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lunedì 7 dicembre 2020

Tra notti perdute, allerta e zona arancione, blogosfera che cambia, e se non cambi sei noioso e perduto, e Victor Hugo

" Qualcuno sta camminando sulla mia tomba. "



Tra insonnia, nubifragi e la mia regione che cambia colore come se stessimo giocando a strega comanda colore, ho passato una settimana abbastanza tribolata e persino isolata.

Nelle ore di luce pensavo a quelle notturne, ed in quelle notturne pensavo a quelle diurne e a quanto sarei stato attivo il giorno dopo visto che non riuscivo a dormire.

Ero sempre più zombie e meno essere umano.

In mezzo a tutto questo ci sono stati due romanzi a farmi compagnia entrambi di Victor Hugo.

La letteratura mi sta portando in posti che non avrei mai immaginato ed anche a conoscere autori che mai avrei pensato di affrontare fino ad un decennio fa.

Allo stesso tempo però mi sembra persino inutile parlarne, non c'è più spazio nella blogosfera per articoli del genere in una piattaforma che ormai insegue l'intrattenimento ed i numeri.

L'importante è apparire nelle ricerche di Google, a quanto pare.

Se parlo di Hugo so già che sarò noioso per la stra-grande maggioranza di utenti che nemmeno aprirà il post.

Ho sempre pensato a questo spazio come al lancio di un salvagente o ad una boa a cui appoggiarsi nel mare del web per i naviganti lettori ed infatti anche quando non scriverò più lascerò andare questo blog alla deriva come una Mary Celeste con ancora tutti i suppellettili a bordo.

Perché so che ci sarà qualcun'altro come me che andrà nelle ricerche a cercare il titolo di qualche romanzo e che magari approderà qui e magari comprerà persino quell'opera ed io non sarò qui ad elemosinare qualcosa come nelle affiliazioni Amazon che stanno fioccando come funghi negli altri spazi virtuali.

Non ho mai scritto per soldi, non ho mai chiesto libri gratis e non li voglio neppure, ciò mi rende una figura un po' desueta per quel che concerne il presente letterario.

Ed in più non voglio elemosinare libri e fare da pubblicitario alle CE.

Però se non lo fai non esisti, sei invisibile.

In più non ci metto manco la faccia, il pigiama, il sorriso ed il fisico come fanno molti altri maschi su Instagram.

Sono colui che si nasconde, persino un po' misantropo per certi aspetti, perché io vengo dopo del libro di cui parlo, e deve essere lui protagonista, non io.

Forse è per questo che sento di non appartenere più a questo tipo di divulgazione ed anche ad una blogosfera che si sta trasfigurando per rincorrere l'utente randomico della ricerca di Google.

Mi sembra di scrivere per anime ataviche.

Non più per me stesso, ma per cercare altri alieni nello spazio.

E patisco sempre più la solitudine virtuale di parlare di cose vetuste che non interessano se non in ambiti più social.

Ha senso scrivere un post che verrà letto da trenta o quaranta persone in tutto?

A volte me lo chiedo.

A proposito ho già superato il punto in cui il post diventa troppo lungo?

Chissà. :-P

Comunque, tornando a noi, che narratore, Victor Hugo, ragazzi!

A volte parte per la tangente e diventa difficile stargli dietro, soprattutto quando si lancia in descrizioni chilometriche degli anfratti della Parigi medievale o negli elenchi di Lord inglesi e francesi, ma superati quegli scogli narrativi, quanta bellezza nelle sue storie, quanti eventi iconici e quanta teatralità.

E soprattutto che finali che scrive, capaci di sconquassarti l'anima e farti gridare perché.

Ha una forte impronta teatrale e scenografica, in cui le parole si trasfigurano subito in immagini nella mente, o almeno è l'effetto che fa a me.

Sia Notre-Dame De Paris che L'uomo che ride, hanno per protagonisti dei veri e propri freak, persone deformi o comunque con tratti particolari, ma sia Gwynplaine che Quasimodo si dimostrano più integri di tutti gli altri personaggi che gli gravitano intorno.

Sembra che il personaggio del Joker di Batman sia ispirato proprio alla figura di Gwynplaine, la cui faccia fin da bambino è stata sfigurata in quella di un volto dal sorriso perenne.

Entrambi i romanzi si portano dietro una forte componente grottesca che nel caso di Notre Dame de Paris talvolta sfiora persino l'horror.

Incredibile che un romanzo del genere sia oggi più famoso per l'adattamento Disney.

La verità è che questi due romanzi di Victor Hugo sono due veri e propri mattoni ed oggi noi non abbiamo più tempo da perdere in queste robe.

No ai libri lunghi, no agli articoli lunghi, dobbiamo essere smart e short perché a noi piacciono anche i termini inglesi, e soprattutto dobbiamo parlare del presente e non della Francia e la Gran Bretagna medievale.

Siamo nel 2020 e quindi da domani anch'io dovrei mettermi a parlare del GF, Uomini & Donne, se è meglio la Carne Simmenthal o la Manzotin o fingermi esperto di attualità oppure se è più forte Hulk o la Cosa.

Non lo so, mi sento vecchio e sorpassato.

Non so più se vale la pena essere presente virtualmente in un luogo dove ormai sono invisibile.

Non voglio essere il Nonno Simpsons che nessuno vuole ascoltare.

Forse muoio.

D'altronde condividerei il destino di Gwynplaine e Quasimodo, che però agli occhi di ogni nuovo lettore rivivono ancora dopo un secolo.

Quindi, chissà, Blogger e Google permettendo, qualcuno approderà qui tra chissà quanti anni ed io sarò ancora nell'etere, anche quando questo spazio non sarà più aggiornato.

Ed io il momento del trapasso virtuale lo sento molto vicino.


"... Recita la commedia! Il fatto straziante era che lui stesso rideva. una spaventosa catena gl'imbrigliava l'anima, impedendo al suo pensiero di salire fino al volto. Lo sfregio raggiungeva anche il suo spirito, e mentre la coscienza s'indignava, la faccia lo smentiva ridendo. Era finita. Egli era l'Uomo che Ride, la cariatide di un mondo in lacrime. Egli era l'angoscia pietrificata in ilarità, sosteneva il peso di un universo di disgrazie, ma era murato per sempre nella giovialità, nell'ironia, nel divertimento altrui; egli condivideva con tutti gli oppressi, di cui era l'incarnazione, l'atroce destino di una desolazione non presa sul serio; si scherzava con la sua miseria; era una specie di grande pagliaccio generato da uno spaventoso concentrato di sventure, un evaso dal bagno penale, divenuto Dio,  salito dalle profondità del popolino fino ai piedi del trono, confuso con le costellazioni, e che, dopo aver divertito i dannati, divertiva gli eletti! Tutto ciò in lui era generosità, entusiasmo, eloquenza, cuore, anima, furore, collera, amore, dolore inesprimibile, finiva in uno scoppio di riso! Ed egli constatava, come aveva detto ai lords, che quella non era un'eccezione, ma un fatto normale, ordinario, universale, un fatto così prominente e confuso con le abitudini della vita, che non ce se n'accorgeva più. Ride il morto di fame, ride il mendicante, ride il forzato, ride la prostituta, e anche l'orfana, e per guadagnarsi da vivere, ride, ride lo schiavo, ride il soldato, ride il popolo; la società umana è fatta in tal modo che tutte le perdizioni, tutte le miserie, tutte le catastrofi, tutte le febbri, tutte le ulcere, tutte le agonie, si risolvono in una spaventosa smorfia di allegria sopra l'abisso. Egli era quella smorfia assoluta. Essa era lui. La legge celeste, la forza ignota che governa, aveva voluto che uno spettro visibile e tangibile, uno spettro in carne e ossa, riassumesse quella mostruosa parodia che chiamiamo mondo, ed egli era quello spettro. "

L'uomo che ride - Victor Hugo.