mercoledì 18 agosto 2021

La Storia - Elsa Morante

 " Dormite occhiuzzi dormite occhiuzzi

che domani andiamo a Reggio

a comprare uno specchio d'oro

tutto pittato di rose e fiori.

Dormite manuzze dormite manuzze

che domani andiamo a Reggio

a comprare un telarino

con la navetta d'argento fino.

Dormite pieduzzi dormite pieduzzi

che domani andiamo a Reggio

a comprare le scarpettelle

per ballare a Sant'Idarella".


Quando si tratta di autori così importanti, che scrivono romanzi imponenti e di rilevanza storica, faccio fatica a parlarne e faccio fatica a trovare il coraggio ed ad avere la presunzione di poter dire cosa ne penso.

Quando lessi L'isola di Arturo di Elsa Morante, per esempio, decisi di non parlarne, avrò forse scritto tre, quattro frasi su Instagram, ma non ho osato fiatare oltre.

Stessa cosa con Agostino di Alberto Moravia, che era un libro quasi speculare.

Credo di non essere all'altezza di parlare di opere simili.

Sono opere che ho amato, ma talmente più grandi di me, che direi cose superflue.

Non che non lo abbia fatto in passato con Hugo, Faulkner e chissà chi altro, ma molto spesso di alcuni libri ho avuto solo pensieri e non frasi scritte.

Per certi versi sarebbe stato più facile parlarne se non mi fossero piaciute.

Mi viene molto più naturale parlare di libri di genere, forse perché facilmente identificabili, e forse perché ne ho letti così tanti che mi viene naturale buttare giù due righe su di loro senza chissà che impegno.

Però questa volta proverò a vincere la mia ritrosia perché mi piacerebbe che un libro come questo venisse letto il più possibile. 

Quindi proverò a rendere giustizia ad un'opera così maestosa ed impegnativa, e chiedo scusa a prescindere ad Elsa Morante, ovunque lei sia.

Molto spesso uso il termine corposo per parlare di un libro lungo e colmo di avvenimenti, ma in un romanzo come questo così enormemente strutturato, quel termine non basta.

La storia è un libro ambizioso, persino pretenzioso per certi versi, tanto che mi è capitato nel mio peregrinare su internet alla ricerca di pensieri e recensioni su di esso, di avere letto anche delle critiche poiché è fin troppo prolisso e descrittivo.

Mi è rimasto impresso, per esempio, un parere piuttosto arrabbiato ed argomentato di un utente su uno dei tanti gruppi su Facebook dedicati alla letteratura.

Una lunga critica scritta proprio mentre anch'io stavo leggendo il libro, e che ebbe anche abbastanza proseliti e like.

Io trovo normale che dei classici della letteratura possano non piacere, ma mi hanno stupito tutti quei like, sono onesto.

Ecco, ammetto che è stato anche uno dei motivi che mi hanno spinto a parlarne.

Parte delle critiche viene anche dal fatto che la trama presenta un modus operandi ottocentesco che punta molto sul pietismo e la tragedia proponendo dei personaggi sempre in difficoltà, poveri ed in balìa di ogni sorta di avversità.

In tutti, fin dall'inizio, vi è il marchio dell'ineluttabilità.

Siamo dalle parti di Victor Hugo e Charles Dickens.

La storia è una vera e propria epopea familiare.

La prima parte mi ha entusiasmato.

Il fatto che le radici della protagonista siano calabresi mi ha reso molto più facile l'accesso, poiché mi ha trasmesso la curiosità e la voglia di conoscere alcuni cenni storici, filastrocche e storie di vita ai tempi dell'infanzia di Ida Mancuso ambientata anche nelle lande calabresi.

La filastrocca ad inizio post viene proprio da quelle pagine iniziali.

I primi capitoli mi sono proprio volati, devo dirlo.

Molto interessante anche il fatto che Elsa Morante all' inizio di ogni capitolo offra al lettore alcuni piccoli paragrafi di cenni storici di quegli anni in corso.

La primissima parte è tutta ambientata nel passato, mentre il presente del libro parte dal 1941 in poi in una Roma che ancora sente solo gli echi della guerra mondiale in corso.

Se non fosse che Ida...ha radici non solo calabresi ma anche ebree.

E' molto difficile provare a riassumere il libro, ma diciamo che il tutto lo viviamo attraverso Ida ed i suoi due figli.

Ida è un fuscello, secca ed eterea, sempre sul punto di cedere, come un albero spoglio che sembra morto, ma che sopravvive nonostante tutto, ed il cui unico nutrimento è l'avvenire dei suoi figli.

 Nino che è una figura sfuggente, antieroica e carismatica, ma la cui adolescenza lo porta ad avere ideali brucianti ed intercambiabili in corso d'opera.

Un personaggio che in poco tempo passa da fascista a membro della resistenza e di sostegno agli alleati che in corso d'opera sbarcano in Italia.

Useppe, forse il vero protagonista della storia, secondo figlio di Ida e nato da uno stupro subito da quest'ultima da un giovane soldato tedesco.

E' attraverso il peregrinare ed agli occhi azzurri e meravigliosi di questo bimbo, che la Morante ci racconta quegli anni.

Dal fascismo, all'entrata in guerra, passando per i bombardamenti e alla vita da sfollati di Ida e Useppe, giorni di paura, fame e debolezza, di deportazioni e vite d'accatto, in quei terribili giorni in cui Ida e gli abitanti di Roma, provavano a sopravvivere in attesa che la città venisse liberata.

Il libro forse perde qualcosa nella parte finale, quella ambientata nel dopo-guerra.

In alcuni punti è davvero prolisso, quasi una sfida al lettore.

In più il fatto che sia anche un libro politico, proponendo vari punti di vista, tra cui quello anarchico, potrebbe far storcere il naso ad alcuni lettori.

Io lo trovo un libro incredibile.

Ricco di storia, ma anche di umanità.

Tocca tantissimi temi ed in più punti può anche essere considerato una storia di formazione, dal sapore molto Pasolini style.

Non lo fa con la poetica di un Cesare Pavese, ma con uno stile molto più melodrammatico.

Ma d'altronde la vita ai tempi della seconda Guerra Mondiale dubito fosse rose e fiori.

Ci sarebbe tanto da dire, ma mi fermo qui.

Non oso andare oltre ed aggiungere altro, perché è bello scoprire da soli il destino finale di questi personaggi.

Non è un libro che consiglierei a tutti, ma è uno di quei libri che almeno una volta nella vita andrebbero affrontati.

Ed io sono felice di averlo fatto.

Ringrazio Elsa Morante per averci donato un libro del genere e vi lascio con la sinossi:

La storia racconta di Ida, maestra elementare, che vive a Roma nel corso della Seconda Guerra Mondiale. Nata a Cosenza e figlia unica di due maestri elementari, ha origini ebree per parte di madre, che però tiene sempre nascoste per paura di essere scoperta dai fascisti.


Alla prossima!


venerdì 6 agosto 2021

La storia di Lisey - Stephen King

Ultimamente sono stato un po' in fissa con i romanzi fantasy o horror legati all'arte, ed è quindi stato inevitabile prendere in mano anche La storia di Lisey.
La naturale prosecuzione sarebbe Duma Key, ma di quest'ultimo credo di aver già parlato, quindi non so se sarà oggetto a breve di una rilettura.
In verità un po' di voglia di leggere La storia di Lisey mi è venuta anche perché ultimamente è stato ristampato in formato economico poiché è salito alla ribalta dopo la messa in onda del telefilm ad opera della Apple.
Ho letto anche alcune recensioni recenti e devo dire che è un romanzo piuttosto amato, soprattutto dalle lettrici.
Non ho ancora visto il telefilm e non so se lo vedrò, anche perché non sono mai stato un vero fan di quest'opera.
Quindi la rilettura di questo libro è un po' un guanto di sfida al me del passato, neanche troppo remoto visto che il romanzo mi pare sia uscito nel 2006 o al massimo nei primi mesi del 2007.


Prima di tutto voglio spendere due parole sul packaging della prima edizione della Sperling, che è davvero bella.
Anche togliendo la sovracopertina, il libro ha un impatto grafico di tutto rispetto, con un disegno intero ( inteso che copre copertina e anche il retro ) della flora del luogo " immaginario " della vicenda che è davvero suggestivo.
Dal punto di vista estetico è probabilmente uno dei più bei libri del Re mai sfornati dalla Sperling & Kupfer.
Per carità, chi mi conosce sa che queste cose non le guardo e che leggerei anche edizioni economiche ingiallite e macchiate di sugo, ma è giusto riconoscere la beltà quando ce l'hai davanti.

Dopo questo lungo preambolo, com'è La storia di Lisey ai miei occhi un po' più invecchiati?
Parecchio corposo e strutturato, con una lettura a più livelli, ma anche un po' ripetitivo nell'ambientazione fantasy, soprattutto per chi come me viene dalla lettura di romanzi come Rose Madder e Mucchio D'ossa che hanno parecchie similitudini con questa storia.

Tempo fa proprio durante la presentazione del telefilm su La storia di Lisey, mi cadde l'occhio su un'intervista del Re pubblicata su non so quale rivista.
Nel titolo c'era un estratto in cui King affermava che subito dopo aver avuto l'incidente che gli costò quasi la vita, sua moglie aveva già iniziato a pulire il suo studio in previsione di una sua dipartita.

Non a caso il libro si apre proprio con Lisey che si trova nello studio del marito defunto che era un famosissimo ex scrittore, pronta a metterci mano.

La storia di Lisey è un romanzo molto autobiografico, in cui King praticamente sperimenta la sua morte, ma è anche un peana dedicato a sua moglie Tabitha.

Buona parte di questo libro è rappresentata dalla storia di un matrimonio.
Ecco, questo punto narrativamente è molto interessante, perché è talmente ben descritto che Lisey e Scott hanno uno " slang " tutto loro con parole intime e praticamente intraducibili. ( non vorrei essere stato nei panni del traduttore Tullio Dobner che si è dovuto inventare parole come "cissica", "forcuto", "cinghialo", ecc.ecc.)
Non sono un grande amante dei racconti sentimentali, ma la storia d'amore di Lisey e Scott è davvero ben raccontata.
Ma in verità dal punto di vista dei personaggi, King in questo libro crea una famiglia ( comprese tutte le sorelle di Lisey ) piuttosto credibile.
Credo che funzioni proprio perché sono convinto che lui ci abbia infilato delle realtà familiari in questa storia.
Ma andiamo un attimo di sinossi:

Com'è fatto il mondo segreto di uno scrittore strapremiato, adorato dal pubblico e dalla critica? Per venticinque anni Lisey è stata sposata al celebre Scott Landon. Un lungo, stupendo matrimonio con lui - un uomo meraviglioso ma complicato, con una tara nel sangue - e con l'universo di lui, una dimensione proibita ai normali, piena di cose fantastiche ed esaltanti, ma anche letali; di forze che possono risanare o uccidere, in virtù di leggi incomprensibili; il rifugio di un artista geniale e precoce, un Eden vigilato da un serpente inesorabile. Laggiù ci sono colline viola, mari al tramonto, ombre vaganti, tombe, e la "pozza delle parole", cui attingere a piene mani per creare e illudere... Però ora Scott è morto e la vita di Lisey è uguale a quella di tante altre. Non siamo a Boo'ya Moon, bensì nel prosaico Maine, dove lei affronta il triste compito di svuotare il gigantesco studio del marito, con la sua mole di manoscritti. Un gesto innocente, ma che può scatenare le reazioni inconsulte di certi fan un po' particolari. E non è tutto. Impegnata da una parte a difendersi dagli assalti alla sua persona, Lisey si rende conto, su un altro fronte, di essere come una porta lasciata aperta su quell'altro mondo ai confini tra ragione e pazzia... già intravede - negli specchi, nelle superfici lucide - il muso dell'essere che ha popolato gli incubi del marito, che ora viene per lei...



Come dicevo inizialmente La storia di Lisey è una storia su più livelli.
Facilmente comprensibile sia chiaro, per fortuna non siamo dalle parti di Faulkner o di Meyrink con Il Golem, ma comunque non è un romanzo horror sui generis.
Tutt'altro.
King continua sulla strada già intrapresa con Mucchio D'ossa ed altri romanzi più recenti proponendo dei romanzi fantasy dalle tematiche molto più mature e drammatiche, mischiate con elementi horror che fanno già parte del suo repertorio.
Anche La storia di Lisey è uno di quei libri che può essere inserito nel filone dedicato ai romanzi de il ciclo de La Torre Nera.
Anche qui ci sono personaggi capaci di viaggiare in altri posti, ed ad usare questo potere come soluzione ad una violenza.
La storia è divisa almeno in due tronconi: una parte è ambientata nel presente, in cui troviamo una Lisey ancora preda dell'elaborazione del lutto nonostante siano passati due anni dalla morte del marito e preda di dinamiche familiari molto problematiche a causa dei disagi mentali della sorella Amanda.
In più viene molestata da un fan pazzoide dei romanzi dell'ei fu marito, convinto che che nello studio ci siano degli inediti o comunque degli appunti che Lisey non vuole condividere con il mondo.

Nel secondo troncone andiamo indietro nel tempo e veniamo a conoscenza del passato adolescenziale ed adulto di Scott Landon.
Questa parte è parecchio incisiva.
King è sempre abilissimo a parlare dell'infanzia, e la giovinezza tragica e rurale di Scott, suo padre e suo fratello è sicuramente la parte più bella del romanzo.
Anche qui come in Rose Madder, King sceglie di usare un font diverso per rendere più immersiva la lettura.
In più verremo a conoscenza del fatto che Scott può visitare a suo piacimento una sorta di posto parallelo e magico, che somiglia quasi più ad un bosco o una giungla, con tanto di pozza d'acqua che è capace di guarire dalle ferite.
Un posto bellissimo di giorno, ma abitato da creature terrificanti di notte.
Ecco, su quest'ultimo punto King gioca un po' nel campionato "lovecraftiano" limitandosi a descrizioni impossibili sulla statura e la natura di alcuni di questi esseri, ma mai mostrandoceli del tutto.
In più la pozza e tutto il contesto somigliano un po' alla Quiddità di Apocalypse di Barker, e non è nemmeno la prima volta che leggo della pozza dei miti.
Diciamo che King non è stato proprio originalissimo.
Da un lato è voluto, perché appare chiaro che questo romanzo appartenga un po' al ciclo de La Torre e per giunta cita proprio a chiare lettere i territori del romanzo Il Talismano.
La soluzione finale stessa è tale e quale a quella di Rose Madder.
Insomma La storia di Lisey dal punto di visto orrorifico e fantasy è la solita solfa.
Compensa però con una parte ambientata nel reale che è davvero bella e pregna di empatia e sentimento.
Capisco come mai sia così amato, soprattutto dai nuovi lettori.
Però quelli che lo leggono da più tempo, potrebbero stufarsi di trovate narrative e soprannaturali che si somigliano così tanto.

E quindi che dire di questo mio nuovo incontro con questo libro?
Che ad una maturazione del narrato, si assiste viceversa ad una sorta di aridità immaginaria, come se King avesse già in quel periodo perduto un po' del suo mood orrorifico.
Comunque è un libro che sono contento di aver riletto, e ribadisco che la parte ambientata nel passato è piuttosto shockante.
Solo per quella avrei voglia di recuperare qualche episodio del telefilm.
Mi scuso per la prolissità, vi auguro Buon Ferragosto e...



Alla prossima!