Quando frequentavo la scuola elementare mi ricordo che i maestri quando non eravamo impegnati a studiare o fare qualche dettato, ecc.ecc. nei momenti di pausa si inventavano questa cosa del gioco del silenzio, dove in pratica dovevamo stare zitti e chi ci riusciva di più ne usciva vincitore morale, ed in quel modo ci tenevano tranquilli fino al suono della campanella o fino a quando volevano loro.
Quando leggevo fumetti mi ricordo sempre che il redattore della pagina della posta cercava di spronare coloro che chiamavano la maggioranza silenziosa a prendere carta e penna per invogliare il lettore a scrivere e far sapere la loro sulle storie pubblicate o su curiosità varie ed eventuali sulla testata o la casa editrice o anche perché no sulle loro vicende personali.
Insomma una volta dovevi essere invogliato a partecipare, e quando leggevo le pagine della posta di qualsiasi fumetto, settimanale, quotidiano o vattelapesca, pensavo che in fondo ammiravo queste persone che mostravano un certo coraggio a metterci la "penna", davanti a tanti occhi che avrebbero letto la loro lettera.
Internet ed i social in particolare hanno ribaltato questa cosa.
Oggi sono più quelli che partecipano che quelli che stanno in silenzio, e la maggioranza silenziosa è diventata di fatto una minoranza silenziosa.
Pensiamoci bene, a meno che non si abbia una certa età penso che quasi tutti abbiano almeno un profilo da qualche parte che sia su Facebook, Twitter o Instagram.
Ci hanno fatto credere che la nostra opinione conta qualcosa e di fatto ormai tutti quanti siamo diventati tuttologi.
Ne ho un po' le palle piene di questa cosa.
Ed infatti è un bel po' che ho perso la voglia di partecipare, persino di leggere, come se in un certo senso mi sia un po' stancato della rete in generale.
Tanto che mi verrebbe voglia di rivendicare il mio diritto al silenzio.
Sto di fatto diventando un fautore ed un membro effettivo della minoranza silenziosa, proprio perché a parte qualche blog faccio fatica a trovare oasi di pace nella rete odierna.
Per un po' ho pensato potesse essere Instagram, ma non mi ritrovo in molti dei suoi aspetti.
Sarà che non sono un tipo socievole e di bell'aspetto ( non è questione di bruttezza, ma per limiti d'età e di mancanza di fotogenia vedermi non è una bella cosa ), ma non sono una persona che ama mostrarsi e partecipare attivamente alla piattaforma, e di fatto questo rende la mia presenza un po' inutile.
Ed in più è un posto dove è troppo labile il confine tra merito, verità e sponsorizzazione.
Insomma se in questo periodo non ho scritto è perché certe volte penso di avere voglia di suicidarmi virtualmente.
Talvolta mi sento troppo vecchio per queste cazzate.
Non posso non invidiare coloro che ancora alla mia età riescono ad interessarsi veramente e con partecipazione a robe nerd o pop, non che io non me ne interessi, ma non riesco ad esaltarmi ed ad avere quell'entusiasmo vero o presunto che hanno tutti quanti per l'ultimo film Marvel, per GOT o per chissà cos'altro.
Cioè faccio fatica a trovare la voglia di parlarne, anche perché ormai lo fanno tutti di tutto.
Ha senso parlare di un libro dopo che migliaia di altri lo hanno fatto sui loro blog, sui loro profili, su Goodreads o su Anobii?
Ha senso fare a gara su chi pubblica prima la recensione di un film, di un giocattolo o dell'ultimo episodio dell'ennesima ed imperdibile serie televisiva?
La rete sta diventando una roba da Mass Market, un agglomerato fatto di persone che vendono tutti le stesse cose.
Spesso le loro idee e persino la loro vita.
Ma questo non è altro che lo sfogo momentaneo di un altro me, forse quello più lucido e vero, perché vedrete che il mio io virtuale mi convincerà ancora a battere le dita sulla tastiera e scrivere ancora ed ancora di vite su carta e di vite vere o presunte.
Fino al prossimo oblio virtuale.
O quello vero,
chissà.
Quando leggevo fumetti mi ricordo sempre che il redattore della pagina della posta cercava di spronare coloro che chiamavano la maggioranza silenziosa a prendere carta e penna per invogliare il lettore a scrivere e far sapere la loro sulle storie pubblicate o su curiosità varie ed eventuali sulla testata o la casa editrice o anche perché no sulle loro vicende personali.
Insomma una volta dovevi essere invogliato a partecipare, e quando leggevo le pagine della posta di qualsiasi fumetto, settimanale, quotidiano o vattelapesca, pensavo che in fondo ammiravo queste persone che mostravano un certo coraggio a metterci la "penna", davanti a tanti occhi che avrebbero letto la loro lettera.
Internet ed i social in particolare hanno ribaltato questa cosa.
Oggi sono più quelli che partecipano che quelli che stanno in silenzio, e la maggioranza silenziosa è diventata di fatto una minoranza silenziosa.
Pensiamoci bene, a meno che non si abbia una certa età penso che quasi tutti abbiano almeno un profilo da qualche parte che sia su Facebook, Twitter o Instagram.
Ci hanno fatto credere che la nostra opinione conta qualcosa e di fatto ormai tutti quanti siamo diventati tuttologi.
Ne ho un po' le palle piene di questa cosa.
Ed infatti è un bel po' che ho perso la voglia di partecipare, persino di leggere, come se in un certo senso mi sia un po' stancato della rete in generale.
Tanto che mi verrebbe voglia di rivendicare il mio diritto al silenzio.
Sto di fatto diventando un fautore ed un membro effettivo della minoranza silenziosa, proprio perché a parte qualche blog faccio fatica a trovare oasi di pace nella rete odierna.
Per un po' ho pensato potesse essere Instagram, ma non mi ritrovo in molti dei suoi aspetti.
Sarà che non sono un tipo socievole e di bell'aspetto ( non è questione di bruttezza, ma per limiti d'età e di mancanza di fotogenia vedermi non è una bella cosa ), ma non sono una persona che ama mostrarsi e partecipare attivamente alla piattaforma, e di fatto questo rende la mia presenza un po' inutile.
Ed in più è un posto dove è troppo labile il confine tra merito, verità e sponsorizzazione.
Insomma se in questo periodo non ho scritto è perché certe volte penso di avere voglia di suicidarmi virtualmente.
Talvolta mi sento troppo vecchio per queste cazzate.
Non posso non invidiare coloro che ancora alla mia età riescono ad interessarsi veramente e con partecipazione a robe nerd o pop, non che io non me ne interessi, ma non riesco ad esaltarmi ed ad avere quell'entusiasmo vero o presunto che hanno tutti quanti per l'ultimo film Marvel, per GOT o per chissà cos'altro.
Cioè faccio fatica a trovare la voglia di parlarne, anche perché ormai lo fanno tutti di tutto.
Ha senso parlare di un libro dopo che migliaia di altri lo hanno fatto sui loro blog, sui loro profili, su Goodreads o su Anobii?
Ha senso fare a gara su chi pubblica prima la recensione di un film, di un giocattolo o dell'ultimo episodio dell'ennesima ed imperdibile serie televisiva?
La rete sta diventando una roba da Mass Market, un agglomerato fatto di persone che vendono tutti le stesse cose.
Spesso le loro idee e persino la loro vita.
Ma questo non è altro che lo sfogo momentaneo di un altro me, forse quello più lucido e vero, perché vedrete che il mio io virtuale mi convincerà ancora a battere le dita sulla tastiera e scrivere ancora ed ancora di vite su carta e di vite vere o presunte.
Fino al prossimo oblio virtuale.
O quello vero,
chissà.