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lunedì 5 settembre 2022

Un agosto in compagnia di Fëdor Dostoevskij - Delitto e castigo 2/3

Fin da subito è intuibile come Delitto e castigo sia il piatto forte del volume.
E' l'unico vero romanzo della raccolta, in quanto gli altri due scritti sono più associabili alla novella ed al racconto, e conta quasi quattrocento pagine di narrato.
In realtà, anche qui ci troviamo davanti un romanzo sorretto dai personaggi, e molto meno dalla trama, che a conti fatti, è piuttosto esile.

Un ragazzo progetta e realizza un assassinio ai danni di un'usuraria che ha un banco dei pegni, finisce con l'uccidere anche una giovane innocente, e tutto ciò gli innesca un delirio di stampo morale, anche dal punto di vista fisico.

Il lavoro che Dosto fa con il giovane protagonista Raskol'nikov è incredibile, tanto che il lettore non tarderà ad arrivare letteralmente ad empatizzare con un assassino.
Cioè, con me non tanto, nel senso che fin dal principio ho tifato per la giustizia, anche la più ferrea, ma il percorso psicologico e motivazionale del protagonista è piuttosto complesso, ma coerente.
Ed in più in corso d'opera vedremo lo stesso impegnato in molteplici atti di bontà, soprattutto nei confronti della sua famiglia ed anche di una giovane ragazza rimasta orfana di padre, per cui il giovane ha cura fin dagli inizi.
Insomma ci troviamo davanti un protagonista complesso, sfaccettato, capace di un assassinio premeditato per migliorare la propria condizione economica, ma anche di un essere umano capace di amare incondizionatamente ed in maniera parossistica il prossimo.

Incredibile anche il lavoro che Dosto fa con gli altri personaggi in corso d'opera.
La sorella e la madre, disposti totalmente al sacrificio ed alla comprensione, ma anche il suo migliore amico, e persino chi dovrebbe indagare sul delitto, ebbene, tutti questi personaggi, in qualche modo si legano caratterialmente ed in maniera morbosa al protagonista.
E' un libro pieno di bellissimi scambi verbali, talvolta subdoli, dove si intuisce, ma si vive nel non detto, in una vero e proprio turbine di schermaglie psicologiche.

Fin da subito Raskol'nikov è inseribile tra i sospettati, ma si mantiene nel vago e nell'incertezza, a parte nel delirio fisico iniziale.

Insomma, un vero e proprio romanzo di non detto e sottintesi, quasi un noir psicologico, in una Russia poverissima, fatta anche di personaggi senza scrupoli, che in questo romanzo sono coloro che hanno i soldi, basta vedere il modo in cui Dosto delinea i due personaggi aristocratici che sono interessati alla sorella del protagonista.

E' come se ci fosse un vero e proprio ribaltamento dei ruoli, poiché non a chiare lettere, ma sembra per l'autore quasi più giustificabile l'assassinio di due donne che impalmare una poveretta con l'ausilio dell'arroganza e della grana.

In tutto questo l'unica cosa che veramente a me ha dato fastidio di quest'opera, è che la morte della giovane ed innocente Lizaveta, passa quasi in sordina, ed in secondo piano per tutta la durata del libro.

Ok, i deliri morali del giovane protagonista ( che ad onor del vero, si rammarica più dell'essere tra l'elenco dei sospettati che dell'assassinio in sé), ma qualsiasi motivazione, anche la più forte, non trova nessun fondamento e nessuna giustificazione in un assasssinio del genere.

Consigliato a chi ama i romanzi drammatici dai forti toni psicologici, e soprattutto a chi ama i dialoghi e le schermaglie verbali tra più personaggi, in cui si va quasi nel teatrale.

Per quel che riguarda me, mi ha lasciato con l'amaro in bocca e anche con una sensazione di rabbia, perché a me il ( bel ) percorso narrativo del protagonista, non basta.
Va bene il perdono, ma...
E' chiaro che dietro un romanzo del genere ci sia una allegoria sociale, quindi il romanzo non va pesato per ciò che concerne la coerenza narrativa, ma sono convinto che dopo una lettura del genere, ci siano riflessioni molteplici di stampo personale.
Un romanzo che riesce in questo, è un gran romanzo.
Sicuramente non è nelle mie corde, sicuramente mi ha fatto incazzare, e sicuramente non lo rileggerei, ma sono stato comunque contento di averlo letto.



Alla prossima!




domenica 28 agosto 2022

Un agosto in compagnia di Fëdor Dostoejvskij - Le notti bianche 1/3

Sul finir di un luglio incandescente mi ritrovai nella solita bancarella di libri usati sul lungomare con la speranza di trovare qualcosa di interessante.

Sono tornato a casa in un lago di sudore e con due libri in saccoccia.

Il primo non merita un post sul blog perché è legato più alla mia voglia personale di conoscere i posti in cui sono vissuto con l'occhio, la penna e i quadri di un autore del passato, e quindi non credo possa essere oggetto di interesse.

Il secondo è stato ben più irto, scosceso ed impegnativo, quanto può esserlo un trekking letterario con più dislivelli.

Era un po' che ero incuriosito dalle opere di questo autore, che sempre più spesso sentivo venire celebrato nelle bolle social che seguo che parlano di letteratura.

Sicuramente mi è capitata sottomano un'edizione molto fitta ed economica, e tutto ciò ritengo possa aver influito sulla difficoltà di lettura che ho avuto.

Praticamente venti pagine di Dostoejvskij mi pesano più di quaranta/cinquanta di qualsiasi autore odierno.

Non siamo ai livelli di Hugo, ma ci andiamo vicini.

Beh, che dire, al netto della prolissità di fondo, ho letto sicuramente tre buone storie, che pur non essendo totalmente nelle mie corde, alla fine mi hanno convinto.

E' anche normale che sia così, di certo non posso avere la presunzione di stroncare un autore storicamente riconosciuto come uno dei più bravi in assoluto.

Comunque, parliamo un attimo del libro in sé.

E' una vecchia edizione tascabile della Newton denominata Tris del 1997, che propone tre libri di un autore in un unico volume.

Insomma, un ottimo modo per approcciare un autore di cui conoscevo a malapena i titoli dei libri e qualche infarinatura delle trame.

I libri proposti in questa edizione erano: Le notti bianche, Delitto e castigo e Il giocatore.

E' chiaro che Delitto e castigo sia l'opera più maestosa e complessa, ma per i miei gusti Il giocatore è l'opera che più mi è piaciuta ed avvinto.

Ecco, trattandosi di letture impegnative, poiché ricche di complesse descrizioni della natura umana, è molto difficile non essere travolti da una sorta di fiume in piena di flussi di coscienza dei vari personaggi, e forse è proprio per questo che la trama molto più lineare e veloce di quest'ultimo libro è quella che ho trovato più nelle mie corde, ma ci torneremo a tempo debito.


Le notti bianche è un libro esilissimo, di circa una quarantina di pagine, ma è uno tsunami di emozioni umane e di solitudine amorosa, piena sì di belle frasi da sottolineare e di tormenti amorosi e sdolcinati da sedurre un giovane lettore, ma che io ho trovato piuttosto smielato.

Due giovani anime solitarie si incontrano nel loro peregrinare serale, e si raccontano i loro tormenti amorosi ed esistenziali con il cuore in mano.

Lui è una sorta di misantropo sognatore, lei aspetta il ritorno del suo promesso, che non si sa se tornerà.

Forse ce n'è e forse no, perché al quaglio la storia è tutta qua.

Da Shakespeare a Dawson's Creek il passo è breve, anche nella Russia dell'800. :-P

Molto bello il fatto che non sapremo mai il nome del protagonista, come se in fondo fosse lo stesso autore ad essere il protagonista della storia, e quindi non solo il creatore.

Dal punto di vista stilistico è una storia piena di belle frasi e bei dialoghi, e si comincia anche ad intravedere la linea narrativa dei prossimi due libri.

Dosto mette davvero a fuoco ed in maniera vivida la vita sociale del tempo in Russia, e lo fa tessendo dei rapporti umani piuttosto vividi.

Una storia d'amicizia/amore che si evolve in soli quattro giorni.

Sono così lontani da noi, ma anche così vicini, narrativamente parlando.

In un certo senso è un mostro di empatia.

Le notti bianche non è una lettura nelle mie corde, delle miserie amorose dei giovani ormai mi interessa poco, perché li vivo solo nel ricordo, non sono più uno di loro, e non posso più provare la passione ed il tormento dei primi amori, ma al di là di tutto, non posso non riconoscere la bravura di questo autore.

Le notti bianche è un libro piccolo, ma ricco di emozioni, forse palloso, e forse troppo impetuoso per quel che concerne i flussi di coscienza, ma difficilmente accetterei il termine brutto per un libro così.

Cioè farei spallucce, poiché d'altronde si parla di gusti personali, ma la penna c'è.

E crea vita.

E della giovane Nasten'ka chiunque potrebbe innamorarsi, ma forse in fondo lo abbiamo fatto, nel nostro tempo e nel nostro luogo...

" Era una notte incantevole, una di quelle notti che ci sono solo se si è giovani."

Ma che catenazzo vogliamo dire di un autore così.

La descrizione di Pietroburgo al calar della notte vale da sola l'intero romanzo.

Possiamo quindi definire Le notti bianche un romanzo di formazione?

Direi di sì.

E se vi piacciono libri di quel genere, ve lo stra-consiglio!


P.s: ho scelto di dividere la stesura di questo post in tre parti, che pubblicherò in maniera più veloce del solito, perché altrimenti verrebbe troppo lungo, e già non interessa a nessuno leggere blog come il mio, figuriamoci se scrivo post chilometrici...

Alla prossima!