E' l'unico vero romanzo della raccolta, in quanto gli altri due scritti sono più associabili alla novella ed al racconto, e conta quasi quattrocento pagine di narrato.
In realtà, anche qui ci troviamo davanti un romanzo sorretto dai personaggi, e molto meno dalla trama, che a conti fatti, è piuttosto esile.
Un ragazzo progetta e realizza un assassinio ai danni di un'usuraria che ha un banco dei pegni, finisce con l'uccidere anche una giovane innocente, e tutto ciò gli innesca un delirio di stampo morale, anche dal punto di vista fisico.
Il lavoro che Dosto fa con il giovane protagonista Raskol'nikov è incredibile, tanto che il lettore non tarderà ad arrivare letteralmente ad empatizzare con un assassino.
Cioè, con me non tanto, nel senso che fin dal principio ho tifato per la giustizia, anche la più ferrea, ma il percorso psicologico e motivazionale del protagonista è piuttosto complesso, ma coerente.
Ed in più in corso d'opera vedremo lo stesso impegnato in molteplici atti di bontà, soprattutto nei confronti della sua famiglia ed anche di una giovane ragazza rimasta orfana di padre, per cui il giovane ha cura fin dagli inizi.
Insomma ci troviamo davanti un protagonista complesso, sfaccettato, capace di un assassinio premeditato per migliorare la propria condizione economica, ma anche di un essere umano capace di amare incondizionatamente ed in maniera parossistica il prossimo.
Incredibile anche il lavoro che Dosto fa con gli altri personaggi in corso d'opera.
La sorella e la madre, disposti totalmente al sacrificio ed alla comprensione, ma anche il suo migliore amico, e persino chi dovrebbe indagare sul delitto, ebbene, tutti questi personaggi, in qualche modo si legano caratterialmente ed in maniera morbosa al protagonista.
E' un libro pieno di bellissimi scambi verbali, talvolta subdoli, dove si intuisce, ma si vive nel non detto, in una vero e proprio turbine di schermaglie psicologiche.
Fin da subito Raskol'nikov è inseribile tra i sospettati, ma si mantiene nel vago e nell'incertezza, a parte nel delirio fisico iniziale.
Insomma, un vero e proprio romanzo di non detto e sottintesi, quasi un noir psicologico, in una Russia poverissima, fatta anche di personaggi senza scrupoli, che in questo romanzo sono coloro che hanno i soldi, basta vedere il modo in cui Dosto delinea i due personaggi aristocratici che sono interessati alla sorella del protagonista.
E' come se ci fosse un vero e proprio ribaltamento dei ruoli, poiché non a chiare lettere, ma sembra per l'autore quasi più giustificabile l'assassinio di due donne che impalmare una poveretta con l'ausilio dell'arroganza e della grana.
In tutto questo l'unica cosa che veramente a me ha dato fastidio di quest'opera, è che la morte della giovane ed innocente Lizaveta, passa quasi in sordina, ed in secondo piano per tutta la durata del libro.
Ok, i deliri morali del giovane protagonista ( che ad onor del vero, si rammarica più dell'essere tra l'elenco dei sospettati che dell'assassinio in sé), ma qualsiasi motivazione, anche la più forte, non trova nessun fondamento e nessuna giustificazione in un assasssinio del genere.
Consigliato a chi ama i romanzi drammatici dai forti toni psicologici, e soprattutto a chi ama i dialoghi e le schermaglie verbali tra più personaggi, in cui si va quasi nel teatrale.
Per quel che riguarda me, mi ha lasciato con l'amaro in bocca e anche con una sensazione di rabbia, perché a me il ( bel ) percorso narrativo del protagonista, non basta.
Va bene il perdono, ma...
E' chiaro che dietro un romanzo del genere ci sia una allegoria sociale, quindi il romanzo non va pesato per ciò che concerne la coerenza narrativa, ma sono convinto che dopo una lettura del genere, ci siano riflessioni molteplici di stampo personale.
Un romanzo che riesce in questo, è un gran romanzo.
Sicuramente non è nelle mie corde, sicuramente mi ha fatto incazzare, e sicuramente non lo rileggerei, ma sono stato comunque contento di averlo letto.
Alla prossima!
Il bello di Dostoevskij è proprio quello di affidarsi sui personaggi piuttosto che sulla trama. Ed è anche il motivo perché romanzi come questo, adattati mille volte per il cinema, dagli Stati Uniti al Giappone, non hanno mai avuto presa sul pubblico. Dostoevskij lo leggi oppure lo lasci perdere e rivolgi lo sguardo altrove.
RispondiEliminaIo ormai ci sono dentro, e penso che presto o tardi leggerò anche le sue opere, ovviamente non subito anche perché ci ho messo un mese a leggere questo trittico di storie.
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