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giovedì 30 maggio 2019

Il cinema fantasy per ragazzi è fermo a trent'anni fa

Partiamo da una premessa: oltre ai film per ragazzi anni '80 che oggi vengono venerati in tutte le salse pop e nerd, chi è cresciuto come me nell'epoca pre-millennio, ha un percorso visivo fatto da innumerevoli film per giovincelli mandati in onda su Italia Uno nei torridi pomeriggi estivi alle 14 di pomeriggio.
Erano spesso film di avventura davvero senza pretese, con dei ragazzini improbabili che salvavano il mondo, inventavano cose, vivevano avventure di ogni tipo, ecc.ecc.
Con questo voglio dire che quel cinema non apparteneva solo ai vari Spielberg, Donner, Dante e tutti i cineasti che amammo all'epoca, ma anche ad onesti registi votati solo all'intrattenimento.
Quindi non tutto fu vera gloria.



Questa mia passione per il cinema per ragazzi di stampo fantasy/avventura mi è rimasta ancora, ed infatti tendo a vederne ancora molti.


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Anche se ormai non ho più i filtri adatti per poter apprezzare questo tipo di cinema che strizza l'occhio alle nuove generazioni, com'è giusto che sia. La mia idea è che però ci sia una svalutazione e una sottovalutazione verso il ragazzino quasi senza pari in questo periodo.
A parte l'estetica, quasi tutti i film che trattano di ragazzini, li trovo piuttosto apatici, piatti e privi di qualsiasi sfumatura di approfondimento psicologico.
In pratica per gli autori odierni la combo del genere fantasy/romanzo di formazione deve essere spogliata dell'una o dell'altra cosa, e soprattutto deve scimmiottare in toto i cliché anni '80 mischiandoli ai generi di consumo odierni.

Di recente ho visto un po' di film appartenenti a questo filone, e gli ultimi due in particolare hanno accentuato la mia convinzione che nella maggioranza dei casi non esiste nessun elemento di riflessione se non trattato in maniera ermetica e manichea.

Mi chiedo il perché di questo appiattimento culturale, che fa si che i giovanissimi non possano aver un cervello pensante e non possano porsi delle domande, commuoversi o emozionarsi, se non per le tute Adidas, qualche sderapata in bicicletta, una battuta o due su un qualsiasi videogame degli ultimi anni o qualche balletto tipo la dab dance.

Poi però mi ricordo di quei film che vedevo sul divano alle 14, con l'odore del caffè che arrivava dalla cucina, sorbendomi scene discutibili ed assurde e pubblicità della Bilboa o della Mattel e mi viene da stare zitto, perché a quell'età a me quei film piacevano.

Insomma a volte ho l'impressione che il cinema per ragazzi sia fermo a trent'anni fa, e che per molte cose stia persino regredendo.

Da una parte comprendo l'intrattenimento per ragazzi odierno compresso da un politicamente corretto che più strenuo non si può anche se cercano di nasconderlo con l'ausilio di qualche parolaccia o battuta sul sesso, ma dall'altra parte con i mezzi odierni un minimo di scrittura più approfondita sarebbe lecito attendersi.

I libri da questo punto di vista sono un altro mondo, e non capisco perché non potrebbe esserlo la scrittura cinematografica ( già le serie sono un altro discorso ) per ragazzi.

Oppure sono solo paranoie mentali dettate dal fatto che adesso vedo questi film con gli occhi da adulto e non con il cosiddetto fanciullino dentro.
Chissà.










sabato 15 dicembre 2018

I miei due centesimi sulla necessità ( per me ) della cultura di massa nel mondo letterario

Qual è la più grande paura di un lettore?
Nel mio caso è quella di arrivare un giorno a dire o pensare di aver letto tutto ciò che mi interessa.
E' una paura un po' irrazionale, ma così è.

Inizio questo post in modalità medias res dopo aver letto un post su Facebook di uno dei maggiori influencer nonché rinomato autore fumettistico che mi ha dato parecchio da pensare.
In pratica tra le righe ho colto una frecciatina verso tutti coloro che si interessano a qualcosa solo dopo che essa diventa mainstream e quindi di massa.
In questo caso ho drizzato le antenne perché il prodotto di cui parlava era un libro.

Io la penso in maniera diametralmente opposta.
Senza il cinema, la Tv o qualsiasi canale divulgativo probabilmente non avrei scoperto o avrei saltato in maniera pregiudizievole molte opere che poi ho successivamente amato quindi non smetterò mai di ringraziare Peter Jackson per avermi fatto conoscere ed appassionare alle opere di Tolkien oppure la HBO per aver adattato Le Cronache Del Ghiaccio e Del  Fuoco facendomi appassionare alla saga di Martin.

Sarò egoista ma mi importa poco che un'opera sia di massa o meno se posso scoprirla e apprezzarla ed allo stesso tempo non vivo come un vanto l'aver letto un prodotto di nicchia poi diventato di massa.

Finché ci sarà qualcuno ( che sia produttore televisivo, cinematografico, blogger o redattore di un sito internet o di una rivista letteraria, conoscente o amico ) che mi aiuterà a scoprire nuovi autori e nuove storie, la mia paura resterà tale e non sarà mai realtà.



Alla Prossima!


mercoledì 22 agosto 2018

Più morti nei racconti di formazione horror, please!

In questo periodo in cui l'afa e l'umidità si alternano alla pioggia in un clima che sa di biporalismo e d'autunno, ho ripreso in mano uno dei miei libri preferiti: L'estate Della Paura di Dan Simmons.
Non voglio parlare del romanzo, anche perché credo di averlo già fatto.
L'estate Della Paura appartiene a quel filone della narrativa di formazione giovanile in chiave horror.
Pubblicato nel 1991 segue un po' la scia del filone narrativo e cinematografico proprio del genere.
Ha tantissimi elementi in comune con It, Stand By Me ( Il Corpo ), ET, I Goonies e ne rispecchia un po' i crismi, anche se in maniera un po' più rurale soprattutto per ciò che concerne l'ambientazione.
Appartiene insomma al filone dei ragazzi in bicicletta che combattono contro il male.
Rispetta il clima di cameratismo e fratellanza dei gruppi di amicizia giovanile e persino le fattezze fisiche e caratteriali proprie di questo tipo di narrazione.
Il ragazzo robusto, il capetto tenebroso e silenzioso, l'intelligente con ambizione da scrittore ed appassionato di narrativa, il burlone ed il fifone di turno.
Insomma anche se è un libro del '91 ambientato negli anni '60 ha tutte le caratteristiche che ti fanno gridare anni '80 a caratteri cubitali.
Io lo trovo un romanzo splendido, molti altri ne criticano la prolissità.
Per prolissità presumo si riferiscano allo stile molto descrittivo dell'autore e non al numero di 500 e passa pagine, che personalmente non mi sembrano tantissime rispetto a mattoni come It, tanto per dirne uno.

C'è una cosa che mi ha sempre stonato di questo tipo di narrazione, ovvero la sensazione che alla fin fine tutto andrà per il verso giusto ed il villain per quanto carismatico, dopo aver giocato al gatto con il topo per tre quarti di film/romanzo con i protagonisti verrà messo facilmente al suo posto.

Pensateci bene qual è la scena cardine di IT?
Quella che ci ricordiamo tutti?
La morte di Georgie, ovviamente.
Superate quelle pagine Pennywise perde gran della sua verve e si diverte più a terrorizzare i ragazzi che a fare del male sul serio.
E' più una minaccia che un pericolo reale.
Capita di rado che un film o un libro che tratta di ragazzini sovverta queste regole.
Eppure It e L'estate Della Paura vengono catalogati come libri per adulti.
Si ha sempre paura di uccidere il fanciullo ed infatti le poche volte che succede non le dimentichiamo più.
L'estate Della Paura ha una scena sconvolgente ( che mi ha fatto male e che male ), ma è l'unica.
Le altre apparizioni del male per quanto potenti sono molto più blande per quanto raccontate in maniera splendida.
Io vorrei un romanzo dell'orrore che sovvertisse queste regole.
Che mi prenda di sorpresa come soltanto Martin è riuscito a fare negli ultimi decenni.
Ammazzatemi i protagonisti, fatemi paura, fatemi soffrire per una morte non annunciata e non solo nel prologo e nell'epigolo.
Datemi altri Nick Andros, Georgie Denbrough e Duane McBride.
Datemi il final boy/girl come nei film horror che trattano di giovani virgulti anche nella narrativa.
Passerò per sadico, ma probabilmente applaudirei dall'inizio alla fine.
Voglio vedere i ragazzini morti?
No, però sarebbe anche ora che qualcuno ci mostrasse un punto di vista diverso.
Già per esempio un film come Cub in qualche modo lo fa.

P.s: nessun minore è stato ucciso nella stesura di questo post. :-P


Alla Prossima!

sabato 4 novembre 2017

Parliamo della paura, io e voi

Parliamo della paura, io e voi.
Questo splendido incipit della prefazione di A Volte Ritornano di Stephen King che io rileggo almeno due, tre volte l'anno, mi da spunto per parlare proprio di questo argomento che può essere analizzato da molte angolazioni sia cinematografiche/letterarie che non.
Perché la paura fa parte di noi, ed anche i più grandi eroi non ne sono esenti.
Temiamo tutti qualcosa.
Da adulti le nostre paure sono molto più reali e pragmatiche.
Paura di perdere il lavoro, delle malattie, della perdita dei propri cari, del terrorismo, dell'invecchiamento, della candida o dell' HIV dopo una scopata senza preservativo o di quel neo che magari un giorno ci ucciderà.
Da bambini sono molto più irrazionali e circoscritte.
Persino incomprensibili e misteriose, in molti casi.
E' un argomento che mi è tornato in mente mentre vedevo la trasposizione cinematografica di It e mi domandavo sotto quale aspetto mi sarebbe apparso.
Mi sarebbe apparso come Clown? Come Lupo Mannaro? Come il senzatetto che voleva fare a Eddie un pompino?
C'è sempre stato qualcosa del pedofilo e del molestatore dietro l'aspetto clownesco e mostruoso di It ( ma è anche ovvio visto che la figura di It nelle vesti clownesche di Pennywise è ispirata a John Wayne Gacy uno stupratore/serial killer che nel "tempo" libero era solito partecipare alle feste di beneficenza vestito da clown ).
Voi vi siete posti questa domanda?
Che risposte vi siete dati?
Avevate delle paure infantili?
Ho fatto un indagine tra i miei ricordi e ne ho trovate diverse.
Alcune erano legate a fatti reali, ma molto più spesso derivavano da immagini cartacee e/o cinematografiche.
Alcune mi hanno accompagnato persino fin quasi l'adolescenza.

Le primissime vengono dalle pagine dell'enciclopedia/libri per ragazzi I Quindici.
La favola di Zio Lupo e la figura in primo piano del mandrillo sono dei veri e propri traumi infantili per il sottoscritto.
Mio fratello e mia sorella li usavano contro di me tutte le volte che diventavo molesto o soltanto per stuzzicarmi.
E devo dire che funzionavano sempre.
Molto di più delle " minacce " di mia madre che mi avrebbe mandato al collegio oppure che avrebbe chiamato gli zingari per portarmi via insieme a chissà quante altre ed eventuali classiche frasette per ammansirmi che tutti quanti abbiamo sentito in loop miriade di volte e che poi una volta adulti riusiamo con un minimo di aggiornamento attuale verso i nostri fratellini/figli/nipotini vari.

Avevo anche paura di Lupo Ezechiele quindi posso ipotizzare che It mi sarebbe apparso in forma lupesca.
Mentre stranamente il lupo di Cappuccetto Rosso non mi faceva né caldo né freddo.

Avevo un rapporto conflittuale con l'acqua marina.
Da piccolino mi stavo soffocando con il boccaglio di una maschera che mi sono infilato fin quasi in gola mentre giocavo sulla battigia con un pupazzetto di Goldrake ( andato perso tra le onde tra la confusione generale).
Ho ricordi confusi di quell'episodio, ma ricordo ancora la sensazione di soffocamento ed i conati di vomito con gli occhi rivolti verso il mare con le onde che sembravano bearsi di ciò.
Il mio secondo rapporto conflittuale con l'acqua avvenne quando decenne caddi nel porto della mia città.
Con altri ragazzini andavamo a caccia nei massi di conchiglie e lumache di mare quando decisi di saltare su uno scoglio bagnato e ricco di muschio scivolando letteralmente in acqua.
Dovettero tirarmi su in due visto che io non riuscivo ad arrampicarmi ed ero completamente terrorizzato.
La paura di quello specchio d'acqua mi è rimasta per anni ed ancora adesso se ci passo a pochi metri di distanza provo una minima sensazione d'angoscia, come se la cosa non mi avesse abbandonato del tutto.

Avevo paura che la macchina di mio padre saltasse in aria durante l'accensione o mentre apriva lo sportello.
Questa è meno assurda di quanto si pensi.
Sono nato e cresciuto in un periodo in cui nella mia città vi era una e propria guerra di mafia con centinaia e centinaia di morti ammazzati ( anche nel mio quartiere ) e da infante avevo paura potesse capitare anche alla mia famiglia tramite una bomba.
Non so il perché dell'associazione ma ricordo proprio il momento in cui mio padre inseriva la chiave nella nostra Fiat 131 ed io che pensavo: " ecco, ora fa Boom! ".

Il gioco di luci dei fari delle auto che creavano ombre mostruose nella camera dei miei cugini che mi ospitavano durante le estati delle medie.
Alcune volte sembravano quasi assumere forma umanoide.
Ed avevo undici anni, mica cinque.

Il mio cortile al buio.
Quando la sera verso le 21 tornavo a casa dal Bar dove andavo a giocare ai videogiochi c'era un punto nel mio cortile a ridosso di una scala che era quasi completamente al buio e che io mi facevo sempre correndo.
Non ne ho mai compreso il motivo visto che la luce lì era scarsa ovunque, ma in quel punto era come se percepissi qualcosa che non andava.

Avevo paura delle siringhe e farmi una puntura era una vera e propria impresa, ma credo che questa sia una paura che appartiene a migliaia di altri individui.

Una scena del film Phenomena mi terrorizzò per settimane.
Esattamente quella in cui le lucciole arrivano in aiuto dell'allora giovanissima Jennifer Connelly ed a migliaia invadono la faccia del villain del film.

Una delle scene iniziali di Laguna Blu ed esattamente quella in cui i due giovanissimi protagonisti trovano morto l'anziano cuoco che si prendeva cura di loro.
La scena in cui voltavano il cadavere e dalla bocca spalancata saltavano fuori dei granchietti mi spaventò moltissimo.

Indiana Jones ed il tempio maledetto mi inquietò molto di più di Nightmare, Shining o L'esorcista.
Per me quel film è horror puro.
Ed alcune scene del film mi fanno ribrezzo anche adesso ( la scena con gli scarafaggi me la sognavo di notte ).

Alien di Ridley Scott.
Inutile dire quale scena. Forse la scena madre horror per eccellenza.

E' strano che spesso mi abbiano fatto  paura dei film non associabili alle pellicole horror.
Forse perché comunque in un horror arrivi già preparato e sai già cosa aspettarti, mentre in quelle pellicole venivi colto di sorpresa.
Oppure semplicemente perché è sempre stato il mio genere preferito e quindi non riuscivo a temere del tutto qualcosa che in fondo mi affascinava e che amavo.
Sono sempre stato sedotto dal mostro e dal male.
Se fossi stato il personaggio di un film, io sarei di sicuro il morto del prologo o della prima scena ( tranne quando a rubarmi la parte sarebbero stati il nero di turno o la bonazza in costume o in reggiseno ).

Alla Prossima!






























sabato 26 agosto 2017

La Torre Nera - Il Film

A volte scegli di farti del male consapevolmente.
Sapevo fin dai primi fotogrammi promozionali, dalla scelta incomprensibile di Idris Elba come interprete di Roland Deschain ed anche dal trailer che difficilmente avrei trovato questo film di mio gradimento.
Lo è stato.
Pace ed andiamo avanti.

Però due parole sul film di Nikolaj Arcel è giusto spenderle.
Ma solo due di conto, perché di recensioni di questo film ce ne sono a iosa e non voglio minimamente togliere spazio a chi se ne occupa con molta più professionalità ed impegno.
Adattare i romanzi della Torre Nera è roba ardua ed io avrei accettato persino con serenità molti dei cambiamenti.
Per quel che concerne i miei gusti e nonostante io ami alla follia la saga partorita da Stephen King, non posso mentire e non dire che gli ultimi volumi sono infarciti di stronzate.
Sì, stronzate.
Tanto che per quanto diretto e coreografato malissimo ho preferito il duello finale del film di Arcel a quello demenziale del romanzo finale della saga.
Il che è tutto dire.
Il problema principale del film è che sembra una fanfiction de La Torre Nera scritta da un ragazzino che si vede protagonista attraverso le gesta di Jake Chambers.
La durata misera ed il Pg-13 hanno fatto il resto.
Ho scritto sembra sopra?
Io penso che lo sia.
Per un fan dei romanzi il film è praticamente inaccettabile.
Se viceversa non lo si è, la pellicola non è così brutta come viene dipinta, ed anzi la prima parte è quasi apprezzabile.
E' una pellicola Young Adult con il bamboccio predestinato e sofferente che deve salvare la terra.
Manca giusto la storia d'amore, ma sarebbe stato osare troppo.
Tom Taylor che interpreta Jake Chambers io l'ho trovato tutto sommato bravo ed anche molto somigliante al personaggio cartaceo.
Matthew McConaughey ci prova nel dare un pizzico di personalità all'uomo in nero, ma la sceneggiatura e i dialoghi non lo aiutano.
Ok rappresenta il male assoluto, ma un minimo di caratterizzazione potevano pure dargliela.
Idris Elba monolitico, ma declassato.
Roland Deschain è il personaggio più sacrificato della pellicola, il che è molto grave visto che è il protagonista indiscusso della saga cartacea.
Effetti speciali abbastanza insipidi.
Insomma film guardabile ma dimenticabile per i non conoscitori della saga, ampiamente insufficiente per gli amanti della stessa.
Non scommetterei sulla prosecuzione della saga cinematografica.
Occasione persa, ma volutamente visto che è figlia di logiche commerciali.
Altrimenti non vedo la spiegazione di rendere protagonista il ragazzino e non il pistolero.
Per parafrasare il mio commento telegrafico su Twitter:

Vai, allora, ci sono altri film oltre a questo.


Alla prossima!