giovedì 19 dicembre 2013

Le più grandi delusioni videoludiche della mia vita / (1) Last Battle - Amiga 500

Non so i miei amici, ma io forse non usavo manco il portafoglio a quel tempo.
Più probabile tenessi le 1000 Lire stropicciate in tasca o avessi il classico bozzo formato dalle monetine da 500 Lire, che il più delle volte veniva fagocitato dal Flipper o Dal Coin-Op di turno.
Non tutte però, perché alcune le conservavo per eventuali acquisti che effettuavo con i miei amici, perché eravamo anche pirati a quel tempo.
Lo erano quasi tutti tra la fine degli anni '80 e l' inizio dei '90, lo eravamo anche noi.
Niente bandane o bende in un occhio e nemmeno bandiere di Jolly Roger sui motorini, eravamo pirati di diverso genere, spacciavamo tra di noi giochi per Amiga 500, con l' X-Copy che andava a manetta.
Contavamo le monetine, si faceva una sorta di colletta e via, si partiva per il primo negozio di videogiochi alla ricerca dell' ultima uscita, di qualsiasi gioco che nelle recensioni delle riviste del periodo faceva più presa ai nostri occhi, che poi puntualmente copiavamo a manetta facendolo girare in tutta la compagnia.
I videogiochi a 5000 Lire ( a Floppy ) e se ti andava bene anche a 3000 Lire, erano un' attrattiva troppo forte per noi ragazzini, che non pensavamo minimamente al danno che stavamo facendo alla Commodore e alle Software House, foraggiando la pirateria e quei negozi che ci campavano con quel commercio clandestino.
Fu così anche per Last Battle.
Non ricordo qual era la rivista, ma ricordo che tutti spalancammo gli occhi quando scoprimmo che era prossimo all' uscita un videogioco dedicato a Ken Il Guerriero.
Ken lo guardavamo tutti, era una delle poche cose in Tv che aveva il potere di farti abbandonare qualsiasi cosa stessi facendo e farti correre a casa a guardarlo e fu con trepidante e somma attesa che attendemmo l' uscita del videogioco, tanta quanto fu la delusione una volta inserito il Floppy.

Last Battle è un Beat 'em up a scorrimento orizzontale, un classico picchiaduro.
Pubblicato dalla Sega nel 1989 per Megadrive, fu inizialmente commerciato solo nel Sol Levante con il titolo di Hokuto no Ken - Shin Seikimatsu Kyūseishu Densetsu, fino a quando la Elite non decise di farne una versione per Commodore da importare in Europa, dove assunse il titolo di Last Battle.
Scomparvero tutti i riferimenti alla saga di Ken, compresi i nomi dei personaggi, tutti cambiati, quantunque fossero facilmente riconoscibili.
Mi pare di ricordare che una volta completata la barra alla fine della schermata del gioco, ovvero quella con la scritta Powey, potevamo assistere alla classica trasformazione di Ken, con conseguente rigonfio del petto e strappo di vestigia. :-P
Il gioco fu persino censurato, visto che fu fatto scomparire il sangue dei nemici quando venivano colpiti da uno dei pugni o dei calci di Ken, ma per fortuna nella versione Amiga esisteva un Cheat Mode che ripristinava il tutto.

Ma perché Last Battle fu una delusione?
Per la ripetitività dell' azione prima di tutto e poi perché da un gioco di Ken, ti aspettavi ben altro.
Livelli quasi tutti uguali, idem per i nemici, se si eccettuano i Boss di fine livello ( si arriva ad affrontare anche Raoul e Falco, anche se con nomi diversi).
Senza contare che le mosse che si potevano effettuare, erano pochissime.
A dirla tutta il gioco era piuttosto noioso e anche brutto graficamente.
Ricordo con esattezza la mestizia dei nostri occhi, la cocente delusione.
Tanta fu l' attesa, quanto poco fu il tempo in cui finì nel dimenticatoio, sostituito da altri giochi, che facevano andare la nostra X-Copy a manetta.


Eccolo per chi volesse farsi del male, un piccolo estratto di Last Battle per Amiga:


 

giovedì 12 dicembre 2013

Scott Pilgrim / Una Vita Niente Male - Volume 1

" Amore è il contrario di Game Over ".

Scott Pilgrim / Una Vita Niente Male è il primo dei sei volumi che compongono l' opera fumettistica scritta e disegnata da Brian Lee O' Malley.
Da quest' opera è stato tratto il bellissimo Film Scott Pilgrim Vs The World diretto da Edgar Wright ed arrivato nei cinema nostrani ormai più di tre anni fa.
Film che è stato un autentico Flop ma che il Tam Tam in rete ha reso un piccolo Cult, se non altro per quella nicchia un po' Nerd amanti dei videogiochi anni '80 a cui l' opera ammicca parecchio.
Io, ammetto di essere uno di quelli che quest' opera l' ha conosciuta solamente tramite il Film e di essermi avvicinato soltanto adesso al fumetto.
E lo dico subito, dovessi giudicare il fumetto da questo primo numero, direi che per adesso il Film di Edgar Wright vince su tutta la linea.
Cos' è che mi ha fatto storcere il naso?
Non certo la storia, perché Brian Lee O' Malley è il vero ideatore e creatore della storia e dei personaggi e senza di lui non ci sarebbe stato Scott e tutto il Cast di personaggi.
Principalmente sono due le cose che non ho apprezzato e per entrambe la colpa è della Rizzoli Lizard ovvero colei che ha pubblicato il fumetto in Italia:
1) Il Formato ridotto talmente Pocket da sembrare più un Manga che un fumetto.
2) Il prezzo, 9,90 Euro per l' edizione ed il formato in cui è pubblicato nonché il numero di pagine (160 circa) è un autentico furto, dovessi decidere di prendere gli altri cinque volumi arriverei a sborsare quasi 60 Euro, Zio cane.
Lo so, sembro sempre il solito accattone che guarda sempre ai prezzi e so benissimo che rispetto ad un paio d' ore in discoteca a 20 Euro il prezzo di un fumetto o un libro non è nulla, ma almeno si fossero sforzati di fare un' edizione decente, sembra più un libro in formato Paperback che un fumetto.
Un' altra cosa che mi è piaciuta poco è lo stile di disegno di Brian Lee O' Malley, lo ammetto.
Ora, non sono uno che giudica un' opera dai disegni, ci sono storie che adoro che hanno un disegno appena sufficiente o comunque sono disegnate in maniera talmente personale da poter risultare indigeste ( penso a From Hell o anche a ad alcuni cicli di Sandman) ma devo ammettere che il tratto al limite dell' essenziale di O' Malley faccio fatica a farmelo piacere.
Ma non è un problema, per me i disegni vengono dopo la trama, e la trama di Scott Pilgrim merita da sola l' acquisto.
Ma di cosa ci parla esattamente quest' opera?
Un aiutino ci viene dal retrocopertina, con i gentili omaggi di Ibs a cui rubo questo estratto:

" La vita di Scott Pilgrim è davvero niente male. Ha ventitré anni, suona in una band, si sveglia all'ora che gli pare e ultimamente esce anche con una tipa carina che praticamente gli muore dietro. Ma da un po' di tempo a questa parte c'è un'autostrada dell'iperspazio che gli passa dritta attraverso la testa: a sfrecciarci da un capo all'altro sui suoi rollerblade è proprio lei, la misteriosa Ramona Flowers, appena arrivata in città e già pronta a rubargli il cuore. Chi è Ramona? Da dove viene? Perché i suoi sette ex fidanzati malvagi si sono alleati per impedire a Scott di conquistarla? Sfere di fuoco! Rock'n'roll! Superpoteri mistici! Pedinamenti! E una sola, incrollabile certezza: che una vita niente male può diventare una vita fantastica. Basta essere pronti a tutto. Ma proprio a tutto. "

A leggere il retrocopertina sembra una stronzata, lo so.
Invece ci troviamo davanti un' opera geniale.
L' idea che Scott debba affrontare i sette ex della ragazza di cui è innamorato, come fossero un nemico di fine livello di un videogioco è bellissima, così come il nemico che una volta sconfitto si dissolve lasciando delle monetine, come accadeva sovente nei Platform o in altri giochi Arcade anni '80-90.
Ma la storia non è solo questo, molto belli gli spaccati di quotidianità, i personaggi che circondano Scott, che rendono la lettura così divertente che 160 pagine sembrano 10.
Che dire del coinquilino Gay di Scott o dei restanti membri dei Sex Bob-Omb?
Sono uno spasso totale, così come il Giovane Neil o la fidanzata liceale di Scott ossia Knives Chau, fuori di melone come poche.
Poi ovviamente c'è lei, Ramona Flowers, a prima vista algida ed irraggiungibile, una fattorina Ninja che farà perdere la testa a Scott, letteralmente.
A livello di personaggi, parliamo di una storia che presenta delle bellissime caratterizzazioni, a cui davvero non so trovare il minimo difetto.
Non fosse per l' edizione, il prezzo ed il tratto di O' Malley che può risultare indigesto, consiglierei di acquistare il fumetto senza riserve.
Rispetto al Film almeno guardando il primo volume, il fumetto perde ovviamente in dinamicità ed effetti speciali, dove la componente quasi " Arcade " del fumetto viene persino più accentuata.
Dovessi giudicare i due prodotti fino a dove finisce il primo volume ovvero l' epico duello contro il primo ex ossia Matthew Patel, devo dire che preferisco come ho già detto sopra il Film.
Spero che i restanti volumi mi smentiscano ma so già che sarà difficile, poiché il Film di Edgar Wright mi aveva conquistato già dal primissimo fotogramma ossia questo:
Il tema della Universal a 8 bit, una vera chicca. :-)

 
 
Cos' è in fin dei conti Scott Pilgrim?
Il racconto della vita di un ragazzo in chiave Arcade.
Già basta questo per conquistarmi.
C'è stato un tempo, in cui avrei voluto essere un personaggio Pixelloso a 8 o 16 Bit, in cui avrei volentieri voluto che la mia vita fosse quella di un personaggio di un videogioco o di un Film.
Tempi in cui l' immedesimazione era totale, commovente.
Credo sia lo stesso per Brian Lee O' Malley, ne sono sicuro.



 

lunedì 9 dicembre 2013

Cappello introduttivo di un individuo che ha bisogno di intimità anche per scrivere un Post e dell' ultimo Film che il medesimo individuo ha visto, C' Era Una Volta Un' Estate.

Il mio senso di colpa mi ricorda che sono quasi dieci giorni che non scrivo nulla.
Colpa di alcuni problemi domestici, del lavoro, della classica sindrome da foglio bianco e diciamola tutta della mancanza di voglia, che è una parte fondamentale del mio essere che a volte prende il sopravvento rendendomi simile ad un Ameba.
Più di tutto è la mancanza della solitudine, dell' intimità in cui ho bisogno di rifugiarmi per scrivere, anche quando si tratta di scrivere delle cazzate come possono esserlo una recensione cinematografica da quattro soldi o quella di un libro.
All' idea di avere qualcuno in stanza che mi stia alle spalle come una carogna ( cit.) o mi gironzoli attorno mentre scrivo al Computer, mi prendono le palpitazioni e gli stati d' ansia, tanto che smetto immediatamente di scrivere e faccio altro, prendo i remi virtuali e mi metto a navigare nel mare del Web.
E' proprio vero quello che scriveva tempo fa Stephen King, quando affermava che scrivere è un' attività masturbatoria, da fare al chiuso e in solitudine.
Sebbene al giorno d' oggi, la masturbazione è così sdoganata che la si mette in mostra con una facilità estrema basta farsi un giro su Chatroulette. :-P
Tutta questa prosopopea per dire che dopo quasi 10 giorni approfitto di un momento di solitudine e in cui ho un po' più voglia del normale e ne approfitto per parlare di un Film che mi è piaciuto molto ossia C' era Una Volta Un' Estate.
A dirla tutta ho anche letto molto in questi giorni portandomi molto avanti nella lettura di Akira ( Wow ) e della trilogia Nocturna di Guillermo Del Toro e Chuck Hogan, che sto finendo di rileggere in questi giorni.
Dimenticavo di citare anche il primo volume di Scott Pilgrim Vs. The World che merita anch' esso un Post, in un prossimo futuro.
Ma bando alle ciance e parliamo di questo Film, che sicuramente conoscerete tutti, vero? ( sì, come no, :-P).

C' era Una Volta Un' Estate ( che palle mettere le maiuscole ) è un classico Film di formazione adolescenziale.
In genere questa tipologia di Film mi piace parecchio pur riconoscendone spesso l' eccessiva faciloneria tipica del genere.
Nel senso di: Tipo sfigato Nerd o timido ed introverso che alla fine conquista la gnocca di turno, si fa un sacco di amici, ecc.ecc.
Questo Film in un certo senso non sfugge alle regole classiche del genere, ma nonostante ciò mi è piaciuto molto.
L' impostazione mi ha ricordato parecchio altri film del genere come Voglia di Ricominciare o Adventureland ponendosi a metà tra l'uno e l'altro.
Momenti comici e drammatici si miscelano in una buona macedonia dal sapore agrodolce e gli attori mi hanno convinto tutti a partire dal subdolo patrigno interpretato magistralmente da Steve Carell.
Ma parliamo della trama, che sennò si fa notte.
Duncan è un ragazzo timido e riservato, dalle spalle perennemente ingobbite, come se portasse sulle spalle l' intero universo ed oltre.
Figlio di genitori divorziati si trova ad affrontare i cambiamenti che comporta l' apparizione e la convivenza del nuovo compagno della Madre, un tipo gelido, autoritario, posato e tendente alla stronzaggine interpretato da Steve Carell.
Il tipo prende le redini della famiglia e vuole far diventare il giovane donzello a sua immagine e somiglianza cercando di spronarlo con frasi del tipo : " Se dovessi dare un voto alla tua vita, ti darei 3 ".
Molto umano  il tipo, come direbbe Fantozzi. :-P
L' occasione di rivalsa per il giovane Skywalker Duncan è l' arrivo nella cittadina di mare in cui andrà a passare le vacanze, dove conoscerà bella gente ed andrà a lavorare in un parco acquatico.
L' ho fatta facile, ma così è.
Al contrario del Padre e di quella stronza della sorellastra ( la stronzaggine evidentemente è ereditaria ) il gestore ed anche gli altri addetti ci metteranno poco ad accettare il giovane per quello che è, forse perché più disponibili alla tolleranza ed alla diversità o perché più abituati al contatto con la gente o semplicemente perché sono fatti così o perché in fin dei conti è così che è stato scritto nella sceneggiatura. :-P
O perché il Parco Acquatico in fin dei conti è una sorta di microcosmo a sé stante, che tende a proteggere ed inglobare tutti gli appartenenti ed in cui il ragazzo fin da subito si troverà a suo agio trovando gente più simile a lui, gente che ti accetta con i tuoi pregi e difetti, gente che non cerca di cambiarti e modellarti a propria immagine.
Quel Parco Acquatico non doveva chiamarsi Water Wizz ma utopia, secondo me. :-P
Ovviamente seguiranno scontri, ripercussioni familiari, fughe, peste e corna in famiglia oltre alla classica prima cotta adolescenziale per la gnocchetta della porta accanto.
Molto belli i comprimari ed i personaggi in toto, da questo punto di vista il Film è una macchina perfetta, ogni personaggio trova la sua degna rappresentazione e l' adeguata introspezione psicologica mostrandoci ogni tipo di fauna che di solito si trova nei paesi di mare passando dalla Zoccola di turno alla vicina di casa gioviale e un po' opprimente, al limite dell' invadenza.
Apprezzabile il finale, anch' esso agrodolce, che non finisce nel solito scontatissimo modo ma che lascia molto all' immaginazione.
C' Era Una Volta Un' Estate ( l' ho già detto che odio digitare le maiuscole?), è un Film che merita, diverte, fa sorridere e allo stesso tempo fa riflettere, lo consiglio, Cazzu Cazzu ( modalità coglione, on).








 

sabato 30 novembre 2013

Rush

Sono sempre stato un appassionato piuttosto atipico per quel che concerne la Formula Uno.
Atipico, perché non ho mai tifato Ferrari.
Non so perché, forse perché gli anni '80 sono stati i più avari di vittorie per la scuderia di Maranello o perché volevo differenziarmi dagli amici, fatto sta che in quel periodo stravedevo per la Williams, forse perché insieme alla McLaren era la macchina più competitiva del periodo.
In tal senso ricordo sempre con il sorriso un aneddoto.
Ho un amico nonché ex compagno di scuola e di banco, che di Formula Uno ne sa a pacchi.
Tutte le volte che ci incontriamo finiamo almeno a parlare una mezz' ora di Formula Uno e di Ferrari visto che ne è un grandissimo tifoso, ed ogni volta mi ricorda e ricorda a tutti coloro che in quel frangente sono in nostra compagnia, che sono stato l' unico che quell' anno in cui lui andò a Monza per vedere la gara, gli chiese come Souvenir il cappello della Williams, con somma perplessità ogni volta di tutti i presenti.
Io non ci vedo nulla di così scandaloso. :-P
Con il tempo comunque mi sono progressivamente allontanato da questo Sport, vuoi per la mancanza di carisma dei suoi protagonisti ma anche per quell' inesorabile calo di spettacolarità della Formula Uno odierna, che solo con la pioggia ritrova un po' dell' antico fascino.
Parliamoci chiaro: Alonso, Vettel e Hamilton sono grandissimi piloti ma i tempi del primo Schumi, di Senna, Mansell, di Nelson Piquet e di Prost sono lontanissimi.
Sono lontanissimi anche i tempi della rivalità e di quell' incredibile campionato di cui ci parla il film di Ron Howard, Rush.

Ambientato nel 1976 ( l' anno della mia nascita ), Rush racconta principalmente la rivalità tra i due piloti che si giocarono la vittoria del campionato di quell' anno, Niki Lauda e James Hunt.
Due persone e due piloti diversissimi, non solo per quel che concerne la guida, ma anche per stile di vita.
Niki Lauda è la metodica fatta persona, non a caso era soprannominato Il Computer.
Serio, preciso, puntiglioso tanto da essere antipatico a molti, proprio per la sua serietà e per la sua costanza che lo rendeva freddo e scostante, quanto arrogante e sicuro di sé.
James Hunt era genio e sregolatezza.
Veloce e irruente in pista, come nella vita.
Belle donne, Alcool, non si faceva mancare nulla.
Ron Howard rende entrambi i personaggi alla perfezione, non parteggiando né per l' uno né per l' altro, raccontando in maniera didascalica e precisa quella spettacolare rivalità, compreso il terribile incidente di cui sarà sfortunato protagonista Niki Lauda, quando ci rimise mezza faccia a causa delle ustioni.
Un Film bellissimo, anche per i non amanti della Formula Uno.
Perché in questo Film si vedranno pochi tecnicismi e meccanica, e molto di quello che questi due personaggi erano fuori dalla pista.
E della personalità, del carattere e del carisma dei due personaggi, che il Film parla più che delle corse in sé, che comunque ci sono, ma che passano quasi in secondo piano rispetto all' introspezione psicologica dei due protagonisti.
Due ore che passano in gran fretta, al contrario di un moderno Gran Premio di adesso, dove superata la partenza, il sonno prende il sopravvento.
Ron Howard ci regala un Film riuscitissimo, ben recitato e con una gran bella storia.
Certo ci sono delle scene romanzate piuttosto stucchevoli, ma sono una minima parte, perché per il resto è un Film che funziona in maniera perfetta, anche per quel che riguarda la fisionomia degli attori e la cura dei dettagli, tanto che sembra davvero di essere nel 1976.
Anche il terribile incidente di Lauda è tale e quale alla realtà ed ancora adesso fa venire i brividi.
Sono contento di averlo recuperato e non posso che consigliarlo a tutti.
1976, grande annata. ;-)




 

martedì 26 novembre 2013

Smiley

I Did It For The Lulz

I Did It For The Lulz

I Did It For The Lulz

Scrivete questa frase mentre chattate con qualcuno utilizzando Facebook, Hangout, Chatroulette, Google Plus e vedrete che dietro la malcapitato / a di turno, apparirà Smiley che lo / la sgozzerà come un capretto. :-P

Il Film è tutto qui, una leggenda metropolitana che diventa o meno presunta realtà.
Perché il Film gioca moltissimo sulla sottile quanto reale differenza tra il reale ed il virtuale ed è forse l' unica cosa interessante e sensata del Film.

L' inizio di Smiley sembra preso pari pari da Scream, con l' unica differenza della Chat invece del vetusto telefono fisso.
La classicissima Babysitter gnocca appresa la leggenda metropolitana dalla bimbetta rompipalle a cui deve fare da balia, decide di provare sulla sua pelle siffatta leggenda, trovando un bel coltello ad attenderla. :-P
Questo il Prologo del Film, che prosegue con l' entrata in scena della protagonista ovvero un' altra gnocca appena trasferitasi al College e psicologicamente fragile a causa del recente suicidio della Madre.
Il Film è praticamente un classicissimo Slasher giovanile.
Feste, amiche e compagni di corso fuori di melone, il classico imbranato Nerd che si interesserà alla problematica protagonista e quant' altro, con in agguato Smiley ovviamente, visto che ognuno di loro non credendo minimamente alla leggenda sperimenterà a sue spese la veridicità dell' esistenza di Smiley, protagonista compresa.
Mi sono tenuto sul vago, perché in verità c'è tutta una trama dietro l' apparizione di Smiley che deflagherà nel finale.
Non credo sarà una grandissima sorpresa chi o cosa sia Smiley non ci vuole Sherlock per capirlo, basta fare attenzione ai dettagli.
Cosa mi è piaciuto e cosa non mi è piaciuto di questo Film?

Mi è piaciuta la trama, l' idea di base, ed anche il finale che ho trovato piuttosto interessante anche se telefonato.
Mi è piaciuta l' aria un po' anni '80-90 del Film, ma questo forse perché mi è venuto naturale associarlo a pellicole come Scream o The Ring.

Non mi sono piaciuti gli attori, talmente sopra le righe da essere poco credibili e tremendamente fastidiosi, la coinquilina della protagonista è talmente odiosa da risultare insopportabile.
La scena finale è una vaccata, totalmente inutile ai fini della storia, mi domando che bisogno ci fosse di inserirla, il Film doveva finire in quel bastardissimo modo e basta, senza aggiungere alcunché.

Visto che non mi va di consumarmi le dita per un film del genere, dico che tutti gli orfani dei film horror anni '80 - 90 dovrebbero vedere questo Film, visto che ne ricorda tantissimo le dinamiche.
Per il resto al di là della trama di base ci ho visto ben poco.
A parte qualche pseudo riflessione sulla bastardaggine giovanile e sulla proverbiale curiosità che uccise il gatto che è propria anche degli esseri umani, il Film lascia ben poco.
In maniera pretestuosa come dicevo all' inizio il Film gioca molto sulla veridicità o meno del virtuale.
Il virtuale è realtà o finzione?
Credere a ciò che si dice o si fa su internet o no?
Credo che sia una domanda giusta e legittima, visto che ormai conosciamo, viviamo e coltiviamo amicizie quasi più sui Social Network che nella realtà di tutti i giorni.
Da parte mia dico che nessuno è mai esattamente se stesso su Internet e credo valga per tutti, anche per Smiley. :-P


 

giovedì 21 novembre 2013

I Peggiori Romanzi Di Stephen King / Parte Prima - Uscita Per L' Inferno

Inizio in Medias Res e dico subito che personalmente ritengo Uscita Per L' Inferno il romanzo peggiore partorito da Stephen King.
Attenzione, peggiore non significa che è un libro illeggibile e da usare al posto della Carta Igienica Scottex o Tenderly o quale diamine usiate, semplicemente è il romanzo che è meno nelle mie corde tra quelli partoriti dalla sua penna / Laptop / Notebook o quel che cazzo usa come mezzo espressivo.

Il mio problema con questo romanzo è presto detto, si chiama empatia.
Non provo nessuna empatia con il protagonista di questo romanzo, non lo capisco, non approvo la sua natura e le sue decisioni e come tale, non comprendo il significato dell' opera.

Il libro è griffato Richard Bachman, con tutto quel che comporta.
Quando assume quest' identità Stephen King diventa affilato, ermetico, sovversivo, spesso subdolo.
La sua scrittura è più fredda ed asettica quantunque ugualmente efficace.
Perché Uscita Per L' Inferno non mi sarà pure piaciuto, ma quando lo affronto di petto, arrivo alla fine in men che non si dica.

Via con la storia, come al solito presa " gentilmente " in prestito da Ibs ( mi perdoneranno, compro spesso da loro ) :

" Un uomo come tanti. Una vita regolare, un buon impiego, una moglie affettuosa e una tragedia con cui convivere, da quando l'unico figlio non c'è più. Da allora George e Mary hanno cercato di riprendere un'esistenza normale, ma in realtà niente è più come prima: qualcosa in George si è spezzato per sempre. Così, quando viene informato che la sua villetta, la sua ditta, l'intero quartiere in cui abita saranno spazzati via da un inutile prolungamento autostradale non ha dubbi e si schiera a fianco dei condannati a morte. Ambientato ai tempi di un'indimenticabile crisi energetica, nell'America angosciata e impaurita dal futuro, un romanzo duro e incalzante di Stephen King firmato con lo pseudonimo di Richard Bachman. "

Quella di Barton George Dawes è la storia dell' autodistruzione di una persona, una discesa nell' Inferno dell' anima, da qui il titolo del romanzo.
Stephen King scrisse questo romanzo per esorcizzare la morte di sua madre avvenuta per cancro, una sorta di elaborazione del lutto.
Perché più che la perdita della lavanderia o della casa, è con la morte del figlio che il protagonista non riesce a venire a patti.
E' il lutto il vero antagonista di George, la ditta edile contro cui sfoga le sue frustrazioni tanto da chiedere l' aiuto della Mafia, non sono altro che il tentativo di trovare un nemico, che essenzialmente è dentro di lui.

Uscita per l' inferno è un romanzo molto diverso dal solito Stephen King, è forse il primo tentativo di scrittura sui generis, in cui il soprannaturale non fa nessuna apparizione.
Forse è per questo che è tra i più odiati tra quelli scritti dal Re.
Personalmente lo trovo ostico, opprimente, fin troppo pretestuoso.
Ah, il cappello introduttivo personalmente lo trovo persino ingannevole, sembra quasi che voglia rendere Barton George Dawes una sorta di antieroe sovversivo quando è evidente che per gran parte dell' opera abbiamo a che fare con un povero Cristo che ha praticamente perso gran parte della brocca.
E' vero, ha perso tutte le certezze, vede svanire la sua casa ed il suo lavoro, vede svanire il luogo in cui tiene tutti i ricordi del figlio, ma le sue azioni, no, non riesco a giustificarle e capirle.
Ritorno praticamente a quello che ho detto all' inizio, essenzialmente, questo romanzo non mi piace proprio perché non lo capisco.
Mettiamola così, non fosse stato scritto da Stephen King e non fossi stato mosso dallo spirito collezionistico insito in me, questo romanzo non lo avrei mai comprato.





http://giotto.ibs.it/cop/copj170.asp?f=9788820037871 Uscita per l'inferno Un uomo come tanti. Una vita regolare, un buon impiego, una moglie affettuosa e una tragedia con cui convivere, da quando l'unico figlio non c'è più. Da allora George e Mary hanno cercato di riprendere un'esistenza normale, ma in realtà niente è più come prima: qualcosa in George si è spezzato per sempre. Così, quando viene informato che la sua villetta, la sua ditta, l'intero quartiere in cui abita saranno spazzati via da un inutile prolungamento autostradale non ha dubbi e si schiera a fianco dei condannati a morte. Ambientato ai tempi di un'indimenticabile crisi energetica, nell'America angosciata e impaurita dal futuro, un romanzo duro e incalzante di Stephen King firmato con lo pseudonimo di Richard Bachman. 18,00 new EUR in_stock

domenica 17 novembre 2013

Dark Skies / Oscure Presenze & Insidious 2, uniche novità di un Halloween uguale a tutti gli altri anni.

Halloween ha rotto un po' il cazzo.
Lo dico perché ogni anno si sentono dire le stesse cose, si leggono sempre gli stessi Post e articoli sui quotidiani, si punta il dito su una festa pagana anglosassone che ha attecchito ormai anche da noi, quotidiani, blog e siti internet si prodigano a spiegarti il significato della festa tutti gli anni ecc.ecc.
Tipo che da noi la festa dei morti non è velata di una grandissima ipocrisia, visto quanti si ricordano di essi soltanto quel giorno, presentandosi al cimitero in pompa magna con mazzi e mazzi di fiori quando per il resto dell' anno quelle tombe restano spoglie.
Ma chiudiamo questa enorme parentesi, và.

Apprezzo Halloween solo per un motivo negli ultimi anni, perché è foriero di numerose uscite Horror.
Ed anche se non sono riuscito a vedere Smiley ( conto di farlo al più presto ), sono riuscito a posare gli occhi sulle altre due uscite del periodo ossia Dark Skies/Oscure Presenze e Insidious II.

Dark Skies non mi è dispiaciuto, se non fosse per un motivo soltanto, non succede praticamente una mazza.
Il Film è costruito molto bene, trama solida, ottimo Background dei personaggi ma alla fine lascia con l' amaro in bocca.
Tutta quella programmazione per mostrare alla fine quattro immagini sfocate, mah.
Comunque il Film ci parla di una famiglia composta da una coppia e da due figli di cui uno allo soglie della pubertà ed in piena fase pre ormonale.
Come se non bastasse il padre è disoccupato e questo si ripercuote sul rapporto di coppia, una normale famiglia come tante insomma. :-P
Oltre a questi problemi se ne sommano altri di natura più sinistra : allarmi che suonano da soli, ombre e presenze che il figlio più piccolo sembra vedere ogni notte ed altri segnali che inducono lentamente a pensare di essere preda di qualche presenza.
Demoni, Fantasmi, Dybbuk, Freddy Krueger, chi è che romperà il cazzo a questa " allegra " famigliola?
Ma gli alieni ossia i fantomatici " Grigi " con immagino grosso giubilo di Mistero. :-P
No, scherzi a parte, il Film è costruito molto bene, i problemi personali di ognuno dei membri della famiglia rende la trama ben più corposa ed anche il modo in cui i Grigi si insinuano lentamente e tessono la loro rete è altrettanto interessante, il Film però paga sul Finale, come dicevo all' inizio del Post.
E' stato spacciato per Horror, ma a me ricorda molto i romanzi di John Wyndham ( tipo I Figli Dell' Invasione ), una sorta di Fantascienza  nera, passatemi il termine.

Ho letto da qualche parte che James Wan in futuro probabilmente virerà su un altro genere di Film, secondo me fa bene, a furia di raccontare le stesse cose e mostrare sempre le stesse scene, la gente prima o poi si stuferà.
Perché Insidious 2 anche essendo un bel Film paga essenzialmente il fatto di essere un seguito ed anche la somiglianza con un altro Film uscito poco tempo fa dello stesso regista, L' Evocazione.
Ritorna comunque l' Altrove e ritornano i personaggi del primo capitolo, qualcuno anche da morto.
Così riappaiono i due acchiappafantasmi Nerd che alleggeriscono la tensione anche nelle scene più terrificanti ( termine esagerato per questo film ma è il primo che mi è venuto ), riappare la Medium Elise che ci aveva lasciato le penne nel primo Capitolo ed anche i membri della famiglia protagonista stavolta alle prese con la possessione del genitore.
Il film gioca come al solito sulla tensione e sul ritmo, come ormai James Wan ci ha abituati.
Qualche scena omaggia tantissimo Shining e mi è piaciuto molto quel narrare tra passato e presente.
Scopriamo qualcosa in più sull' Altrove e sui personaggi che lo popolano, compreso lo Spirito che voleva possedere prima il figlio ed adesso il padre, visto che entrambi hanno la capacità attraverso dei sogni lucidi di entrare in quel mondo.
Insidious 2 è un buon film, trasmette ansia e tensione ed inchioda fino all' ultimissima scena ( che ovviamente lascia aperta una porta per un eventuale seguito ), però si discosta davvero poco dal precedente.
Vedendolo si ha la sensazione di assistere ad un enorme Déjà Vù, ma comunque per coloro che come me hanno apprezzato il primo capitolo, è certamente una visione consigliata.


 

martedì 12 novembre 2013

Berserk 73 & 74

C' era una volta e talvolta c'è ancora, Berserk.
Berserk è un' apparizione che scompare e compare nelle edicole Italiane, talvolta un' illusione, sempre più spesso una delusione.
Aspetti anni per leggerne un volumetto, rendendoti conto che spesso l' attesa non vale l' aspettativa.
Credo che quanto da me scritto, sia il pensiero medio del lettore di questo Manga.
Un manga dalla gestazione di una elefantessa incinta, di un' eclissi ( che con Berserk ci sta come il cacio sui maccheroni :-P ).
Insieme a Bastard di Hagiwara credo sia il Manga più longevo, magari dico una cantonata, nel caso correggetemi.
Chi lo ha iniziato dal primissimo numero magari all' epoca andava a scuola ed adesso è sposato con figli, incazzato nero per un Manga che dalle dinamiche crude e medievaleggianti dell' inizio ha virato sempre più spesso verso un Fantasy Teen dalle venature Horror stile Lovecraft ( come gli ultimi numeri dedicati al Dio del mare che tanto ricorda racconti come La Maschera Di Innsmouth o quelli dedicati a Cthulhu ) o Pirati Dei Caraibi, ma magari fosse solo questo sempre più spesso assistiamo impotenti all' apparizione di streghette, folletti e quant' altro che alleggeriscono le dinamiche di un Manga che aveva fatto della violenza, del sesso e della crudeltà il suo tratto distintivo.
Ma la storia rimane figa e quindi personalmente non ci rinuncio.
E poi cazzo, Miura sarà lentissimo ma i suoi disegni sono semplicemente stupendi, degni talvolta di un quadro di Escher o di Goya ( a cui sembra ispirarsi parecchio nella creazioni dei mostri e degli Apostoli più aberranti).

Ma parliamo dei numeri 73 e 74 pubblicati dalla Planet Manga a cadenza bimestrale.
Se il 73 ci presenta la fine della saga delle Sirene e del Dio del mare ( oggettivamente non un granchè come ciclo, diciamolo apertamente), il numero 74 viceversa ci offre un nuovo spaccato del passato di Gatsu regalandoci una storia corposa come da tempo non mi capitava di leggere.
Finalmente una storia che ricorda gli inizi di questo manga, per quanto aggiunga poco o nulla alle dinamiche della storia principale, e non manchi nemmeno qui l' apparizione del folletto rompicazzo che sembra uscito da un episodio delle Winx. :-P
L' apparizione di personaggi importanti che non apparivano da tempo come Gambino, Rickert ed Erika ha reso questo numero molto più interessante dei precedenti e mi ha trasmesso la scimmia per i prossimi episodi ben sapendo che mi toccherà attendere chissà quanto tempo.
Come se non bastasse la sua ormai proverbiale lentezza è notizia di questi giorni che Kentaro Miura per sei mesi manderà Berserk in letargo per dedicarsi ad una miniserie nuova di zecca che verrà pubblicata su Young Animal l' ammiraglia della casa editrice Hakusesha che pubblica le avventure del guerriero nero Gatsu, con sommo disappunto e bestemmie dei già incazzati lettori di questa serie, che davvero non accenna ad avvicinarsi ad una conclusione.
Miura, guarda che non stai e non stiamo certo ringiovandendo, eh. :-P.

Due paroline su Gatsu e su Berserk.
Io preferivo il Gatsu pre-armatura, il Guerriero Nero, l' uomo che con le sue sole forze riusciva ad affrontare mostri ed avversari impari con quello spadone dalle dimensioni impossibili.
Un uomo che pur vivendo di vendetta e di violenza, non rinuncia all' amore e alla sua umanità.
L' amore che nutre per Caska, la totale devozione ad essa, è uno dei più belli e puri di tutti i Manga.
Purtroppo il Power Up dell' armatura del Berserk per quanto interessante come idea, avvicina sempre più Gatsu ai nemici che vuole sconfiggere rendendolo quasi un " mostro " esso stesso e la cosa non è che mi sconfinfera molto, devo essere sincero.
Certo è bello vedere Gatsu che resista al potere dell' armatura e non rinuncia alla sua umanità ma allo stesso tempo altro non è che un espediente per rendere Gatsu all' altezza di nemici quasi imbattibili come Grifis.
Il rapporto tra i due ed anche il ribaltamento di ruoli a cui stiamo assistendo capitolo dopo capitolo forse è la cosa che mi tiene ancora più incollato al Manga.
Mentre Grifis diventa sempre più simbolo di speranza per il popolo vessato da guerre e carestie, ai cui occhi Grifis sembra quasi il personaggio di una fiaba ( il che dovrebbe far riflettere visto che i personaggi delle fiabe sono finzione :-P ) assistiamo capitolo dopo capitolo allo scivolamento verso il lato oscuro di Gatsu che fa di tutto per non rimanere posseduto dall' armatura che indossa.
E' come se bene o male si siano avvicendati, Gatsu sembra il buio e l' oscurità, Grifis la luce.
Vorrei davvero vedere la reazione della popolazione all' ipotetico scontro finale tra i due, ma di questo passo mi toccherà farlo nell' aldilà, sempre che lì sia permesso leggere Manga. :-P

Berserk è comunque un Manga che ancora merita, Miura scrive e disegna da Dio ed anche se con il tempo ha reso meno cruente e più Fantasy le dinamiche delle sue avventure, è ancora in grado di regalare personaggi davvero a tutto tondo e dalla profondità incredibile.
Consiglierò sempre a chiunque di leggere i volumi inerenti la prima squadra dei Falchi, quelli sono capitoli che rappresentano arte pura e non dovrebbero davvero mancare nella libreria di nessuno.
La complessità e la bellezza di personaggi come Grifis e Gatsu, compreso il loro travagliato rapporto, è una delle più belle cose che abbia mai letto in vita mia e devo dire che con il tempo inizio ad averne lette molte di storie.

Adesso poso i due volumetti sulla mensoletta, dove li prenderò e li rispolverò ogni tanto, in attesa di nuove uscite che chissà quando avverranno.








martedì 5 novembre 2013

Sotto La Pioggia Battente, Ricordi Di Videogiochi E Del Tredicenne Che Ero.

Piove.
La pioggia che cade sull' asfalto viene smossa dalle auto che passano, qualcuno viene bagnato da essa e i vaffanculo si sprecano, li capisco è capitato anche a me.
Io sono a casa e penso a come passare questo pomeriggio di libertà lavorativa.
Ho tre opzioni: Mame, la modalità Diventa Un Mito di Pes 2014 con conseguente creazione di uno miei dei tanti giocatori strampalati ( l' ultimo lo Giamaicano Bob Marley) oppure scrivere un Post sul Blog visto che non lo faccio da una settimana.
Pensavo in questi giorni alla misura dei ricordi.
Quei cortili che ti sembravano grandissimi da piccolo che adesso ti sembrano piccolissimi.
A quel videogioco che ricordavi bellissimo ma che adesso mi chiedo come facevo a giocarci e penso che certe cose non vanno riprese, verrebbero sminuite ed io non voglio che sia così.
Perché non tutto invecchia alla stessa maniera.
Prendiamo Commando, per esempio.
Non parlo del film, perché i Film per loro natura invecchiano sempre benissimo e
Commando è uno di questi.
Parlo del Videogioco che io ricordavo bellissimo.
Eppure qualche giorno fa, lo emulo con il Mame ed è stato come prendere un cazzotto in bocca, il gioco è praticamente ingiocabile oltre che difficilissimo ( mi domando come cazzo ci facessi a giocare a 10 anni, visto che adesso muoio dopo manco 40 secondi ).
Ora questo non vale per tutti i giochi, ci sono giochi con cui mi passo le giornate tutt'ora penso a Pang, Street Fighter 2 , Tumble Pop, giochi in cui ritrovo l' immediatezza e la spensieratezza di un tempo ma ce ne sono alcuni che ho davvero paura ad Emulare, ci sono troppo legato, Toki è uno di questi.
No, non è un videogioco legato al personaggio dell' anime di Ken Il Guerriero ( dove peraltro insieme a Juza delle Nuvole era il mio personaggio preferito ), parlo del gioco della Tad Corporation arrivato nelle nostre Sale Giochi e nei nostri Bar nel 1989.
Nel mio caso durante l' estate di Italia '90, quella della finale di Maradona contro Matthaus ( lo so manca l' umlaut sulla lettera a ma non lo so mettere ), quella delle Notti Magiche della Nannini e Bennato, quella lì, và.
L' estate degli esami di terza media, l' ultima che ho passato ospite dai miei cugini, che all' epoca mi ospitarono per tutti i mesi estivi delle scuole medie.
Manco io so perché i miei mi ci spedivano tutti gli anni, forse perché era una località turistica e volevano passassi le giornate al mare con i miei cugini o perché volessero semplicemente togliermi dalle scatole, ma fatto sta che io passavo le mie giornate a giocare con i giocattoli o al Bar dei miei cugini a giocare ai videogame oppure con quell' immensa compagnia di ragazzini quasi tutti più piccoli di me, con cui solevo passare i pomeriggi.
Del mare manco l' ombra, quello lo si viveva soltanto nel fine settimana, quando i miei venivano a trovarmi.
Ricordo tutto di quel periodo persino il palinsesto pomeridiano dei cartoni animati che guardavo, quasi sempre trasmessi da canali privati Catanesi roba per intenderci come Il Mago Pancione, Conan e Devilman.
Ma soprattutto ricordo i pomeriggi passati a giocare con Toki, quel gioco che mio cugino quando arrivai a casa sua, mi disse che fosse impossibile da chiudere.
Non fu così, quel gioco non solo lo amai da impazzire, ma lo vissi come una sfida.
Ricordo esattamente, secondo dopo secondo, la trafila quotidiana, prima di attraversare la strada per raggiungere l' agognato cabinato di Toki.
Pranzo, Cartoni Animati dalle 14 alle 16, la sedia per salire fino all' ultimo cassetto quello dove mia madre conservava i miei risparmi settimanali, quello dove per aprirlo dovevo chiedere il permesso a mia zia.
E poi via, senza quasi guardare la strada, senza lavarsi, sempre correndo sperando di essere il primo ad inserire le 200 Lire, l' orgasmico suono che il gioco faceva quando la moneta era stata accettata e rivivere ogni volta la trasformazione del protagonista in scimmia e quei livelli che ben presto ho imparato a conoscere come le mie tasche.
Lo chiusi ben presto quel gioco, ma la sfida era dimostrare di essere il più bravo di tutti, quella di essere il bambino del Record, quella dell' orgoglio quando scrivevo LEL sotto il punteggio, tutte le volte che lo chiudevo.
Lo so, ci si vantava di poco e per delle cazzate all'epoca.
Era una sfida silenziosa con un altro tipo quella che vivevo tutti i giorni, quel sorriso sardonico e beffardo di quando l' uno batteva l' altro, ma sempre nel rispetto sebbene lui fosse di un paio d' anni più grande di me.
Era la mia sfida come nel film Il Piccolo Grande Mago Dei Videogames, io che praticamente ero lo straniero, quello di città, quello mingherlino e minuto contro il " bello " del paese, quello simpatico e più figo.
Ma la vita non è un film e io quella la sfida la persi, quando ritornai nella mia città il Record apparteneva a lui.

Non so perché condivido questi ricordi, sarà colpa del clima o del fatto che non ho un cazzo da fare, ma fatto sta che ho voglia di farlo.
Solo con i ricordi posso ormai indossare i panni di ciò che ero e ciò che non sono più, ogni partita con il Mame può essere divertente ma è solo un palliativo, le sensazioni di un tempo non possono essere rivissute.
Perché sì, c'è una parte di me che non è mai cresciuta, che è ferma ancora a quell' età in cui era più importante una partita a pallone o ai videogiochi del lavoro o di una donna.






 

martedì 29 ottobre 2013

The Walking Dead

Maledico l' aggiornamento di Windows 8.1 che mi ha fatto sbarellare tutti gli Account, compreso quello di Blogger.
Per un attimo, me la sono vista brutta visto che non mi ricordavo quale fosse l' Account di quest' ultimo, ma per fortuna ho ritrovato subito il bandolo della matassa manco fossi Arianna.

Questo mese festeggia le dodici uscite l' albo da edicola in formato " bonellide " di The Walking Dead ed è giusto parlarne, visto che mi sono reso conto di non averlo mai fatto.

Pubblicato dalla Salda Press nel 2005 in volumi brossurati da 140 pagine, The Walking Dead è una storia Post Apocalittica alla George Romero sugli Zombie però più incentrata sulle vicende umane dei protagonisti, pronti a tutto anche a scannarsi tra di loro, pur di sopravvivere.
Il bello della serie soprattutto inizialmente è vedere la reazione di un ex poliziotto come il protagonista Rick Grimes in preda ad un mondo che si è completamente ribaltato ed in cui l' etica e la morale non esistono più, esiste solo l' istinto di sopravvivenza.
Sono le dinamiche interne del gruppo di Rick e di coloro che incontreranno nel loro peregrinare nel trovare un posto sicuro che hanno decretato il successo di questa serie, non tanto i combattimenti con gli Zombie, anche perché di Film e Media vari con Zombie protagonisti ne è pieno anche il Fosso Di Helm.

Ho parlato a grandi linee della trama perché è persino superfluo parlarne, penso che la conoscano anche le vecchiette che sento chiacchierare adesso nella fermata dell' autobus fuori da casa mia.
La serie fumettistica è uscita dalla sua nicchia quando nel 2010 l' AMC un Network Statunitense decise di ricavarci una Serie Televisiva affidandola ad un regista di razza come Frank Darabont regista feticcio di Stephen King peraltro piuttosto bravo ( The Mist, Le Ali Della Libertà e Il Miglio Verde Docet ), e fu subito leggenda.
La Serie trasmessa in Italia da ormai quattro stagioni sui canali Sky di Fox Tv si conferma sempre tra le serie più seguite e ogni stagione è presentata in pompa Magna.
Io stesso sono uno di quelli che ha conosciuto questa storia grazie al Telefilm ed è grazie al Telefilm che The Walking Dead è divenuto il fenomeno di massa che è adesso.
Telefilm e Fumetto presentano numerose differenze di Concept e di personaggi anche se a grandi linee la storia rimane la stessa.
Se il Telefilm come è ovvio funziona meglio per quel che concerne le dinamiche d' azione e di trucco ( gli Zombie di Greg Nicotero sono sempre uno spettacolo ), per quel che concerne l' introspezione psicologica dei personaggi e i dialoghi preferisco in tutto e per tutto il fumetto, parecchi gradini sopra per coerenza e coesione di trama.
Entrambi sono comunque prodotti che meriterebbero di essere seguiti, anche per vedere le differenze che intercorrono tra l' uno e l' altro che rendono entrambi fruibili ed interessanti.
Entrambe le serie procedono a gonfie vele ed il fumetto negli Stati Uniti ha da poco superato le 100 uscite, appostandosi sempre ai vertici per quel che concerne le vendite ed anche il Telefilm non è da meno visto quanto è pompato dalla Fox che sempre ci ricorda quanto è seguito in America e nel mondo ecc.ecc.

Insieme ai volumi in brossura che ormai veleggiano verso il numero 17, la Salda Press esattamente un anno fa decise di farne una versione più economica da edicola per sfruttare il più possibile l' Hype del telefilm ed avvicinare tutti coloro che non volevano o potevano per motivi economici o logistici seguire i volumi soprattutto quelli come me che li hanno scoperti molto tardi e che non volevano dissanguarsi economicamente per comprare gli arretrati.
Il cosidetto Bonellide ( chiamato così perché la struttura è quella di albi Bonelli come Dylan Dog et similia ) è un ottimo albo, i disegni nonostante il formato più ridotto non perdono nulla e così i Balloon ed anche l' apparato redazionale è piuttosto professionale e ben fatto.
Il costo dell' albo che inizialmente era di 2,90 Euro ha subito l' aumento a 3,30 ma davvero parliamo di quisquilie perché il prodotto merita e non poco, per quanto un aumento di 40 Centesimi di botto è cosa rara a vedersi.
Cosa dire di questi primi dodici numeri, Kirkman mi ha avvinto e convinto a seguirla anche se sono sincero non con grandissima costanza.
Ho spesso comprato la serie con settimane di ritardo e spesso è passata in secondo piano rispetto ad altre letture.
Non che non mi piaccia la storia, tutt'altro, ma non so perché non è per me un appuntamento irrinunciabile come il telefilm.
Forse il discorso è semplice, ho scoperto questa serie grazie al Telefilm e mi viene più naturale associarla ad esso.
Eppure, da un punto di vista narrativo, il fumetto lo preferisco di gran lunga, osa molto di più e i personaggi personalmente funzionano di più rispetto al Telefilm sebbene anche il telefilm ha delle cose che preferisco ( Daryl e Merle Dixon o il personaggio del Governatore che personalmente nel fumetto ho trovato eccessivamente sopra le righe ).
Diciamo che però le dinamiche degli ultimi due numeri che mi hanno portato proprio a ridosso della serie Tv mi hanno messo una bella scimmia addosso, visto che da un punto di vista narrativo stracciano di gran lunga la terza serie del Telefilm.

Scritta da quel geniaccio di Robert Kirkman la serie ha visto due disegnatori avvicendarsi.
Inizialmente Tony Moore che ben presto ha lasciato il testimone a Charlie Adlard.
Sono sincero, preferivo il primo.
Adlard ha un tratto più sporco, probabilmente più affine ai toni della storia ma la morbidezza ed il tratteggio di Moore li preferivo alquanto, peccato.

Per concludere, serie Tv e fumetto meritano entrambe.
Chi ama le storie Post Apocalittiche On the Road, chi ama l' Horror e chi ama leggere storie di sopravvissuti che fanno di tutto, anche le cose più infime per esserlo ha trovato pane per i suoi denti.
Un pane molto buono e croccante, tipo quello di Grano del Sud.
E poi ci sono continui ribaltamenti di ruoli, tensione a go- go, morti improvvise e repentine, Zombie, quella sensazione che da un momento all' altro qualcuno ci lascerà le penne, pazzia, sesso, introspezione psicologica, bei dialoghi, bei personaggi, cosa cazzo volete di più.
The Walking Dead merita il successo che ha, passo e chiudo.



 

martedì 22 ottobre 2013

L' Attacco Dei Giganti

Chiamatelo come vi pare, Shingeki No Kyojin, Attack On Titan o nell' Italianissimo Attacco Dei Giganti, fatto sta che è sicuramente l' Anime e Il Manga del momento.
Tratto appunto dal Manga di Hajime Isayama, L' Attacco Dei Giganti è quello che possiamo definire un Manga Fantasy / Horror Medievale, come non se ne vedevano dai tempi di Berserk.
Del Manga in questione però io posso dire poco, in quanto ho seguito solo la prima serie dell' Anime.
Nella Comunità Internettiana se ne parla benissimo per quel che concerne il Plot narrativo, ma malissimo per quel che concerne la parte grafica, tanto che è opinione pressochè unanime che la controparte Animata sia superiore in tutto e per tutto, o almeno e ciò che ho potuto constatare leggendo e vedendo le recensioni che circolano nell' enorme ragnatela del World Wide Web.
E' comunque un Manga Pubblicato dalla Panini Comics qui in Italia e che a breve dovrebbe essere ristampato, visto l' enorme successo della serie.
I Tankobon almeno credo, per ora si assestano a 9 ma in prosecuzione mentre per ciò che concerne la serie, è roba freschissima la venticinquesima puntata che chiude la prima serie, guardabile in Streaming praticamente dappertutto, anche in Hd. ( tanto è palese che i siti li conosciate tutti :-P)
Ma di che parla esattamente L' Attacco Dei Giganti?
Il titolo ci dà appunto un aiutino, ossia dell' apparizione improvvisa di Giganti di altezza variabile che razziano gli umani, ingoiandoseli.
Il modo che escogitano gli umani per proteggersi è quello di rinchiudersi in città dalle enormi mura fortificate che si dividono in tre tronconi principali: il muro Maria, quello Rose e quello Sina che è un pò quello nevralgico in quanto protegge la Capitale e la sede del Re e dell' altà società.
Il Modus Vivendi dei cittadini sembra essere quello prettamente Medievale e Feudale, in un periodo storico non specificato.
A difendere i cittadini vi è un esercito militare, dotato di particolari abilità acrobatiche che utilizzano un sistema chiamato Meccanismo di Manovra Tridimensionale, che gli permette tramite dei rampini e delle lame affilatissime alimentate a Gas di volare di palazzo in palazzo manco fossero Spider Man e di avere quindi una possibile arma di difesa contro questi fantomatici Giganti che sembrano avere un unico punto debole, la nuca.
Questo esercito si divide in tre distinte categorie : La Polizia Militare, quella Stazionaria e quella Esplorativa, la più pericolosa e quella che subisce più perdite in quanto sempre in prima linea essendo per lo più utilizzata fuori dalle mura.
La Legione Esplorativa è anche quella più ambita dal protoganista di questo Anime, un ragazzo di nome Eren Jaeger.
La trama prende subito una piega tragica e disperata quando appaiono due giganti molto diversi dagli altri, uno corazzato che praticamente da solo apre una breccia nel muro Maria e un altro che è talmente alto che supera persino l' altezza del muro, questi due daranno il via all' invasione che vedrà il Muro Maria nonchè gli abitanti della cittadina decimati dall' attacco e tra le vittime ci sarà la madre di Eren, che il ragazzo vedrà mangiata davanti ai suoi occhi.
Parte da qui la trama e la storia di quest' anime che vedrà un salto di avanti di un paio d' anni quando Eren in compagnia dell' inseparabile amica / sorellastra Mikasa e del suo miglior amico Armin si arruolerà nell' esercito con l' unico scopo di distruggere quanti più giganti possibile, anche a costo della vita.
Il bello di questa storia soprattutto per quel che concerne i primi 6-7 episodi dell' anime è quella tensione disperata, che accompagna qualsiasi missione, anche la più semplice.
C' è sempre quella sensazione che qualcuno ci lascerà le penne, e puntualmente tutto ciò accade, lo spettatore è inerme, può e deve aspettarsi di tutto.
E' questo che mi ha convinto e chi ma ha fatto amare i primissimi episodi di questa serie, fino a quando non succede una cosa, giustificatissima e che è parte integrante dei misteri della storia che ai miei occhi all' inizio è stato vissuto come il classico Power Up di turno tipico di Anime come Dragonball, Naruto e One Piece che mi ha ammosciato un pò, non anticipo nulla per non Spoilerare alcunchè ma che mi ha fatto storcere il naso, almeno inizialmente.
Personalmente amo le storie in cui un uomo comune affronta lo straordinario con le sue forze, senza diventare straordinario egli stesso.
E' quello che amavo di Gatsu in Berserk prima che indossasse l' armatura, e ciò che ho amato in romanzi come It, L' Estate Della Paura o Il Signore Degli Anelli ed è ciò che ho amato nei primissimi episodi di questa serie, soprattutto per quel che concerne il personaggio di Mikasa, veramente uno spettacolo.
La trama comunque non perde di minimo valore, nonostante esuli un pò dai miei gusti personali.
Anzi fino al venticinquesimo episodio che chiude la prima serie è un crescendo di emozioni e di azione vertiginosa, senza respiro.
Davvero una bella serie, senza dubbio.
Colonna sonora da sballo, grafica curatissima, tattiche e tecniche militari eccellenti e ben raccontate e personaggi che hanno tutti dei tratti distintivi e delle peculiarità che li rendono tutti ugualmente interessanti e utili per la storia.
Tra i difetti forse i protagonisti che per adesso trovo un pò ermetici per quel che concerne l' introspezione psicologica ma che puntata dopo puntata si fanno scoprire ed apprezzare sempre di più, sebbene sentire Mikasa ripetere con espressione preoccupata il nome di Eren alla lunga è un pò rompente così come le continue frasi dello stesso Eren quando asserisce che distruggerà tutti i Titani, ma a queste cose ci si passa sopra tranquillamente.
E' assolutamente un Anime che merita, lo dico da spettatore ormai distaccato da questo mondo visto che è da tempo che ho abbandonato gli Anime visto che One Piece e Naruto non hanno resistito al passaggio del tempo, ( il primo l' ho mollato all' Isola Degli Uomini Pesce nonostante abbia amato da morire le saghe precedenti e il secondo dopo il modo in cui si è conclusa la saga di Pain per me è buono solo per la pattumiera) e che ormai guarda soltanto quelli della Fox quando non ha proprio nulla da fare.
Se L' Attacco Dei Giganti è riuscito a catalizzare così tanto il mio interesse vuol dire che merita, anzi mi ha fatto venire voglia di recuperarne qualcun' altro ( Gurren Lagann ). ;-)
L' ho già detto che la colonna sonora è da urlo?
L' ho già detto?
Lo ridico ancora, è da urlo. :-P






 

martedì 15 ottobre 2013

I Dodici - Justin Cronin

Era un pò che il Post sul secondo parto della trilogia libresca di Justin Cronin stava a stagionare tra le bozze, manco fosse l' epica botte della Macallan della storica pubblicità.

Pubblicato nel 2011 il primo libro della trilogia ossia Il Passaggio fu un grande successo di critica e tra i lettori oltreoceano, con buoni echi anche da noi.
Non a caso, ne venni a conoscenza e me lo sciroppai immediatamente.
Il Passaggio era un bel tomone di 900 pagine che ricorda vagamente le dinamiche di opere come The Walking Dead o L' Ombra Dello Scorpione in chiave Vampiresca.
Però, attenzione, niente a che vedere con saghe come Twilight e I Diari Del Vampiro o altre amenità varie, qui i Vampiri che vengono definiti " Virali " sono umani mutati geneticamente e di bello non hanno nulla, tutt' altro, l' unico interesse che hanno non è certamente farsi la bella di turno, ma succhiare sangue e nutrirsi il più possibile.
Il libro è molto bello, pieno di Cliffangher e i personaggi sono così ben delineati da essere già una potenziale sceneggiatura per un Film, non a caso si diceva che Ridley Scott avesse opzionato i diritti per un eventuale riduzione cinematografica.

Via con la trama, che è così ingarbugliata e distinta in tronconi vari che mi tocca risparmiare il lavoro inglobando quella di Ibs:

"Nel cuore della foresta boliviana il professor Jonas Lear fa una scoperta destinata a cambiare per sempre il destino dell'umanità: un virus, trasmesso dai pipistrelli che, modificato, è in grado di rendere più forti gli esseri umani, preservandoli da malattie e invecchiamento. In una remota base militare in Colorado, il governo degli Stati Uniti inizia quindi degli esperimenti genetici top secret per studiare i prodigiosi effetti di questa scoperta. È il Progetto Noah, che utilizza come cavie umane dodici condannati a morte e una bambina. L'esperimento però non procede secondo le previsioni e accade ciò che non era neanche lontanamente immaginabile: i detenuti sottoposti alla sperimentazione - i virali - trasformatisi in creature mostruose e assetate di sangue, fuggono dalla base, seminando morte e distruzione. Da quel momento gli eventi precipitano e nessuno è più in grado di controllarli, nessun luogo è più sicuro e tutto ciò che rimane agli increduli sopravvissuti è la prospettiva di una lotta interminabile e di un futuro governato dalla paura del contagio, della morte e di un destino ancora peggiore. L'unica speranza è rappresentata da Amy, piccola superstite dell'esperimento che ha scatenato l'apocalisse: su di lei il virus ha avuto effetti particolari, trasformandola in una pedina fondamentale nella lotta contro i virali. Sarà l'agente dell'FBI Brad Wolgast a salvarla da una fine terribile e a iniziare con lei un'incredibile odissea per liberare il mondo dall'incubo in cui è precipitato. "

A dire la verità, la trama ivi presente non è altro che l' antipasto di questo libro.
La storia prende una piega ben più interessante grazie ad un salto temporale di un centinaio di anni.
Il passaggio in avanti è geniale ( stranamente l' anime dell' Attacco Dei Giganti ha un Plot molto simile da questo punto di vista) e vede gli umani sopravvissuti che volontariamente si rinchiudono in degli agglomerati urbani fortificati per sopravvivere ai continui attacchi dei virali.
Qui entrano in scena numerosi personaggi, tutti ben congegnati, devo ammetterlo, fino all' arrivo di Amy, unica sopravvissuta al disastro di 100 anni prima e ancora incredibilmente con le fattezze di una bambina, non essendo invecchiata di un solo giorno.
La storia quindi diventa quella di un avventura On The Road Post Apocalittica capeggiata appunto da un gruppo di individui tra cui Amy, alla ricerca dei famigerati " Dodici " ossia i Virali originali che hanno dato il via all' epidemia globale.
Il primo libro finisce con l' incontro/ scontro con il primo virale alias Babcock e con i nostri impegnati nella ricerca dei successivi.
Niente da dire sul primo libro, gran bella lettura degna di essere letta.
Ricca di Cliffangher ( anche troppo ), Cronin presenta una buona storia, avvincente ed intrigante.
E' come la visione di un buon Blockbuster, niente di particolarmente originale sotto il sole, molti rimandi ad altre opere, ma ben raccontata e ben gestita e con personaggi costruiti molto bene, così come i rapporti tra gli stessi.

Per leggere il secondo capitolo di questa storia, mi è toccato aspettare due anni, ma devo dire che la lettura non ha mantenuto le aspettative.
La prima parte è molto interessante e copre gli anni precedenti alla fondazione della Cittadella, presentandoci gli eventi e le avventure dei sopravvissuti fondatori della stessa.
Due belle storie del passato, ben narrate, che coprono i buchi intercorsi tra il secolo prima e dopo.
La storia successivamente ritorna al presente per narrarci del proseguo dei pellegrini del primo episodio capeggiata da Amy e Co.
Questa parte l' ho purtroppo apprezzata pochissimo, non sono stato minimamente conquistato dalle scelte dell' autore.
Personaggi che cambiano inspiegabilmente e dinamiche della trama che non mi sono piaciute.
Le scelte optate dall' autore per eliminare gran parte della minaccia dei Virali ( che obiettivamente aveva creato fin troppo potenti ), per quanto sociologicamente ed eticamente accettabili, sono una presa in giro per chi cerca un romanzo d' avventura.
Cronin è il Dio della sua storia e quindi giustamente ha il diritto di decidere il destino delle sue creature, ma personalmente non ha incontrato il mio gusto.
Al di là dei miei gusti personali, I Dodici è comunque una bella lettura, che invoglia al proseguimento.
Meno epico del precedente capitolo, ma comunque interessante.
L' ultimo capitolo che uscirà nel 2014 dovrebbe intitolarsi The City Of The Mirrors, ma devo ammettere di non nutrire delle grandissime aspettative al riguardo.




 

giovedì 10 ottobre 2013

You' Re Next...ed altro.

Yawn.
Poco fa, mi è calato l' abbiocco mentre mi vedevo The Cleveland Show e American Dad, la notte parzialmente insonne conseguente al Post Calcetto ed ad una settimana di cacca, si è fatta sentire.
Influenza, l' intestino irritabile con conseguenti pulsazioni sopra l' inguine che mi hanno trasformato in un ipocondriaco impenitente e l' inedia del mio portafoglio che urla dalla fame, hanno fatto il resto.
E così in una settimana di nulla mischiato con niente e dove il massimo che ho fatto è stato esistere e convivere con il mal di gola e una testa che sembrava fluttuasse nel vuoto cosmico, l' unico evento da sottolineare oltre alla rilettura di vecchi libri di Stephen King ( sì, mi sono risciroppato i peggiori per poterne parlare in un prossimo Post) e la visione del bellissimo Anime L' Attacco Dei Giganti ( mi mancano poche puntate e poi ne parlo), è stato la visione di questo Film: You' Re Next.

Chissà perche alcuni titoli vengono tradotti ed altri no, certo in Italiano " Tu Sei Il Prossimo " non sarebbe poi chissà quale titolo accattivante, anche se in Italia ho visto ben di peggio.
You' Re Next è un classico Thriller, non fatevi ingannare dalla locandina evocativa che vuol farlo passare per Horror, perchè non si tratta altro che di uomini mascherati dalle fattezze di animali che vogliono fare il culo ad una famiglia riunitasi nella casa di campagna per festeggiare l' anniversario di matrimonio dei genitori.
L' inizio è un guazzabuglio di abbracci, liti tra fratelli, cene, gnocche fidanzate dei figli ecc.ecc. fino all' arrivo di queste persone mascherate con Machete e Balestra a turbare la " felice " Reunion familiare.
Peccato che una delle gnocche in questione sembra uscita da una puntata di Survivor con una dose di ingegno, arguzia e forza da fare invidia a Crocodile Dundee, McGyver e la Linda Hamilton di Terminator 2, che le permetterà di tenere testa ai lestofanti in questione e agli ipotetici mandanti.
Perchè è chiaro fin dall' inizio che il male è interno e non all' esterno, non aggiungo altro per non svelare altri particolari.
D' altronde al regista sembra importare poco che si capisca subito o meno chi sia il mandante di questi assassini, il suo scopo è mostrare e narrare quello che succede, trasmettere tensione, farci riflettere sulla natura a volte fin troppo umana del male ( una scena in questione di " quasi sesso " con un morto ammazzato accanto nella più totale indifferenza mi ha abbastanza turbato)  e devo dire che ci riesce.
E' un Film che non aggiunge niente al genere, ma che intrattiene a dovere, merita certamente un' occhiata.
Molto perfido e accattivante il finale, che a me ha strappato un sorriso, anche se piuttosto macabro. :-)
 

giovedì 3 ottobre 2013

This Is The End


This Is The End da noi ribattezzato con il demenziale titolo di " Facciamola Finita ", è uno di quei Film che di solito manco guardo, tantomeno recensisco.
Mi riferisco al genere ovviamente, perchè in questo caso mi sono trovato davanti un Film godibilissimo.
Di solito, evito di parlarne perchè nei Film comici obiettivamente c'è poco o nulla da dire, in questo caso però ci troviamo davanti ad un Film che fa della commedia Grottesca/Horror il suo punto di forza, giocandosi la carta del Metacinema.
Gli attori di questo Film, recitano la parte di loro stessi in maniera così autoironica e parodistica, che mi ha fatto divertire come non mai.

La trama è piuttosto semplice: Jay Baruchel e Seth Rogen vengono invitati all' esclusivissima festa di James Franco, con ospiti altri attori e Star famose.
Gente come Rihanna, Emma Watson, Jonah Hill, Michael Cera e tanti altri, ( il Film è un oceano di Cammeo ) sul più bello la festa viene interrotta niente meno che dall' arrivo dell' Apocalisse.
Da lì in poi sarà un delirio di risate e di scene al limite dell' assurdo.
Mostri demoniaci, terremoti come il temuto Big One, colate laviche ed enormi buchi capaci di risucchiarti fino al centro della Terra, faranno il resto.
Ma la parte più bella sono le morti assurde che faranno molti di loro ( impagabile quella di Michael Cera, così come tutte le sue brevissime apparizioni ), mentre per i sopravvissuti inizia la gara non solo per salvarsi ma anche per guadagnarsi un posto in Paradiso.
Non so più che dire, Film divertentissimo come non mi capitava da tempo, qua e là c'è qualche scena demenziale di troppo ( il finale personalmente l' ho trovato fin troppo tamarro per i miei gusti ), ma è un Film che merita se non altro per come si sono messi in gioco gli attori nell' interpretare loro stessi mettendosi in ridicolo.
Film consigliatissimo, senza ombra di dubbio.
Mi ha fatto venire voglia di un Milky Way ( che poi a me sembra tale e quale al Mars).

 

domenica 29 settembre 2013

Ossessione - Stephen King

Ossessione è insieme ad Unico Indizio La Luna Piena, l' unico libro del Re fuori produzione e pressochè introvabile in libreria, se non nel circuito delle librerie d' usato, mercatini delle pulci vari o su Ebay et similari.
Anni dopo averlo comprato su Ebay mi mangiai le mani, perchè nella libreria d' usato dove andavo di solito, me lo trovai davanti a 6 Euro, quando io spesi tre volte tanto per comprarlo su Ebay.
Quindi il mio consiglio per chi volesse acquistarlo è questo, giratevi prima i mercatini e le librerie d' usato e solo dopo non averlo trovato, prendetelo su Ebay o altri siti specializzati, ben sapendo che al 99 % verrete turlupinati.
Non parliamo poi di Unico Indizio La Luna Piena che per il prezzo a cui viene venduto dovrebbe avere come minimo la copertina in oro 24 carati. :-P

Ma lasciamo perdere queste sottigliezze e parliamo del libro in questione.
Ossessione è un libro che rileggo spesso, semplicemente perchè l' adoro.
E' vero, è un romanzo scritto da un ragazzo giovane e quindi molto pretestuoso, ma tutte le volte che l' affronto faccio una fatica immane a staccarmene.

Ossessione è il primo libro che Stephen King scrisse sotto lo pseudonimo di Richard Bachman ( gli altri furono L' Uomo in Fuga, La Lunga Marcia, Uscita Per L' Inferno e L' Occhio Del Male ), probabilmente se non fosse stato scoperto da un Fan molto insistente, avrebbe continuato a scrivere altri romanzi sotto questo pseudonimo.

La trama è semplice, quanto attuale e agghiacciante.
Charlie un ragazzo con problemi personali e psicologici, entra a scuola con una pistola e ammazza due insegnanti, dopodiché ci si barrica dentro, tenendo in ostaggio gli studenti della sua classe.
Le ore trascorse in quell' aula, trattative di insegnanti, polizia e tentativi d' intervento della stessa a parte, diventeranno una sorta di seduta di terapia psicologica di gruppo, in cui tutti gli studenti compreso Charlie tireranno fuori tutta la loro rabbia giovanile, i loro problemi personali e sessuali, scoperchiando tutti i loro scheletri negli armadi aprendosi totalmente gli uni nei confronti degli altri, con conseguenze a volte assurde e piuttosto isteriche ( anche per il lettore stesso, alcune frasi sebbene la situazione non lo richiederebbe, mi hanno fatto scompisciare dalle risate, come questa per esempio : " Mia Madre chiava, ed io le voglio bene ").
Ovviamente alla fine ci sarà l' intervento della polizia, con un finale piuttosto pretestuoso in cui i ruoli si ribalteranno persino ( i membri della classe, eccetto Ted Jones che è un pò l' antagonista di Charlie nonchè il classico figaccione della classe, alla fine appoggeranno e tiferanno per Charlie), dico pretestuoso perchè personalmente trovo le dinamiche della storia piuttosto sopra le righe e romanzate, si intuisce subito che chi l' ha scritto è un ragazzo piuttosto giovane arrabbiato con la società e con il mondo, preda della classica " ribellione giovanile. "

Scritto negli anni in cui Steve ancora frequentava l' università, il romanzo venne acquistato e pubblicato solamente nel 1977 quando ormai il nome di Stephen King iniziava ad essere piuttosto noto.
Ossessione venne successivamente rinnegato dall' autore e ritirato dalla stampa, dopo che venne associato a due massacri scolastici molto simili, avvenuti negli anni '90 negli U.S.A.
Addirittura in uno dei casi, si dice che lo studente autore del massacro, conservava nell' armadietto scolastico proprio una copia del suddetto libro.

Aggiungo una mia riflessione finale, visto che qualche decennio e passa anni fa, sono stato giovane anch' io.
Charlie non è altro che una versione distorta di tutti noi, piuttosto estremizzata.
Ricordo gli anni di scuola e ricordo che odiavo gli insegnanti e gli adulti in generale.
Sono stato uno di quegli studenti che era felice se il Professore faceva un' assenza, fregandomene dei motivi della stessa.
L' intera scolaresca sono convinto che dentro di se ne fregasse se il Prof era ammalato, se soffrisse, se gli fosse morto un parente o avesse avuto un incidente d' auto, sono sicuro che la prima reazione in assoluto, fosse di sollievo perchè era assente.
Ecco, Charlie rappresenta il Mister Hyde dello studente medio, la parte più oscura e sepolta di tutti noi, quella che odia Presidi e Insegnati e qualsiasi autorità costituita.

Comunque al di là dei temi che tratta, è davvero un bel romanzo che merita di essere letto e che rileggo sempre con estremo piacere, anzi mi stupisce che non ne avessi ancora mai parlato.




 

martedì 24 settembre 2013

Elysium

Il Plot di Elysium mi ricorda terribilmente quello di Battle Angel Alita di Yukito Kishiro ( Manga peraltro adorabile).
Stesso mondo distopico e futuristico, stesso classismo, con i ricchi che vivono su una stazione orbitante sfruttando la manovalanza dei poveri costretti a vivere di stenti in un mondo ormai logoro, sporco, privo di servizi e ricco di microcriminalità.
Se in Alita il mondo perfetto, il luogo sognato da tutti è rappresentato da Salem la città sospesa, nel Film di Neil Blomkamp la Terra Promessa ( non quella di Eros, eh ) è Elysium, una stazione orbitante in cui solo ai potenti e ai più ricchi è permesso andare.
Elysium è una vera e propria oasi, diciamo un posto dove vi aspettereste di trovare qualsiasi Vip nostrano, và, però senza paparazzi :-P
A dirla tutta di Elysium nel film ci viene mostrato piuttosto poco, giusto quattro villette in croce, con la Pascale di turno a passeggiare Dudù, per quanto la rappresentazione grafica della stazione orbitante è davvero spettacolare.
La vera chicca di Elysium è però una cosa non da poco, una sorta di camera iperbarica capace di curare qualsiasi malattia, ed è essa più di tutto ad essere ambita dalla popolazione e anche dal protagonista del Film, visto che sulla Terra i servizi sanitari sono così scarsi, che curarsi è quasi impossibile.

La storia comunque è piuttosto semplice, ed è il vero limite del Film, perchè tutto ciò che ti aspetti, accadrà.
Matt Damon il protagonista si becca una dose mortale di radiazioni ( dopo aver rincontrato l' amore della sua vita con cui si era perso di vista ) e l' unico modo per sopravvivere è quello di trovare un modo di arrivare ad Elysium, riuscirà nell' impresa?
Chissà. :-P
Scherzi a parte, il Film è piacevole, ma la sua prevedibilità mi ha un pò ammosciato.
Insieme a Matt Damon, protagonista principale del Film è Jodie Foster, che rappresenta un pò il potere costituito di Elysium.
Non che debba impegnarsi granchè, la faccia autoritaria e perennemente incazzata l' ha sempre avuta, però in questo Film è più ingessata e mono espressione che mai.
Insomma Neil Blomkamp che con District 9 aveva conquistato un pò tutti, critica e pubblico, fa un breve passo indietro ma piccolo, piccolo, perchè per quanto prevedibile il Film ha delle premesse e delle scene piuttosto interessanti.

La prossima scrivo di libri, che è tanto che non lo faccio, ci vediamo su Elysium. :-P