" Dormite occhiuzzi dormite occhiuzzi
che domani andiamo a Reggio
a comprare uno specchio d'oro
tutto pittato di rose e fiori.
Dormite manuzze dormite manuzze
che domani andiamo a Reggio
a comprare un telarino
con la navetta d'argento fino.
Dormite pieduzzi dormite pieduzzi
che domani andiamo a Reggio
a comprare le scarpettelle
per ballare a Sant'Idarella".
Quando lessi L'isola di Arturo di Elsa Morante, per esempio, decisi di non parlarne, avrò forse scritto tre, quattro frasi su Instagram, ma non ho osato fiatare oltre.
Stessa cosa con Agostino di Alberto Moravia, che era un libro quasi speculare.
Credo di non essere all'altezza di parlare di opere simili.
Sono opere che ho amato, ma talmente più grandi di me, che direi cose superflue.
Non che non lo abbia fatto in passato con Hugo, Faulkner e chissà chi altro, ma molto spesso di alcuni libri ho avuto solo pensieri e non frasi scritte.
Per certi versi sarebbe stato più facile parlarne se non mi fossero piaciute.
Mi viene molto più naturale parlare di libri di genere, forse perché facilmente identificabili, e forse perché ne ho letti così tanti che mi viene naturale buttare giù due righe su di loro senza chissà che impegno.
Però questa volta proverò a vincere la mia ritrosia perché mi piacerebbe che un libro come questo venisse letto il più possibile.
Quindi proverò a rendere giustizia ad un'opera così maestosa ed impegnativa, e chiedo scusa a prescindere ad Elsa Morante, ovunque lei sia.
Molto spesso uso il termine corposo per parlare di un libro lungo e colmo di avvenimenti, ma in un romanzo come questo così enormemente strutturato, quel termine non basta.
La storia è un libro ambizioso, persino pretenzioso per certi versi, tanto che mi è capitato nel mio peregrinare su internet alla ricerca di pensieri e recensioni su di esso, di avere letto anche delle critiche poiché è fin troppo prolisso e descrittivo.
Mi è rimasto impresso, per esempio, un parere piuttosto arrabbiato ed argomentato di un utente su uno dei tanti gruppi su Facebook dedicati alla letteratura.
Una lunga critica scritta proprio mentre anch'io stavo leggendo il libro, e che ebbe anche abbastanza proseliti e like.
Io trovo normale che dei classici della letteratura possano non piacere, ma mi hanno stupito tutti quei like, sono onesto.
Ecco, ammetto che è stato anche uno dei motivi che mi hanno spinto a parlarne.
Parte delle critiche viene anche dal fatto che la trama presenta un modus operandi ottocentesco che punta molto sul pietismo e la tragedia proponendo dei personaggi sempre in difficoltà, poveri ed in balìa di ogni sorta di avversità.
In tutti, fin dall'inizio, vi è il marchio dell'ineluttabilità.
Siamo dalle parti di Victor Hugo e Charles Dickens.
La storia è una vera e propria epopea familiare.
La prima parte mi ha entusiasmato.
Il fatto che le radici della protagonista siano calabresi mi ha reso molto più facile l'accesso, poiché mi ha trasmesso la curiosità e la voglia di conoscere alcuni cenni storici, filastrocche e storie di vita ai tempi dell'infanzia di Ida Mancuso ambientata anche nelle lande calabresi.
La filastrocca ad inizio post viene proprio da quelle pagine iniziali.
I primi capitoli mi sono proprio volati, devo dirlo.
Molto interessante anche il fatto che Elsa Morante all' inizio di ogni capitolo offra al lettore alcuni piccoli paragrafi di cenni storici di quegli anni in corso.
La primissima parte è tutta ambientata nel passato, mentre il presente del libro parte dal 1941 in poi in una Roma che ancora sente solo gli echi della guerra mondiale in corso.
Se non fosse che Ida...ha radici non solo calabresi ma anche ebree.
E' molto difficile provare a riassumere il libro, ma diciamo che il tutto lo viviamo attraverso Ida ed i suoi due figli.
Ida è un fuscello, secca ed eterea, sempre sul punto di cedere, come un albero spoglio che sembra morto, ma che sopravvive nonostante tutto, ed il cui unico nutrimento è l'avvenire dei suoi figli.
Nino che è una figura sfuggente, antieroica e carismatica, ma la cui adolescenza lo porta ad avere ideali brucianti ed intercambiabili in corso d'opera.
Un personaggio che in poco tempo passa da fascista a membro della resistenza e di sostegno agli alleati che in corso d'opera sbarcano in Italia.
Useppe, forse il vero protagonista della storia, secondo figlio di Ida e nato da uno stupro subito da quest'ultima da un giovane soldato tedesco.
E' attraverso il peregrinare ed agli occhi azzurri e meravigliosi di questo bimbo, che la Morante ci racconta quegli anni.
Dal fascismo, all'entrata in guerra, passando per i bombardamenti e alla vita da sfollati di Ida e Useppe, giorni di paura, fame e debolezza, di deportazioni e vite d'accatto, in quei terribili giorni in cui Ida e gli abitanti di Roma, provavano a sopravvivere in attesa che la città venisse liberata.
Il libro forse perde qualcosa nella parte finale, quella ambientata nel dopo-guerra.
In alcuni punti è davvero prolisso, quasi una sfida al lettore.
In più il fatto che sia anche un libro politico, proponendo vari punti di vista, tra cui quello anarchico, potrebbe far storcere il naso ad alcuni lettori.
Io lo trovo un libro incredibile.
Ricco di storia, ma anche di umanità.
Tocca tantissimi temi ed in più punti può anche essere considerato una storia di formazione, dal sapore molto Pasolini style.
Non lo fa con la poetica di un Cesare Pavese, ma con uno stile molto più melodrammatico.
Ma d'altronde la vita ai tempi della seconda Guerra Mondiale dubito fosse rose e fiori.
Ci sarebbe tanto da dire, ma mi fermo qui.
Non oso andare oltre ed aggiungere altro, perché è bello scoprire da soli il destino finale di questi personaggi.
Non è un libro che consiglierei a tutti, ma è uno di quei libri che almeno una volta nella vita andrebbero affrontati.
Ed io sono felice di averlo fatto.
Ringrazio Elsa Morante per averci donato un libro del genere e vi lascio con la sinossi:
La storia racconta di Ida, maestra elementare, che vive a Roma nel corso della Seconda Guerra Mondiale. Nata a Cosenza e figlia unica di due maestri elementari, ha origini ebree per parte di madre, che però tiene sempre nascoste per paura di essere scoperta dai fascisti.
Alla prossima!
Prima o poi lo affronto, ma mi intimorisce tantissimo. Con L'isola di Arturo, invece, amore assoluto.
RispondiEliminaIntimoriva anche me, ma è andata, e piuttosto bene anche. :-)
EliminaAnche per me è un prima o poi, ma volevo ringraziarti dello stimolo e dirti per una volta, visto che non scrivo mai, che sono anni che apprezzo quello che scrivi in questo tuo angolo. Mi spiaceva che contrariamente al solito su questo post avessi pochi commenti, dato che apprezzo anche la tua community, se così si può dire, ma sarà stata l'estate! Buon proseguimento
RispondiEliminaGli attestati di stima fanno sempre piacere, ti ringrazio moltissimo!
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