mercoledì 5 agosto 2015

La Faccia Che Deve Morire - Ramsey Campbell

C'è da ringraziare calorosamente Urania, perché altrimenti questo romanzo di Campbell sarebbe probabilmente rimasto nel limbo imperituramente.
Pubblicato nel 1979 ha visto la luce in Italia soltanto nell'afoso luglio di questo 2015.
Diciamo tutti in coro grazie - sai. (Cit.)
Ma com'è stato per me ritrovare la prosa affilata e sfuggente dello scrittore di Liverpool?
Meglio dell'altra volta ( La Bambola Che Divorò Sua Madre ), ma ugualmente indigesta.
Stilisticamente i romanzi di Campbell non mi prendono, non ci posso fare nulla.
Ma è un problema mio da lettore, figuriamoci se andrei a discutere uno scrittore di siffatta risma.
 Tanto che comunque ho in mente di proseguire nel recupero delle sue opere, poiché in fondo le sue idee narrative non mi dispiacciono.
Ma andiamo di sinossi, dai:

"Il suo nome è Horridge, qualcosa che suona vagamente come porridge ma con una dose di orrido. E in effetti, molte cose sono orribili nella vita di Horridge, a cominciare da una memoria così selettiva che gli permette di dimenticare quello che fa (ma non dovebbe fare) e la gente che odia a vista, e che improvvisamente scompare. Horridge dimentica persino chi uccide, anzi attribuisce la colpa ad altri inperfetta buona fede. E tutto questo a causa di un faccia terribile, di un’ossessione che non lo lascia in pace un momento, nella Liverpool affogata nel sangue di vittime innocenti. Uno dei romanzi più agghiaccianti di Ramsey Campbell, una “confessione” spietata di abusi e ossessioni scrupolosamente documentate."

La Faccia Che Deve Morire più che un horror è quello che si potrebbe definire uno slasher/thriller.
Prima però dell'inizio del romanzo c'è una breve prefazione che per dovere di cronaca va segnalata per due motivi:
- è bellissima.
- ci da l'assist per considerare successivamente La Faccia Che Deve Morire un romanzo dai contorni fortemente autobiografici, poiché i problemi di paranoia e schizofrenia della madre di Campbell raccontati nella prefazione non è difficile trovarli similari a quelli del protagonista del romanzo , Horridge.
Perché è lui il vero protagonista di questa storia, anzi diciamo pure l'antagonista.
Il romanzo parte con un mini racconto dal titolo Io Sono La Cosa, Ed Essa È In Me, che praticamente è la cronaca di un uomo in preda ad un trip.
Racconto breve ed onirico, che sembra essere uscito dal capitolo di un libro di Welsh.
Subito dopo è tempo di entrare nella turpe e cupa mente di Horridge.
È incredibile come Campbell sia riuscito a rendere così bene un personaggio così paranoide e asfittico.
Ambientato nei sobborghi di Liverpool questo romanzo è un lungo viaggio nella mente di un uomo affetto da una lieve zoppia e da manie persecutorie da ricercarsi principalmente nella sua infanzia e nel difficile rapporto con un padre burbero e manesco.
Un uomo psichicamente disturbato che associa tutti i suoi problemi ad una faccia che vede riflessa su di una finestra.
La faccia di un omosessuale di nome Craig.
Gran parte dell'azione si svolge proprio nel condominio in cui vivono Craig, una coppia di sposi in crisi di nome Peter e Cathy e una pittrice schiva e solitaria di nome Fanny.
Il romanzo è buono e narrativamente parlando fa il suo dovere fino alla fine, ma come nel romanzo La Bambola Che Divorò Sua Madre, si fa fatica ad empatizzare con i personaggi.
C'e sempre una sensazione di estraneità e diffidenza nella narrazione di Campbell che si percepisce chiaramente, una sorta di cinismo e rassegnazione verso l'umanità che sembra vergato con una penna rossa.
Lo stesso vale per la descrizione che ci dona di Liverpool, piuttosto fosca, cupa ed opprimente.
La Faccia Che Deve Morire è un ottimo slasher, crudo ed efferato, un vero viaggio nella mente disturbata ed aberrante di un individuo dall'apparenza mite e mingherlino ma estremamente pericoloso, ma non è un romanzo che mi ha coinvolto molto.
Ho trovato molto più sentita ed ispirata la prefazione del romanzo, che personalmente ritengo valga da sola l'acquisto del libro.
Insomma, La Faccia Che Deve Morire lo paragono ad un buon pasto, ma piuttosto pesante ed indigesto.
Se apprezzate gli slasher potreste facilmente trovarlo di vostro gradimento.
Ottimi il prezzo e l'edizione, meno la quarta di copertina che sembra (?) scritta da una persona che nemmeno ha letto il libro.
I 6,50 € li vale tutti.






mercoledì 29 luglio 2015

Il Mondo In Un Tappeto - Clive Barker

Ecco un libro che avrebbe potuto benissimo essere inserito nella lista del post precedente.
Il Mondo In Un Tappeto, come buona parte dei libri di Clive Barker, appartiene alla cerchia dei romanzi fuori catalogo da eoni.
Se vi foste fatti un giro su Ebay tre/quattro mesi fa, non c'era verso di trovare le ultime due edizioni di questo libro a meno di 20\30 Euro, mentre la prima veleggiava tranquillamente verso le 40 Euro.
Adesso che io ne sono in possesso, per uno scherzo del fato o per chissà quale legge della domanda e dell'offerta, proprio in questo momento in cui sto scrivendo ho visto alcune inserzioni che vendono la prima edizione anche a 9,90 Euro.
Quindi nel caso foste interessati buttatevi a pesce poiché ho la sensazione che quelle inserzioni avranno vita breve.
Ma parliamo del libro.
Con Clive Barker quest'anno sto avendo molto culo.
Già Creature il quarto de I Libri Di Sangue me lo sono trovato a 2 Euro nel cestone dell'edicola in cui passo buona parte della mattinata domenicale, e Il Mondo In Un Tappeto non è stato da meno, poiché l'ho pagato 2 Euro al mercatino delle pulci.
Stava lì impilato in verticale con la sua copertina colorata ed invitante ed io mi ci sono letteralmente lanciato come un siluro.
La tipa ( peraltro carina ) mi ha fatto persino le feste e ringraziato calorosamente perché erano tre mesi che voleva liberarsene e pensavo alla stranezza della cosa, visto che io erano altrettanti mesi che corteggiavo le inserzioni su Ebay per cercare di strapparlo a un prezzo favorevole.
Lodata sia la buca che ricevetti dai miei amici quella mattina, che mi permise di dedicarmi allo shopping di libri usati.
Ma andiamo di sinossi và, che mi sa che sto ciarlando troppo:

"Questa storia comincia con un tappeto. Un meraviglioso tappeto nel quale un mondo di misteri e incanti giace nascosto da tempo immemorabile, un mondo di sogni e paure che si rianima affinche possa ancora avere luogo l'eterna lotta tra Bene e Male, affinche le forze oscure che l'hanno intessuto possano ancora placare la loro sete di vendetta, affinché gli umani sappiano ancora riconoscere le ultime tracce di magia che risiedono nelle loro menti. Questo è un libro di visioni e di orrori, reali quanto il mondo in cui viviamo, una porta spalancata su esperienze, luoghi e persone che popolano i nostri incubi e che non osiamo immaginare possano esistere realmente. E' la cronaca fantastica di uno scontro titanico antico quanto il mondo, è il trionfo dell'immaginazione, un'avventura epica, un incubo spaventoso, una promessa. . ."



Mi stupisco come di un romanzo così bello se ne parli così poco.
Ma è una prassi comune con Barker, purtroppo.
Il Mondo In Un Tappeto è una fottuta epopea, una miscellanea di generi amalgamata perfettamente.
E' puro Barker al 100 %.
Potrei semplicemente scrivere che l'ho adorato dal primo all'ultimo capitolo e chiuderla qui, perché parlarne è maledettamente difficile.
E' un libro corposo, ricco d'azione, magia, e contraddistinto da una gran mole di personaggi.
Clive crea un folle mondo nascosto tra l'arazzo di un tappeto e riesce a renderlo credibile.
Ambientato inizialmente tra i sobborghi di Liverpool il romanzo vede come protagonisti due ragazzi di nome Suzanna e Cal che per motivi diversi si ritrovano attirati in una vecchia casa.
La prima per andare ad assistere la nonna morente ed il secondo trascinato dalla fuga dalla voliera di uno dei piccioni da gara di cui si prendeva cura.
Entrambi si ritroveranno coinvolti in una incredibile avventura che lì vedrà custodi di un tappeto a cui sono interessati anche due personaggi dai poteri magici di nome Immacolata e Shadwell, che faranno di tutto per impossessarsene per scopi non propriamente etici.
Immacolata è una reietta del mondo dentro il tappeto che è stata bandita per la sua attrazione verso le arti oscure mentre Shadwell è un uomo avido e dal grande carisma denominato il venditore a causa della sua capacità di riuscire a piazzare qualsiasi oggetto e a cui Immacolata ha fatto dono di una giacca dai poteri magici capace di soggiogare qualsiasi individuo mediante l'apparizione di qualsiasi oggetto del desiderio.
Il tappeto è la porta per un altro mondo, denominato la fuga che ha visto gli esseri che lo popolano rintanarvicisi grazie ad un incantesimo dopo essere stati oggetto di persecuzione da parte degli umani ( che loro chiamano Cuculi) per via del loro aspetto e dei loro poteri.
Ma soprattutto per il temuto arrivo del Flagello, un essere che secondo la profezia sarebbe tornato a distruggere il loro mondo, dopo esserci andato vicino la prima volta.
Lo so, la trama è un casino, ma vi assicuro che è più difficile da spiegare che da leggere.
La trama è tipicamente Barkeriana e non mancano le assonanze tipiche dello scrittore con gli altri suoi lavori.
La fuga ed i suoi abitanti ricordano moltissimo la Midian di Cabal ed i suoi mostruosi ma nobili abitanti, e non mancano le metaformosi orrorifiche ed erotiche e le mostruosità tanto care allo scrittore inglese.
Romanzo che come ho scritto inizialmente pesca a piene mani da tantissimi generi tra cui l'horror, il fiabesco ed il fantastico.
Numerosissime le citazioni religiose e bibliche in corso d'opera soprattutto per ciò che concerne i nomi dei personaggi.
Un pantheon di personaggi ricchissimo e pieno di sfaccettature.
In particolare i villains Shadwell e Immacolata con le sue inquietantissime sorelle, sono tra i personaggi più belli mai partoriti dallo scrittore inglese.
Certo, ci troviamo davanti un romanzo talvolta contorto e che nonostante sia un bel tomone lascia qualche personaggio sullo sfondo che forse avrebbe meritato più attenzione, ma credetemi sulla fiducia quando dico che Il Mondo In Un Tappeto è una lettura fantastica di nome e di fatto.
Lettura imprescindibile e consigliatissima.
Orsù, ristampate i romanzi di Clive Barker e smettetela di pubblicare queste saghe teen fantasy/distopiche fatte di personaggi bellocci dall'innamoramento facile.







martedì 21 luglio 2015

I libri fuori catalogo che Pirkaf brama di possedere

Non sono mai stato un grande fan degli Hashtag su twitter, ma ieri ne circolava uno carino dal titolo #ScaffaleIdeale in cui ognuno twittava i titoli dei libri che avrebbe voluto inserire nella propria libreria dei sogni.
Spulciando un po' tra un tweet e l'altro, risultava palese come molti di essi fossero romanzi fuori catalogo e di difficile reperibilità.
Romanzi che tutti vorremmo possedere e che sono anni che cerchiamo tra bancarelle, negozi d'usato o su siti di vendita online come Subito.it, Amazon o Ebay.
Romanzi che a molti di noi piacerebbe fossero ristampati e che uscissero finalmente dall'oblio e dalle grinfie dei rivenditori d'usato che cercano di turlupinarci cercando di lucrarci sopra.
Perché alcuni di essi, vengono venduti a prezzi fuori mercato e talvolta a peso d'oro.
Ho pensato quindi di fare un piccolo elenco di alcuni dei libri che nel corso degli anni ho cercato disperatamente, ma che finora non ho trovato da nessuna parte:

Al Di Là Dei Sogni - Richard Matheson



Ripubblicato dalla Mondadori nel 1998 per sfruttare la scia del film con il compianto Robin Williams protagonista, questo libro è diventato praticamente introvabile.
Ed è tuttora uno dei pochi libri che mi ha reso un " pirata ".
Perché sì, fino a pochi anni fa ( io lo lessi nel 2013 circa e ci feci anche un post che risulta tra i più letti di questo blog ) circolava piuttosto impunemente in formato .pdf tra i meandri di internet ed alla fine dopo aver mandato a quel paese mezzo calendario vista l'irreperibilità del libro in cartaceo, fui costretto a fare di necessità virtù.
A tutt'oggi non conosco i motivi della mancata ristampa, eppure la Fanucci sta ristampando numerose opere di Matheson.
Qualcuno suppone che a causa dei temi religiosi piuttosto lontani da quelli cattolici, il libro possa essere stato fatto oggetto di censura, ma onestamente mi sembra una cosa campata in aria, d'altronde l' aldilà di cui ci parla Matheson in questo romanzo è piuttosto new age e all'acqua di rose ( parere personale ).
Il libro personalmente non ritengo abbia un grande valore dal punto di vista narrativo tanto che paradossalmente lo considero tra i peggiori di Matheson, eppure è quello che dal punto di vista collezionistico vale di più.
Lo scoverò un giorno, lo giuro.

Il Grande Dio Pan - Arthur Machen


Ecco un altro libro che cerco da anni senza costrutto.
Stephen King cita il racconto che dà titolo a questa raccolta come una delle storie che più lo ha ispirato e inquietato.
Peccato che se in lingua inglese circoli parecchio ed anche a prezzi irrisori, in italiano nonostante sia stato ristampato in almeno tre edizioni diverse risulta pressoché introvabile.
Eppure l'ultima ristampa risale al 2005, ergo dovrebbero circolarne parecchie copie, mah.
Per giunta le poche volte che circola viene venduto ad un prezzo non proprio concorrenziale.
Se finalmente qualcuno si prendesse la briga di ristamparlo e farcelo leggere, ringrazieremmo tutti un sacco ed una sporta.
Poiché immagino di non essere l'unico che desidera leggerlo ( almeno spero ).
Beati i fortunati che lo posseggono.

Elric Di Melniboné - Michael Moorcock



Ristampata recentemente in quattro volumi dalla Fanucci, la saga di Elric è sempre stata pubblicata a singhiozzo in Italia.
Alcuni di questi volumi sono già fuori catalogo e praticamente introvabili.
Io sono riuscito a trovare abbastanza facilmente il primo, ma il secondo si sta rivelando una causa persa.
Quindi sono praticamente fermo lì, perché senza gli altri volumi ho deciso di non iniziare la lettura della saga.
A dirla tutta su Ebay è possibile reperire le vecchie edizioni della Nord, ma i prezzi oscillano tra i 49,90 € e i 199,00 € di qualche pazzo scriteriato convinto di fare la vendita della sua vita.
A questi prezzi, concedetemi la finezza, vi attaccate al cazzo.

Monsters - Clive Barker


L' ultimo libro dei sei che compongono la serie dei Libri Di Sangue è l'unico che mi manca all'appello e che ho difficoltà a reperire.
Ogni tanto nel corso degli anni è apparso su Ebay, ma sempre nei momenti meno opportuni.
La serie è stata ristampata anche in altre edizioni ma io posseggo quella della Sonzogno ed è con quella che voglio concludere la lettura di questa serie di racconti.
Riguardo Clive che io cito spesso in questo blog, c'è da dire che ha una storia piuttosto travagliata per quel che concerne le pubblicazioni.
Sono decine i suoi romanzi che stanno sospesi nel limbo del fuori catalogo, ed alcuni, come Imagica per esempio, hanno raggiunto la quotazione di 40 Euro.
Per fortuna gli altri suoi romanzi fuori catalogo si trovano a prezzi onesti, compreso Monsters.
Che finora non ho trovato solo per sfortuna, anche se resto fiducioso.

Un conoscitore dei libri fuori catalogo può notare l'assenza di un pezzo da novanta come Unico Indizio La Luna Piena di King, ovvero il Sacro Graal di tutti gli amanti delle opere del Re ed il vero emblema dei libri fuori catalogo.
Parliamo di un romanzo che nella prima edizione della Longanesi viene venduto a cifre da capogiro che superano tranquillamente le 200 € su Ebay.
Ovviamente un prezzo da folli che mi auguro nessuno si sogni di spendere, sebbene ognuno con i suoi soldi è libero di fare ciò che vuole.
Esistono edizioni molto più accessibili del romanzo tra cui quella Cde che solitamente viene venduta a 40/50 € e risulta essere quella che circola di più.
Ed è quella che io posseggo.
Ora, io non sono uno che spende quella cifra per un libro.
L'agosto scorso feci un post su questo blog piuttosto accorato su questo romanzo, dopo che nella libreria d'usato dove bazzicavo di solito me lo trovai davanti a quella cifra.
Quella volta rinunciai all'acquisto con molto dispiacere ma consapevole di non poter spendere quella cifra.
Mesi dopo mio fratello vinse un'asta su Ebay più o meno spendendo la stessa cifra poiché sapeva che lo desideravo, ed ecco spiegato il motivo per cui questo romanzo non fa parte di questa lista.
Il romanzo vale questo prezzo?
Assolutamente no!
Ed è proprio per questo che mi auguro che questo romanzo e tutti quelli che ho citato vengano ristampati in modo che i rivenditori d'usato smettano di lucrarci sopra.
Ed insieme a questi di cui ho parlato, chissà quanti aspettano di uscire dall'oblio delle edizioni sospese e perdute.
È assurdo il fatto che in una bancarella con una buona dose di fortuna è possibile trovare questi romanzi anche a 2 o 5 € e poi leggere su Ebay che lo stesso libro viene venduto a cifre esorbitanti.
Esisteranno sempre coloro che vogliono possedere i libri in prima edizione e disposti a spendere tale cifre, ma vanno preservati anche i lettori come me che vogliono possedere e leggere il romanzo fregandosene se sia un'edizione economica, di pregio o una prima o ultima edizione.
Ristampate questi romanzi!




lunedì 13 luglio 2015

La Famiglia Winshaw - Jonathan Coe

Dopo Barker, Campbell ed Hornby continua il mio excursus nei meandri della letteratura inglese.
Oggi è il turno di Jonathan Coe.
A dirla tutta però, il mio primo approccio con questo scrittore non è stato dei più indolori.
Le prime 80/100 pagine della Famiglia Winshaw mi hanno messo in difficoltà e nella mia mente cominciavano a paventarsi una miriade di dubbi e perplessità.
Il motivo va a ricercarsi principalmente nella mole dei personaggi e nei continui flashback storici che inizialmente non mi permettevano di focalizzare bene la situazione.
Ma appena ho memorizzato i personaggi ed afferrato il ritmo ed il senso del narrare di Coe, sono stato totalmente succube della storia.
Comunque parliamone meglio dopo la sinossi:

"Un romanzo, in cui l'io narrante - lo spaesato scrittore Michael Owen - si muove fra la propria storia di illusioni e trame adolescenziali, di ambizioni azzoppate e di amori frustrati, e quella di una famiglia di rapaci dominatori, gli Winshaw. Saldamente insediati ai posti di comando della finanza e della società inglesi, i componenti della famiglia Winshaw incarnano il delirio di potere che ha segnato gli anni di Margaret Thatcher, portando l'Inghilterra allo sfascio."



Il romanzo di Coe, come ci suggerisce il titolo stesso, è incentrato principalmente sui membri della famiglia Winshaw.
Famiglia facoltosa i cui membri sembrano avere le mani in pasta dappertutto.
Esseri abbietti, arrivisti e senza scrupoli.
Uno dei membri più anziani della stessa, Tabitha Winshaw, rinchiusa in un ospedale psichiatrico perché accusata di aver attentato alla vita di uno dei suoi fratelli, incarica uno scrittore di indagare e scrivere un'autobiografia sulla sua famiglia.
Il romanzo è ambientato principalmente sul finire degli anni '80 e sono molti i riferimenti storici e politici di quel periodo.
I Winshaw hanno rapporti politici con Margareth Thachter e fanno persino affari con Saddam Hussein che in quel periodo stava per invadere il Kuwait.
Alcuni loro membri fanno il bello ed il cattivo tempo anche nello show business, nell'arte e persino nell'agricoltura.
Lo so, i paralleli con la famiglia Berlusconi si sprecano. :-P
Insomma, Coe riesce ad inserire in maniera credibile dei personaggi fittizi in un contesto reale come il periodo conservatore/liberale dell'Inghilterra di quegli anni.
Ecco, ogni personaggio di questo romanzo 
(ognuno ha il suo spazio e il suo scopo) è come il pezzo di un mosaico che capitolo dopo capitolo trova il suo posto e prende forma nel bellissimo e nerissimo finale ambientato dove tutto ha inizio, nella bellissima e sperduta tenuta dei Winshaw.
Il finale è citazionistico e molto cinematografico, per un libro che superata l'impasse iniziale dovuto ad un inizio quasi in Medias Res che rende difficoltoso l'approccio con i personaggi e la trama, mi ha regalato veramente tantissime emozioni.
Tra i difetti? Forse l'utilizzo dell'avverbio indi che viene infilato talmente tante volte da apparire invero ridondante e qualche refuso di troppo dovuto ad un lettering non molto accurato, ma davvero parliamo di quisquilie perché personalmente lo ritengo un gran bel romanzo.
Ovviamente la mia storia con Coe non finisce qui, visto che ho già in saccoccia La Banda Dei Brocchi.



mercoledì 8 luglio 2015

I 10 videogiochi per Commodore 64 della mia vita, che poi nel mio caso dovrei parlare di Commodore 128...

Qualche mese fa mio fratello mi ha mostrato un sito in cui sono stati " dumpati " tutti i numeri della rivista chiave della mia infanzia videoludica, la mitica Special Program.
Qui il link del sito:

http://www.webalice.it/sovox70/c64/special/special.html

Per chi non la conoscesse era una rivista mensile nata verso la metà degli anni '80 dove usciva in allegato una cassetta con 20 giochi: dieci per Commodore 64, dieci per ZX Spectrum.
Senza quella rivista oppure qualche altra sulla stessa falsariga tipo Super Play Games, la mia infanzia videoludica sarebbe stata più povera.
Ovviamente sono corso subito a lurkare nel sito nel tentativo di dare lustro alle vecchie emozioni e mi è venuto in mente che finora nel blog ho solo sfiorato l'argomento giochi Commodore 64 senza mai trattarlo specificatamente.
Visto che a parte boccheggiare dal caldo non ho altro da fare, proviamo a parlarne.
Prima però qualche premessa:

- La mia macchina da giochi non era il Commodore 64 ( che ho avuto ma che ero troppo piccolo da usarlo con cognizione di causa), ma il Commodore 128.
Non che ci fosse alcuna differenza, in quanto giochi per il 128 non ce n'erano.
In pratica premendo un tasto si poteva utilizzare l'interfaccia del 64 e far partire i giochi da lì.

- I giochi che uscivano in allegato alla rivista avevano tutti i nomi cambiati in quanto non originali.
Quello che mi e rimasto più impresso? Ghost'n Goblins denominato Zombies.

- Questa non è una classifica, ma un semplice elenco dei 10 giochi che giravano più spesso nel mio registratore.

Partiamo, và:

International Soccer



Il primo non poteva che essere un gioco di calcio.
International Soccer è semplicemente il gioco a cui all'epoca giocai più in assoluto.
Ricordo tante sfide in due con mio fratello e tante suppliche allo stesso per poterci giocare. :-P
Solo cambiare il colore della maglietta della squadra mi pareva una cosa figa.
Il gioco era quello che era, ma ci si divertiva.
Ricordo in particolare un episodio: avevo la pertosse e non facevo che tossire ed ansimare e una delle ultime armi di mia madre per farmi tranquillizzare un attimo e potermi distrarre fu quella di pregare mio fratello nel farmi giocare a questo gioco.
Fosse una storia inventata direi che funzionò, invece no.
La tosse e l'asma perdurarono.
Comunque è il gioco che più di tutti rappresenta la mia infanzia marchiata Commodore nonché uno dei pochi che non escludo di aver giocato proprio con il 64 e non il 128.
Un giorno vorrei rigiocarci, ma mi sono già rovinato il ricordo di Kick Off 2 per Amiga, non voglio farlo anche con questo.


Barbarian



Un picchiaduro uno contro uno in cui con una mossa segreta potevi tagliare la testa all'avversario, come non amarlo?
Barbarian è probabilmente uno dei giochi più famosi del Commodore 64 ed ovviamente uno di quelli a cui ho più giocato.
Lo scopo del gioco consisteva nell'affrontare in duello e in diverse location gli avversari che ci venivano inviati contro da un mago che aveva rapito l'amata del barbaro che impersonavamo.
Questo gioco è famoso anche per la copertina originale che all'epoca destò scandalo poiché la modella della copertina era famosa per i suoi topless. :-P


International Karate



Un altro picchiaduro stavolta però ambientato nel mondo del Karate.
Non credo di aver molto da dire su questo gioco, se non che ci giocai fino allo sfinimento ed oltre.
Per giunta per l'epoca mi pare fosse anche ben dettagliato per essere un gioco ad 8 bit.


Burger Time



Un Platform a schermata fissa in cui uno chef doveva completare gli hamburger strato per strato passandogli sopra e stando attento a non farsi beccare dall'uovo e ( stando a wikipedia poiché a me sembrava una patata o uno stronzo :-P ) dal sottaceto pronti a farti il culo.
Ovviamente livello dopo livello le cose si facevano sempre più difficili.
Lo ricordo come un gioco molto divertente.

Arkanoid



Questo è sicuramente uno dei pochi di cui ho già parlato in altre circostanze.
Giocone estremamente divertente ed estremamente difficile che non sono mai riuscito a finire soprattutto per via del mostro finale praticamente imbattibile.
Gioco che ha cementato la mia amicizia con il mio compagno di classe nonché migliore amico dell'epoca e che mi ha regalato tantissime ore di divertimento.
L'intro del gioco ancora mi risuona in testa.
Sempre sia lodato.

Impossible Mission



Impossibile Mission è semplicemente il gioco.
Gioco che aveva un sonoro incredibile e che sfruttava al massimo gli 8 bit.
Personalmente lo considero il gioco più bello mai uscito per Commodore 64, anche se non è quello che preferisco.
Nel gioco si impersonava un agente segreto che livello dopo livello doveva riuscire a decodificare un codice per poter localizzare il covo in cui si nascondeva uno scienziato pazzo pronto a soggiogare il mondo con una bomba H.
Più un puzzle game fantascientifico che un platform, Impossible Mission aveva dei livelli piuttosto complessi per l'epoca.
Gioco fantastico che mi piacerebbe riprovare.
Non è detto che non lo rifarò.

Tapper



Dio, quanto mi divertiva questo gioco.
E quanto mi facevano girare le palle gli avventori. :-P
In questo gioco a schermata fissa veniva impersonato un barista che doveva riuscire a servire tutti i clienti che livello dopo livello si facevano sempre di più.
Lo scopo era semplicemente riempire le birre e lanciarle ai clienti.
Gioco semplicissimo ma molto divertente a cui ho dedicato tantissimo tempo.

Popeye


Da bambino uscivo pazzo per il cartone animato di Braccio di ferro.
Adoravo allo stesso modo il Coin Op e quando seppi di una conversione per Commodore 64 feci di tutto per averlo.
Il gioco è un classico platform a schermata fissa in cui lo scopo consisteva nel salvare Olivia dalle grinfie di Bruto.
La struttura era quella classica dei platform del periodo, ma adorando il cast di Popeye non ci facevo minimamente caso e ci giocavo che era una bellezza.

Donkey Kong



Chiunque ha un minimo di infarinatura videoludica conosce questo gioco che ha segnato un'epoca e la nascita di due dei franchise più conosciuti al mondo : quello appunto di Donkey Kong e quello di Mario Bros che vide la luce proprio in questo gioco.
Anche se qui era presente nelle vesti di carpentiere e non di idraulico.
La conversione per Commodore 64 era onesta e ben fatta e giocarci era un piacere.
Gioco immortale.

Mario Bros


Ovviamente non poteva mancare nemmeno lui, il capostipite di una saga che ha fatto epoca: Mario Bros.
Che qui per la prima volta smette i panni di carpentiere ed indossa quelli di idraulico alle prese con tartarughe, granchi e falene.
Che dire, altro grandissimo gioco.

Ovviamente ce ne sono molti altri che avrebbero potuto tranquillamente fare parte della lista, penso a Commando, Ghost'n Goblins, The Last Ninja, Frog, Archon ( che mi fa malissimo lasciare fuori ) e molti altri che purtroppo per via del nome diverso non sono riuscito a rintracciare.
Ma è anche vero che questi 10 sono quelli che facevano andare di più a manetta il mio registratore.

martedì 30 giugno 2015

Kirara - Toshiki Yui

Qualche giorno fa guardavo la libreria e pensavo a quale potesse essere il libro o il fumetto che ho ripreso più spesso in mano in quest'ultima decade.
It, la saga della Torre Nera o uno dei ventordici romanzi di King?
Il Signore Degli Anelli di Tolkien?
La Regina Dei Draghi o Tempesta di Spade di George R.R.Martin?
Sandman di Neil Gaiman?
No.
Dobbiamo volgere lo sguardo ad oriente, mi sa.
Quindi Video Girl Ai o Berserk?
No, è un manga molto più easy, più pepato e con i culi e le tette in bella mostra molto più della Ai, Moemi e Nobuko di Katsura.
E' un manga semisconosciuto di nome Kirara.
Come mai?
Semplice!
Su quel manga mi ci facevo e mi ci faccio le seghe. :-P
Scherzi a parte, è tutto merito del caso che ha determinato che Kirara si trovi nell'angolo della libreria più a portata di mano, ed essendo piuttosto breve è anche il primo che mi viene naturale prendere e rileggere nei ritagli di tempo.
E considerando che le copertine dei volumi sono al limite della disintegrazione, ipotizzo che i ritagli di tempo che gli ho dedicato sono molteplici.
Il che mi porta a pensare che sarebbe anche ora di dedicargli un breve post.
Partiamo, va'.
Kirara è un manga composto da sei volumi di 200 pagine ciascuno che venne pubblicato tra la fine del 1999 e gli inizi del 2000 dalla Planet Manga al prezzo di 6.900  lire.
 Venne realizzato da un autore che all'epoca era famoso per due cose soltanto:
- l'utilizzo massiccio della Computer Graphic nei suoi disegni.
- i suoi manga erotici.
Kirara ovviamente contiene in maniera abbastanza evidente ( ma era naturale) entrambi gli elementi, anche se appartiene più al filone commedia sentimentale/soprannaturale/sexy tanto in voga in quegli anni.
Possiamo affermare che Kirara è stato uno degli ultimi manga a sfruttare la scia di opere immortali come Lamù, Orange Road, Videogirl Ai che all'epoca spopolavano.
Essendo un fan di queste opere, appena lessi l'incipit ed ebbi intravisto un tema a me molto caro e familiare come la commedia sentimentale adolescenziale, l'acquisto divenne obbligatorio.
Diciamo subito che il manga di Yui non aggiunge nulla al genere, ma anzi ci si butta a pesce rispettandone tutti i crismi e prendendo un po' dall'uno e un po' dall'altro.
Ma parliamo della trama:
Kompei e Kirara stanno per convolare a nozze.
Kirara come tutte le spose è in lieve ritardo.
Sfortuna vuole che durante il tragitto per arrivare in chiesa, la sposa abbia un incidente d'auto dove ci lascia le penne.
La ragazza non accettando il suo destino chiede con tutte le sue forze durante il trapasso di poter tornare dal suo uomo ed incredibilmente la sua preghiera viene ascoltata.
La ragazza però si risveglia nel letto di un Kompei di almeno otto anni più giovane di quello che stava per sposare e per giunta nelle vesti di un fantasma.
Kirara che non ha potuto quindi vivere la sua notte di nozze, nonostante la sua condizione di fantasma, cercherà in tutti i modi di sedurre Kompei che nel frattempo conosce ed  inizia ad interessarsi alla Kirara adolescente.
Insomma, ci troviamo dalle classiche parti del triangolo amoroso / soprannaturale.
Non mancano infatti le scenette e le situazioni tipiche del genere: Kompei è il classico erotomane imbranato a cui basta vedere un seno nudo per avere il sangue al naso, ma allo stesso tempo è una persona fedele a se stessa e all'amore che nutre per l'altra Kirara.
Ovviamente, come tutti gli adolescenti in preda agli ormoni non è immune nemmeno alle forme della Kirara adulta, che non lesina certo le proprie nudità.
Scene piccanti e d'imbarazzo sono il marchio di fabbrica di questo manga, che però purtroppo va in pappa appena tenta di discostarsene.
Non è certamente un manga che brilli per sceneggiatura.
La trama di questo manga è confusionaria ed al limite della leggibilità, soprattutto quando intorno al quarto volume cominciano a fare la sua apparizione angeli, ufo, gente che viene dal futuro, membri dell'occulto, in quello che è un'accozzaglia di elementi che porta solo casino e che sembra solo una scusa per mostrare l'ennesima topa tutta curve e dal seno esagerato.
E' palese che questo manga funzioni fin quando punta soltanto a far ridere attraverso le schermaglie amorose che vedono protagonisti Kompei e le due Kirara.
Per il resto dal punto di vista grafico, il manga non è nemmeno male.
Ho delle riserve sul modo di Yui di disegnare gli occhi, ma è un gusto prettamente personale su cui si può soprassedere.
Certo, anche gli sfondi in Computer Graphic a me non esaltano molto, ma ci si passa tranquillamente sopra.
Menzione per il character design di Kompei, che ai miei occhi appare come un chiaro omaggio al Kyosuke di Matsumoto.
Insomma, Kirara non sarà certo un manga esaltante da un punto di vista registico, ma si rivela ugualmente un manga molto divertente, soprattutto se come il sottoscritto si è amanti della commedia adolescenziale sexy.
E qui lasciatemi dire, che il sexy abbonda.

domenica 21 giugno 2015

Revival - Stephen King

E' la prima volta che mi capita di bucare una recensione di un libro del Re.
Eppure l'ho comprato il giorno stesso della sua uscita ( il 17 marzo) e me lo sono spolpato in poco meno di una settimana.
Il problema è che il mio approccio alla blogosfera ed alle recensioni nel frattempo è parecchio cambiato, tanto che ormai sono più orientato a parlare di romanzi di nicchia, fuori catalogo o comunque usciti da un po' di tempo piuttosto che di libri appena usciti, che giustamente vengono recensiti immantinentemente da metà blogosfera a velocita supersonica e spesso meglio di quanto potrei mai fare io.
Qualche esempio?
Ecco due belle recensioni molto più sul pezzo rispetto al sottoscritto e che in qualche modo hanno anticipato il mio pensiero:

http://stephenkingonly.blogspot.it/2015/03/sul-perche-revival-e-un-grande-romanzo.html

http://paninoalsalame.blogspot.it/2015/04/revival-stephen-king-tra-mary-shelley-e.html

Questa scelta di evitare di recensire nuove uscite nasce principalmente dal fatto che mi sono accorto che ormai tutti parlano\parliamo delle stesse cose.
Un esempio?
Le migliaia di recensioni di Jurassic World, Avengers o Mad Max che hanno intasato la mia timeline di blogger nel periodo della loro uscita al cinema.
Ma comunque lasciamo perdere queste elucubrazioni del tutto arbitrarie e personali e concentriamoci sul romanzo.
Andiamo di sinossi:

"Più di cinquant'anni fa, in una placida cittadina del New England, un'ombra si allunga sui giochi di un bambino di sei anni. Quando il piccolo Jamie alza lo sguardo, sopra di lui si staglia la figura rassicurante del nuovo reverendo, appena arrivato per dare linfa alla vita spirituale della congregazione. Intelligente, giovane e simpatico, Charles Jacobs conquista la fiducia dei suoi parrocchiani e l'amicizia incondizionata del bambino: per lui il pastore è un eroe, soprattutto dopo che gli ha "salvato" il fratello con una delle sue strepitose invenzioni elettriche. Ma l'idillio dura solo tre anni: la tragedia si abbatte come un fulmine su Jacobs, tutto il suo mondo è ridotto in cenere e a lui rimane solo l'urlo disperato contro il Dio che lo ha tradito. E il bando dal piccolo Eden che credeva di avere trovato. Trent'anni dopo, quando Jamie avrà attraversato l'America in compagnia dell'inseparabile chitarra che l'ha reso famoso, e dei demoni artificiali che ha incontrato lungo il cammino, l'ombra di Charles Jacobs lo avvolgerà ancora: questa volta per suggellare un patto terribile e definitivo. "Revival" è il racconto di due vite, quella che King ha vissuto e quella che avrebbe potuto vivere, attraverso due personaggi formidabili per potenza e fragilità, due uomini ai quali accade di incontrare il demonio e di affondare nel suo cuore di tenebra."

Revival è un romanzo che ha diviso tantissimo il fandom.
Il perché è evidente.
Non è un romanzo d'azione e di suspence, ma principalmente un romanzo gotico, intimista e fortemente citazionistico.
Io l'ho trovato ricco.
Ricco di riflessioni sulla religione, sugli imbonitori, sulla vita e la morte, sull'aldilà, sul potere della suggestione e in particolare sulla musica, una delle grandi passioni di Stephen King.
Già, forse molti non lo sanno ma King è anche un musicista ed insieme ad altri scrittori ha formato un gruppo chiamato Rock Bottom Remainders.
Ma soprattutto questo romanzo è un enorme omaggio a tutti quegli autori che con i loro romanzi hanno reso Stephen King un appassionato della narrativa d'orrore e che hanno funto da ispiratori.
Gente del calibro di Shirley Jackson, Lovecraft, Leiber, Mary Shelley e tanti altri.
La presenza di questi autori aleggia costantemente in corso d'opera.
Basta pensare all'inizio che sembra essere uscito da un racconto di formazione giovanile ambientato in un piccola cittadina tipica di tanti racconti di Mark Twain e Bradbury, fino al finale che sembra una miscellanea di elementi usciti dal Frankenstein di Mary Shelley e dai racconti sui Dei Antichi tanto cari a H.P.Lovecraft.
Certo, la natura intimista e molto personale dell'opera probabile abbia destabilizzato parecchi degli appassionati del Re, ma per quel che mi riguarda questo romanzo è un centro pieno ed uno dei più bei libri di King degli ultimi vent'anni.
Sarà che io adoro quando King mischia infanzia, nostalgia, horror, malinconia e normalità, ma delle gesta di Jaime e del reverendo Jacobs ne sono rimasto conquistato.
Ma di che parla Revival?
Di un incontro che segna l'esistenza di due anime.
Parla di elettricità.
Parla dell'america degli anni '60, degli usi e consumi di quel periodo, dell'esplosione del Rock e della droga, che rivivremo attraverso il percorso di crescita e di maturazione di Jaime, fino ai giorni nostri.
Ma il vero snodo dell'opera è il suo incontro con il reverendo Jacobs.
Un uomo che dopo aver accidentalmente guarito dalla sordità il fratello di Jaime, si convince di poter aiutare il prossimo attraverso l'elettricità.
Un uomo che perde la bussola dopo la morte della moglie e che diventa una sorta di guaritore che si esibisce in fiere e feste di paese promettendo la guarigione a bifolchi e creduloni.
Ovviamente, la vita di questi due individui è legata a doppio filo e quindi destinata ad intrecciarsi nuovamente.
Ma è tutto oro quello che luccica in questo romanzo?
Ovviamente no.
La parte centrale della storia è piuttosto lenta e piatta ed è colma di elementi che nei personaggi di King si ripetono spesso ovvero l'abuso di alcool e droga.
Per il resto ci troviamo davanti un romanzo con i controfiocchi ed anche piuttosto profondo e toccante.
Romanzo che riesce a miscelare benissimo i toni pacati e soleggiati dell'infanzia con quelli più difficili e tempestosi dell' età adulta.
E l'horror?
Tranquilli, non mancherà.
Si farà aspettare, vi farà sbuffare, ma verrete ricompensati appieno nelle tiratissime e bellissime ultime pagine.
E se siete fan del moderno Prometeo di Mary Shelley e di H.P.Lovecraft, preparatevi ad un orgasmo multiplo.
Personalmente era tanto che non mi sentivo così appagato da un romanzo di King.
Continua così, Stephen.