giovedì 16 ottobre 2014

La Bambola Che Divorò Sua Madre - Ramsey Campbell

Questo libro aleggiava tra i miei desideri cartacei da tempo immemore.
Precisamente da quando lessi Danse Macabre di Stephen King.
Parliamo di almeno un decennio fa.
In quel saggio sull'horror, Stephen fece una bella lista con annessa descrizione di numerose opere horror che ogni appassionato lettore avrebbe dovuto leggere e che si fece premura di consigliare.
Ovviamente ho preso carta e penna e me ne sono segnati un sacco e una sporta.
Tra queste opere ovviamente vi era anche il romanzo di Ramsey Campbell di cui parlerò tra poche righe.
Ma prima apro una breve parentesi e dico che è un vero peccato che Danse Macabre di King sia finito fuori catalogo, poiché è una bellissima lettura a 360° sull'universo horror degli anni a cavallo tra il '50 e l' 80.
Recuperatelo perché merita, anche se ormai è reperibile solo attraverso l'usato.
Ma chiudiamo questa parentesi e parliamo del romanzo di Ramsey Campbell.

La Bambola Che Divorò Sua Madre ha la mia età.
Ramsey Campbell lo pubblicò nel 1976 ed è ormai reperibile solo nel circuito dell'usato.
Ho aspettato parecchio tempo prima di prenderlo, poiché essendo fuori catalogo, nel corso di questi anni mi è capitato d'imbattermici raramente e a prezzi non proprio contenuti.
Finché non mi è capitata sottocchio un'asta a buon prezzo su Ebay di un'edizione Oscar Mondadori in paperback e ne ho subito approfittato.
Tanta attesa sarà valsa la pena?
Non lo so, questo romanzo è parecchio strano.
La prosa di Campbell non è proprio nelle mie corde ed i protagonisti di questo libro sono tutti ermetici, sfuggenti e piuttosto contorti.
Lo è tutta la vicenda a dire il vero.
Ma partiamo dalla sinossi, che devo dire vende davvero benissimo il libro, visto che è dannatamente intrigante quanto ingannevole:


"Il cadavere di Lilian Pugh è stato lacerato a morsi. 
Anche il suo cane è stato ucciso e morsicato. Dilaniato da un uomo. A Rob Frayn, morto in un incidente, qualcuno ha rubato un braccio. Per mangiarselo. 
C'è un mostro a Liverpool.E c'è uno scrittore che ricorda fin troppo bene uno strano ragazzino che, tanti anni prina, aveva azzannato un compagno di scuola... 
E' la storia di una creatura condannata a uccidere ancor prima di nascere. Una storia di riti satanici e di sangue. Un'agghiacciante incursione nel regno dell'orrore."


Che dire di una sinossi del genere?
Ti aspetti un Thriller alquanto creepy ed in cui il gore abbonda, ma aspetti, aspetti e questo momento sembra non arrivare mai.
La storia è troppo fumosa, Campbell sussurra, suggerisce ma non mostra mai del tutto il mostro ed alla lunga la storia si rivela inconcludente quanto ermetica.
E' un vero peccato perché alcune parti narrate meglio, potevano essere dannatamente affascinanti.
A tratti, giuro, avevo la sensazione di essermi perso un  passaggio, tanto che ero quasi convinto mancassero delle pagine o che fossero state censurate.
E' un romanzo che personalmente credo manchi di linearità.
Questo non significa che sia un cattivo romanzo, ma che me lo aspettavo piuttosto diverso, mi sono sentito trollato dalla prosa accademica ma inconsistente di Campbell.
Per non parlare poi dei personaggi piuttosto alienati ed empaticamente odiosi del romanzo.
A conti fatti l'unico che forse ho trovato coinvolgente è proprio il giornalista che si mette a caccia di questo sedicente " mostro " che si nutre degli arti delle sue vittime, perché se non altro è l'unico che trovo credibile nella sua voglia di cavalcare l'onda del successo mediatico piuttosto che per senso di giustizia.
La sua è una caccia al successo non all'assassino.
La trama come ci suggerisce la sinossi del romanzo è piuttosto semplice:
E' appunto la caccia intrapresa da un sedicente gruppo che ha visto alcuni parenti vittime di questo Killer che imperversa per le strade di Liverpool.
Ed è proprio il giornalista a guidarla convincendo i parenti ad intraprendere la caccia a quest'individuo.
Alcune parti sono veramente intriganti e inquietanti ( la parte delle bambola e la figura dello stregone soprattutto ) ma per tutta la storia aleggia quella sensazione di mancanza di profondità, che rende il romanzo troppo ermetico e fumoso per i miei gusti.
Campbell poteva e doveva approfondire di più i personaggi, sia negativi che positivi, che permeano questa storia.
Trovo La Bambola Che Divorò Sua Madre francamente ostico e complicato da leggere, tanto che trovo persino difficoltà a parlarne.
E' più un Thriller psicologico che un vero romanzo dell'orrore.
Per non parlare delle relazioni umane tra i personaggi piuttosto asfittiche e stranianti.
E' un brutto romanzo?
Secondo me no, semplicemente non è nelle mie corde.
Forse non lo capisco o non ne sono all'altezza, non lo so.
Oppure semplicemente è un romanzo immaturo, visto che comunque è l'opera d'esordio dello scrittore inglese.
Però non lo consiglierei, perlomeno non a tutti.
Al di là di tutto sono comunque felice di averlo letto ed andrà certamente a fare orgogliosamente parte della mia libreria.


sabato 4 ottobre 2014

La Saga Delle Sirene - Rumiko Takahashi

Pubblicata nel lontano 1998 dalla Star Comics, La Saga Delle Sirene è una miniserie in tre volumi scritta e disegnata da Rumiko Takahashi.
I tre volumi in questione sono:

- Il Bosco Della Sirena.
- Il Segno Della Sirena.
- La Maschera Della Sirena.

Per chi non conoscesse Rumiko Takahashi, parliamo della creatrice di Manga ed Anime famosissimi negli anni '80 - 90 come Lamù, Ranma 1/2, Maison Ikkoku ed il più recente ( ma manco tanto ) Inuyasha.
La particolarità di quest'opera è che pur una volta la Takahashi abbandona il suo stile fantasy umoristico / folkloristico per narrarci una storia molto più cupa e violenta del solito.
Se all'epoca comprai questi volumi, è proprio per quell'atmosfera creepy che si respirava pagina dopo pagina.
Il tema cardine del manga è quello dell'immortalità.
Però tutti gli uomini e le donne che desiderano ottenerla dovranno trovare e mangiare la rarissima carne di sirena.
Ma non basta, perché quel nutrimento è una sorta di roulette russa, in quanto è anche un potentissimo veleno a cui pochi riescono a sopravvivere.
I più muoiono subito dopo averla mangiata.
Altri impazziscono e si trasformano in esseri deformi ed alcuni, i più " fortunati ", riescono nel loro intento, che è quello di rimanere eternamente giovani e di vivere per sempre.
Yuta, il protagonista di questa storia è uno di loro.
Il manga segue le gesta di Yuta nel suo peregrinare on the road per le vie del Giappone.
La storia si snoda tra presente e passato e ci narra le avventure di questo ragazzo e della sua compagna, altrettanto immortale, di nome Mana.
I due ovviamente nel corso dei tre volumi vivranno numerose avventure imbattendosi in altri uomini e donne immortali come loro.
Qui, forse risiede una delle poche pecche di questa miniserie: l'eccessivo imbattersi in altri/e immortali.
E' vero, lo richiede la trama, però parliamo di una carne rarissima, questi invece dovunque vanno trovano sempre qualche immortale o qualche essere deforme o comunque qualcuno che ha utilizzato la carne di sirena per i propri scopi.
Che culo. :-P
Dimenticavo di dire che l'unico modo per uccidere questi uomini e donne immortali è tagliare loro la testa.
In corso d'opera non mancano le scene di sangue e di violenza, alcune veramente efferate.
In particolare mi hanno colpito due racconti che vedono protagonisti due bambini immortali.
Storie molte crude, violente e piuttosto inquietanti.
Buoni anche i disegni, niente di spettacolare per carità, ma il tratto della Takahashi è molto chiaro e pulito e rende perfettamente fruibile lo svolgersi degli eventi.
Il formato dei volumi è molto più grande del solito con copertina cartonata, tanto che i volumi hanno più l'aspetto di un libro o di una graphic novel piuttosto che quello di un manga.
Ottimo anche il prezzo, visto che all'epoca per tutti e tre i volumi avrò speso circa 21000 £.
Parliamo comunque di volumi piuttosto corposi che sforano talvolta le 200 pagine.
La serie credo sia facilmente rintracciabile tramite il circuito dell'usato, anche se a dirla tutta non so se nel frattempo sia stata o meno ristampata dalla Star Comics.
In conclusione trovo questa saga piuttosto buona, a tratti veramente appassionante.
Forse un tantino ripetitiva nello svolgersi degli eventi, ma più che altro è una mia impressione.
Certo, parliamo di una storia potenzialmente infinita, ed è forse uno dei motivi per cui Rumiko Takahashi non ci ha più messo mano.
Un vero peccato, perché le avventure on the road di Yuta e Mana avrebbero meritato un proseguo o almeno un finale.
Dalla serie furono tratti anche due OAV tuttora inediti in Italia, segno che comunque la suddetta saga non è che abbia fatto chissà quale proseliti.
Per quel che mi riguarda, la rilettura de La Saga Delle Sirene è stato un piacevolissimo intermezzo tra la lettura di La Bambola Che Divorò Sua Madre di Ramsey Campbell e Mr. Mercedes di Stephen King.
Due romanzi che conto di recensire a breve.





sabato 27 settembre 2014

I due videogiochi più erotici della mia infanzia

Oggi parlo di due giochi che all'epoca della mia infanzia non solo ti stimolavano a prendere il Joystick in mano, ma anche un'altra cosa...
Parliamo di due giochi usciti nella decade che copre gli anni '80 - 90, epoca in cui quel poco di tette e culi che un adolescente poteva aspirare di vedere consisteva in:
- Sperare di riuscire a vedere Colpo Grosso di nascosto in Tv lontano da occhi indiscreti.
- Girovagare con fare lascivo per edicole nel tentativo di gettare l'occhio sulle riviste e videocassette porno messe lì in bella mostra.
- Girovagare per luoghi abbandonati nel tentativo di imbattersi in un rivista porno gettata ed abbandonata da qualcuno che non era difficile immaginare per cosa l'avesse usata...

Ma non divaghiamo e torniamo a noi, quali erano questi giochi in questione?
Il primo credo lo conoscano quasi tutti i trentenni, parlo ovviamente di Gals Panic.
Gals Panic è un puzzle game a schermo fisso prodotto nel 1990 dalla Kaneko il cui scopo era piuttosto semplice:
Si teleguidava attraverso il gioco un cursore che aveva l'obiettivo di scoprire la silhouette che contrassegnava la schermata del livello.
Tutto questo cercando di evitare di farsi prendere dal nemico di turno che livello dopo livello diventava sempre più bastardo e più difficile da evitare.
All'inizio del gioco ci veniva data la possibilità di scegliere tra sei ragazze, la cui silhouette sarebbe stata poi quella da scoprire durante il gioco.
Le ragazze immagino fossero delle attrici giapponesi ingaggiate per il gioco, ricordo ancora qualche nome:
Shiori, Nami, Marina, Emi ed altre due che adesso non mi sovvengono.
Il gioco era diviso in tre manches ed al completamento di ognuna la silhouette della ragazza diventava sempre più svestita.
Nella prima immagine la vediamo in posa sexy ma vestita, nella seconda in intimo e nella terza a seno nudo.
In queste prime tre manches del gioco ovviamente il fotogramma della ragazza è pixellato, mentre dopo aver superato tutte e tre le manches del gioco finalmente compare la vera foto della ragazza in tutta la sua nudità. :-P
Lo scopo del gioco è completare tutti e sei livelli ( divisi per tre ) e quindi spogliare tutte le ragazze.
Ovviamente nel gioco sono presenti anche power up ed altri oggetti che possono facilitare come rendere ancora più difficile la missione.
Molto vario anche il comparto nemici che cambia in ognuno dei sei livelli che comprendono il gioco.
Era o non era il sogno di ogni adolescente?
Ricordo che all'inizio si faceva la fila per giocarci. :-P
Per carità, con gli occhi di adesso è un giochetto piuttosto innocuo, ma ammetto che all'epoca soprattutto le prime volte che ci giocavo, seppe procurarmi parecchi bollori ed anche imbarazzo soprattutto quando qualche adulto mi gironzolava intorno e faceva qualche battutina sul perché giocassi a quel coin-op. :-P
A parte le ragazze, Gals Panic era un gioco piuttosto divertente che ha avuto numerosi seguiti e che mi diverto talvolta ad emulare.





Il secondo gioco è molto più vecchio ed anche diciamolo molto più ingenuo e semplicistico.
Trattasi della versione per Commodore 64 dello Strip Poker con protagonista la tascabile bomba sexy degli anni '80, Samantha Fox.
Lo scopo era semplicissimo: battere a Poker Samantha e farla spogliare sempre di più.
Emblematica ed indimenticabile la schermata finale in bianco e nero del gioco che la vedeva a seno nudo.
Con gli occhi di adesso è un gioco dal reparto grafico e sonoro che sfiora l'infimo, ma all'epoca ai miei occhi da decenne ( il gioco è dell'86 ), vedere le tette di Samantha Fox non era cosa di tutti i giorni. :-P
Gioco da emulare con in sottofondo la canzone simbolo dell'omonima cantante, la tamarrissima quanto meravigliosa Touch Me. :-)



martedì 16 settembre 2014

La porta dietro l'armadio.

C'è una porta introvata (o perdutae la memoria è la chiave che la apre". Stephen King


Le luci delle automobili che passavano di notte sembravano creare strane forme sul muro.
Non riuscivo a prendere sonno ed avevo paura.
Dormivamo in quattro in stanza, ma al buio ci si sentiva comunque soli.
Gli occhi andavano allo scantinato, dove ci raccontavamo si potesse nascondere qualche mostruosità e soprattutto indugiavano verso l'armadio e alla porta che vi era nascosta dietro.
Era l'estate degli 11 anni, la prima passata ospite da mia zia.
Estate di giochi, corse, giocattoli, mare, videogiochi e di film e racconti dell'orrore.
Ed in quelle sere, inesorabilmente, si aveva paura.
Si aveva paura di quella strana porta nascosta dietro l'armadio e si aveva paura di quelle ombre che sembravano persone o mostri deformi.
Era chiaro fossero i riflessi dei fari dell'auto che ingrandivano la forma dei mobili, ma vallo a spiegare ad una mente undicenne infarcita di spiriti, fantasmi e lupi mannari.
E così in un giorno torrido come tanti altri, si decide di trovare la chiave e di tentare di aprire questa misteriosa porta nascosta dietro l'armadio.
Volevamo esorcizzare la paura oppure la curiosità era più forte della fifa, non lo so, non lo ricordo.
Ricordo i passi ovattati, i movimenti silenziosi per non farci sentire dagli adulti che stavano al piano di sotto, ricordo la chiave che inserimmo nella toppa e l'emozione e la titubanza nell'aprirla.
Era una porta comunicante che dava in una casa abbandonata.
Una cosa strana, che quando ci penso, mi pare strana tuttora.
Ricordo la polvere e il pavimento di legno.
Ricordo gli scricchiolii quando ci misi un piede sopra.
Ricordo il portafoto argentato con la foto in bianco e nero di una vecchina dallo sguardo torvo, severo.
Ricordo quel comò marrone antico su cui era poggiata la foto e le tante ragnatele sparse negli angoli della casa.
O meglio di quel poco che si vedeva dalla posizione in cui mi trovavo.
Provai a fare un passo ed entrare ma avevo paura che il pavimento non mi reggesse.
Avevo paura mi potessero ritrovare a chilometri di profondità, chissà dove.
Ma uno dei miei due cugini entrò.
Ricordo il rumore delle assi di legno ed i suoi passi felpati, incerti.
Arrivò fino al comò e lo aprì.
Si mise a frugarci dentro e poi lentamente come era entrato ne uscì con uno sguardo fiero, orgoglioso.
Pensavamo avesse trovato chissà quale trofeo.
Nella mia mente pensavo a qualcosa di misterioso, ma così non fu.
Non si trattava altro che di un portachiavi dei mondiali di calcio in Argentina del 1978. 

Ancora adesso che sono passati così tanti anni, mi domando se quella porta a casa loro esiste ancora e se ancora esiste quella casa polverosa ed abbandonata che si trovava alle spalle.
E chissà se il quadretto con il volto di quella vecchina è ancora lì, in attesa di posare lo sguardo su qualcun'altro...


venerdì 12 settembre 2014

Il Ciclo di Hap & Leonard - J.R.Lansdale

Prima di lanciarmi nel lungo e talvolta tortuoso percorso di conoscenza delle opere di J.R.Lansdale erano sempre due le opere che vedevo citate e consigliate dappertutto: La Trilogia Del Drive - In e il ciclo di Hap & Leonard.
La trilogia è stata il mio battesimo del fuoco con questo autore, il ciclo di Hap & Leonard la chiusura del cerchio di un periodo che ha visto questo autore assoluto protagonista delle mie letture.
Ma bando alle ciance e parliamo più specificatamente di questo ciclo di libri dello scrittore texano, ciclo che lo ha consacrato e balzato agli onori della cronaca e che vanta un nutritissimo seguito di lettori in tutto il mondo.
Il ciclo è composto da otto volumi più qualche raccontino sparso in varie raccolte ed è ancora in prosecuzione, visto che è già stato annunciato il nono capitolo della serie: Blue To The Bone.
La serie di otto libri ( tutti editi in Italia ) è composta da:

- Una Stagione Selavaggia (1995)
- Mucho Mojo (1994)
- Il Mambo Degli Orsi ( 1995 )
- Bad Chili ( 1997 )
- Rumble Tumble (1998 )
- Capitani Oltraggiosi ( 2001 )
- Sotto Un Cielo Cremisi ( 2009 )
- Devil Red (2010 )

Parlarne non è facile, perché questa serie di libri sfugge ad una precisa catalogazione.
Sono libri action, noir, hard boiled, thriller, talvolta grotteschi, forse il genere più preciso in cui inserirli è quello pulp.
Non a caso qualcuno paragona i personaggi creati dalla penna di Lansdale a quelli cinematografici di Tarantino.
Ma a dirla tutta è proprio la storia stessa che somiglia moltissimo ad un serial fatto su carta.
Poiché pur trattando di storie ed ambientazioni spesso diverse tra loro, segue pedissequamente un canovaccio ben preciso che si ripete libro dopo libro:
personaggio del romanzo da salvare / vendicare, scazzottate, sparatorie, malviventi sempre più tosti e sopra le righe, belle donne, sesso.
E allora direte voi, se il canovaccio è sempre quello, cos' ha di bello questa serie?
In primis la scrittura tagliente, affilata, potente e coinvolgente di Lansdale.
In secundis il carisma dei personaggi protagonisti di quest'opera, Hap e Leonard.
Ed è nella geniale creazione di due personaggi così vividi ed evocativi che si annida la bellezza di questi libri.
Nel legame indissolubile tra queste due persone, un rapporto più forte di qualsiasi avversità e pericolo e che travalica i confini di qualsiasi diversità razziale e sessuale.
Un legame talmente forte che l' andare a rischiare la vita insieme per i motivi d'interesse di uno o dell'altro, lo fanno sembrare così naturale che sembra stiano andando a prendersi un caffè e non incontro ad un probabile pericolo mortale.
Sono praticamente l'uno la famiglia dell'altro.
Hap è bianco, etero, una sorta di antieroe romantico che finisce sempre con il mettersi nei guai a causa di qualche donna.
Leonard è nero, gay, una persona più diretta e priva di scrupoli, soprattutto se è convinta di fare ciò che è giusto.
La loro amicizia dissacrante, ironica, condita da  spacconate ed esagerazioni è certamente il tema portante della serie.
Certamente molto più dei mirabolanti guai in cui i due andranno ad infilarsi romanzo dopo romanzo.
Questo può essere visto come un difetto, per me invece è il vero motivo per cui questi romanzi hanno avuto molto più successo di altre sue opere.
Ogni romanzo è leggibile a sé stante, anche se è meglio partire da Una Stagione Selvaggia, visto che nonostante siano romanzi autoconclusivi, c'è una sorta di continuity narrativa che è meglio seguire dall'inizio per non spoilerarsi il destino di alcuni personaggi che gravitano intorno al duo protagonista.
Presi singolarmente invece non ho dubbi nell'affermare che Mucho Mojo e Il Mambo Degli Orsi siano i due romanzi della serie che ho preferito di più.
Anche se ad onor del vero, ho constatato che volume dopo volume la storia diventa via via più statica e meno incisiva.
Sebbene parliamo comunque di romanzi ben scritti, poco prolissi, ricchi d'azione e dannatamente divertenti.
Tanto divertenti che i primi cinque volumi mi sono scivolati via che è un piacere e non avevo nessunissima voglia di fermarmi.
Viceversa gli ultimi due, Capitani Oltraggiosi e Sotto Un Cielo Cremisi, ho fatto una fatica boia a finirli, tanto che spesso ho dovuto abbandonarli e riprenderli successivamente.
In questi due ultimi capitoli, il carisma di Hap e Leonard non è bastato a tenere vivo il mio interesse.
Nemici sempre più sopra le righe, situazioni paradossali, non nascondono le pecche di una saga che negli ultimi libri mi è apparsa un po' fiacca.
Non so se abbia influito il fatto di averli letti consecutivamente, ma alla fine ho mollato prima ancora di iniziare Devil Red, che aspetta ancora di essere letto.
Resta comunque un ciclo piacevolissimo, che soprattutto grazie al dinamico duo di protagonisti ha saputo intrigarmi,divertirmi ed appassionarmi.
A chi piacciono le storie di avventura, con personaggi Tarantiniani oppure che ricordano molto il duo action di film come Arma Letale o 48 Ore, direi che questa serie diventa una lettura imprescindibile.
Per quel che mi riguarda sono contentissimo di averla letta e di aver colmato tutte le mie lacune su J.R.Lansdale.
Scrittore che è diventato il mio fedele compagno di questi ultimi mesi e a cui sento di dire grazie e a presto, visto che impilato in mezzo agli altri libri c'è Devil Red che aspetta di essere letto.
Dovrà attendere un po' però, perché prima mi aspetta la lettura di La Bambola Che Divorò Sua Madre di Ramsey Campbell.
Un romanzo che cercavo da anni e che finalmente è entrato a far parte della mia libreria.










sabato 30 agosto 2014

Unico Indizio La Luna Piena - Stephen King

Non so in quanti si ricordano del film Unico Indizio La Luna Piena.
Uscì intorno al 1985 in USA ed arrivò in Italia qualche anno dopo nel contenitore Horror che andava in onda il venerdì sera su Italia Uno presentato dal mitico Zio Tibia.
Io e mio cugino, che in quel periodo frequentavamo le scuole medie, ci chiudevamo in camera al piano di sopra, nascondendoci dai parenti e ci piazzavamo fino a notte inoltrata davanti alla Tv.
Tenevamo una sorta di lista dei film che ci piacevano di più e non vedevamo l'ora il giorno dopo, di confrontare i nostri giudizi e la nostra esaltazione con gli altri ragazzini del vicinato.
Unico Indizio La Luna Piena, forse per via del protagonista che era un ragazzino sulla sedia a rotelle, ebbe un impatto notevole in termini di empatia nelle nostre menti, tanto che lo consideravamo quasi al pari di film come Nightmare, La Casa e L' ammazzavampiri, che per noi erano veri e propri cult.
Ed inoltre ci insegnò che i Licantropi venivano uccisi con un proiettile d' argento, cosa interessantissima su cui basare un'animata discussione il giorno dopo.
Questo film non l' ho più rivisto, ma negli anni in cui nacque e ed esplose la mia passione per le opere di Stephen King, venni a sapere che il film fu adattato da un suo libro ormai fuori stampa.
All'epoca compravo i libri del Re in maniera quasi compulsiva, arrivando in breve tempo ad averli tutti, eccetto quelli introvabili che erano Ossessione ( che comunque avevo letto grazie all'amico che mi aveva fatto conoscere le opere del Re ) ed appunto Unico Indizio La Luna Piena.
Entrambi pur essendo fuori produzione si trovano tuttora abbastanza facilmente nel circuito dell' usato e su internet.
Di Ossessione, che poi alla fine comprai, ne ho parlato specificatamente qui:

http://pirkaff.blogspot.it/2013/09/ossessione-stephen-king.html

Per quel che concerne Unico Indizio La Luna Piena, nonostante in questi anni abbia più volte controllato Ebay et similia nel tentativo di trovarlo ad un prezzo vantaggioso, diciamo che mi sarebbe toccato alleggerire e non di poco il portafoglio.
I prezzi spaziano dai 150 - 200 Euro e passa per la prima edizione pubblicata dalla Longanesi, alle 60 - 70 Euro della successiva uscita sotto l'etichetta CDE.
Il romanzo ebbe anche altre due ristampe targate Tea Due e Salani, ma sono quelle che circolano di meno nel circuito dell' usato.
Evidentemente, all'uscita delle stesse, se lo filarono in pochi.
Parliamo di un romanzo minore di Stephen King, nemmeno così noto, che addirittura non nacque come opera ma come calendario illustrato, ma che rappresenta a tutti gli effetti il Sacro Graal dei cultori delle opere del Re.
Perché ne parlo adesso?
Semplicemente perché me lo sono ritrovato davanti pochi giorni fa.
L'ho già spammato appena successo su Twitter e su Facebook, perché la cosa mi ha scosso e mi ha lasciato con un magone tale che avevo l'esigenza di condividerla.
Ma partiamo dal principio:
Volevo comprare un libro di Ramsey Campbell che cerco da un po' di tempo su Ebay, quindi prima di fare un'offerta decido di passare dall'unico rivenditore di libri usati della mia città, nella speranza di trovarlo e di evitarmi quindi l'asta.
In quel negozio disordinato, con i libri impilati ed impolverati uno sull'altro, non ci entravo da anni.
Ho sempre avuto la percezione che il gestore pur mostrandosi sempre gentile e disponibile, pensi a me come un potenziale ladro o chissà cosa.
Nei miei confronti ha sempre avuto quello sguardo tra l'indagatore e il sospettoso, evidentemente gli avrò dato motivo per pensarlo, chissà, magari avrò fatto qualche movimento strano o qualche volta mi sarò sistemato il giubbotto in modo sospetto, non lo so e non mi interessa, sono problemi suoi.
Comunque decido di tornarci e il tipo conoscendo i miei gusti afferma che gli sono appena arrivati una sfilza di libri horror, tra cui alcuni di Stephen King.
In mezzo a quella pila di libri vedo spiccare la copertina lucida nera dell'edizione CDE di Unico Indizio La Luna Piena.
Mi si illuminano gli occhi, ho quasi le palpitazioni.
Il libro non era prezzato, ma conoscendo la sua ignoranza nel campo dell'horror, traggo la speranza di riuscire a portarlo via ad un buon prezzo.
Anni prima, nella stessa libreria, era in vendita una copia di Ossessione a 6 Euro, quando su Internet viene venduto spesso tre, quattro volte tanto.
Ho la speranza non dico di portarlo via a cinque, dieci Euro, ma almeno a 20 - 25.
Giuro, glieli avrei dati con tutto il cuore.
Ho preso il libro, l'ho sfogliato, mi sono goduto tutte le illustrazioni, me lo sono leggiucchiato un po' e gli chiedo il prezzo.
Il libro non era ancora prezzato, quindi per orientarsi effettua una ricerca su internet sparandomi la "modica " cifra di 40 Euro.
Mestamente abbasso il capo, non insisto nemmeno, saluto e vado via.
Non spenderò mai quella cifra per un libro.
Quando si tratta di cifre del genere, entrano in gioco prima di tutto la propria disponibilità economica, poi il peso ed il prezzo che ognuno di noi da' alle proprie passioni.
Va bene che è un'edizione rara, ma pur desiderandolo con tutto il cuore, non sono disposto a fare eccezioni per qualcosa che ritengo non valga quella cifra.
Non gliene voglio, è normale spararmi un prezzo del genere se su Ebay ed Amazon i venditori provano a piazzartelo a cifre abnormi, ma parliamo di un' opera che un giorno qualcuno potrà persino decidere di ristampare, non vedo perché arrivare a spendere così tanto.
E' solo un libro dopotutto o sbaglio?
Certo, da quel giorno mi porto addosso un magone non indifferente e ci penso con rimpianto.
Dopotutto, è l'unica opera di Stephen King che manca nella mia libreria.
Ma non mollo, prima o poi l'avrò.
E' pieno di gente in rete che questo libro è riuscito a portarselo via anche a modiche cifre nelle bancarelle e nei mercatini e conto, prima o poi, di avere la stessa fortuna anch'io.
Chissà.








sabato 23 agosto 2014

Oculus

Da adolescente ogni specchio era mio.
Non ero un vanesio e nemmeno così figo da innamorarmi della mia immagine tipo Narciso, semplicemente stavo sempre a controllarmi il ciuffo su qualsiasi superficie riflettente possibile ed inimmaginabile.
Ma chiunque sia l'entità che governa le nostre leggi terrene mi ha punito, visto che al massimo adesso posso specchiarmi giusto la stempiatura e la pelata. :-P
Scherzi a parte, gli specchi sono sempre stati affascinanti, figuriamoci quindi se non vengono usati per le loro storie da scrittori e cineasti vari, soprattutto fantasy e horror.
Mentre guardavo Oculus mi è tornato in mente anche un racconto breve di Stephen King pubblicato nella raccolta Scheletri dal titolo La Falciatrice che molto ricorda il film di Mike Flanagan.
Nella storia del Re, i " fortunati " che nello specchio vedevano riflessa l'immagine della " falciatrice " scomparivano, qui vengono posseduti, non siamo mica così distanti.
Posso dire subito che Oculus mi è piaciuto, sebbene la parte ambientata nel presente, pur avendo delle belle scene d'impatto, mi è piaciuta molto di meno rispetto a quella ambientata nel passato dei due protagonisti.
Figa l' idea di raccontare in parallelo presente e passato ed i flashback non appesantiscono e nemmeno rendono confusionaria la trama, grazie all'ottimo montaggio delle scene.
Certo, succede poco, il film gioca spesso sull'horror psicologico più che su quello visivo, ma ho apprezzato sia la scelta di mostrare molto poco il male che alberga nello specchio, sia quella di un male che si insinua in maniera lenta ma inesorabile nella vita e nelle menti dei protagonisti.
E poi quello specchio è bellissimo, lo vorrei a casa. :-P
Non parliamo sicuramente di un capolavoro visto che ci troviamo davanti la solita possessione di un oggetto/persona, ma il film il suo lo fa.
Sono contento di averlo recuperato.
Pollice su.