mercoledì 31 marzo 2021

Pirkaf in rivalutazione: La guerra dei mondi - H.G.Wells


"Prima di giudicarli troppo severamente, dobbiamo ricordare qual spietata e completa distruzione la nostra specie ha compiuto, non solamente di animali, come lo scomparso bisonte e il dodo, ma delle stesse razze umane inferiori. I tasmaniani, nonostante le loro sembianze umane, furono completamente annientati in une guerra di sterminio sostenuta dagli immigrati europei per ben cinquant'anni. Siamo dunque apostoli di misericordia tali da lamentarci se i marziani combatterono con lo stesso spirito?"


La prima volta che lessi La guerra dei mondi di H.G.Wells fu in una vecchissima edizione tascabile della Mursia che trovai in un negozio di libri usati sito vicino a dove lavoravo, e che avrò pagato giusto qualche spicciolo.

La prima lettura fu abbastanza indolore e devo dire di aver apprezzato il romanzo, ma non di averlo amato eccessivamente.

L'edizione super pocket ed il font troppo piccolo ammetto che mi stancavano la vista e che mi conciliavano una semi pennichella tutte le volte che ne affrontavo la lettura.

Può anche darsi che fosse un periodo in cui ero stanco di mio, ma era ciò che mi accadeva ed è giusto raccontarlo.

Un'altra cosa a cui ultimamente faccio caso, ma che al tempo provavo inconsciamente, è che nelle edizioni economiche viene meno il senso di pausa tra un capitolo e l'altro.

La storia negli albi pocket diventa più fitta e sequenziale.

Questo non significa che l'edizione Mursia fosse brutta, anzi confrontandola con quella che ho letto adesso, condividono la stessa traduzione, ma per ciò che concerne quest'autore, io riesco ad apprezzarlo pienamente solo con l'edizione odierna della RBA che mi appare più chiara e lineare.

Infatti come nel caso de La macchina del tempo, anche con La guerra dei mondi ho realizzato solamente adesso il valore di quest'opera.

Certo, ho dovuto scucire 11,90 Euro, non proprio spiccioli se consideriamo che parliamo di un romanzo del 1897, ma comunque è un'edizione valida condita anche da bellissime illustrazioni.

Parlare dell'opera in sé mi pare alquanto anacronistico, credo che bene o male, di fama la conoscano tutti.

Viene considerata come l'antesignana delle opere di fantascienza, e salta all'occhio ancora una volta l'incredibile visionarietà dello scrittore inglese.

Famosissima anche la riduzione radiofonica di Orson Welles del 1938 che destò scalpore e sconcerto perché gli ascoltatori non riuscirono a separare la finzione dalla realtà credendo veramente ad un' invasione aliena dal pianeta rosso.

Ci sono cose che mi sono piaciute moltissimo e che mi sono saltate all'occhio in questa rilettura.

La flora marziana che tanto mi ricorda quella de Le cronache marziane di Bradbury, a cui immagino quest'ultimo si sia ispirato.

L'invasione aliena che nasce tra le campagne rurali, fino ad arrivare a Londra.

L'idea di immaginare gli alieni tra la brughiera è un'immagine potentissima.

Le fughe in carrettino, tra strade di campagna affollate, tra calpestii e confusione, viene descritta in modo magnifico.

Dal punto di vista narrativo H.G.Wells fa un lavoro incredibile in un crescendo di pathos anticipando in un certo senso molti racconti apocalittici in stile The Walking Dead ed affini.

Non a caso il capitolo in cui il protagonista rimane intrappolato in una casa semi distrutta per giorni perché davanti a lui sosta un marziano, è forse il capitolo in cui si respira più il pericolo, la fame e la semi pazzia che ci si ritrova a vivere in una situazione simile.

Non molto dissimile, credo, a quelle che si può immaginare che abbiano vissuto le persone durante i bombardamenti nella seconda guerra mondiale o in uno dei migliaia di interventi bellici anche in tempi recenti.

Il finale probabilmente è anticlimax in termini narrativi.

Lo si evince anche dal film di Spielberg ed anche da altri film che si sono ispirati a quest'opera come Signs di Shyamalan.

Si ha la sensazione di un finale tronco, per quanto plausibile o ipotizzabile concettualmente, se ipotizziamo i marziani non immuni...ai malanni umani.

D'altronde non ce n'è Coviddi su Marte. :-P

Adesso ho la tentazione di recuperare L'uomo invisibile nella medesima edizione, anche se quest'ultimo lo possiedo già in una vetusta, ma molto leggibile edizione della Newton.

Chissà se cederò.


Dal mio angolino di pianeta,

sito anch'esso in zona rossa

è tutto.

Alla prossima (?)!





sabato 20 marzo 2021

Later - Stephen King

 " C'è sempre un dopo, adesso lo so.

Almeno finché non moriamo."


Later è piaciuto a molte persone.

Sia ai vecchi, che ai nuovi fedeli lettori di King.

E' giusto premetterla questa cosa, perché non vorrei che qualche sparuto ed isolato lettore indeciso sull'acquisto o meno, capitasse di blog in blog e da sito in sito da queste parti e si convincesse a non acquistare il libro a causa del sottoscritto.

Non fatelo mai, non affidatevi mai ai gusti altrui, e fatevi la vostra idea.

Ci sono appassionati di King che trattano quotidianamente nei loro spazi le opere dell'autore sia su blog, che su Instagram o Facebook, che hanno amato molto quest'opera e quindi fatevi un giro anche da loro, vi prego.

Detto ciò io il romanzo l'ho acquistato e rivendico il diritto di esprimere anche il mio parere da appassionato di horror e di questo scrittore in particolare che ormai seguo da trent'anni.

Se Later fosse stato pubblicato negli anni '90 o nei primi anni duemila, avrebbe potuto essere contestualizzato in maniera diversa, ma per essere un horror dei nostri tempi, a me sembra un'opera ormai fuori tempo massimo.

Il tema del fantasma è ormai sdoganato in tutte le salse e non sono poche le opere non solo letterarie, ma anche cinematografiche o televisive che hanno attinto al genere.

King stesso in quest'opera prova a giocarci, citando alcune di queste opere, conscio che probabilmente qualsiasi lettore avrebbe trovato delle somiglianze.

Film come Il sesto senso o serie Tv come Ghost Whisperer hanno notevoli somiglianze con Later e probabilmente questo libro aggiunge poco o nulla alla bibliografia di King, anzi tutt'altro, dato che in questo libro l'autore sembra un po' ripetersi strizzando un po' l'occhio ad un particolare capitolo di It.

Later ha una trama molto semplice quanto molto banale:

E' la storia di un bambino che vede i fantasmi, comunica con loro, e che deve nascondere, convivere e crescere con questa peculiarità.

Parliamone un po' meglio dopo la sinossi:

Solo i morti non hanno segreti. Jamie Conklin ha proprio l'aria di un bambino del tutto normale, ma ci sono due cose che lo rendono invece molto speciale: è figlio di una madre single, Tia, che di mestiere fa l'agente letterario, e soprattutto ha un dono soprannaturale. Un dono che la mamma gli impone di tenere segreto, perché gli altri non capirebbero. Un dono che lui non ha chiesto e che il più delle volte non avrebbe voluto. Ma questo lo scoprirà solo molto tempo dopo. Perché la prima volta che decide di usarlo è ancora troppo piccolo per discernere, e lo fa per consolare un amico. E quando poi è costretto a usarlo lo fa per aiutare la mamma, lo fa per amore. Finché arriva quella dannata volta, in cui tutto cambia, e lui è già un ragazzino, che non crede più alle favole. Jamie intuisce già, o forse ne è addirittura consapevole, che bene e male non sono due entità distinte, che alla luce si accompagnano sempre le tenebre. Eppure sceglie, sceglie la verità e la salvezza. Ma verità e salvezza, scoprirà tempo dopo, hanno un prezzo. Altissimo. "Later" è una nuova variazione King sul tema del bene e del male, un romanzo - come sempre - pieno di emozione e tenerezza nei confronti dell'infanzia e della perdita dell'innocenza, ma anche una riflessione matura sulla nostra possibilità di scegliere. Con un tocco di affettuosa ironia nei confronti dell'operoso mondo che ruota attorno a un grande autore.


Later ha prima di tutto una bellissima copertina, quasi da romanzo pulp.

Ricorda quella di Colorado Kid e non sono poche le affinità stilistiche con quel romanzo.

La prosa di King si fa più asciutta ed ermetica, c'è poco approfondimento dei personaggi, meno spazio all'ambiente esterno che anzi risulta piuttosto compresso.

Il tutto si concentra su pochi individui, praticamente.

Jamie il protagonista che è colui che vede i fantasmi, la madre Tia che è un'agente letteraria e la compagna di lei, una poliziotta tutta d'un pezzo, nonché probabilmente il miglior personaggio del romanzo o almeno quello più approfondito, secondo me.

Il resto è una intersecazione tra il genere horror e quello pulp.

Ed il secondo aggiunge un po' di pepe alla storia che per il primo centinaio di pagine ho trovato veramente banale come poche.

Nonostante tutto però ritengo Later un libro molto scorrevole, come sempre d'altronde quando si parla di King.

Perché si può dire di tutto, ma non che Steve non sappia scrivere.

Il romanzo si legge molto velocemente, ed ad un certo punto prende un ritmo tutto sommato avvincente, soprattutto grazie al personaggio di Liz che è l'unico che evolve in corso d'opera in maniera interessante.

Jamie il protagonista è un personaggio piuttosto insipido per quel che mi riguarda ed anche sua madre, cioè King prova a dare ad entrambi un po' di background per renderli più empatici, ma la loro storia scorre troppo velocemente per permetterci di affezionarci a loro.

Later è un romanzo veloce.

Probabilmente è voluto che sia così.

King ci racconta poco della vita di madre e figlio, se non quella legata necessariamente alla trama.

Qualcuno griderà alleluia, mentre io sento un po' la mancanza della sua elefantiasi letteraria, che ti permetteva di entrare meglio nella storia e nella vita dei personaggi del libro.

Ho parlato poco della parte horror, ma come ho detto all'inizio è una parte piuttosto debole per quel che mi riguarda, sa di già visto ed anzi ad un certo punto della storia passa quasi in secondo piano.

Il male in questa vicenda è fin troppo evanescente per spaventare davvero.

Anche il finale ricorda quello di Colorado Kid, il che dovrebbe farvi intuire cosa voglio dire, almeno se avete letto quel romanzo, quindi mi fermo qui.

Later è un libro di " mestiere ".

Diciamo che sembra una di quelle opere scritte quasi per rispettare una scadenza oppure per scrivere un libro pulp senza impegno, di quelli che si leggono velocemente e si dimenticano subito dopo.

E' un'opera che comunque ha una sua dignità letteraria e ne giustifico l'esistenza, ma King non si è impegnato granché.

Avessi pagato questo libro cinque Euro probabilmente non avrei battuto ciglio, ma per 19 Euro, da King mi aspetto molto di più.

Diciamo che certifica alcune cose:

La mia ormai lontananza siderale dal fan medio di King, ed anche la mia idiosincrasia per le opere in prima edizione che sempre più spesso non ne giustificano l'esborso.

E soprattutto il fatto che mi trovo poco a mio agio nel genere horror odierno, mi sa tutto di già visto e di già raccontato.

Sempre più spesso mi tocca rifugiarmi nelle opere del passato.


Alla prossima (?)!






mercoledì 10 marzo 2021

Cose Preziose - Stephen King

 " Sei già stato qui.

Sì che ci sei stato. Sicuro. Io non dimentico mai una faccia.

Vieni, vieni, qua la mano! Ti dirò, guarda, ti ho riconosciuto da come camminavi prima ancora di vederti bene in faccia. Non avresti potuto scegliere un giorno migliore per tornare a Castle Rock. "



Credo che lo scopo di questo romanzo nacque dall'esigenza di King di affrancarsi dal provincialismo di alcune sue storie per espanderle in maniera universale.

Cose Preziose è un po' il suo addio ad uno dei suoi luoghi feticcio e teatro di molti suoi mostri.

Di fatto è un romanzo che ha una sua storia già scritta, a cui però mancava il finale.

Cose Preziose è un punto.

Con questo non voglio dire che questo libro non possa essere letto ed apprezzato individualmente, ma che è comunque pianeta di un universo narrativo.

Si ritorna nello stesso territorio de La zona morta, Il corpo, Cujo, Il fotocane e La metà oscura.

Ritornano anche alcuni personaggi di quei romanzi, perché d'altronde...vivono lì.

Ritorna Castle Rock, un luogo da cui il male viene attratto e dove trova terreno fertile.

Questo mi ha portato ad alcune riflessioni, perché se scisso individualmente, Cose Preziose è un gran romanzo, ma se trattato universalmente ci sono delle costanti e delle situazioni che si ripetono anche in altri romanzi.

E' un po' come guardare i film Marvel che trattano personaggi diversi, ma in un contesto narrativo pedissequo, praticamente.

Ed è una cosa da tenere in conto, e che inficia in un certo senso, un romanzo che preso a sé stante è per buona parte davvero grandioso.

Perché per quel che concerne la struttura narrativa questo libro è una bomba.

E' un romanzo corale come pochi, dove la cittadina intera assurge a protagonista e dove King riesce a delineare più personaggi in un percorso davvero coeso e lineare.

In più Leland Gaunt è tra i villain più incisivi e carismatici che abbia mai inventato, un commerciante che è capace di vendere sogni e spacciarli per realtà.

Perché il male in questo caso è insito in un negozio che vende oggetti usati.

Sì. Il mostro è un rigattiere. 

Un'idea semplice, quanto molto bella per quel che mi riguarda.

Soprattutto se siete amanti dei negozi d'usato come il sottoscritto.

Cose Preziose sono 750 pagine di puro piacere, per altro con un incipit veramente d'applausi.

E' un romanzo molto amato dagli appassionati di King, ma allo stesso tempo tra i meno conosciuti.

C'è un  motivo in particolare?

Forse la struttura narrativa che non a tutti può piacere poiché la trama è molto globale e viene meno l'empatia verso dei protagonisti che normalmente si muovono in un contesto molto cinematografico e singolo e qui di personaggi immediatamente riconoscibili e quindi prevedibili vi è solo lo sceriffo Alan Pangborn.

E' uno di quei libri che non compreresti per la quarta di copertina o per la sinossi.

Ecco, diciamo che ha una trama poco riconoscibile rispetto a IT o L'ombra dello scorpione, per citarne alcuni.

Insomma Cose Preziose è un gran libro, stra-conisgliato, ecc.ecc.

Il finale è discutibile, ma è figlio dell'universo narrativo a cui appartiene.

Ed è qui che probabilmente casca l'asino e depotenzia un romanzo che poteva indiscutibilmente essere annoverato tra i più belli mai scritti dal Re.

King è un autore pop, ed anche molto cinematografico, a volte.

Negli anni '80 se era poco sereno o era imbottito di alcool o droga era capace di creare storie creepy e senza speranza tipo Cujo o Pet Sem, alcuni affilati e senza filtri come quelli scritti sotto lo pseudonimo di Richard Bachman, ma anche delle storie in cui tenta di riequilibrare le forze in campo come in un cartone animato o un qualsiasi film di genere fantastico od horror di quel periodo.

In molti suoi romanzi tutto ciò è rappresentato dalla presenza del " bianco " una sorta di deus ex machina che funge da power up per i suoi personaggi votati al bene.

Figura che è bene dirlo, appare spesso ed in maniera persino sommaria.

Cose Preziose non sfugge a tutto ciò.

Ed è giusto dirlo.

Il finale può far ridere qualcuno per la sua assurdità e la sua velocità, ma è parte del modo di scrivere di King.

E' costante del suo universo narrativo, dove questa figura esiste e quindi va accettata.

Accettiamo l'arrivo del male esterno, e King ci chiede di accettare la sua controparte benigna.

Nei film lo facciamo, andrebbe quindi accettato anche in un libro.

E' un dilemma che mi faccio e vi faccio.

Perché io in un libro lo vivo quasi più come un espediente di bassa lega, specie in un libro scritto così bene come Cose Preziose.

Sarà la vecchiaia che mi toglie un po' del sense of wonder?

Chissà.

O è la presunzione di considerare l'arte letteraria, persino quella di genere, meritevole di soluzioni meno prevedibili e più pretenziose?

Insomma io credo più ai mostri, che all'aiuto di Dio o degli Dei.


Alla prossima ( ? ) !