martedì 26 gennaio 2021

Faccio un titolo clickbait da quotidiano o sito qualunque: Andate a comprare La macchina del tempo, subito!

Chi frequenta le edicole, bazzica siti letterari o di science fiction, oppure segue la nicchia letteraria su Instagram saprà già della bellissima edizione della RBA di questo romanzo che viene venduta a 2,99 Euro.

Un prezzo terribilmente favorevole con tanto di illustrazioni.

Certo parliamo di una prima uscita, credo che già l'edizione di Frankenstein che dovrebbe essere uscita in questi giorni avrà un prezzo ben più maggiorato, ma comunque almeno La macchina del tempo andrebbe comprata immantinente.

Ho avuto un rapporto altalenante con le opere di H.G.Wells, ma adesso sono proiettato a pensare che in qualche caso possa essere stato a causa di qualche edizione troppo vetusta.

Mi spiego meglio: avevo già letto a suo tempo La macchina del tempo, ma non mi aveva lasciato granché.

Mi era successo anche con La guerra dei mondi e L'uomo invisibile.

Ho apprezzato tutte e tre le opere, ma facevo fatica a rileggerle.

Sembrerà normale ai più questa cosa, perché so che esiste un'enorme categoria di lettori che non rilegge mai, ma per me non è così.

Quando faccio fatica a rileggere significa che c'è qualcosa che non va nei romanzi in questione o nelle loro edizioni.

Caso a parte quello de L'isola del Dottor Moreau, la cui edizione Newton rileggo sempre volentieri e che finora era la mia opera preferita di H.G.

Probabilmente per apprezzare meglio questo scrittore avevo bisogno di leggere un'edizione con un font meno fitto e nettamente più chiara, perché questa volta La macchina del tempo è stata una lettura spettacolare, tanto che finalmente ho capito perché quest'opera appare in quasi tutte le classifiche dei capolavori di fantascienza.

Che poi parlare di fantascienza è persino riduttivo.

La macchina del tempo tocca numerosi temi e si insinua in molti rami della letteratura, da quella utopica a quella distopica, passando per quella evoluzionistica, fino a spingersi quasi nell'horror.

E' incredibile quello che l'autore è riuscito ad infilare in sole 100 pagine.

Fare una recensione di un'opera simile mi pare un po' assurdo e anacronistico, nel senso che parliamo di un romanzo che è stato sviscerato in ogni salsa, e l'unica cosa che vorrei fare in questo post è stra-consigliarlo, perché merita, fidatevi.

Leggetelo e conservatelo come merita.

2,99 Euro per un'opera così bella sono un furto...ai danni dell'editore.

Senza contare che il libro contiene anche numerosi racconti di H.G.Wells inerenti mondi paralleli, strane creature, e storie di ogni tipo, alcuni molto godibili.

Beh, che dire non mi sarei mai aspettato di apprezzare così tanto questo mio secondo viaggio nel futuro e di trovarlo così profondo e pregno di significati.

Di arrivare a temere la notte per l'arrivo dei Morlock ed ad invidiare la vita diurna " scialla " e senza obiettivi degli Eloi, ma compatirla allo stesso tempo.

Strano dirlo ad una seconda lettura, ma mi unisco al coro di chi trova questo libro un capolavoro.

D'altronde è comunque un capostipite della narrazione sui viaggi del tempo.


Alla prossima!


venerdì 15 gennaio 2021

Il giro di vite - Henry James / The haunting of bly manor

 "...Convengo, nei riguardi del fantasma di Griffin o di quello che fosse, che il fatto di essere apparso prima che ad altri a un fanciullo, e in così tenera età, dia alla storia un mordente particolare. Ma, per quanto ne so, non è la sola volta che un così simpatico fenomeno accade a un bambino. Se il fatto che ci sia un bambino dà un giro di vite di più all'effetto, che direste, allora, di due bambini? "





In questi giorni ho recuperato ed apprezzato abbastanza la seconda stagione di Hill House, questa volta denominata The haunting of bly manor ed ispirata liberamente ad Il Giro di vite di Henry James.

Questo ha fatto sì che mi venisse voglia di rileggere il romanzo e di ripescare in libreria la vecchissima copia che ne ho a casa.

Una copia degli anni '60 che pagai cinquanta centesimi in un mercatino dell'usato, e le cui pagine mi si scollano in mano sempre di più ad ogni rilettura.

Però non l'ho mai sostituita e nemmeno ho intenzione di farlo, anche perché le edizione vetuste hanno sempre un fascino enorme sul sottoscritto.

Pensate che quest'edizione è prezzata a 250£.

Ma ciance a parte, sul libro ci tornerò successivamente, parliamo un attimo della serie:

Lo dico subito, io guardo molti telefilm ma non mi considero un esperto, ci sono blog molto più attinenti e molti siti sul mondo delle serie Tv e sul cinema, e non voglio sostituirmi a loro.

Però da amante dell'horror vorrei spenderci due paroline.

The haunting of bly manor è una bella serie.

Già a partire dalla sigla molto elegante e d'atmosfera, passando poi per i due bambini protagonisti molto bravi e perfettamente in parte, fino ad arrivare all'istitutrice, vera anima della serie, altrettanto brava.

Per coloro che non conoscono questa storia la trama è esilissima e più gotica che non si può:

Una giovane istitutrice viene mandata a badare a due bambini in una residenza estiva dallo zio degli stessi, in una casa in campagna in cui non avrà nemmeno il tempo di ambientarsi ed affezionarsi ai due bambini, che si ritroverà a vedere strane figure dentro e fuori il maniero, che episodio dopo episodio sembrano sempre più interessate ai fanciulli.

La più classica delle storie di fantasmi, ma d'altronde Il giro di vite viene considerato un vero e proprio archetipo del genere.

C'è però una differenza sostanziale tra linguaggio narrativo e cinematografico, il che rende i due prodotti molto diversi e non solo a livello temporale ( Flanagan ambienta la storia negli anni '80 ).

Flanagan & soci sono costretti ( per avvicinarsi il più possibile all'utenza Netflix e quindi rendere più chiare possibili le dinamiche ) a trovare delle motivazioni all'irrazionale.

Infatti, secondo me, questo serial perde colpi proprio nel momento in cui cerca di dare spiegoni sul perché ci sono questi fantasmi, cosa che banalizza e di molto le apparizioni.

Di tutto ciò nel romanzo di Henry James non ne troverete traccia, la storia resterà vaga e subdola fino alla fine, tanto che alla fine è anche possibile pensare nemmeno velatamente che tutto possa essere frutto della fantasia dell'istitutrice.

E' questa la grande forza di quel libro.

Non ha bisogno di spiegare l'ignoto, e se ci pensate, è consuetudine dei vecchi horror essere così.

Raramente Lovecraft, Poe, Hodgson, Shirley Jackson ci donano delle spiegazioni, ci lasciano immaginarle, ed io lo trovo meglio così.

Non a caso, l'ottavo episodio, che dal punto di vista tecnico viene osannato da molti, a me ha deluso abbastanza pur riconoscendone le qualità dal punto di vista visivo e dalla bravura delle due attrici, proprio perché funge da spiegone e da risolutore nel più classico cliché del genere horror cinematografico.

Però è una serie che funziona, che ci dona anche una bella storia d'amore, che nell'episodio finale fa davvero commuovere, devo dirlo.

The haunting of bly manor è un bel telefilm, che consiglio senza riserve.

Ma...Il giro di vite è meglio.

Con poco più di centocinquanta pagine Henry James ci rappresenta la perfetta storia di fantasmi da racconto del focolare.

Per giunta James non solo è uno scrittore scorrevole ed elegante, ma anche un fine cesellatore, che inventa dei personaggi subdoli ed ambigui veramente accattivanti.

Soprattutto nei dialoghi, sembra nascondersi sempre qualcosa, ed è questo uno dei punti di forza dell'opera.

Capitolo dopo capitolo assistiamo ad un vera e propria battaglia mentale e verbale, tra l'istitutrice e i bambini, che tra sottintesi e non detto, sembrano quasi " proteggere " le apparizioni dei due fantasmi che li perseguitano.

Due bambini che James non esita a definire più volte bellissimi ed angelici, come a voler creare un contrasto tra la loro beltà e la loro ambiguità di fondo.

Certo, parliamo di un romanzo di fine '800 ed è figlio del periodo.

Sia dal punto di vista dei personaggi che presenta, che nel modo che loro stessi hanno di fare e di esprimersi, e va accettato così.

Qualcuno potrebbe vederci qualcosa di morboso e malsano nel rapporto che alla fine lega l'istitutrice al piccolo Miles, però preferirei non addentrarmi in tali questioni.

Ripeto che Henry James è talmente ambiguo ed abile, da farti pensare di tutto.

Insomma, è uno di quei libri che alla fine ti lasciano elucubrare e con la sensazione di non aver capito tutto, che si è perso qualche passaggio.

Non a tutti piace questo tipo di storia, ed infatti gli scrittori contemporanei dell'horror raramente scrivono storie frammentate, ma anzi sono costretti a spiegare anche l'inspiegabile, e quindi capisco, veramente, chi critica Il giro di vite perché lo trova alienante e poco chiaro.

Però, boh, io l'adoro.



Alla prossima!


venerdì 8 gennaio 2021

Middle England - Jonathan Coe

 E' un po' strano scrivere di un romanzo del genere dopo i recenti fatti accaduti al congresso negli Stati Uniti, perché Middle England è un libro fortemente politico.

Anzi si può dire che la componente politica è in primo piano rispetto alle vicissitudini dei personaggi che tanto ho imparato ad amare con La banda dei brocchi prima e Circolo Chiuso poi.

Middle England è la vera e proprio chiusura di questa trilogia che parte dagli anni '70 arrivando nel terzo romanzo fino al 2018, con tutte le conseguenze politiche e sociologiche che hanno sempre avuto una parte attiva in questi romanzi.

Non a caso il romanzo si apre con questo piccolo paragrafo pubblicato nel The Guardian a firma di Jan Jack:

" Negli ultimi decenni, la parola " inglese " come denominazione di un popolo cominciò

ad aprirsi ad altro... ad ampliarsi per includere chi veniva dall'estero e chi, come me, 

trovava in questa capienza e condiscendenza un motivo di attrazione. Il risultato era una

forma di nazionalismo civile che serpeggiava piacevolmente come un vecchio fiume, il cui

impeto minaccioso era stato interamente speso a monte. "


Beh, possiamo dire tranquillamente che questo fiume è esondato.


Coe è come sempre bravissimo a rendere chiare anche a noi non inglesi le cause che hanno portato alla Brexit coinvolgendo noi lettori nel caos politico e sociologico che si ritrovano a vivere i personaggi di questa storia, che mai avrebbero pensato di vivere un periodo simile.

Forse il contesto annacqua un po' le problematiche personali di questi personaggi che sembrano quasi passare in secondo piano, ma Middle England è un romanzo scorrevolissimo che si legge con estremo piacere.

Certo, narra di personaggi ormai di mezza età che si trovano non solo a vivere in un periodo turbolento, ma anche vicissitudini personali ed amare come divorzi e morte di genitori.

E' lontana la propulsione e l'esuberanza giovanile de La banda dei brocchi che rendeva quel romanzo così forte ed empatico, è lontano l'amore che in quel romanzo sembrava così eterno, ma si vuol bene a questi personaggi e si vogliono conoscere le loro vicissitudini finali, almeno per coloro che come me hanno amato i primi due capitoli di questa trilogia.

Certo Coe per rendere più funzionale la storia ha reso protagonista principale il membro più giovane di questi personaggi ovvero Sophie, la figlia di Lois Trotter, ed ha anche inserito dei personaggi che gli gravitano intorno, ma come dicevo all'inizio e come dirà lo stesso Coe nella post-fazione, è l'Inghilterra la vera protagonista di questo romanzo e le scelte che il popolo ha espresso.

Scelte che sconvolgeranno anche le vite dei protagonisti di questa trilogia.

Trilogia che consiglio senza riserve.

Non c'è molto da dire su questo romanzo, che sicuramente non è all'altezza del primo volume, diciamo che è una trilogia in fase discendente, ma d'altronde rivivere i fasti dell'adolescenza è sempre difficile, perché è l'età a cui la maggior parte delle persone resta legata e che spesso forma l'individuo, sia nel bene che nel male.

In un certo qual modo può valere anche per questi romanzi con personaggi che abbiamo conosciuto da studenti pieni di ribellione, ideali, confusione e sentimenti che sembrano eterni e che volume dopo volume ritroviamo più adulti, più consapevoli, più cinici, ma anche sorpresi in negativo dalla loro gente e dalla loro patria.

Ogni altro discorso su questo libro andrebbe a parare sulla politica ed io vorrei evitare di farlo, ma i semi che hanno portato a questo scenario politico sono, secondo me, ben radicati anche qui da noi.

Non è difficile intuire il pensiero di Coe sulla Brexit, che appare piuttosto netto, e forse questo può essere un difetto per qualcuno che avrebbe preferito non prendesse posizione, ma d'altronde ha lasciato parlare i suoi personaggi per lui, anche se ad onor del vero racconta molto anche dell'altro punto di vista.

Dal canto mio posso solo dire che sono stato felice di aver ritrovato Benjamin, Lois, Douglas, Philip, Sophie e tutti i personaggi di Birmingham e dintorni.

E chissà, magari un giorno Coe ci parlerà anche del loro destino finale, chi può dirlo.

Anche se non credo, è forte il senso di chiusura e di arrivo nelle loro vicissitudini.


Alla prossima!