domenica 30 gennaio 2022

Gli occhi del drago - Stephen King

E' di pochi giorni la notizia ufficiale che il prossimo romanzo di Stephen King sarà un fantasy intitolato Fairy Tale ( da non confondersi con il quasi omonimo titolo di un manga ed anime molto famoso ).

E' una bella coincidenza che nello stesso periodo io stessi rileggendo l'unico fantasy classico che finora King avesse mai scritto, ovvero Gli occhi del drago.

King non è nuovo al fantasy.

Da la saga de La Torre Nera, passando per Il talismano, King ha spesso raccontato storie fantastiche.

Che tra la miscellanea di ispirazioni per la saga de la Torre vi sia Il signore degli anelli, è lo stesso King ad affermarlo nella prefazione.

Possiamo dire tranquillamente che alcune sue storie siano più affini al fantastico che all'horror, ma Gli occhi del drago è l'unica che è propriamente del genere, anche se siamo più dalle parti del fantasy medievale.

Anche Gli occhi del drago è un romanzo che orbita intorno all'universo de La torre nera, ed alcuni suoi personaggi avrebbero dovuto fare capolino in quella saga, ma ad onor del vero, non verranno sfruttati per nulla nella saga, ma soltanto citati o poco più.

La genesi del romanzo è piuttosto semplice: la figlia Naomi, all'epoca appena adolescente, chiese al padre una storia da poter leggere che non fosse horror e King la accontentò.

Gli occhi del drago è di fatto un romanzo per ragazzi, uno di quei libri ( quasi ) favolistici che molto probabilmente oggi sarebbero etichettati come YA.

In un certo senso Naomi è persino nel romanzo, visto che uno dei comprimari più importanti ha il suo stesso nome, ed è la persona a cui è dedicato il romanzo insieme a Ben Straub ( figlio dello scrittore Peter Straub, autore di cui voglio parlare presto ).

Anche Ben avrà l'onore di avere un personaggio che porterà il suo nome ( ho idea che King " shippasse " la coppia Naomi/Ben visto la direzione che prenderanno i due personaggi in corso d'opera ).

Gli occhi del drago è un romanzo che io ho trovato strano, ma parliamone meglio dopo la sinossi:


Trama. Nel regno di Delain, il vecchio e gobbo re Roland vive con la moglie Sasha e il suo primo figlio Peter. ... A distanza di anni i due ragazzi sono cresciuti e Flagg complotta l'omicidio di Roland, con in mente il piano di colpevolizzare Peter, in modo da sbarazzarsi del legittimo erede al trono.


Perché Gli occhi del drago è strano?

Perché a mio avviso questo libro ha una sorta di doppia natura.

King si sforza di essere più leggero e scorrevole del solito.

La prima parte è molto fiabesca.

King sfonda più volte la quarta parete, come per alleggerire la tensione, ed infatti la prima parte suona molto accademica, quasi come se ci venisse sussurrata come una storia che viene raccontata prima di andare a letto.

Ma a volte, tra le righe, si evince il fatto che King non possa fare a meno di quella che è la sua natura, ovvero di spaventare il lettore.

La morte del Re è puro horror.

Flagg in ogni sua apparizione lo è altrettanto.

Ci sono anche alcune chicche in quest'opera: Flagg che prima di dormire legge una pagina del Necronomicon ogni giorno.

Una citazione letteraria ispirata da una delle poesie più famose di Stephen Crane.

Ed in più, per essere stato scritto negli anni '80, il libro è parecchio inclusivo e progressista.

Peter, il futuro Re, che gioca da bambino con il telaio giocattolo della madre ( che sarà fondamentale ai fini della storia ) è quanto più lontano ci sia dal patriarcato regale.

Mi rendo conto di non aver ancora parlato della storia, ma invero non credo vi sia da dire molto.

Gli occhi del drago è un fantasy molto lineare.

I personaggi sono piuttosto ermetici, ma comunque abbastanza accattivanti.

E' strano dirlo, ma probabilmente il personaggio cardine della storia, ossia Peter, è probabilmente il più stereotipato del libro.

Peter è il classico eroe senza macchia e senza paura, bello, coraggioso, intelligente e di buon cuore, praticamente monolitico fin dall'infanzia.

Il romanzo ha un'impostazione molto medievale e feudale e ruota tutto intorno a quattro figure: Re Roland, il mago di corte Flagg ed i due figli del Re, Peter e Thomas.

Quanto Peter è eroico e coraggioso, quanto Thomas che è il figlio minore oltre ad essere la copia sputata del padre ( non proprio un adone ) è anche pavido e geloso del fratello ( spesso a ragione visto che il padre lo ignora bellamente in favore del primogenito ).

Flagg, che i lettori della Torre Nera e de L'ombra dello scorpione conoscono bene, è una figura machiavellica e mefistofelica, che tesse trame nemmeno tanto nell'ombra e che punta a far diventare Re Thomas ai danni del fratello maggiore che ritiene una minaccia.

Beh, diciamo che si ingegnerà parecchio per riuscirci.

Flagg è sicuramente il personaggio meglio riuscito del romanzo.

Una figura arcana e ciclica che nel corso dei secoli ha seminato panico e distruzione nella città di Delain.

Molto buono anche il lavoro che King fa con Thomas e il Re Roland, entrambe figure molto complesse e suggestive.

Cioè, sono abbastanza ermetiche in generale, ma hanno entrambi delle caratterizzazioni interessanti.

C'è una scena in particolare che mi ha molto colpito, probabilmente la sequenza migliore del romanzo, che mi ha ricordato moltissimo la lettera di Valerie in V. For Vendetta.

Insomma in definitiva ritengo che Gli occhi del drago sia una buona lettura, sicuramente parliamo di un romanzo minore della narrativa di King, ma fa il suo ed è un buon ingresso nelle sue storie, soprattutto per un giovane lettore.

Ogni tanto King si lascia prendere la mano e graffia il lettore con due, tre scene molto potenti e parecchio creepy ( l'avvelenamento del Re Roland è degno di Martin ), e forse la parte centrale soffre di qualche rallentamento di troppo ( comunque necessario ai fini della trama ), ma direi che in generale il romanzo faccia il suo.

Bisogna essere indulgenti riguardo qualche licenza narrativa, ma d'altronde parliamo di un romanzo fantasy che ha molto di fiabesco, quindi si può chiudere tranquillamente un occhio o anche due su qualcosa che riflettendoci può sembrare assurda per quel che concerne la coerenza narrativa.

Era parecchio che volevo rileggere Gli occhi del drago, e parlarne mi è risultato persino più difficile del previsto, forse perché è uno di quei libri che non ti aspetteresti da Stephen King.

E' un King strano, leggero, ma non troppo.

Un po' ferro e un po' piuma.

Ah, dimenticavo: il romanzo è condito anche da alcune illustrazioni tutto sommato gradevoli.


Alla prossima!



giovedì 13 gennaio 2022

Il banditore - Joan Samson

Prima di parlare della mia ultima lettura dell'anno 2021, volevo un po' spiegare la mia assenza dalla blogosfera ( anche se dubito se ne sia accorto qualcuno o che sia una cosa che possa interessare più di tanto ).
Non ci sono grossi motivi alla base, se non che sto preferendo spendere il mio tempo in altre cose, persino più banali del leggere libri o divulgare, per certi versi.
Sta anche venendo meno la possibilità di leggere e comprare libri.
Ecco, questo è un problema grosso quanto una casa.
Ormai nel mercatino dell'usato sta diventando raro che io trovi qualcosa che mi interessi, mentre per ciò che riguarda i romanzi in prima edizione, ma anche le librerie fisiche in generale, è altrettanto raro che io abbia la possibilità di spendere quei 20 Euro canonici per ogni libro, previa un'attenta e scrupolosa selezione.
Ecco perché ultimamente per me sta diventando così difficile trovare argomenti per scrivere su questo spazio.
C'è anche un'ultima componente aggiuntiva: mi sto sempre più disinnamorando di Internet, dei social ed anche della blogosfera, che sta andando sempre più verso interessi e disgressioni, che sento non mi interessano più.
Però chiudiamo questo preambolo ed andiamo verso discorsi più attinenti alla natura di questo blog.

Come dicevo inizialmente Il banditore è stata la mia ultima lettura del 2021 ed anche il mio ultimo acquisto di genere librario.
Ci sono arrivato dopo un'attenta selezione, e sapendo di poter spendere denaro in una sola opera, ho scelto quella più nei miei canoni.
Ovvero non quella migliore, ma quella che desideravo più leggere.
Ho sempre dato priorità all'horror nella mia vita letteraria, e sempre sarà così.
Per quanto sia una prima edizione, l'opera di Joan Samson è un libro del 1975.
La prima volta che mi ci sono imbattuto è stata frutto del caso.
Comprai l'ultimo libro di King e come segnalibro vi era la pubblicità di una nuova collana da libreria della S & K denominata Macabre con la presentazione di tre romanzi, tra cui questo.
Quando ho letto la sinossi, e visto che si trattava di un romanzo horror di stampo rurale, l'istinto mi ha teleguidato verso quest'opera, e con il senno di poi ho fatto più che bene.


L'edizione è curata e molto carina.
La filigrana rossa, il packaging molto compatto e la copertina molto suggestiva, rendono questo libro molto bello anche dal punto di vista estetico.
Certo, il prezzo è un po' caro, ed è innegabile.
E visto il problema delle materie prime, questo sarà uno dei temi cardini dei prossimi anni.
Non so quanto in futuro la gente sarà disposta a tollerare aumenti su aumenti per quel che concerne libri, fumetti e graphic novel.
Ma non è tempo e luogo per simili quesiti, ed andiamo di sinossi:


Nell'isolata comunità agricola di Harlowe, nel New Hampshire, la vita è cambiata poco negli ultimi decenni. Ma dal momento in cui il carismatico Perly Dunsmore arriva in città e inizia a sollecitare donazioni per le sue aste, le cose cominciano lentamente e insidiosamente a mutare. ...

La prima domanda che bisogna porsi è questa:
Fu vero horror?
No, Il banditore, per me, non è un romanzo dell'orrore, ma un libro sulla paura.
E no, non c'entra un'acca con Cose Preziose, come ho letto da più parti.
Leland Gaunt era una figura arcana, mentre Perly Dunsmore è fin troppo umano.
Se proprio vogliamo trovare delle associazioni, ci dobbiamo rivolgere o all'episodio dei Simpsons della monorotaia, o a Midnight Mass, con cui quest'opera in quanto ad atmosfera cittadina ha molto in comune.

" Cosa sei disposto a perdere ? " diceva Jovanotti in una sua canzone, è anche il quesito che si pone Paola Barbato nella prefazione, ed è probabilmente la chiave di volta di questo romanzo.

L'opera è ambientata in una minuscola cittadina rurale del New Hampshire.
L'atmosfera è tipica di molti romanzi, ma anche di molti telefilm americani ambientati in piccole cittadine.
Cioè, contesti isolati, e possibilità di aggregazione solo per messe, dibattimenti, aste comunali o le spese nell'unico market della zona.
Improvvisamente in questa comunità, appare questo individuo, un banditore che con la scusa della solidarietà, si insinua lentamente nella comunità.
Lo fa con metodi subdoli e melliflui, chiedendo prima alla comunità oggetti in disuso nelle cantine e nelle soffitte, ma arrivando settimana dopo settimana a depredare le famiglie di ogni suo bene.
Lo fa con metodi molto squadristi e mafiosi, tanto che il substrato di questo libro, diventa credibile, pur nell'incredulità a prima vista dell'opera.
Pensiamoci bene, non è così che funziona il pizzo?
Ma non è soltanto il tratto distintivo della Mafia, Mano Nera, 'Ndrangheta, Yakuza, ecc.ecc.
Quanti politici, rivoluzionari, fomentatori di guerre civili, con la scusa di fare del bene o del migliorare le condizioni dei popoli, utilizzano metodi da squadrismo?
Ecco, Perly Dunsmore utilizza una psicologia e dei mezzi simili.
Non a caso, cosa fa con i primi soldi guadagnati dalle aste?
Assume vice-sceriffi a iosa.

La famiglia Moore, protagonista di quest'opera si vedrà privare ogni giovedì di un pezzo della propria vita, inizialmente roba poco impegnativa, ma via via si vedrà privata di ogni bene e sostentamento, con la minaccia finale di vedersi portare via anche la propria figlia infante.

Il Banditore è un gran bel libro che cresce lentamente, con il crescere della tensione e della frustrazione dei protagonisti.
Il finale forse è un po' anticlimatico, ma è un finale giusto.
Non posso dire di più, ma finisce come finiscono molti contesti simili.

E' un vero peccato che Joan Samson non abbia potuto pubblicare altro.
E' morta giovane ed era già ammalata quando ha scritto questo libro.
Chissà quante altre belle opere avrebbe potuto scrivere.
Di sicuro, per quel che mi riguarda, è stata una gran bella lettura, che consiglio senza riserve.


Alla prossima!