tempi de Le Iene e ritengo Il Testimone una delle poche cose che vale la pena di vedere nel panorama della Tv attuale, fatta solo di programmi culinari, Fiction del cazzo con il Garko di turno e varietà di livello infimo.
Di Pif apprezzo il suo modo spontaneo di fare informazione e quella genuinità di fondo, che vera o falsa che sia, comunque in Tv funziona.
E a quanto pare, almeno per quel che mi riguarda funziona anche al cinema.
Ritengo La Mafia Uccide Solo D' estate un buon film d' esordio, non esente da difetti, ma comunque anni luce dalle Fiction che mitizzano oltremodo la Mafia e la sua manovalanza.
Difetti che poi, sono tutti radicati nell'ultima parte quella che vede proprio Pif come protagonista, eccessivamente contorta ed affrettata.
Tra le critiche ( comunque poche ) anche quella legata alla partecipazione della Capotondi come coprotagonista, che comunque interpreta una parte nemmeno poi così importante nel film, sulla cui presenza quindi si può facilmente soprassedere.
Il film è una racconto di formazione ambientato inizialmente nella Palermo degli anni '70 e che coprirà attraverso il percorso di formazione e di crescita del protagonista, gli anni del periodo stragista della Mafia Palermitana.
Non è un bel posto dove crescere e nascere, ne ho ben donde anch'io che sono nato e cresciuto al tempo della Guerra di Mafia di Reggio Calabria, in cui ogni giorno nei quotidiani c'era almeno un morto ammazzato.
Il piccolo Arturo cresce in una Palermo omertosa e indifferente, che quasi minimizza le stragi e gli omicidi, cresce con dei miti distorti ( quello di Andreotti su tutti ) e cova l' amore per la piccola Flora, che lo accompagnerà per tutto il Film.
Il mito per Andreotti trova la sua massima espressione in una divertente scena già presente nella locandina, in cui in una festa in maschera Arturo si presenta travestito da Andreotti.
Testimoni indiretti dell' amore per Flora e del percorso di crescita di Arturo, saranno tutte quelle persone delle istituzioni, che purtroppo troveranno una morte tragica nella Palermo di quel periodo.
Il piccolo Arturo ha il tempo di interagire con Rocco Chinnici, che abitava nello stesso palazzo di Flora, con il Commissario Boris Giuliano in un bar di Palermo, ed anche con il Generale Dalla Chiesa, che concede un' intervista al piccolo giornalista Arturo, in una delle scene che contiene uno dei momenti più belli del film, attraverso questa frase dell' intervista:

" Andreotti dice che l' emergenza criminalità è in Campania e in Calabria. Generale, ha sbagliato regione ? "

Molto importante nella crescita del piccolo protagonista sarà anche l' amicizia con un giornalista esiliato al Sud per via dei suoi articoli di denuncia.
Come dicevo all'inizio trovo la parte giovanile del Film ben più corposa ed interessante dell' ultima parte che vede protagonista un Arturo più maturo ma anche asservito ad una Tv locale, disposto a vendersi pur di conquistare Flora nel frattempo diventata parte dello Staff elettorale di Salvo Lima.
Questa parte del film scorre troppo velocemente indugiando fin troppo in risibili quanto mal riuscite schermaglie sentimentali.
Pif ed anche Flora, prenderanno coscienza dei loro sentimenti ed anche del marcio che li circonda, solo dopo la morte di Falcone e Borsellino, in alcuni dei momenti più riusciti del Film.
Resta comunque un buon Film, lontanissimo da quei prodotti sopra le righe che tendono a mitizzare ed enfatizzare il mafioso di turno, che anzi qui assurge quasi ad un ruolo di macchietta per certi versi, ed è una delle cose tra le più discutibili del Film, come se quasi Pif ci volesse dimostrare che dietro quegli assassini e quelle stragi, ci fossero delle persone qualunque anche piuttosto ignoranti.
Film che per certi versi ricorda molto I Cento Passi di Marco Tullio Giordana, dove Pif fece da aiuto regista.
Dico la mia?
E' un Film che tratta le dinamiche di crescita e di formazione nella Palermo del periodo stragista, in maniera intensa e delicata.
Per me, è da vedere.







giovedì 24 aprile 2014

La superstizione è una gran rottura di palle.

Da adolescente credevo agli oroscopi.
Mi bevevo quello di Barbanera pubblicato quotidianamente sulla Gazzetta Del Sud, mi leggevo quello del Tv Sorrisi & Canzoni, e pensavo fosse vero che lo Scorpione ( il mio segno ) andasse più d' accordo con Toro, Pesci e Cancro e che stessi sul cazzo a coloro che erano Gemelli.
Allo stesso tempo, ricordo che camminai per qualche mese con un ciondolo talismano che doveva portarmi fortuna in amore ed avevo anche il mio oggetto feticcio che esibivo durante le partite a carte in famiglia durante il periodo di Natale:
Il Puffo Clown.
Gli avevo affibbiato anche un nome, Clementino.
Ero affascinato dai tarocchi e dalla cartomanzia e quando una zingara che bussò in casa mia chiedendomi la carità mi lesse la mano, ricordo che rimasi turbato da ciò che mi disse, anche se ad oggi non vedo nessun matrimonio contrastato nella mia vita, anzi a dirla tutta non c' è proprio nessun matrimonio. :-P
Diciamolo ( Dio, sembro La Russa ) che la superstizione è una gran rottura di palle.

E' una gran rottura di palle rischiare di tamponare o essere tamponato perché un gatto nero ha attraversato la strada del superstizioso /a di turno.

E' una gran rottura di palle quando per buona creanza regalo a qualcuno che me lo chiede un singolo spillo o un singolo ago, e questo / a mi guarda quasi schifato / a perché a loro dire porta male.
La prossima volta ve lo faccio pagare a prezzo intero e vaffanculo.

E' una gran rottura di palle sentire nel 2014 gente che combatte la iattura con il Cornetto Rosso portafortuna.
Credete davvero che un oggetto possa qualcosa contro il destino?
Se una cosa andrà male, andrà male indipendentemente se abbiate nuotato in una vasca piena di Cornetti Rossi o meno.

Poi, però ricordo i momenti passati a leggere l' oroscopo, oppure alle partite di Stoppa con Clementino al mio fianco e penso che sono stato una gran rottura di palle anch'io.
Chissà quanti sguardi di biasimo e di derisione, quando i miei parenti mi vedevano arrivare con il Puffo appresso.
E voi?
Credete ancora agli oroscopi, avete degli oggetti feticcio, oppure siete preda del demone della razionalità come il sottoscritto?

Ah, una volta una ragazza delle Seychelles mi fece fare una Macumba d' amore da sua madre, ma non andò a buon fine, mannaggia. 

lunedì 14 aprile 2014

Il Palazzo Della Mezzanotte - Carlos Ruiz Zafon

Fu tre anni fa, credo.
Ero ospite a pranzo da mia sorella, in attesa di sentire il fatidico " a tavola ", quando sul sofà vedo adagiato un romanzo.( non la Ferilli purtroppo :-P)
Era Marina di Carlos Ruiz Zafon.
Lessi l' introduzione e ne fui affascinato.
C' erano tutti quegli elementi che di solito fanno presa su di me: le storie di crescita e formazione giovanile, il soprannaturale, il mistero, quel pizzico di Horror che è fondamentale nella scelta delle mie letture e soprattutto c' era lei, Marina.
Mi bastarono poche pagine per innamorarmi di lei.
Quel romanzo lo lessi a tempo di Record, sia perché fui sedotto dalla storia, ma anche perché quando mi prestano qualcosa cerco di tornare l' oggetto al legittimo proprietario il prima possibile, indipendentemente se si trattasse di mia sorella o del fratello del cugino del vicino di casa.
Comunque, senza girarci troppo intorno, Marina mi piacque un botto.
Ne parlai anche qui, ai tempi in cui Bloggavo su Splinderiani lidi.
Mi ero ripromesso di recuperare altre opere del sopracitato autore, ma spesso le mie promesse sono lunghe a mantenersi.
Infatti, sono passati tre lunghi anni da allora.
Ma come si dice, meglio tardi che mai, e quindi eccomi a disquisire di un romanzo di Zafon, Il Palazzo Della Mezzanotte.
La scelta non è stata azzeccatissima, Il Palazzo Della Mezzanotte ha tutti i pregi e i difetti di un romanzo giovanile, ma alla fine ai miei occhi risulta un romanzo che tradisce dove non dovrebbe, ossia nel contesto " reale ", piuttosto che in quello " soprannaturale " che personalmente nonostante risulti molto easy, ho comunque apprezzato.
Ma parliamone meglio:


"Calcutta, 1916. Una locomotiva infuocata squarcia la notte portandosi dietro un carico di morti innocenti. Sotto una pioggia scrosciante, quella stessa notte, un giovane tenente inglese sacrifica la vita per portare in salvo due gemelli neonati inseguiti da un tragico destino. Calcutta, 1932. Ben, il gemello maschio, compie sedici anni, lascia l'orfanotrofio St. Patricks e festeggia l'inizio della sua vita adulta. È anche l'ultimo giorno della Chowbar Society, un club segreto che conta sette orfani come Ben, riunitosi per anni allo scoccare della mezzanotte sotto un tetto di stelle, nella sala principale di un antico edificio in rovina, il Palazzo della Mezzanotte. I sette ragazzi sono sicuri che quella sarà la loro ultima notte insieme, ma il passato bussa alla porta di Ben: la bellissima gemella che non sapeva di avere entra nel Palazzo con una pazzesca storia da raccontare. Le braci dell'incendio di sedici anni prima ricominciano ad ardere. Per tre interminabili giorni i membri della Chowbar Society cercano di decifrare ciò che si nasconde dietro al passato di Ben e di sua sorella, mentre combattono contro un secondo terribile incendio appiccato da un'ombra misteriosa. E, quando ormai l'inferno sembra aver preso il sopravvento e il compiersi del destino inevitabile, il fuoco all'improvviso si spegne... e una candida neve scende sulle strade di Calcutta."

Pubblicato originariamente come romanzo per ragazzi nel 1994, Il Palazzo Della Mezzanotte fa parte delle opere giovanili di Zafon, pubblicate in nuova veste dopo l' enorme successo di romanzi come L' Ombra Del Vento e Il Gioco Dell' Angelo, romanzi che comunque non ho ancora letto e che cercherò di recuperare in futuro.
Il Palazzo Della Mezzanotte è il secondo di una serie di opere giovanili di Zafon, la cosiddetta Trilogia della Nebbia.
Formata dal sopracitato Il Palazzo Della Mezzanotte, Il Principe Della Nebbia, Le Luci Di Settembre e Marina.
Questa mossa di battere il ferro finché è caldo, da parte delle case editrici, è piuttosto naturale quanto scontata ma certamente non ha giovato ai lettori dei precedenti libri di Zafon, che stando alle recensioni che ho letto in rete si sono trovati molto spiazzati davanti a questa serie di romanzi tratti dalle opere giovanili dello scrittore Spagnolo.
Non a caso, lo stesso Zafon, nella prefazione del romanzo di cui mi accingo a parlare, afferma espressamente che si tratta di un romanzo per ragazzi e che deve essere preso per quello che è, ovvero un romanzo per giovani scritto da un giovane inesperto.
Ed allora perché ho scelto di affrontarlo?
Semplicemente perché nella storia narrata c' erano tutti gli elementi che mi avevano fatto apprezzare Marina.
L' idea di base poi mi garbava parecchio oltre che ricordarmi uno dei miei romanzi per ragazzi preferiti, Il Ragazzo Del Cimitero di Neil Gaiman.
Molto carina anche la descrizione iniziale di Ben e il suo gruppo di amici, l' idea della Chowbar Society che si riunisce di nascosto per raccontarsi storie misteriose su Calcutta e dintorni, è certamente accattivante.
Così come è bella l' intimità, la fratellanza tra i membri di questa comunità.
Per me i problemi di questo romanzo nascono dall'arrivo nell' orfanotrofio e nel gruppo di Sheere,  la ragazza che farà da catalizzatore agli eventi che deflagheranno nel corso dell' opera.
Sheere sarà accompagnata dalla sua tutrice Aryami, personaggio che durante la narrazione ho trovato sfilacciato, persino contraddittorio.
La storia appare fin dalle prime battute troppo contorta e poco credibile, soprattutto per quel che concerne i giovani protagonisti.
Pur con tutta la sospensione dell' incredulità possibile, mi risulta difficile trovare credibili le motivazioni che spingano sette ragazzi a rischiare la vita per una sconosciuta.
Gli stessi protagonisti poi, ci vengono presentati ognuno con le proprie peculiarità, ma non vengono mai approfonditi fino in fondo, risultando alla fine piuttosto ermetici.
Pollice verso anche per Calcutta, la cui descrizione è fin troppo didascalica.
Siamo lontanissimi dalla splendida Calcutta che ci dona Dan Simmons nel suo Il Canto Di Kalì, quello di una Calcutta tetra, misteriosa e fetida.
Oppure tornando a Zafon, nella bellissima descrizione che lo stesso ci offre di Barcellona nel romanzo Marina.
Niente da dire per quel che concerne la parte soprannaturale, abbastanza intrigante e coinvolgente.
Certo, scoprire la natura e le motivazioni del male è fin troppo semplice, direi addirittura elementare, ma tutto sommato si fa leggere con piacere.
Jawahal è comunque un cattivo con tutti i crismi, ben congegnato ed oscuro quanto basta per incutere timore ed interesse.
Che dire poi del treno infuocato?
Certamente è una bella trovata.
La parte finale ambientata nella stazione, pur nella sua semplicità è piuttosto coinvolgente.
In verità, al di là di tutto è certamente un romanzo, che se visto nell'ottica della narrativa per ragazzi, offre certamente spunti interessanti.
E poi diciamolo, Zafon ha una scrittura poetica, delicata e dannatamente suggestiva, che si fa perdonare alcune licenze di trama.
Non so come e quando, ma io e Zafon sono certo ci rincontreremo ancora, magari tra tre anni di nuovo o forse prima, chissà.