lunedì 16 ottobre 2023
La romanticizzazione social/e dell'accumulo di libri
martedì 19 settembre 2023
La casa del sonno - Jonathan Coe
mercoledì 9 agosto 2023
Cosa si trova al giorno d'oggi, in un mercatino di libri, in una città di media grandezza del Sud Italia ?
E' vero, qualcuno potrebbe farmi notare che le bancarelle si intravvedono appena, ma mi vergogno a fotografare le robe altrui, non posso farci nulla.
Ormai frequento quel posto da anni, tanto da conoscere usi e costumi dei rivenditori, e quindi so chi porta sempre gli stessi libri o chi diversifica la bancarella di volta in volta, e quest'ultimi sono quelli da cui vado per primo.
Con il tempo, quindi, ho assimilato non solo il materiale librario di cui potrebbero disporre, ma anche il prezzo, e con il tempo si è creata anche una certa familiarità, visto che comunque mi vedono di sovente.
Il che mi ha portato spesso a parlarci ed a rapportarmi con loro, soprattutto per quel che concerne alcune riflessioni e domande che vengono a crearsi quando ci troviamo di fronte a qualcosa che è già stato di qualcun'altro.
- La prima domanda che mi pongo sempre davanti ad una bancarella è quella più logica: da dove vengono quei libri?
Quale è la loro storia?
A volte mi capita di trovarci delle dediche, degli appunti, delle cartoline, ed è quasi come assistere ad uno stralcio della vita e delle esistenze altrui, anche quando ci trovi delle macchie di caffè o di muffa.
In base alle chiacchiere fatte con loro ( ma anche esperienze personali che ho vissuto ), vi sono molteplici motivi per cui un libro finisce nelle bancarelle.
Però bisogna partire da un presupposto per eliminare subito una delle derivazioni più comuni, ovvero quello che un libro non piaccia e che quindi venga subito ceduto ad un rivenditore.
La risposta a questa possibile derivazione è negativa, perché oggi un libro che si è comprato di recente e che ritieni non possa far parte della tua libreria, lo rivendi facilmente su Vinted o Ebay, e difficilmente lo porti ad un rivenditore d'usato.
Infatti nelle bancarelle vi sono per lo più delle tipologie di libri che più tardi elencherò, ma che partono da un range temporale che va dagli anni '60 al massimo ai primi anni del duemila.
Tanto per fare un esempio, è rarissimo trovare in una bancarella un libro pubblicato dopo il duemila, a meno che non sia uscito in un allegato con un quotidiano o una rivista.
Gli Adelphi e gli Einaudi, manco a parlarne.
E' apparso qualche sparuto libro de la Feltrinelli, ma comunque poca roba.
Sono ormai molti anni che frequento quelle bancarelle e di libri di queste case editrici ne avrò visti al massimo due o tre ( ed uno l'ho anche comprato, visto che era un'edizione Einaudi de L'urlo e il furore di Faulkner ).
Ovviamente bisogna tenere conto anche della grandezza del mercatino e della città che lo ospita.
Qui io parlo di una città del sud Italia di 180.000 abitanti, e non di Napoli o Roma, dove presumo che nei mercatini possano circolare anche numerose copie di Adelphi, Einaudi ecc.ecc.
D'altronde è un trend anche abbastanza in voga nei social o su Youtube quello dell'affare ai mercatini, quindi mi è capitato spesso di vedere copie di libri di quelle edizioni a Porta Portese o altri mercati simili.
Eliminando quindi gli appartenenti alle generazioni x,y, millenial ecc.ecc., che molto probabilmente userebbero internet per rivendere un libro, non restano che i cosiddetti boomer o in alternativa che molti di questi libri giacessero in qualche magazzino da decenni, come è il caso di uno dei rivenditori, che praticamente porta i libri un po' a caso pescando dal mucchio di libri che ha sugli scaffali.
Ma quali sono i principali motivi per cui la gente si sbarazza dei libri?
- In primis la mancanza di spazio o la riduzione dello stesso.
Ed è una cosa che ho vissuto con mano.
- La morte del collezionista.
Magari un nonno o uno zio che è passato a miglior vita ed i cui eredi ( se ci sono ) non hanno lo spazio o l'interesse a coltivarne gli stessi interessi o il lascito.
Ed è una cosa, che a parer dei rivenditori con cui ho parlato, accade più sovente di quel che si pensi.
- Perdita d'interesse.
E' una cosa che ho vissuto io stesso con i videogiochi, la musica ed i fumetti, che spesso ho rivenduto o persino buttato, come nel caso di qualche vecchio CD o musicassetta.
- Trasferimento in un'altra città, altro paese, altra casa.
Convivenza.
Spesso ci si fidanza o ci si sposa con gente che non condivide le nostre passioni, e con cui bisogna trovare la quadra per quel che concerne la condivisione dello spazio.
Il fatto che si tratti per la maggior parte di vecchie collane o di libri degli anni antecedenti al duemila porta a pensare che vengano principalmente da case che si sono svuotate di gente che è passata a miglior vita o ragazzi/e che oggi sono uomini, donne, padri, madri, e magari anche nonni/e.
E quindi quali sono le collane o le case editrici che circolano di più nel piccolo mercatino della mia città?
Prime tra tutte le belle edizioni de il novecento italiano ed europeo che uscivano in allegato con La famiglia cristiana.Edizioni molte curate, spesso foriere di capolavori.
Io stesso con il tempo ne ho recuperati sei ( a circa 1 Euro l'uno ) e conto di recuperarne altri.
In tutto dovrebbero essere ventiquattro libri.
Dodici dedicati al novecento italiano e dodici al novecento europeo.
Mi pare siano datati 1997, quindi non sono nemmeno tanto vecchi.
Con il tempo ne ho recuperati tantissimi.
In primis ci sono gli indimenticabili 100 pagine, 1000 lire con la costoletta nera, poi quelli della collana il fantastico economico classico con costoletta bianca sempre al prezzo di 1000 lire, ed infine i classici Super Ten da 250 pagine al prezzo di 2000 Lire.
Credo che qualunque appassionato di letteratura ne abbia almeno qualcuno a casa.
Alcuni dei miei libri preferiti li ho recuperati in questa economicissima edizione, che anche attualmente è parecchio presente nei mercatini dell'usato.
Beh, questi non mancano mai, ed anche di questi ne ho fatta incetta.
A volte ci ho passato letteralmente ore a sfogliarli, perché è la collana principe di qualsiasi bancarella.
Che siano quelle dalla copertina bianca, o quelle più vetuste dalle copertine coloratissime prezzate a 130 Lire.
Per me il non plus ultra.
Sono le edizioni che preferisco in assoluto, soprattutto per quel che concerne il lato estetico, ma anche perché a buon prezzo vi ho trovato dei veri e propri capolavori.
Di pregio anche I grandi romanzi del Corriere della sera, che sono molto vicini esteticamente a quelli di Repubblica.
Anche qui ne ho preso qualcuno, e conto in futuro di prenderne altri.
Quelli vetusti degli anni '60 circolano moltissimo, ed infatti ne ho presi parecchi, a cui vanno aggiunti i classici del giallo di cui ne vedo sempre un'infinità.
Bene o male queste sono le collane che spesso mi trovo più davanti, e che per la maggior parte è facile portare via ad 1 o 2 Euro.
Senza le bancarelle, io probabilmente avrei letto meno della metà dei libri che ho letto, anche perché è raro che io possa permettermi di comprare un libro in prima edizione.
Insomma, queste sono le collane che mi hanno dato più soddisfazioni, e che hanno reso la mia libreria più vintage del necessario, rendendomi non sempre un uomo del mio tempo.
Certo, quando ho potuto ho fatto incetta di libri comprati su internet o in libreria, ma per quel che concerne le emozioni, per me, le bancarelle restano imbattibili, se non altro perché non so mai cosa troverò e cosa e se comprerò.
Quella sensazione di pescare un libro che cercavi da tempo, e quel senso di curiosità e di voglia che mi prende quando arrivo nei pressi di una bancarella, è qualcosa di impagabile, che nessuna libreria potrà darmi, soprattutto quelle di catena.
Alla prossima, e per chi può permettersele, buone vacanze!
sabato 29 luglio 2023
La pietra della luna - James Herbert
martedì 11 luglio 2023
Dolores Claiborne - Stephen King
"...Anche il tempo è uno stretto, sapete, come quello che c'è tra le isole e la terraferma, ma l'unico traghetto che va da una sponda all'altra è il ricordo, ed è come un vascello fantasma: se vuoi che scompare, dopo un po' non c'è più."
Dolores Claiborne mi riporta ad un passato che fu presente, sicuramente pieno di problemi, ma che oggi in qualche modo ricordo con affetto, forse perché c'era una persona che non c'è più.
Lessi questo libro durante un'estate assolatissima, nelle prime ore di un pomeriggio lavorativo lungo e noioso, in cui, tra un cliente e l'altro, ci si sedeva fuori all'ombra, manco fossero gli anni '80, anni in cui le famiglie solevano portare le sedie fuori e passare le sere a chiacchierare/sparlare sui marciapiedi.
Cosa che dalle mie parti non esiste più.
Cosa ricordavo però del libro in sé?
Poco in realtà.
Ho il ricordo dei giorni in cui l'ho letto, ma poco dell'opera.
Ho posto rimedio nel mese scorso, rileggendolo dopo più di quindici anni.
Quindici anni? Potrebbero anche essere venti.
Riletto oggi, devo dire che l'ho apprezzato molto di più della prima volta.
Per me Dolores Claiborne è un libro perfetto, senza alcuna sbavatura.
Parliamone meglio dopo la sinossi:
"Dolores Claiborne è un'anziana rompiscatole yankee che adesso si trova a doversi discolpare, davanti alla polizia, per la fine misteriosa di Vera Donovan, la ricca invalida di cui era la governante. Ma a Little Tall Island molti si chiedono ancora cosa sia realmente successo in quel giorno spettrale di trent'anni prima - che coincise con un'eclissi totale - in cui morì suo marito. Per difendersi, Dolores si lancia in un racconto trascinante, un avvincente monologo in cui ripercorrere la sua tormentata e terribile esistenza".
Quando scrivo perfetto, non significa che si stia parlando di un capolavoro.
Il romanzo è perfetto per quel che si prefigge di raccontare, ma parliamo di un'opera molto orizzontale ed anche abbastanza semplice come intreccio.
In più possiamo dire che è una delle rare incursioni di King in un genere più drammatico che orroristico.
Non mancano scene forti, e la scena del pozzo è emblematica, potente e disturbante, ma mancano quasi totalmente le scene soprannaturali tanto care allo scrittore del Maine.
Qualche guizzo c'è, ma davvero poca roba.
Il romanzo è sorretto quasi unicamente da un unico personaggio, che ci racconta il tutto sotto il suo solo punto di vista, ma King lo delinea in modo così credibile ed accurato, da renderlo incredibilmente umano, anche se parliamo di un'assassina...
King entra nel campo Dostoevskijiano, e non ne esce con le ossa rotte, anzi...
Tranquilli, comunque, non ho spoilerato poiché il romanzo si apre proprio con la confessione durante un interrogatorio di un assassinio, anche se non è quello per cui Dolores viene accusata.
Dolores Claiborne conta solo 267 pagine, e ci porta dritti in una comunità isolana molto chiusa e molto patriarcale.
King in quest'opera divaga molto poco, e forse è proprio per questo che questo libro non deraglia mai, risultando oltremodo centrato.
Ovviamente essendo un racconto molto orizzontale, e non avendo molte parti dedite all'azione, potrebbe risultare statico, ed infatti capirei benissimo chi mi dicesse che questo libro non gli è piaciuto, però boh, per me è uno dei libri migliori di King, proprio perché è molto più terreno di molti altri.
Il male vero, quello umano, per me è molto più potente di qualunque creatura immaginifica.
Credo non ci sia molto da dire sulla storia, perché è bello scoprirla da sé, soprattutto per quel che concerne la forza e la determinazione di Dolores, uno dei personaggi più complessi e belli mai creati dal Re.
Però anche la dispotica Vera Donovan si rivela un personaggio parecchio incisivo e peculiare.
Ho parlato di atmosfere che ricordano Dostoevskij, ma in verità alcune dinamiche sono molto assimilabili a Shirley Jackson.
Insomma, questo libro ci racconta di una piccola storia, ambientata in una piccola isola, e di un personaggio che vive una vita umile e difficile, che trova riscatto e coraggio durante un'eclissi.
Questo libro porta in dote tanti dubbi di natura morale, perché al di là dell'empatia e delle ragioni di Dolores che subisce soprusi ed angherie dal marito, non si può comunque arrivare a giustificare l'atto in sé, eppure, in un certo qual modo, si arriva a comprenderla.
Un libro che riesce in questo è un gran libro.
Certo, Dosto ed altri ci sono arrivati prima di King, però bisogna dire che il Re ha scritto davvero un libro che forse avrebbe meritato maggior successo di alcuni suoi altri libri.
Dolores Claiborne è davvero un buon libro.
Leggetelo, se potete.
Alla prossima!
mercoledì 21 giugno 2023
Il divulgatore a cui do credibilità non sponsorizza e non si sponsorizzerà.
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Foto di Miguel A Amutio su Unsplash |
L'apparizione della dicitura #Adv, lo sponsorizzare se stessi e le proprie traduzioni/opere in spazi virtuali che fino alla visita precedente trovavo più trasparenti, mi provoca una sorta di mestizia.
Nel momento in cui provi a vendermi qualcosa, io mi chiudo a riccio, ti considero perso.
Non mi fido più.
Proviamo a contestualizzare un attimo, per quanto mi rendo conto di quanto sia un argomento
complesso con numerose derivazioni che resteranno sottintese o ignorate del tutto.
Torniamo indietro nel tempo, prendendola larga.
Da ragazzini le pubblicità ci hanno in un certo senso indottrinato, indotto al desiderio verso alcuni oggetti, soprattutto giocattoli.
Ricordo ancora gli opuscoli natalizi dei vari marchi, ed ancora oggi c'è una nutrita mandria di nerd e divulgatori di oggetti pop, che ancora vivono di quei ricordi, alcuni ci campano anche.
Il vip di turno che provava a venderci un prodotto c'è sempre stato, ma oggi si è moltiplicato con il moltiplicarsi delle possibilità di marketing attraverso non solo il cartaceo e la tv, ma anche il web ed i social.
Oggi però il rapporto di molti di noi con la pubblicità, è controverso, per non dire di fastidio.
Molti cercano modi per skipparla, ed io stesso in molti video/immagini su Internet, Youtube o sulle app o piattaforme streaming, faccio altrettanto.
Scommetto che come me molti altri, persino i divulgatori stessi, ipotizzo.
Ed allora perché io dovrei sorbirmene ancora delle altre?
Spesso mi faccio questa domanda mentre guardo un video/una stories/ leggo un post sponsorizzato/ecc.ecc.
C'è una certa ipocrisia di fondo in molti di questi creators, ed è un discorso che vale per tutti i creatori di contenuti dei vari media: youtuber, blogger, tiktoker, bookstagrammer, ecc.ecc.
Questo non è un atto di accusa, sia chiaro.
Capisco le regole del gioco, ed io stesso ho usufruito dei consigli, quelli più trasparenti, dei divulgatori in questione.
Anche perché spesso è facilmente intuibile la marchetta di turno, specie se è sponsorizzata in maniera chiara e legale.
Io stesso tempo molto tempo fa, feci un post su un libro che avevo ricevuto in omaggio da un altro blogger.
Ricordo che per me fu una situazione strana, anche alienante, per certi versi, perché sentivo che avrei dovuto dire di no, ma non ne ebbi cuore, conscio che però lo avrei letto più per dovere che per piacere.
Io un libro del genere non lo avrei mai comprato, e non perché era brutto ( non lo era ), ma perché trattava di argomenti che ormai mi interessano poco, anche perché io con il tempo ho un po' superato la nostalgia del passato e dei vecchi giocattoli, ed al massimo me ne è rimasto qualche eco, ma non tanto da considerarmi un rappresentante del geekismo pop.
Quel post mi ha segnato un po', ed oggi quando vedo divulgatori che fino a mesi prima ne dicevano peste e corna e seguitavano a postare in totale libertà, essere a sua volta inglobati ed asserviti al sistema, ammetto che mi perplime un po'.
So che per molti avere seguito significa anche poter cercare di campare con le proprie passioni, che sia di giornalismo, scrittura, ecc.ecc., ma secondo me, è come passare dagli estremi al democristiano.
Sia chiaro, anch'io ho seguito, seguo ed ho followato gente che fa divulgazione e sponsorizzazioni, ma comunque erano degli utenti che lo facevano dal primo istante che li ho visti, e che quindi ho potuto filtrare fin da subito.
Ma come ci si pone verso chi lo fa improvvisamente?
Da chi ad un certo punto viene notato dalle CE, o da qualsiasi agenzia di marketing?
Voi, o sparuti lettori, riuscite ancora a dargli credibilità?
Vi fidate?
Io ammetto che ai miei occhi perdono quella patina di onestà intellettuale, non riesco più a leggerne i post o guardare i loro video allo stesso modo.
Preferisco e preferirò sempre le opinioni di qualcuno che ha comprato quell'oggetto e non lo ha avuto gratis.
Preferisco e preferirò sempre chi scrive in totale libertà e senza nessun guadagno.
Chi non mette Adsense o le pubblicità con foto di funghi ai piedi o pillole per aumentare il desiderio.
Guardo con sospetto anche i siti web più importanti onnipresenti su Tik Tok ed Instagram che danno voce ed importanza ad umani che recensiscono libri in camicia da notte.
Attenzione, auguro a costoro tutto il successo di questo mondo, e sarò sempre dalla parte di chi riesce ad ottenere successo nelle proprie passioni facendone un lavoro.
Lodo la vostra dedizione ed il vostro impegno, come ho lodato la vostra bravura dialettica, la vostra bravura davanti ad una tastiera o una telecamera, ma nel momento in cui provate a vendermi qualcosa, tra me e voi si aprirà una frattura difficilmente sanabile.
E chi te s'incula, direte voi.
Giustamente, anche.
Da un certo punto di vista, soprattutto quello che concerne la letteratura, mi sento una specie di luddista.
E mi sembrava giusto farlo sapere al mondo virtuale.
Il piccolo fratello vi osserva, con sospetto e delusione, prendendo nota dell'ennesima anima perduta, nel giogo della sopravvivenza, del vil denaro, e della fama.
Vi comprendo, ma non vi voglio più bene.
Un grazie a Nordv...no,no, scherzo. :-P
mercoledì 14 giugno 2023
Il falcone maltese - Dashiell Hammett
Nel mio peregrinare su internet alla ricerca di nuovi input, nuovi generi, e nuovi autori da affrontare, mi imbattei anni fa in un post su una pagina Facebook, di un noto fumettista nonché influencer, che parlava del genere noir e dei suoi precursori, partendo dalla recensione di un unico titolo, che era Il lungo addio di Raymond Chandler.
Lo scritto fu talmente convincente che mi fiondai subito sulle opere di quest'autore, di cui mi innamorai perdutamente.
Mi bastarono solo due opere per essere preso, ma accortomi di una struttura narrativa che seguiva una meccanica basilare, mi fermai lì, tenendomelo buono buono in ottica futura.
Non volevo farmelo venire a noia, non dopo aver conosciuto un autore che ho amato fin da subito così tanto.
All'epoca mi fermai con Chandler, ma continuai esplorando il genere con altri autori, di cui ho anche parlato su questo spazio.
Durante la lettura di quel post, presi nota di altri autori che venivano citati, tra cui quello che lui considerava l'antesignano del genere, ovvero Dashiell Hammett, citando proprio l'opera di cui parlerò oggi, ovvero Il falcone maltese.
Prima di farlo, parliamo di come ne sono venuto in possesso, storpiando una frase biblica: " Le vie delle poste sono infinite. "
Trattasi di una vecchissima edizione de il giallo d'azione della Mondadori, un po' ingiallita, ma tutto sommato decorosa.
Il problema è che di questo libro se ne perse traccia, manco fosse il falcone della storia stessa.
Dopo un mese ho dovuto contattare il venditore, che mi ha persino rimborsato, e di questo libro mi ero persino dimenticato, quando una mattina di due, tre mesi dopo, me lo ritrovo nella cassetta delle lettere.
Insomma, entrarne in possesso, è stata una roba travagliata.
Prima di parlare di questo libro, va fatta la stessa premessa che feci all'epoca per Il lungo addio di Chandler.
Questo è un romanzo del 1930, ed è figlio di quel periodo.
Va contestualizzato in toto, soprattutto per ciò che concerne i protagonisti, tutti quanti, misogini, sessisti, e con una morale parecchio patriarcale.
Mi è capitato di guardare un video su Tik Tok, tempo fa, di un giovane cineasta, che parlava dei primi film di Bond, bollandoli come dei film piuttosto sessisti, con degli approcci del buon James piuttosto violenti e molesti nei confronti delle donne.
Anche in questo romanzo vi è una sorta di sessismo strisciante nei confronti della giovane protagonista, ma anche nei riguardi della segretaria dell'investigatore Sam Spade.
E' incredibile come questo libro presenti una struttura narrativa, pedissequa a tantissimi romanzi dello stesso genere, venuti dopo.
Sam Spade è sovrapponibile a molti altri personaggi, forse un po' più smussati di lui, ma leggendo questo libro, me ne sono venuti in mente moltissimi altri, soprattutto il personaggio di Douser dei racconti hard boiled di Ray Bradbury.
Uno in particolare, che io lessi nella raccolta Omicidi d'annata, ricorda moltissimo una delle scene che ho preferito de Il falcone maltese.
Che dire del romanzo in sé: la trama è semplice, ma prende delle vie sempre più tortuose e complesse, i dialoghi sono ottimi e molto incisivi, ed i personaggi seguono un po' la natura delle storie di questo tipo.
Chi conosce i topoi del genere sa cosa aspettarsi, non c'è bisogno manco che lo scriva.
Si parte alla ricerca di un oggetto, ma ci si ritrova in un casino di bugie, inseguimenti, pedinamenti, cambi di casacca e prospettiva, omicidi e misteri.
Lo so, il fatto che cambino le storie, ma che la struttura si ripeta romanzo dopo romanzo ed autore dopo autore, può essere visto come un difetto, ed infatti in epoca moderna le storie di questo tipo , basta pensare ad Ellroy o anche Bunker, hanno una struttura meno circoscritta e meno canonica, però resta il fatto che Il falcone maltese è un'opera piuttosto valida, ed ha il merito di avere creato o comunque consolidato un genere.
C'è da dire che Dashiell Hammett è molto più diretto e violento di Raymond Chandler, e forse ha una scrittura meno lirica e romantica di Ray, così come Sam Spade è molto più rude di Philip Marlowe.
Hammett ha meno filtri, è più diretto, ed io ne ho ricavato una lettura veloce e coinvolgente.
In generale l'intreccio mi è piaciuto molto, soprattutto la parte finale.
Mi piacerebbe recuperare anche Raccolto rosso.
Insomma, che dire: sono contento di aver letto questo romanzo, che a questo punto non posso che consigliare, specie agli amanti del genere noir.
Vi lascio con la sinossi:
"San Francisco, sul finire degli anni Venti, non è certo un luogo tranquillo. Per questo il detective Sam Spade ha imparato che è meglio stare sempre sul chi vive. Anche quando nel suo ufficio sulla Baia si presenta un'incantevole ragazza bionda con un nome che è già un programma: Miss Wonderly. La giovane donna vuole che Spade la aiuti a scoprire che fine ha fatto sua sorella Corinne, che si è legata a un poco di buono, un certo Floyd Thursby. Ma presto Spade si accorgerà che la sua cliente non è l'angelica creatura che appare. È invece una dark lady spietata, ipocrita e manipolatrice, disposta a tutto pur di entrare in possesso di un antico e prezioso manufatto, una statua d'oro e di gemme raffigurante un falco, donata dai Cavalieri di Malta all'imperatore Carlo V nel XVI secolo. Pubblicato nel 1930, "Il falco maltese" è considerato il capolavoro di Hammett, il più bel romanzo del "duro" Spade, portato sul grande schermo da un indimenticabile Humphrey Bogart."
Alla prossima!
sabato 27 maggio 2023
The outsider - Stephen King
The outsider è l'unico libro di King che mi mancava.
Tecnicamente non sarebbe l'unico, poiché c'è pure Elevation, ma quest'ultimo è un racconto di meno di cento pagine che sono convinto che presto o tardi verrà inserito in qualche raccolta, quindi sarebbero soldi buttati.
Che poi, io nemmeno volevo prenderlo The outsider.
Ero andato a comprare altro, ma per non tornare a mani vuote, mi sono guardato intorno, e questo tomo mi è apparso davanti con la sua copertina molto accesa e l'ho portato a casa.
Partiamo da una premessa: io questo libro me lo ero spoilerato dopo aver letto la raccolta di racconti Se scorre il sangue, dove una delle storie è praticamente uno spin off di questo libro, con tanto di citazioni al finale ed altre informazioni che quindi di fatto, ne rendevano quasi inutile il recupero, se io fossi stato uno di quei lettori che si preoccupano di sapere il meno possibile di ciò che leggono.
Io non sono così, e mi interessa più il viaggio, che la conoscenza di quello che troverò alla fine.
Detto questo, mi sono letto The outsider ed ho dato una rispolverata anche al racconto che da titolo all'omonima raccolta Se scorre il sangue, che alla seconda rilettura ho trovato abbastanza attaccato con lo sputo in termini di credibilità, nonostante io sia da sempre apertissimo alla sospensione dell'incredulità.
Com'è The outsider?
Ricordo molte recensioni dell'epoca, che lessi con profondo interesse ed un po' di invidia/mestizia perché in quel periodo ero impossibilitato all'acquisto, e ne trassi un profilo in cui si mescolavano nella stessa misura, interesse, ma anche una certa ambivalenza di opinioni, tra coloro che lo esaltavano e coloro che erano propensi a bollarlo come un libro come tanti altri.Dopo la lettura mi schiero da entrambi le parti.
Il libro è praticamente diviso in due tronconi.
La prima parte è di stampo investigativo/poliziesco.
Nella seconda parte si entra più nel campo kinghiano dell' orrore esterno nell'interno.
Devo ammetterlo, la prima parte è secondo me, molto buona.
Prima andiamo di sinossi:
La sera del 10 luglio, davanti al poliziotto che lo interroga, il signor Ritz è visibilmente scosso. Poche ore prima, nel piccolo parco della sua città, Flint City, mentre portava a spasso il cane, si è imbattuto nel cadavere martoriato di un bambino. Un bambino di undici anni. A Flint City ci si conosce tutti e certe cose sono semplicemente impensabili. Così la testimonianza del signor Ritz è solo la prima di molte, che la polizia raccoglie in pochissimo tempo, perché non si può lasciare libero il mostro che ha commesso un delitto tanto orribile. E le indagini scivolano rapidamente verso un uomo e uno solo: Terry Maitland. Testimoni oculari, impronte digitali, gruppo sanguigno, persino il DNA puntano su Terry, il più insospettabile dei cittadini, il gentile professore di inglese, allenatore di baseball dei pulcini, marito e padre esemplare. Ma proprio per questo il detective Ralph Anderson decide di sottoporlo alla gogna pubblica. Il suo arresto spettacolare, allo stadio durante la partita e davanti a tutti, fa notizia e il caso sembra risolto. Solo che Terry Maitland, il 10 luglio, non era in città. E il suo alibi è inoppugnabile: testimoni oculari, impronte, tutto dimostra che il brav'uomo non può essere l'assassino. Per stabilire quale versione della storia sia quella vera non può bastare la ragione. Perché il male ha molte facce. E King le conosce tutte.
La sinossi è abbastanza esplicativa.
Diciamo subito che King sceglie proprio la strada più di pancia che è quella di colpire il lettore narrando dell'omicidio indicibile attraverso sodomizzazione di un bambino.
King vuole che il lettore provi non solo orrore, ma anche rabbia, verso l'unico indiziato di questo delitto, un uomo molto ben visto in comunità.
King fa un gran lavoro da questo punto di vista, perché il lettore si troverà catapultato in un vortice di azioni e di sentimenti talmente contrastanti tra loro, che lo porteranno ad empatizzare anche con il probabile assassino che fin da subito si professa innocente, ma che nonostante un alibi quasi inattaccabile risulta il maggior indiziato per via delle impronte e del DNA.
Questa incertezza nella certezza, rende la prima parte di questo libro veramente coinvolgente, tanto da filare come un treno.
In più King riesce a dare credibilità anche alle forze dell'ordine, rendendoli personaggi umani, anche se moralmente ambigui, nel senso che guardano molto anche alla poltrona, nella loro ricerca spasmodica del colpevole.
Infatti questa parte è costellata anche da comportamenti non proprio irreprensibili di questi tutori, soprattutto nell'ambito di alcune scelte scellerate che ci catapulteranno dritti nella seconda parte del libro.
In questo King non si è molto allontanato da alcuni fatti reali.
La seconda parte del libro è invece molto più discutibile, visto il cambio di tono e di genere, visto che viriamo nell'horror.
La seconda parte di questo libro mi ha ricordato parecchio La metà oscura, come avevo già affermato nel post in questione.
Ci sono tantissimi elementi in comune, ma devo dire che Ralph Peterson, ovvero il Detective che segue questo caso, l'ho trovato molto più centrato rispetto ad Alan Pangborn de la Metà oscura.
Entrambi sono legati dalla razionalità, e quindi rifuggono il paranormale finché non se lo trovano davanti, però Ralph mi è parso più verosimile nelle relazioni umane, forse proprio per la sua fallibilità, anche morale, per certi versi, visto il modo in pompa magna con cui ha fatto l'arresto ad inizio libro.
Nella seconda parte torna Holly, ormai personaggio feticcio di King.
Beh, qui Holly mi è piaciuta, molto più del solito.
Forse perché isolata in un contesto a lei meno familiare, ma come personaggio l'ho trovata molto più credibile che in altri romanzi o racconti.
Inutile raccontare oltre, basta dire che la seconda parte vira molto più nell'horror, ma un horror tutto sommato molto blando, con un villain molto effimero e sfumato, che però non è molto carismatico.
Carino che il finale sia praticamente una sparatoria quasi da romanzo western.
Insomma, The outsider è tutto sommato un buon libro, ma forse sarebbe stato meglio se King avesse dato fondo solo alla prima parte di questa storia rimanendo sul thriller/poliziesco, poiché la storia stava funzionando anche senza i risvolti soprannaturali.
C'è un certo stacco tra le due parti che si nota parecchio.
E va bene il bene supremo e collettivo, ma dopo i fattacci della prima parte, è molto difficile trovare credibile quel clima collaborativo che si viene a creare tra alcuni di questi personaggi a fatti in corso, specie se alcuni familiari passano a miglior vita per errori di quest'ultimi.
Ma tant'è, la storia è questa, e va letta così com'è.
Alla prossima!
venerdì 5 maggio 2023
La metà oscura - Stephen King
martedì 4 aprile 2023
Le strade di Laredo - Larry McMurtry
Marzo non mi è molto affine negli ultimi anni.
Prima il Covid, poi la zona rossa, e quest'anno una rogna familiare, che anche se programmata, ha di fatto reso difficoltosa la mia struttura temporale per quel che concerne la letteratura, trovando raramente la voglia e la lucidità per dedicare tempo ai libri.
Ho approfittato comunque degli sconti Einaudi di quel periodo e mi sono portato due libri a casa: La strada di Cormac McCarthy e Le strade di Laredo di Larry McMurtry.
Ad onor del vero, il secondo non era in programma, poiché cercavo altro, ma in tutte e le tre librerie che ho girato non ve n'era traccia, quindi ho preso Le strade di Laredo, e male non ho fatto.
Parliamo di quest'ultimo, ma prima andiamo di sinossi:
Texas, fine di un’epoca. Gli infiniti spazi aperti su cui scorrazzavano le grandi mandrie del West sono ora solcati dai binari dei treni, e su quei treni viaggiano merci preziose che i banditi possono rubare. Per fermarne uno astuto e spietato come Joey Garza serve «il piú famoso Texas Ranger di tutti i tempi». Il capitano Woodrow Call è di nuovo in sella e, affiancato da compagni vecchi e nuovi, deve affrontare la piú insidiosa delle sfide: quella contro il tempo.
Texas, ultimo scampolo dell’Ottocento. Il mondo è cambiato, ma la storia continua. Niente piú mandrie di bestiame che percorrono praterie immense, ma treni che tagliano l’orizzonte. Tutto riprende da dove era iniziato, però con un salto di una ventina d’anni: Woodrow Call è di nuovo nella terra da cui si era allontanato per un’ormai leggendaria spedizione nel Montana. Tanti suoi amici di un tempo non ci sono piú, come non ci sono piú i nemici che conosceva bene, gli indiani e i messicani. I nuovi nemici sono i fuorilegge, che imperversano su entrambe le sponde del Rio Grande. Il capitano Call, «il piú famoso Texas Ranger di tutti i tempi», è ormai un cacciatore di taglie. La sua fama lo precede e proprio per questo viene ingaggiato da un magnate delle ferrovie yankee per scovare un giovane bandito messicano che rapina i suoi treni e uccide i passeggeri. Sembrerebbe una faccenda di ordinaria amministrazione, ma Call è un eroe al tramonto, pieno di acciacchi e prigioniero dei ricordi, e ha bisogno di un compagno fedele per condurre la caccia. Come sempre convoca Pea Eye, suo caporale ai tempi dei ranger. Ma il mite Pea Eye ora è sposato con Lorena, l’ex bellissima prostituta dai tempi di Lonesome Dove, ha cinque figli e una fattoria da mandare avanti: la sua fedeltà va soprattutto alla famiglia. Call scopre di colpo che il suo rassicurante passato lo respinge, proprio mentre un irriconoscibile presente gli si para davanti sotto le sembianze di Ned Brookshire, un timoroso ragioniere di Brooklyn che gli viene messo alle costole dalla compagnia ferroviaria per tenere i conti della missione, ma soprattutto del terribile Joey Garza, un imberbe messicano gelido e individualista che colpisce con metodi inediti e imprevedibili. Carico di azione, violenza, umorismo e malinconia, Le strade di Laredo prosegue e completa la storia dei personaggi già cari ai lettori di Lonesome Dove e la intreccia con quella dei suoi nuovi, memorabili protagonisti – tra i quali giganteggia Maria, l’indomita madre di Joey Garza. Tutti saranno riuniti in una mirabile resa dei conti che, nello stile di Larry McMurtry, smonta qualsiasi stereotipo western. Le strade di Laredo non è un semplice sequel né soltanto la storia di un’estenuante caccia all’uomo, ma racconta un mondo brutale, in rapido cambiamento, dove i valori tradizionali quali l’amore, l’amicizia, la fedeltà e la solidarietà verranno rifondati alla luce della nuova era che sta per nascere.
Sapevo già che sarebbe stata un'impresa improba, poiché mancava proprio il personaggio che era il cuore di quel libro, ovvero Gus McRae, ma la sua presenza aleggia anche in questo, anche se in maniera astratta.
Le strade di Laredo è un gran bel western, ed è un libro veramente ben strutturato, McMurtry fa un gran bel lavoro per quel che concerne i personaggi, mostrandoci le gesta ed i punti di vista di tutti i personaggi, anche quelli più infidi e cattivi.
Ritroviamo Woodrow Call, che ormai viene considerato un Texas Ranger leggendario, ma è una figura ormai invecchiata, quasi arrugginita, per certi versi.
Gli viene affidata la missione di fermare in ogni modo un sadico e freddo rapinatore di diligenze dalla mira infallibile, e molto più giovane di lui.
C'è un che di ineluttabile in questo libro, fin dall'inizio.
Tutti coloro che accompagnavano Call nel suo cammino sono morti o profondamente cambiati, chi è impazzito, o chi come Pea Eye, ha messo su famiglia e non è più convinto.
E' un libro molto malinconico, per certi versi, come se questi personaggi, in fin dei conti, facessero ormai parte di un'epoca precedente.
Come sempre ho adorato il tema della ricerca e del viaggio.
I terreni aridi e scoscesi dell'Ovest, del Texas, fino ad arrivare in Messico.
La narrazione di McMurtry è dannatamente spietata, ed in ogni pagina, ci si può veramente aspettare il peggio, per ciò che concerne qualsiasi personaggio che fa parte di questa compagnia di avventurieri.
Il libro è formato da tanti POV che poi vanno ad intersecarsi uno con l'altro, e da questo punto di vista, il libra è veramente splendido, perché McMurtry fa un lavoro enorme anche per quel che concerne i comprimari, dandogli veramente spessore e vita.
In tutto questo spiccano anche le donne del libro, che non sono quelle classiche donnine che si fanno i pianti aspettando i mariti, ma personalità complesse e coraggiose, la vera forza e l'anima di questo libro.
Lorena e Maria, sono per me i personaggi cardini di questo libro.
Ci sono dei difetti?
Beh, ci sono delle parti discutibili.
Un lettore "preso" si accorgerà di alcuni errori di valutazione di protagonisti e villain molto grossolani, in corso d'opera, però la bravura di McMurtry sta proprio nel fatto che non si limita solo a raccontarceli, ma ci mostra le conseguenze di quelle azioni, anche in termini di riflessioni personali dei protagonisti, quindi in qualche modo ce li rende accettabili.
D'altronde nessuno è infallibile, ed in un mondo spietato come quello del west di quegli anni, anche il minimo sbaglio può portare alla morte.
Insomma, Le strade di Laredo è un gran bel libro, che consiglio senza riserve.
Certo, non raggiunge i fasti di Lonesome Dove, ma è un libro che si difende bene.
Qualche riserva ce l'ho sull'epilogo, che è molto pacificatore, ma che mi aspettavo molto più chiuso e definitivo.
McMurtry è una garanzia, per quel che mi riguarda, e mi piacerebbe molto leggere anche le altre sue opere, soprattutto L'ultimo spettacolo, che corteggio da tanto.
lunedì 13 marzo 2023
Tommyknocker / Le creature del buio - Stephen King
"Iernotte a tarda ora,
i Tommyknocker, i Tommyknocker,
hanno bussato e oggi ancora.
Vorrei uscire, ma non so se posso,
per la paura che mi hanno messo addosso. "
Se andassimo a spulciare le classifiche di gradimento dei vecchi e nuovi fan di Stephen King, non mi stupirei di trovare agli ultimissimi posti questo romanzo.
Credo di avercelo messo anch'io, a suo tempo.
Ed a proposito di questo, direi di tornare un po' nel mio passato:
Cosa ricordavo di questo libro prima che lo riprendessi in mano nell'ultimo mese?
Uno spezzone della miniserie televisiva, ovvero la scena dello spettacolo di magia con conseguente sparizione del fratellino di uno dei protagonisti minori della storia, e successivamente un piccolo trafiletto in una rivista, in cui nello spazio relativo alle lettere, la redattrice affermava che il libro gli era piaciuto, ma che la serie televisiva faceva schifo.
Su quest'ultimo punto potrei essere d'accordo, non piacque manco a me.
Mentre per quel che concerne la mia prima lettura di questo libro, ricordo poco o nulla, se non che non mi piacque particolarmente, e che era difficile non cogliere un certo senso di estraneità nel background dei due protagonisti principali, come se Stephen King non li amasse particolarmente.
Questa seconda componente l'ho percepita un pizzico di meno, ma è tuttora lampante, soprattutto nella scelta di utilizzare l'articolo prima del cognome di uno dei personaggi principali, ma questo potrebbe essere una scelta del traduttore.
Comunque leggere " la Anderson " è terribilmente cacofonico.
E soprattutto conferma un certo senso di distanza verso questo personaggio, da parte dell'autore, che mi lascia il dubbio possa essere voluto.
Anche perché a parte l'inizio, poi mi pare smetta di farlo.
Comunque è una quisquilia, quindi andrei oltre.
Andiamo di sinossi, e poi parliamo del romanzo in toto:
"La scrittrice Roberta Anderson scopre un giorno, nel bosco dietro casa, un enorme, sinistro oggetto sepolto lì da milioni di anni, e che tuttavia vibra ancora di un'ignota forma di vita. Con cautela, la giovane comincia a scavare per disseppellirla e, man mano che il suo lavoro procede, gli abitanti del borgo in cui lei risiede cominciano a cambiare, fondendosi in un'entità spaventevole asservita ai misteriosi esseri che ogni notte bussano alle loro porte: i Tommyknocker... Un'indimenticabile parabola del terrore "firmata" dal geniale Stephen King."
La sinossi di Amazon, non è un granché, è giusto dirlo.
Non direi, o almeno non lo è principalmente.
La base è soprattutto fantascientifica.
Anche se è ambientato negli anni '80, King sembra ispirarsi più alla letteratura fantascientifica degli anni '40, tanto che lo fa anche affermare ad uno dei personaggi principali.
Sebbene ci siano chiari omaggi ad opere degli anni '50/60 come Il villaggio dei dannati e Gli invasati, ma anche a romanzi contemporanei come Il drago del male di Straub.
A livello concettuale, non è propriamente un romanzo originalissimo.
Anche se rimane un romanzo molto più espanso e descrittivo di quelli da cui ha preso spunto.
E' anche un'opera molto crossmediale.
In questo libro ci sono tante piccole citazioni di altri romanzi di King, tra cui It, La zona morta e Il talismano.
Lo scopo della mia rilettura era quello di poter rivalutare in qualche modo il romanzo, approcciarlo in un modo più analitico, e meno da lettore di King, e devo dire che in questa rilettura il libro mi è sembrato molto migliore di quel che ricordassi.
Prima di tutto il libro è molto corposo.
Sono 780 pagine di narrato, e l'arazzo della storia ha una bella struttura.
King si prende tutto il tempo necessario per il prologo della storia, e mi rendo conto che i capitoli dedicati ai due personaggi principali possano apparire prolissi e portare alcuni lettori alla noia.
Non li biasimerei, se qualcuno di loro avesse abbandonato questo romanzo nelle fasi iniziali.
In verità, quelle pagine servono, perché ci permettono di conoscere a fondo entrambi i personaggi.
La trama è molto semplice:
Bobbi Anderson porta a spasso il suo cane e si imbatte in un disco volante interrato.
La curiosità uccise...il cane ( in questo caso ) visto che questa scoperta la porterà a subirne un influsso durante lo scavo, molto simile ad una possessione lenta, ma inesorabile, che la porterà a mutare.
Ecco, questa parte non è chiarissima, ma va presa così com'è.
Praticamente nello scafo è presente qualche sostanza che portata dal vento, porta inesorabilmente tutti gli abitanti della cittadina di Haven a subirne gli effetti.
Di fatto, Tommyknocker è un romanzo corale che può ricordare Cose Preziose, Le notti di Salem e IT.
Ora, non solo questi lentamente mutano fisicamente, tanto da perdere i denti, ma la mutazione gli porta anche delle intuizioni tecnologiche geniali, tanto che gli elettrodomestici subiscono delle modifiche tali, da diventare delle armi di distruzioni di massa o dei prototipi energetici impensabili per l'epoca, e soprattutto gli abitanti iniziano anche lentamente ad avere una coscienza di massa.
Gli unici a resistere alla mutazione ed ad averne degli effetti più lenti, sono coloro che hanno delle piastre metalliche nel corpo, il che ci porta all'altro protagonista, cioè Jim Gardener.
Gard non è proprio il prototipo dell'eroe di un romanzo.
Qui, secondo me, si annida una delle particolarità, ma anche uno dei problemi di questo libro.
Gardener non è una figura positiva.
E' alcolizzato, è un complottista energetico, del tipo più odioso ed aggressivo, ed in più ha sparato all'ex moglie.
Il suo prologo è talmente grottesco, che devo essere onesto, mi ha portato anche a ridere delle sue disgrazie.
La scena in cui ubriaco rincorre e prende a botte di ombrello un imprenditore che lavora nel campo del settore dell'energia nucleare, a me ha fatto ridere un sacco, facendomi anche un po' sentire in colpa.
Gardener torna ad Haven da Bobbi, con cui ha avuto una relazione, ma con cui ha mantenuto l'amicizia, e pur trovandola diversa, la aiuta nella sua impresa di archeologia spaziale.
Gard, per tre/quarti di libro, sarà o ubriaco, o in balia della storia.
Si intuisce che King volesse creare una sorta di stallo alla messicana molto teatrale e psicologico tra Bobbi e Gard, con un rapporto complesso che la mutazione di Bobbi porta lentamente al deterioramento, però è una parte fin troppo descrittiva e statica.
Il che porta il libro, per lunghi tratti, a non essere di semplice lettura.
Viene meno il senso di epica ed avventura, quel conflitto tra bene e male.
Questo porta l'intreccio ad essere una lunga sequela di eventi ed interludi, dedicati a personaggi sparuti, che siano poliziotti, parenti, o giornalisti di passaggio, o qualche cittadino che tenta di ribellarsi al cambiamento proprio e/o altrui.
Questa lunga sequela di sparizioni, morti accidentali o volute, è molto coinvolgente.
A livello narrativo, in molti casi, vi è quasi un che di fumettistico o cinematografico alla Nightmare, con delle scene non solo macabre, ma anche da commedia horror, per certi versi.
Insomma, l'intreccio è avvincente, ma pende quasi unicamente da una parte.
E' un romanzo di fantascienza di isteria collettiva.
E' un libro in cui non vi è un percorso dell'eroe, e quindi non è propriamente un libro empatico.
Nelle altre storie di King, c'erano comunque delle figure che contrastavano il male, e quindi la trama era molto più epica, poiché infarcita di scontri, e quindi più avvincente, qui non è così, se non nel finale.
Anche il fatto che i villain siano molto astratti, ed in qualche modo siano poi i cittadini stessi, fa venire meno quel senso di avventura e riconoscibilità.
Per me questo è il motivo principale per cui questo romanzo non è piaciuto a tante persone.
Per avere una ribellione dobbiamo aspettare le ultime cento pagine, il che è molto poco.
Per altro il finale è pure molto sconnesso ed affrettato, oltre che forzato in qualche punto, con una sorta di intervento soprannaturale, che comunque è tipico di King.
Resta comunque un libro molto coeso come struttura narrativa.
Per me è molto più ricco di alcune sue ultime opere, almeno come costrutto.
King ci ha impiegato cinque anni a scriverlo, e si vede l'impegno che gli ha dedicato, ma per me si notano anche alcune sue difficoltà nell'indirizzare la storia, e questo lo si nota in un finale che non è proprio riuscitissimo, secondo me.
Comunque resta un libro molto divertente da leggere.
Certo, le spiegazioni scientifiche sembrano un po' delle supercazzole non molto credibili, ma è molto divertente l'uso di elettrodomestici comuni che solo con l'utilizzo di batterie, cavi coassiali, transistor, diventano delle robe ultra moderne capace di lanciare raggi laser e quant'altro.
E' un libro strano, che probabilmente un lettore di letteratura fantascientifica può smontare in più punti, ma che a me ha divertito.
Però al contempo capisco chi lo critica.
Mancano i componenti per cui fare il tifo e con cui empatizzare, manca l'eroe, ed anche il villain carismatico.
E' bene ribadire che chiunque lo affronti, sappia a cosa va incontro.
E soprattutto è bene dire, che in questo caso il bagliore di una luce verde, non è una cosa amarcord e romantica come nel Gatsby di Fitzgerald, ma qualcosa di molto più ostile e minaccioso. :-P
C'è chi afferma che Jim Gardener in qualche modo rappresenti un po' l'autore stesso che in quel periodo viveva un periodo di dipendenza dall'alcool e le droghe, con la paura di divenire una persona orrenda e violenta, ma non mi sentirei di spergiurarlo.
Di sicuro qualche affinità lontana con un altro personaggio di King, ovvero Jack Torrance, c'è.
Ma soprattutto in questo libro c'è un senso di estraneità e di alienazione che è palpabile nella storia e nei suoi personaggi.
Si denota l'impegno, ma anche una certa presa di distanza, come se in fondo King non abbia amato molto questo romanzo.
Tommyknocker è un romanzo alieno in tutti i sensi.
Alla prossima!