mercoledì 21 giugno 2023

Il divulgatore a cui do credibilità non sponsorizza e non si sponsorizzerà.

Foto di Miguel A Amutio su Unsplash
Due volte in pochi giorni, mi sono ritrovato a provare delle sensazioni strane sulla divulgazione via web, soprattutto quella che credevo non sponsorizzata.

L'apparizione della dicitura #Adv, lo sponsorizzare se stessi e le proprie traduzioni/opere in spazi virtuali che fino alla visita precedente trovavo più trasparenti, mi provoca una sorta di mestizia.

Nel momento in cui provi a vendermi qualcosa, io mi chiudo a riccio, ti considero perso.

Non mi fido più.

Proviamo a contestualizzare un attimo, per quanto mi rendo conto di quanto sia un argomento
complesso con numerose derivazioni che resteranno sottintese o ignorate del tutto.

Torniamo indietro nel tempo, prendendola larga.

Da ragazzini le pubblicità ci hanno in un certo senso indottrinato, indotto al desiderio verso alcuni oggetti, soprattutto giocattoli.

Ricordo ancora gli opuscoli natalizi dei vari marchi, ed ancora oggi c'è una nutrita mandria di nerd e divulgatori di oggetti pop, che ancora vivono di quei ricordi, alcuni ci campano anche.

Il vip di turno che provava a venderci un prodotto c'è sempre stato, ma oggi si è moltiplicato con il moltiplicarsi delle possibilità di marketing attraverso non solo il cartaceo e la tv, ma anche il web ed i social.

Oggi però il rapporto di molti di noi con la pubblicità, è controverso, per non dire di fastidio.

Molti cercano modi per skipparla, ed io stesso in molti video/immagini su  Internet, Youtube o sulle app o piattaforme streaming, faccio altrettanto.

Scommetto che come me molti altri, persino i divulgatori stessi, ipotizzo.

Ed allora perché io dovrei sorbirmene ancora delle altre?

Spesso mi faccio questa domanda mentre guardo un video/una stories/ leggo un post sponsorizzato/ecc.ecc.

C'è una certa ipocrisia di fondo in molti di questi creators, ed è un discorso che vale per tutti i creatori di contenuti dei vari media: youtuber, blogger, tiktoker, bookstagrammer, ecc.ecc.

Questo non è un atto di accusa, sia chiaro.

Capisco le regole del gioco, ed io stesso ho usufruito dei consigli, quelli più trasparenti, dei divulgatori in questione.

Anche perché spesso è facilmente intuibile la marchetta di turno, specie se è sponsorizzata in maniera chiara e legale.

Io stesso tempo molto tempo fa, feci un post su un libro che avevo ricevuto in omaggio da un altro blogger.

Ricordo che per me fu una situazione strana, anche alienante, per certi versi, perché sentivo che avrei dovuto dire di no, ma non ne ebbi cuore, conscio che però lo avrei letto più per dovere che per piacere.

Io un libro del genere non lo avrei mai comprato, e non perché era brutto ( non lo era ), ma perché trattava di argomenti che ormai mi interessano poco, anche perché io con il tempo ho un po' superato la nostalgia del passato e dei vecchi giocattoli, ed al massimo me ne è rimasto qualche eco, ma non tanto da considerarmi un rappresentante del geekismo pop.

Quel post mi ha segnato un po', ed oggi quando vedo divulgatori che fino a mesi prima ne dicevano peste e corna e seguitavano a postare in totale libertà, essere a sua volta inglobati ed asserviti al sistema, ammetto che mi perplime un po'.

So che per molti avere seguito significa anche poter cercare di campare con le proprie passioni, che sia di giornalismo, scrittura, ecc.ecc., ma secondo me, è come passare dagli estremi al democristiano.

Sia chiaro, anch'io ho seguito, seguo ed ho followato gente che fa divulgazione e sponsorizzazioni, ma comunque erano degli utenti che lo facevano dal primo istante che li ho visti, e che quindi ho potuto filtrare fin da subito.

Ma come ci si pone verso chi lo fa improvvisamente?

Da chi ad un certo punto viene notato dalle CE, o da qualsiasi agenzia di marketing?

Voi, o sparuti lettori, riuscite ancora a dargli credibilità?

Vi fidate?

Io ammetto che ai miei occhi perdono quella patina di onestà intellettuale, non riesco più a leggerne i post o guardare i loro video allo stesso modo.

Preferisco e preferirò sempre le opinioni di qualcuno che ha comprato quell'oggetto e non lo ha avuto gratis.

Preferisco e preferirò sempre chi scrive in totale libertà e senza nessun guadagno.

Chi non mette Adsense o le pubblicità con foto di funghi ai piedi o pillole per aumentare il desiderio.

Guardo con sospetto anche i siti web più importanti onnipresenti su Tik Tok ed Instagram che danno voce ed importanza ad umani che recensiscono libri in camicia da notte.

Attenzione, auguro a costoro tutto il successo di questo mondo, e sarò sempre dalla parte di chi riesce ad ottenere successo nelle proprie passioni facendone un lavoro.

Lodo la vostra dedizione ed il vostro impegno, come ho lodato la vostra bravura dialettica, la vostra bravura davanti ad una tastiera o una telecamera, ma nel momento in cui provate a vendermi qualcosa, tra me e voi si aprirà una frattura difficilmente sanabile.

E chi te s'incula, direte voi.

Giustamente, anche.

Da un certo punto di vista, soprattutto quello che concerne la letteratura, mi sento una specie di luddista.

E mi sembrava giusto farlo sapere al mondo virtuale.

Il piccolo fratello vi osserva, con sospetto e delusione, prendendo nota dell'ennesima anima perduta, nel giogo della sopravvivenza, del vil denaro, e della fama.

Vi comprendo, ma non vi voglio più bene.

Un grazie a Nordv...no,no, scherzo. :-P


mercoledì 14 giugno 2023

Il falcone maltese - Dashiell Hammett

Nel mio peregrinare su internet alla ricerca di nuovi input, nuovi generi, e nuovi autori da affrontare, mi imbattei anni fa in un post su una pagina Facebook, di un noto fumettista nonché influencer, che parlava del genere noir e dei suoi precursori, partendo dalla recensione di un unico titolo, che era Il lungo addio di Raymond Chandler.

Lo scritto fu talmente convincente che mi fiondai subito sulle opere di quest'autore, di cui mi innamorai perdutamente.

Mi bastarono solo due opere per essere preso, ma accortomi di una struttura narrativa che seguiva una meccanica basilare, mi fermai lì, tenendomelo buono buono in ottica futura.

Non volevo farmelo venire a noia, non dopo aver conosciuto un autore che ho amato fin da subito così tanto.

All'epoca mi fermai con Chandler, ma continuai esplorando il genere con altri autori, di cui ho anche parlato su questo spazio.

Durante la lettura di quel post, presi nota di altri autori che venivano citati, tra cui quello che lui considerava l'antesignano del genere, ovvero Dashiell Hammett, citando proprio l'opera di cui parlerò oggi, ovvero Il falcone maltese.

Prima di farlo, parliamo di come ne sono venuto in possesso, storpiando una frase biblica: " Le vie delle poste sono infinite. "


Presi questo libro su Ebay per circa 4 Euro.

Trattasi di una vecchissima edizione de il giallo d'azione della Mondadori, un po' ingiallita, ma tutto sommato decorosa.

Il problema è che di questo libro se ne perse traccia, manco fosse il falcone della storia stessa.

Dopo un mese ho dovuto contattare il venditore, che mi ha persino rimborsato, e di questo libro mi ero persino dimenticato, quando una mattina di due, tre mesi dopo, me lo ritrovo nella cassetta delle lettere.

Insomma, entrarne in possesso, è stata una roba travagliata.


Prima di parlare di questo libro, va fatta la stessa premessa che feci all'epoca per Il lungo addio di Chandler.

Questo è un romanzo del 1930, ed è figlio di quel periodo.

Va contestualizzato in toto, soprattutto per ciò che concerne i protagonisti, tutti quanti, misogini, sessisti, e con una morale parecchio patriarcale.

Mi è capitato di guardare un video su Tik Tok, tempo fa, di un giovane cineasta, che parlava dei primi film di Bond, bollandoli come dei film piuttosto sessisti, con degli approcci del buon James piuttosto violenti e molesti nei confronti delle donne.

Anche in questo romanzo vi è una sorta di sessismo strisciante nei confronti della giovane protagonista, ma anche nei riguardi della segretaria dell'investigatore Sam Spade.

E' incredibile come questo libro presenti una struttura narrativa, pedissequa a tantissimi romanzi dello stesso genere, venuti dopo.

Sam Spade è sovrapponibile a molti altri personaggi, forse un po' più smussati di lui, ma leggendo questo libro, me ne sono venuti in mente moltissimi altri, soprattutto il personaggio di Douser dei racconti hard boiled di Ray Bradbury.

Uno in particolare, che io lessi nella raccolta Omicidi d'annata, ricorda moltissimo una delle scene che ho preferito de Il falcone maltese.

Che dire del romanzo in sé: la trama è semplice, ma prende delle vie sempre più tortuose e complesse, i dialoghi sono ottimi e molto incisivi, ed i personaggi seguono un po' la natura delle storie di questo tipo.

Chi conosce i topoi del genere sa cosa aspettarsi, non c'è bisogno manco che lo scriva.

Si parte alla ricerca di un oggetto, ma ci si ritrova in un casino di bugie, inseguimenti, pedinamenti, cambi di casacca e prospettiva, omicidi e misteri.

Lo so, il fatto che cambino le storie, ma che la struttura si ripeta romanzo dopo romanzo ed autore dopo autore, può essere visto come un difetto, ed infatti in epoca moderna le storie di questo tipo , basta pensare ad Ellroy o anche Bunker, hanno una struttura meno circoscritta e meno canonica, però resta il fatto che Il falcone maltese è un'opera piuttosto valida, ed ha il merito di avere creato o comunque consolidato un genere.

C'è da dire che Dashiell Hammett è molto più diretto e violento di Raymond Chandler, e forse ha una scrittura meno lirica e romantica di Ray, così come Sam Spade è molto più rude di Philip Marlowe.

Hammett ha meno filtri, è più diretto, ed io ne ho ricavato una lettura veloce e coinvolgente.

In generale l'intreccio mi è piaciuto molto, soprattutto la parte finale.

Mi piacerebbe recuperare anche Raccolto rosso.

Insomma, che dire: sono contento di aver letto questo romanzo, che a questo punto non posso che consigliare, specie agli amanti del genere noir.

Vi lascio con la sinossi:

"San Francisco, sul finire degli anni Venti, non è certo un luogo tranquillo. Per questo il detective Sam Spade ha imparato che è meglio stare sempre sul chi vive. Anche quando nel suo ufficio sulla Baia si presenta un'incantevole ragazza bionda con un nome che è già un programma: Miss Wonderly. La giovane donna vuole che Spade la aiuti a scoprire che fine ha fatto sua sorella Corinne, che si è legata a un poco di buono, un certo Floyd Thursby. Ma presto Spade si accorgerà che la sua cliente non è l'angelica creatura che appare. È invece una dark lady spietata, ipocrita e manipolatrice, disposta a tutto pur di entrare in possesso di un antico e prezioso manufatto, una statua d'oro e di gemme raffigurante un falco, donata dai Cavalieri di Malta all'imperatore Carlo V nel XVI secolo. Pubblicato nel 1930, "Il falco maltese" è considerato il capolavoro di Hammett, il più bel romanzo del "duro" Spade, portato sul grande schermo da un indimenticabile Humphrey Bogart."



Alla prossima!