martedì 19 settembre 2023

La casa del sonno - Jonathan Coe

Jonathan Coe è potenzialmente uno di quegli autori di cui potrei leggere tutto. 

Mi piace come scrive, mi piacciono i suoi personaggi, e soprattutto ha una particolarità che è propria di pochi, ovvero quella di essere un pozzo di conoscenza di tutte le arti, ma allo stesso tempo è molto accessibile e commerciale.

Pur trattando a volte di temi che possono sembrare alieni ai non anglofoni, riesce comunque ad ammaliare il lettore, ed anche ad insegnargli qualcosa. 
 La casa del sonno l'ho pescato al solito mercatino dell'usato a 2 Euro circa.
Come ben sa chi mi conosce, non è il primo Coe che ho letto, e nemmeno il primo post che faccio su questo autore.
 La saga de La banda dei brocchi ( il primo in particolare ) è una delle mie opere preferite in assoluto, e quindi parto sempre carico di aspettative e fiducia ogni volta che lo incrocio in qualche mercatino.
 La casa del sonno è la sua quinta opera che leggo, ma a livello cronologico è una delle sue prime opere.
Si nota la differenza con le successive o con La famiglia Winshaw, sua prima opera?

Non saprei, nel senso che La famiglia Winshaw l'ho letto una sola volta e lo avevo adorato, ma è passato tanto tempo.

 La casa del sonno è un libro un po' più contorto, ma mi è comunque piaciuto molto, anche se ci sono delle scelte narrative che non sempre sono state di mio gusto.
Andiamo di sinossi: 


"Dopo La famiglia Winshaw, un altro caleidoscopio di invenzioni narrative e un'altra girandola di personaggi ora commoventi ora comici, in un dormiveglia caotico che non conosce riposo. In La casa del sonno si racconta l'avventura di un gruppo di giovani. Da studenti, nei primi anni Ottanta, vivono tutti nella severa Ashdown: Gregory, che studia medicina e ha la mania di spiare il sonno altrui; Veronica, una lesbica volitiva, ultrapoliticizzata e appassionata di teatro; Terry, che dorme quattordici ore al giorno e da sveglio sogna di girare un film che richiederà cinquant'anni di riprese; Robert, romantico studente di lettere, che scrive poesie d'amore per Sarah; e Sarah, appunto, intorno alla quale girano le vicende di tutti gli altri. Dodici anni dopo, Ashdown è diventata una clinica dove si cura la narcolessia e nei sotterranei si svolgono oscuri esperimenti. E' un autentico "castello dei destini incrociati", dove si avverano sogni e si dissolvono visioni; dove c'è chi dorme troppo e chi troppo poco, chi ama sognare piuttosto che vivere e chi non vorrebbe perdere un solo minuto di vita nel sonno. E, mentre si interroga ossessivamente sul valore e il significato del sonno, l'eterogenea comunità di studenti, diventata adulta, inciampa nel malessere, nella follia e nelle comiche incongruenze della vita."




Dal punto di vista delle idee e dell'intreccio, La casa del sonno è un buonissimo libro. La suddivisione dei capitoli tra presente e passato, è ben congegnata ed interessante, anche se non originalissima.
 
L'idea che i quattro protagonisti abbiano tutti dei disturbi dedicati al sonno, lo è altrettanto.

Il problema è che a parte Terry, è molto difficile comprendere caratterialmente e socialmente gli altri tre personaggi. Questo ovviamente non è un problema dal punto di vista narrativo, ma a volte Robert, Sarah e Gregory sono scritti in un modo così sopra le righe, da sembrare dei personaggi usciti da un film di Muccino. 

Nel libro ci sono anche alcune intersecazioni di troppo, nel senso di coincidenze un po' surreali, ma su cui comunque ci si può chiudere un occhio. 

Il problema mio personale su questo libro è quello legato al rapporto tossico tra Robert e Sarah, che è un po' il tema centrale del libro. Robert è una sorta di simp ossessionato da quest'ultima, tanto da prendere delle decisioni estreme, a volte basate quasi sul nulla. 

La realtà è piena di storie di questo tipo, quindi nell'economia della storia è accettabile, però è un rapporto talmente assurdo ed enfatico, che ho faticato a leggerne le gesta, ed a comprenderle. 

Molto più dinamica ed avvolgente tutta la parte dedicata alla clinica del sonno ed agli esperimenti, ed in quel contesto risalta oltremodo il personaggio di Terry, che secondo me è il più centrato ed interessante tra tutti.

Altrettanto lo sono le pagine dedicate al cinema ed ai film perduti, che dimostra tutta la poliedricità e la capacità di argomentazione di quest'autore, cosa che si era vista già negli altri romanzi che avevo letto, dove aveva già mostrato una grande dimestichezza nell'affrontare temi come la politica inglese, la musica classica, la fotografia.

Ovviamente non sono un esperto di narcolessia e dei disturbi legati al sonno, quindi non so quanto di rilevante e veritiero ci sia in quest'opera, ma fatto sta che Coe riesce comunque a rendere l'argomento centrale ed interessante. 

La casa del sonno è in generale un buonissimo libro, forse più adatto ad un lettore che era ventenne nel 1997, l'anno in cui venne pubblicato. 

Le ossessioni sentimentali, che sono molto tipiche in quella età, con quegli amori un po' da soap opera, propri dei telefilm con cui siamo cresciuti, avrebbe fatto sì che io mi districassi meglio nella storia e nella vita di alcuni di questi personaggi. 

Oggi personaggi come Sarah e Robert, faccio un po' fatica a digerirli. Però, davvero, a parte questo, La casa del sonno è un libro coinvolgente, e con una struttura narrativa accattivante. Poi conoscere dei personaggi con disturbi legati al sonno, mi connette ancora di più a loro, visto che anch'io saltuariamente soffro di insonnia ciclica.

Insomma, si può definire La casa del sonno un romanzo dai due volti.
In primis un romanzo di formazione, dove i quattro protagonisti frequentano l'università e gli stessi ambienti, ed è probabilmente la parte con più " cuore ", ed una seconda parte che li vede adulti problematici, in cui i semi piantati nell'adolescenza diventano radici di sofferenza.

L'insieme, come ho detto più su è sicuramente riuscito, e lo rende un buon libro, ma secondo me, alcuni rapporti umani sarebbero dovuto essere sviscerati ancora di più.

Coe ha scelto la strada più subdola, forse per cogliere di sorpresa il lettore nelle pagine agro-dolci finali, però il percorso di alcuni di questi personaggi non è molto delineato, secondo me.

Alcune scelte di narrazione le ho trovate troppo immediate, esagerate e soap operistiche.

Eppure, nonostante ciò, ho finito il libro con rimpianto, e confido di incrociarne nuovamente il cammino, prima o poi.


Alla prossima!