martedì 26 ottobre 2021

I miei libri preferiti: Ti prendo e ti porto via / Io non ho paura - Niccolò Ammaniti

 " Preparati, perché quando passo da Bologna ti prendo e ti porto via. "


E' già capitato che in questo spazio io parlassi di Niccolò Ammaniti.

Si può tranquillamente dire che è stato il primo autore italiano che ho letto ed approcciato fino in fondo, e per tanto tempo, l'unica eccezione alla mia esterofilia.

Ti prendo e ti porto via addirittura lo lessi prima che in me attecchisse la passione per la letteratura.

E' una di quelle letture da edicola che facevo all'epoca.

Uno di quei rari casi in cui insieme ad un manga ed ad un fumetto Marvel tornavo a casa con un libro.

Beh, non era raro all'epoca incappare in edizioni da edicola molto valide ed anche convenienti da un punto di vista economico.

E' così che i primi libri di Stephen King sono entrati nella mia libreria, ed è stato così anche per Niccolò Ammaniti.

Ammaniti con me ha sempre giocato facile.

Io amo le storie di formazione, sono nato per leggerle, e lui ci ha sguazzato in questo genere per buona parte della sua bibliografia.

Possiamo dire che in un certo senso ha creato una vera e propria tetralogia, poiché Ti prendo e ti porto via, Io non ho paura, Come Dio comanda ed Io e te, partono tutti con premesse simili.

Addirittura ci potremmo anche infilare Anna, anche se è più un libro distopico e meno un racconto di formazione provinciale.

Ecco, la provincia è spesso protagonista delle sue storie.

Storie di agglomerati urbani, di gente coatta e spesso sopra le righe.

Ed in cui i ragazzini sono le principali vittime di contesti in cui sono costretti a crescere in fretta.

Nei romanzi di Ammaniti grottesco e storie di formazione diventano una miscela esplosiva.


Ti prendo e ti porto via è stato pubblicato intorno al nuovo millennio, ma appare ugualmente molto invecchiato, o meglio, oggi andrebbe contestualizzato parecchio.

Andrebbe contestualizzato per il modo di parlare dei personaggi, ma anche perché presenta alcuni personaggi oggi un po' desueti.

Da Erica Trettel che sogna di fare la velina e di andare in televisione ed ad essere disposta a tutto pur di  sfondare, a Graziano Biglia, una sorta di vitellone gitano, che oggi apparirebbe un po' patetico e manicheo.

Quello che mi piace di questo romanzo è che appare molto spontaneo e senza filtri.

Forse perché è il suo primo libro, ma appare meno costruito degli altri.

Ti prendo e ti porto via è una bomba.

Un romanzo di formazione che a prima vista sembra virare tra la commedia e il grottesco, ma che via via si trasforma in altro.

Una storia di vittime che diventano carnefici e di promesse non mantenute.

Ma sono soprattutto gli interludi a colpire.

Che sia il capitolo dedicato al bidello che durante la scappatella extraconiugale si porta a cena una prostituta di colore, a quello in cui due poliziotti incazzati fermano ad un posto di blocco una coppia di ragazzi fatti di cannabis.

Beh, ammetto che a volte l'autorità a me fa più paura di un horror.

C'è un po' di tutto in Ti prendo e ti porto via, e lo viviamo quasi tutto attraverso il piccolo protagonista Pietro Moroni.

C'è il bullismo, la violenza casalinga, i giri in bicicletta, l'amicizia ed i primi amori, la scuola e le promesse infrante.

A fare da contraltare al protagonista troviamo la professoressa Flora Palmieri, una zitella che si ritrova invischiata in una travagliata storia d'amore proprio con il tombeur de femme Graziano Biglia.

Ti prendo e ti porto via è un romanzo che consiglio senza riserve.

Non è un libro perfetto.

A volte i capitoli sembrano un po' sconnessi tra loro, ed ho spesso avuto la sensazione di un certo ermetismo di fondo per quel che concerne alcuni personaggi.

Però è un libro tremendamente spontaneo e travolgente.

Personalmente è l'opera che mi è più affine di Niccolò Ammaniti.

La lettera finale vale da sola l'intero romanzo.


E veniamo ad Io non ho paura, il romanzo che valse a Niccolò Ammaniti il premio strega, e che divenne un film diretto da Salvatores.

Romanzo volutamente più drammatico, ed anche più maturo e costruito.

Io non ho paura è cesellato e strutturato alla perfezione.

La trama è molto più solida di Ti prendo e ti porto via, ed oggettivamente come idea di base è potentissima.

Anche qui protagonista è un ragazzino di provincia, ma qui l'ambientazione è molto più rurale.

Ci troviamo in un paese indefinito del Sud Italia, ed è praticamente una storia d'amicizia tra un bambino e un altro bambino vittima di un sequestro.

A tenere in ostaggio questo bambino è...l'intero paese.

Storia che sembra surreale, ma meno di quanto si pensi.

Da un punto di vista stilistico è un romanzo splendido e vivo, quasi narrato per sottrazione.

In alcuni frangenti più che in un romanzo di formazione, si vira proprio nell'horror puro.

Cos'è che mi piace tanto di questi romanzi?

E' che pur essendo due romanzi che sembrano uscire da un immaginario pop e cinematografico anni '80, riescono a brillare di vita propria ed a rappresentare in tutto e per tutto la provincia italiana.

Segno che anche in Italia possano essere pubblicati romanzi di genere all'altezza della narrativa di Stephen King, Ray Bradbury o Dan Simmons.


Alla prossima!







martedì 5 ottobre 2021

Dune - Frank Herbert

 " Non devo aver paura. La paura uccide la mente.

La paura è la piccola morte che porta con sé l'annullamento totale.

Guarderò in faccia la mia paura. 

Permetterò che mi calpesti ed attraversi.

E quando sarà passata, aprirò il mio occhio interiore e ne scruterò il percorso.

Là dove andrà la paura non ci sarà più nulla.

Soltanto io ci sarò. "


Il mio primo incontro con uno dei libri della saga di Dune avvenne circa una decina di anni fa nella solita rivendita polverosa e confusionaria di libri usati in cui bazzicavo a quel tempo.

L'ignoranza verso quest'opera era tale che in effetti non sapevo che fosse una saga e che quindi stavo per portare alla cassa un libro che poteva non essere il primo volume.

Quel libro quel giorno non lo comprai, poiché per entrambi i libri che avevo preso, il rivenditore mi sparò un prezzo sui 15 Euro e decisi quindi di lasciare Dune e di prendere solo l'altro.

Di ponti ne sono passati da allora, e quella rivendita manco esiste più.

Però questa saga mi è rimasta in mente per anni e speravo di incrociarla nelle bancarelle, ma non è mai accaduto.

Poi ho visto il trailer del film e mi sono innamorato dell'ambientazione, tanto da decidere di recuperare l'opera in qualche modo.


L'ho cercata su Ebay, ma sono scappato via subito visto che i vecchi libri dell'edizione Cosmo oro vengono venduti ad un prezzo abbastanza alto, però con il senno di poi e dopo aver comprato il primo libro in libreria, mi sono reso conto che se un lettore è interessato all'intera saga fa prima a prenderla su Ebay poiché comunque risparmia.

I prezzi dell'edizione Fanucci sono folli.

Solo per i primi due volumi si arriva a spendere 35 Euro e si superano tranquillamente le 100 Euro per tutti e sei insieme.

Dopo aver letto il primo volume però non sono convintissimo che anche disponendo di quella cifra, avrei proseguito nella lettura dei successivi.

La saga va in una direzione che va contro i miei gusti di lettore.

Andiamo un attimo di sinossi, e poi ne parliamo meglio:

Arrakis è il pianeta più inospitale della galassia. Una landa di sabbia e rocce popolata da mostri striscianti e sferzata da tempeste devastanti. Ma sulla sua superficie cresce il melange, la sostanza che dà agli uomini la facoltà di aprire i propri orizzonti mentali, conoscere il futuro, acquisire le capacità per manovrare le immense astronavi che garantiscono gli scambi tra i mondi e la sopravvivenza stessa dell'Impero. Sul saggio Duca Leto, della famiglia Atreides, ricade la scelta dell'Imperatore per la successione ai crudeli Harkonnen al governo dell'ambito pianeta. È la fine dei fragili equilibri di potere su cui si reggeva l'ordine dell'Impero, l'inizio di uno scontro cosmico tra forze straordinarie, popoli magici e misteriosi, intelligenze sconosciute e insondabili.


Oddio, forse non dovevo dirlo visto quanti fan ci sono di quest'opera.

Un'opera che in questo primo volume ho trovato suggestiva, affascinante e chi più ne ha più ne metta di aggettivi.

Non sono qui a farne una recensione anche perché oggettivamente ce ne sono già a milioni sparse sull'etere, però volevo fare sapere al mondo che anch'io trovo quest'opera bellissima.

Il romanzo è strutturato in modo pazzesco.

E' vero, la trama portante è basica, poiché in fondo in fondo è la solita storia del percorso dell'eroe, e Paul Atreides è una figura predestinata e messianica.

Il merito di Frank Herbert è stato non solo quello di creare una geografia narrativa interessantissima, ma anche di aver creato un pantheon di personaggi veramente vividi e tridimensionali.

La struttura a POV che tanto ricorda quella di Martin funziona alla perfezione ed è cesellata come un mosaico, in un percorso delineato alla perfezione.

In più è incredibilmente attuale per un romanzo che è stato scritto nel 1965, tanto che potrebbe essere stato scritto...domani, tanto per ripetere quello che ho scritto altrove.

Ho adorato il pianeta Arrakeen e la città desertica di Arrakis, mi sono innamorato dei Fremen e sono rimasto estasiato dinnanzi alla maestosità dei vermi delle sabbie.

In verità tutti gli usi e costumi in uso su quel pianeta sono fenomenali.

Sapiente anche l'uso che fa Herbert delle religioni, mischiando un po' di Bibbia ed Islam, ed anche elementi della nostra storia ( o comunque di quel tempo in cui il romanzo venne scritto ) tanto da poter considerare Arrakis come una sorta di Afghanistan fantascientifico ( funzione della donna a parte ).

Ma anche queste sono argomentazioni trite e ritrite per quel che concerne questa saga.

Di Dune e dei suoi simbolismi penso ne abbia parlato anche il tabaccaio sotto casa.

Incredibile il numero di opere che mi sono venute in mente durante la lettura, che hanno attinto da quest'opera.

Primo tra tutti Star Wars, ma questa l'avrete già letta centinaia di altre volte.

Ora probabilmente shockerò tutti i fan di questa saga, ma il mio personaggio preferito di questo primo volume è stato probabilmente il Barone Vladimir Harkonnen.

Un villain con i fiocchi: viscido, machiavellico, e la cui imponenza fisica dovuta alla sua obesità, atterrisce.

Appare in pochi capitoli, ma quei pochi sono indimenticabili.

E quindi, perché all'inizio ho scritto che probabilmente non continuerò nella lettura di questa saga?

Ci sono più motivi in verità.

Il primo è una questione di miei gusti personali per quel che concerne l'epica narrativa, ed una volta che il percorso dell'eroe viene concluso ho meno voglia di leggerne la prosecuzione.

Paul diventa onnisciente e troppo potente.

In più ho trovato il romanzo troppo accelerato sul finale.

Mi spiego: il romanzo supera abbondantemente le 600 pagine. Intorno alla pagina 400 il romanzo andava talmente lento ed in maniera così strutturata, che pensavo fosse impensabile che tutti i nodi potessero venire al pettine in così poco tempo, però Herbert ad un certo punto usa l'espediente del time skip portando l'opera in avanti di un paio d'anni.

Ecco, se da un punto di vista narrativo ci può stare, io l'ho trovato un po' in disarmonia con lo stile precedente, tanto che da lì in avanti gli eventi si susseguono ad un ritmo ben più accelerato.

Sia chiaro, dal punto di vista narrativo anche queste pagine sono bellissime ed avvincenti, ma per i miei gusti tradiscono un po' lo spirito delle pagine precedenti.

In più mi ha lasciato un po' l'amaro in bocca il finale del libro.

Mi aspettavo un epilogo ed invece il libro si conclude come un fine capitolo.

All'inizio pensavo che la trama del prossimo fosse diretta conseguenza di questa e che quindi fosse un modo per stimolare la lettura del romanzo successivo della saga, ma leggendo la sinossi del secondo libro si scopre che la storia è ambientata molti anni dopo.

Ho anche altri dubbi narrativi su quel che concerne alcuni elementi solamente accennati e non narrati fino in fondo tipo la Gilda o anche L'imperatore e le altre casate, ma questi sono elementi che potrebbero essere sviluppati nei romanzi successivi quindi potrebbero essere dubbi facilmente dissolti.

Prima o poi penso che comunque almeno Messia di Dune lo leggerò, è anche più corto e meno costoso degli altri.

Mi piacerebbe sapere l'opinione di qualche lettore della saga, merita la prosecuzione?

Girando in rete, poiché ho cercato di informarmi il più possibile su questa saga, sembra che i volumi successivi non siano all'altezza del primo.

Comunque al di là di tutto, che dire: Dune è un'opera maestosa che merita tutti i premi ed il successo che ha avuto, e credo che vedrò anche il film.

Sono contentissimo di aver colmato un'altra delle mie lacune letterarie.

Qui piove, e forse non è l'ideale per parlare di Dune, visto che lì l'acqua scarseggia.

Quindi mi eclisso ed...

Alla prossima!