martedì 19 novembre 2019

Input - Corso pratico di programmazione per lavorare e divertirsi col computer ( rivista De Agostini)

I miei negli anni che vanno da fine anni '70 alla successiva decade, fecero incetta di enciclopedie varie credo principalmente per aiutare me, mio fratello e mia sorella con lo studio, oppure per togliersi dalle scatole gli agenti porta a porta che venivano a venderle, chissà.

A casa mia se si aprono vecchi mobili e vecchie ante, non è difficile incappare ancora oggi in qualche sparuto volume delle stesse.
Tempo fa parlai dell'enciclopedia de I Quindici, che conservo tuttora, oggi è venuto il turno di Input una rivista pubblicata nei primi anni '80 dalla De Agostini, che io ho ritrovato nell'anta di una "scarpiera", nientemeno.

La versione che ho ritrovato di questa rivista è rilegata ed è formata da sei volumi enciclopedici.


Ora non so in effetti la sua storia, presumo che mio fratello o chi per lui l'avesse collezionata con i mini numeri che uscivano in edicola e poi successivamente l'avesse inviata alla casa editrice per farla rilegare, perché io ho dei ricordi molto confusi e, quindi, non so quanto reali, sul fatto che questa rivista uscisse in edicola.
Però i numeri sono perfettamente rilegati e non c'è traccia delle copertine, quindi magari i miei l'hanno comprata successivamente in formato enciclopedico, chissà.
Sono sottigliezze, d'altronde.

Fatto sta che questa rivista/enciclopedia fu una vera manna all'epoca.
La rivista conteneva non solo sezioni su come utilizzare ed imparare il formato Basic, (ricordate?

10 Print 
20 Goto, ecc.ecc.)

ma anche i codici per creare dei veri e propri giochi per le piattaforme Commodore a 8 bit o anche per Spectrum e Acorn.


Io ricordo, per esempio, di un gioco similare a quello dell'oca e di una avventura medievale di tipo testuale, ma c'era anche la possibilità di creare tantissime figure curve o in parallasse.

Il procedimento non era semplice in quanto toccava perderci pomeriggi, se non giornate intere, a digitare codici su codici.

Scavando tra i ricordi, mi viene in mente un programma che calcolava l'età ipotetica della nostra morte.
Ricordo che elaborava il tutto dopo una lunga sequela di domande e tutti in famiglia ci partecipammo.
Un altro ancora prevedeva il futuro.
C'erano anche parecchi giochi di carte e d'azzardo.

Però parliamoci chiaro, aldilà della curiosità, all'epoca a meno che non si era appassionati di linguaggio macchina, era molto più semplice inserire una delle ventordici cassette di videogiochi che vendevano in edicola e giocare con quelle.

Ne ho parlato perché l'avevo quasi totalmente rimossa ed il modo in cui è saltata fuori dal nulla ha fatto riaffiorare un periodo felice e spensierato della mia vita che un po' rimpiango.

Esiste qualcun'altro ancora che collezionava o comunque ricorda questa rivista enciclopedica?
Mi piace pensare di sì.

P.s: la prima foto non è mia, ma l'ho presa da una vendita su Ebay, chiedo scusa al proprietario.
Della mia ho trovato solo quattro numeri su sei ( ma sono convinto siano ancora in casa anche gli altri due numeri ) e uno di loro era anche piuttosto malandato.


Alla prossima!




domenica 10 novembre 2019

Essere blogger alle soglie del 2020?

Sono stato invitato da Nino Baldan ( https://www.ninobaldan.com/) a partecipare a questo Tag e colgo la palla al balzo, anche perché c'è una cosa su questo argomento che ho notato da un po' di tempo a questa parte e ne volevo parlare, ma lo farò in fondo al post.
Ovviamente dal punto di vista dei blog letterari che sono quelli che seguo più assiduamente.
Ora è tempo di rispondere alle domande:

Quali sono le ragioni che ti hanno spinto ad aprire un blog?

Ho seguito la massa.
Nel periodo tra il 2005 e il 2008 frequentavo un forum dove nella "firma" molti avevano il link del loro spazio personale ed una volta che ci cliccai sopra per curiosità scoprì un nuovo mondo a me sconosciuto.
Scelsi semplicemente di farne parte, anche perché nella vita privata avevo sempre avuto l'abitudine di scrivere in quaderni, diari scolastici o personali, alcune delle cose per cui volevo conservare una memoria storica per gli anni a venire.
Provai a farlo anche online, ma...con risultati disastrosi.
Tanto che successivamente cancellai cinque anni di esistenza virtuale.
Era roba illeggibile di cui francamente mi vergognavo.
Successivamente mi sono imposto una direzione ed un approccio più tematico, ed infatti eccomi ancora qui.
Ho iniziato su Splinder fino alla sua dipartita, e poi sono approdato a Blogger, dove risiedo tuttora.
Tra molti bassi, e pochi alti.


Come nasce l'idea dentro i tuoi post?

A volte cova nella mia mente anche per giorni, settimane o mesi.
E non sempre ciò che penso riesco a metterlo per iscritto.
Alcuni libri di cui parlo, spesso e volentieri, sono letture di una settimana o persino un mese prima.
Spesso se sono opere troppo mainstream scelgo di non parlarne, perché ritengo che sia già stato detto tutto ed anche in maniera migliore in giro per il web o perché no anche in altri media.


Quali mezzi utilizzi per il blogging?

Qui la risposta è lapidaria: il computer fisso sempre e comunque.
Mi è capitato però in passato di abbozzare qualcosa sullo smartphone, ma solo un abbozzo, nulla di più.


Quanto impieghi per un post e come lo inserisci nel tuo tempo libero?

Mi è capitato anche di non scrivere per mesi e una volta per un anno intero, quindi non lo inserisco e basta se ne sento la necessità.
Non vivo il blog come un obbligo e non ho mai avuto velleità editoriali.
Per un post generalmente ci impiego tra le due o tre ore, ma dipende, ci sono stati dei post che ho abbandonato e ripreso dopo giorni.


Qual è il tuo rapporto con i social network e come sono legati al tuo blog?

In genere li provo tutti, un po' per curiosità e un po' per testarli, ma non ho il carattere, la presunzione e la faccia di bronzo da usarli per pubblicizzare i miei contenuti.
Al massimo nella Bio inserisco il link del blog, ma a livello generale tendo a separare la mia vita social a quella blogger.
Riguardo i social network credo che non sono loro il problema, ma il come vengono utilizzati.
Sono più attivo su Instagram che altrove, ma un tempo parliamo di cinque, sei anni fa apprezzavo moltissimo Twitter che consideravo un social divulgativo in cui potersi esprimere con cognizione di causa, ma con il tempo mi sono accorto che è un alcova di satira spicciola e spazzatura politicizzata.


Vedi questa crisi del blogging in prima persona, tanto da aver avuto la tentazione di trasferirti in pianta stabile sui social?

La crisi è avvenuta soltanto verso quei blogger che usavano la piattaforma in modo personale.
Chi ha un minimo di intento divulgativo credo non si faccia vincere dai numeri e dai social.
Il problema di fondo credo che nasca verso coloro che inseguono il successo e le interazioni.
Entrambe cose umanissime, ma non trascendentali nella mia esistenza.
Io seguo per lo più blogger di cinema, pop e di letteratura.
Prima e seconda sono categorie di blog che non moriranno mai, secondo me.
Anche perché entrambe nascono come canali divulgativi e stop, senza chissà quali velleità di successo.
Riguardo i blog di letteratura, invece, c'è un intero mondo sommerso dietro.
Quasi tutti quelli che parlano di libri aspirano a pubblicarne uno.
Non scherzo se dico che non conosco nessun blogger che parla di libri che non ha scritto un libro o che ne conserva uno nel cassetto, o che ne ha pubblicato o auto-pubblicato qualcuno.
Quindi di base non sono solo canali divulgativi, ma anche una strada verso il successo, un sogno, o un obbiettivo tangibile o meno.
E la strada spesso parte dall'apertura di un blog.

Dirò di più i bookblogger se la passano benissimo e probabilmente è il ramo del blogging che insieme al cinema vede più nascite, anche perché molte delle persone che hanno successo ed interazioni parlando di libri su Instagram sono costrette alla fine ad avere uno spazio fisico in cui parlare delle loro collaborazioni.
Basta pensare ai numeri incredibili di accrediti che i bookblogger riescono a ottenere nelle fiere del libro e persino a Lucca Comics e affini.
Poi che effettivamente i loro blog vengano letti ed apprezzati non posso saperlo, anche se guardando i commenti e le interazioni è più facile pensare al contrario.

Però vorrei dire una cosa e spero non venga fraintesa.
Il blogger odierno mi fa un po' paura.
A volte ho la sensazione che si voglia sostituire al giornalismo e che si senta persino...superiore se non altro per una questione numerica di interazioni.
C'è un esercito ( è un'iperbole parliamo comunque di una nicchia) di gente che per avere un prodotto gratis o un invito ad un evento appiattisce e di molto quello che era un canale divulgativo che un tempo a me sembrava molto più serio.
Questo fenomeno era molto più tangibile su Instagram, ma sta attecchendo anche nel blogging o c'è sempre stato, ma ben nascosto e mascherato.
Oggi che i social hanno sdoganato tutto, è molto più tangibile ed alla luce del sole.
E' bello che anche un semplice appassionato, un casalingo/a, possa dire la sua e parlare di libri, e d'altronde lo faccio anch'io nel mio piccolo, ma...l'uno vale uno nella cultura non so quanto possa valere e non so quanto sia corretto sostituirsi ad autorità e giornalisti del settore che spesso e volentieri vengono scavalcati da chi è disposto a lavorare e dare il suo tempo gratis nel sacro fuoco della passione o per avere "successo".

Mi pare che dovrei invitare altri a partecipare a questo Tag.
Spero non sia una rottura di scatole per voi, ma invito:

Long John Silver di Il Rifugio Di Long John Silver
Marco di La Stanza Di Gordie
Clarke di Clarke è Vivo

Più altri e eventuali che si vogliono aggiungere al Tag o nei commenti.


Alla Prossima!





martedì 5 novembre 2019

Ritornati Dalla Polvere - Ray Bradbury

Questo post è un po' una continuazione del post precedente, quindi possiamo saltare tutta la parte introduttiva dedicata all'autore e dedicarci esclusivamente al romanzo.
Ma lo è veramente, poi?
Io direi di no.
Andiamo subito di sinossi ( presa in prestito da La Feltrinelli), così mi spiego meglio:

Siamo in autunno, in una grande casa che sembra quella della famiglia Addams; un ragazzo, Timothy, sale nell'attico e porta un'ampolla di vino invecchiato (cinquemila anni) alla Mille Volte Bis-bisnonna, una mummia dei tempi dei faraoni dalla quale Tim si farà raccontare la storia della Casa e della straordinaria famiglia che l'abita. Vuole essere informato perché il Gran Giorno si avvicina: la data fatidica in cui i membri della Famiglia sparsi in tutto il mondo arriveranno qui per una grande celebrazione. Così la mummia comincia a raccontare: Tanto tempo fa esisteva solo una brulla prateria con in mezzo un albero schiantato dalla folgore, ma poi un tornado portò da lontano le assi che servivano a fare la Casa, ed essa fu magicamente costruita....



Prima di parlare di questo libro vanno fatte delle dovute premesse.
Alcune parti di questa storia sono state pubblicate altrove, ed io infatti avevo letto Il Raduno e Zio Einar nella bellissima raccolta di racconti Paese D'ottobre.
Questo libro ripete un po' la forma de Le Cronache Marziane, che per chi le conosce non sono altro che dei (bellissimi) racconti slegati tra loro ed uniti soltanto a livello temporale.
Qui la formula si ripete.
Il Raduno è la chiave di tutto.
E' stato da sempre uno dei miei racconti preferiti, e vederlo leggermente editato per dare un contesto alla storia di questo libro mi ha dato leggermente fastidio, dico la verità.
Anche perché quando lessi per la prima volta quel racconto, mi ero fatto delle idee completamente diverse sulla figura del protagonista, il piccolo Timothy.
Ritornati Dalla Polvere nasce quindi dalla riedizione di alcuni racconti pubblicati molto tempo prima a cui è stato dato un seguito ed un contesto.
Però di base Il Raduno era un racconto chiuso, secondo me.

Quindi non mi è facile parlare oggettivamente di questa sequela di micro-racconti che formano una storia sola.

La storia comunque è piuttosto semplice, tanto che la prima associazione immaginifica sarà verso La Famiglia Addams, che questa stirpe tanto ricorda.

Ritornati Dalla Polvere è una saga familiare di stampo fantasy.
Bradbury ci porta indietro ed avanti nel tempo a mostrarci nascita e vita di questi suggestivi personaggi.
Non lo fa in modo chiaro e limpido in alcuni casi, lasciando al lettore l'interpretazione dell'archetipo che rappresentano.
Figura chiave di questa storia è un bambino di 10 anni di nome Timothy, che è l'unico elemento della famiglia ad essere normale.
Anzi anormale, direi.
Bradbury in questa storia ribalta il concetto di diversità e disabilità, in quanto Timothy è in tutto e per tutto un essere umano e quindi soggetto alla leggi della natura.
Il Raduno che è il racconto centrale, parte da una riunione di famiglia che avviene quasi ogni secolo ed in cui viene fuori tutta la diversità di Timothy che vorrebbe essere immortale o comunque possedere dei poteri come tutti gli altri membri della sua famiglia.
Il Raduno è un racconto straordinario ( a mio avviso ovviamente), che in Ritornati Dalla Polvere funge un po' da trama portante.

In questa storia Bradbury è costretto a dare una spiegazione della diversità di Timothy, ma la cosa si rivela un po' banale e scontata, ai miei occhi.
La bellezza della storia de Il Raduno è che tutto veniva lasciato sul vago, tanto che alcune strade mentali che mi ero fatto erano forse meno logiche, ma sicuramente meno scontate.

Attraverso gli occhi, le orecchie ed il peregrinare di Timothy, capitolo dopo capitolo conosceremo quasi ogni membro di questa peculiare famiglia e la sua storia.
Nonché il percorso di questi personaggi anche dopo Il Raduno.

La scrittura di Bradbury è sempre unica, per quel che mi riguarda.
Non esiste nessun'altro che riesce a trattare il fantastico con così tanto garbo e lirismo.
Non nego che in alcuni frangenti è riuscito a farmi commuovere.
E' la storia di un inizio e una fine.

Suggestivi alcuni passaggi ed alcuni personaggi, un po' vaghi altri.
Ma d'altronde essere soprannaturali ed immortali non significa necessariamente fare una vita interessante, e questo è chiaramente uno dei sottotesti della storia.
Il finale è deflagrante come sempre quando l'umano si accorge del diverso.

Ritornati Dalla Polvere è tutto sommato un bel libro, ed il titolo rappresenta il simbolismo del libro stesso.
Ray non ha fatto altro che rispolverare alcune vecchie storie.

Ce n'era bisogno?
Non lo so, francamente, ma leggere Bradbury mi fa sempre stare bene.
E l'idea che presto o tardi arriverò a leggere tutto di un autore che amo così tanto e che non potrà più scrivere nulla dal suo oblio, un po' mi inquieta.
Grazie di tutto, Ray.


Alla Prossima!