Ricordo che quando lessi la sinossi e successivamente vidi il trailer fui subito attratto da questa storia che mischiava politica, superstizione religiosa e horror " paesano ".
Da questo tipo di narrazione vengo subito sedotto, soprattutto se ambientata nel passato.
Successivamente scoprii che prima del film era già uscita l'opera in formato cartaceo, e quindi ho preferito buttarmi su quest'ultima, aspettando l'occasione di trovarla a un buon prezzo.
Le recensioni lette in giro mi avevano un po' scoraggiato, ma volevo farmi una mia personale idea, anche se è stata dura decidermi a comprarlo.
Il perché è presto detto, è un romanzo cortissimo venduto allo stesso prezzo di uno più corposo.
Il perché è presto detto, è un romanzo cortissimo venduto allo stesso prezzo di uno più corposo.
La parola romanzo, quindi, mi appare persino esagerata perché tecnicamente parlando siamo più dalle parti della novella.
Ma come sempre conta più il contenuto, e quindi concentriamoci su questo.
Ma prima andiamo di sinossi presa in prestito come sempre da IBS:
Una storia intensamente nera, il ritratto di una provincia non addomesticata, mai del tutto compresa, un profondo Nord-est intriso di religione quanto di superstizione e in cui i confini tra vita e mistero si spostano come l'orizzonte nelle paludi... Un mondo dove tutto sembra possibile. Anche il Diavolo.
«Allora a me e a Paolino i giorni ci sembravano tutti diversi, quelli corti e quelli lunghi. Comunque il giorno più bello restava sempre domani. Prima di addormentarci bisognava pregare il nostro angelo custode. Così il diavolo si teneva alla larga.»
Anni Cinquanta, Italia. Il pubblico ministero Furio Momentè sta raggiungendo Venezia da Roma, inviato dal tribunale per un processo delicato. Un ragazzino di quattordici anni ha ucciso un coetaneo, e la Curia romana vuole vederci chiaro, perché nel drammatico caso è implicato un convento di suore e si mormora di visioni demoniache. All'origine di tutto c'è la morte, due anni prima, di Paolino Osti. Malattia, hanno detto i medici, ma secondo Carlo, il suo migliore amico, Paolino è morto per una maledizione: Emilio lo ha fatto inciampare mentre, in chiesa, portava l'ostia consacrata per la comunione. Sacrilegio... E Paolino sul letto di morte avrebbe mormorato: "Io voglio tornare". "Far tornare" l'amico per Carlo è diventata un'ossessione che ha messo in moto oscuri rituali e misteriosi eventi. Fino alla morte di Emilio, ucciso da Carlo con la fionda di Paolino. Almeno così pare...
Una storia intensamente nera, il ritratto di una provincia non addomesticata, mai del tutto compresa, un profondo Nord-est intriso di religione quanto di superstizione e in cui i confini tra vita e mistero si spostano come l'orizzonte nelle paludi... Un mondo dove tutto sembra possibile. Anche il Diavolo.
«Allora a me e a Paolino i giorni ci sembravano tutti diversi, quelli corti e quelli lunghi. Comunque il giorno più bello restava sempre domani. Prima di addormentarci bisognava pregare il nostro angelo custode. Così il diavolo si teneva alla larga.»
Anni Cinquanta, Italia. Il pubblico ministero Furio Momentè sta raggiungendo Venezia da Roma, inviato dal tribunale per un processo delicato. Un ragazzino di quattordici anni ha ucciso un coetaneo, e la Curia romana vuole vederci chiaro, perché nel drammatico caso è implicato un convento di suore e si mormora di visioni demoniache. All'origine di tutto c'è la morte, due anni prima, di Paolino Osti. Malattia, hanno detto i medici, ma secondo Carlo, il suo migliore amico, Paolino è morto per una maledizione: Emilio lo ha fatto inciampare mentre, in chiesa, portava l'ostia consacrata per la comunione. Sacrilegio... E Paolino sul letto di morte avrebbe mormorato: "Io voglio tornare". "Far tornare" l'amico per Carlo è diventata un'ossessione che ha messo in moto oscuri rituali e misteriosi eventi. Fino alla morte di Emilio, ucciso da Carlo con la fionda di Paolino. Almeno così pare...
Su Instagram mi sono espresso così:
Un romanzo breve quanto ermetico nella narrazione, ma che per quel che mi riguarda mi ha abbastanza soddisfatto. Avati mischia politica e superstizione religiosa in un ambiente tipicamente rurale del primo dopoguerra che ricorda un po' Ammaniti e con un finale degno di un racconto di Poe.
La deformità diventa dannazione, e la superstizione diventa assassinio.
In un romanzo breve in cui vittime e carnefici sono principalmente bambini.
Una recensione ermetica, come d'altronde è un po' il romanzo.
Ed in effetti la brevità dell'opera, ma anche la narrazione " esterna " affidata ad una lettura di documenti e testimonianze d'inchiesta rendono quest'opera un po' fredda e poco empatica.
Avrei preferito una narrazione in prima persona, ma è comunque un escamotage che è già stato usato nella narrativa del passato ed anche in quella odierna, anche se molto meno.
Mentre lo leggevo mi sono posto la domanda a quanti potrebbe interessare una storia così, che offre e mostra molto poco al lettore e che si limita a suggerire e sussurrare a più livelli di lettura le scene.
Manca la vera azione, ed è come un racconto gotico d'altri tempi.
In un certo senso lo è.
Il soprannaturale è suggerito e lasciato all'interpretazione del lettore e va bene così.
Ad un lettore moderno tutto ciò non piacerà, lo so.
Ho letto un bel po' di critiche anche sui romanzi della Jackson che trattano il fantastico in maniera molto più psicologica e simbolica, quindi è normale che un romanzo come questo di Avati possa far discutere in tal senso.
Io mi metto tra coloro che lo hanno apprezzato, anche se una cinquantina di pagine in più per approfondire tematiche ed atmosfera e perché no anche la cittadina dove vivono i protagonisti avrebbe giovato e non poco in termini di immedesimazione.
Credo che in futuro mi vedrò anche il film.
Mi ha fatto ripensare un po' anche al passato e alle mie zie del paese che vivevano di preghiera e superstizione, pronte a toglierti il malocchio con l'olio ad ogni occasione, ed ai vecchi racconti di paese folcloristici con i loro misteri che si tramandano per generazioni.
Alla Prossima!
Un romanzo breve quanto ermetico nella narrazione, ma che per quel che mi riguarda mi ha abbastanza soddisfatto. Avati mischia politica e superstizione religiosa in un ambiente tipicamente rurale del primo dopoguerra che ricorda un po' Ammaniti e con un finale degno di un racconto di Poe.
La deformità diventa dannazione, e la superstizione diventa assassinio.
In un romanzo breve in cui vittime e carnefici sono principalmente bambini.
Una recensione ermetica, come d'altronde è un po' il romanzo.
Ed in effetti la brevità dell'opera, ma anche la narrazione " esterna " affidata ad una lettura di documenti e testimonianze d'inchiesta rendono quest'opera un po' fredda e poco empatica.
Avrei preferito una narrazione in prima persona, ma è comunque un escamotage che è già stato usato nella narrativa del passato ed anche in quella odierna, anche se molto meno.
Mentre lo leggevo mi sono posto la domanda a quanti potrebbe interessare una storia così, che offre e mostra molto poco al lettore e che si limita a suggerire e sussurrare a più livelli di lettura le scene.
Manca la vera azione, ed è come un racconto gotico d'altri tempi.
In un certo senso lo è.
Il soprannaturale è suggerito e lasciato all'interpretazione del lettore e va bene così.
Ad un lettore moderno tutto ciò non piacerà, lo so.
Ho letto un bel po' di critiche anche sui romanzi della Jackson che trattano il fantastico in maniera molto più psicologica e simbolica, quindi è normale che un romanzo come questo di Avati possa far discutere in tal senso.
Io mi metto tra coloro che lo hanno apprezzato, anche se una cinquantina di pagine in più per approfondire tematiche ed atmosfera e perché no anche la cittadina dove vivono i protagonisti avrebbe giovato e non poco in termini di immedesimazione.
Credo che in futuro mi vedrò anche il film.
Mi ha fatto ripensare un po' anche al passato e alle mie zie del paese che vivevano di preghiera e superstizione, pronte a toglierti il malocchio con l'olio ad ogni occasione, ed ai vecchi racconti di paese folcloristici con i loro misteri che si tramandano per generazioni.
Alla Prossima!
L'ho letto anche io Pirk.
RispondiEliminaE' vero, è molto breve, infatti l'ho letto in un pomeriggio..
Mi è piaciuto assai, anche se forse sono di parte in quanto adoro il gotico di Avati.
Rispetto al film è più caratterizzato il personaggio del protagonista, ed è un bene.
L'inetto che si trova in una determinata posizione solo per la "spintarella" che trova il suo riscatto, o meglio, lo troverebbe prima del beffardo epilogo.
C'è una forte critica sociale anche in questo: il partito che ti aiuta a trovare un posto di lavoro. Vale ieri, vale oggi, varrà domani.
Poi sì, c'è tutto il discorso della chiusura mentale dei piccoli paesi..anche questo discorso può essere attualizzato, secondo me.
Cio' che mi ha incuriosito sono alcune differenze dal film.
E' comunque palese che il soprannaturale sia solo una credenza e una superstizione.
In libro e film non c'è nulla di soprannaturale (come nella Casa dalle finestre che ridono, diversamente da Zeder e l'Arcano Incantatore).
Da un punto di vista balistico il lancio con la fionda è un tiro impossibile quindi è lecito poter anche pensare al soprannaturale, così come in ogni racconto sulla possessione che si rispetti il confine tra schizofrenia e la presunta possessione è ugualmente labile.
EliminaA me è piaciuto molto il fatto che Avati non abbia dato risposte precise, perché spinge il lettore alla riflessione anche nel post lettura.
Su tutto il resto concordo con te, la parte politica è tristemente reale.
P.S: riguardo alcune cose mi ha ricordato la serie Il Miracolo di Ammaniti, tu l'hai vista?
EliminaIn realtà Pirkaf sono sicuro che a lanciare il sasso con la fionda sia stato un altro soggetto...Sta a noi immaginare chi sia stato!
EliminaL'elemento soprannaturale diciamo che può anche essere configurato nella mente del lettore, ma conoscendo Pupi, in questo caso di soprannaturale non c'è davvero nulla :)
Il miracolo non l'ho vista, ma tra blog e amici, ne avevo sentito parlare sempre bene :)
EliminaAttendo sia di leggere il libro che di recuperare il film.
RispondiEliminaA me ormai manca solo il secondo.
EliminaIo invece ho visto il film e non ho letto il roma--- ehm, la novella.
RispondiEliminaNon per forza un male che sia breve.
So già di cosa parla e capisco che intendi con "ermetico", e col paranormale lasciato solo all'interpretazione.
A me così piace, sa di quelle storie antiche, da nonni, che sono vere finché ci credi.
Gotico rurale.
Moz-
Finché sono storie di fantasia e non sfociano in questo caso in un assassinio vero come nel romanzo, piacciono anche a me.
EliminaRapido ma non troppo indolore. Mi era piaciuto.
RispondiEliminaSe non ricordo male, io l'esistenza del romanzo l'ho scoperta nel tuo blog.
EliminaNon conosco il film, figurati il libro!
RispondiEliminaMa adoro sempre chi esce fuori dal coro e mi fa piacere che il libro ti abbia soddisfatto.
Magari proverò il film, dato che non ho proprio tempo per leggere (anche se è breve).
Quando vedrai il film, spero che ne farai anche un post. Sono curioso sulle differenze tra i due media.
Spero anche io di riuscire a vedere presto il film, grazie come sempre Ema. :-)
EliminaDivorato in due giorni, mi è piaciuto molto, sicuramente più del film. Sarà che certe atmosfere gotiche vanno lette più che viste, immaginate :)
RispondiEliminaIo le apprezzo ancora anche cinematograficamente ( anche se del film sento parlare malissimo ), ma siamo ormai in netta minoranza, mi sa.
EliminaNon ho letto il libro e non ho visto la pellicola, ma ho seguito molte volte il trailer. Avati è un regista non da poco e le superstizioni, anche se si rivolgono al passato , esistono anche oggi, le rinneghiamo ma esistono.La parola diavolo spaventa tutti, adulti e bambini. E' il modo di interpretarla che a volte cambia.
RispondiEliminaFarla vivere dalla parte di un ragazzino non mi sembra cosa molto semplice, ma sono sicura che vedrò questo film. Queste pellicole non mi sembrano affatto datate, siamo circondati molto spesso dalla superstizione, spesso negata, ma esistente. Il più delle volte non si arriva ad atti estremi, ma ne siamo circondati. e allora perchè negarli?
Bacione Pirkaf mio
Grazie del prezioso contributo Nella!
EliminaNon ho letto questo libro per cui non ne posso dire nulla. Devo dire che però a me piace quando una storia viene raccontata da più punti di vista, anche usando articoli, documenti e testimonianze varie. Oltre a sfaccettare gli eventi, danno alla storia uno stile più asciutto che a me personalmente piace. Non mi piace tanto l'enfasi che soprattutto negli ultimi anni si dà alle storie, anche sul grande e piccolo schermo. Non mi piace il sovraccaricare emotivamente qualcosa che già di suo è molto carico. E noto che anche nel giornalismo si tende a stimolare una risposta emotiva come se si stesse scrivendo un romanzo.
RispondiEliminaVerissimo, motivo per cui molto spesso scelgo di informarmi diversamente dal giornalismo generalista.
EliminaQuesta tipologia di storia di stampo d'inchiesta piace molto anche a me, però sento più vicino ed affine un racconto narrato in prima persona.
Comunque mi auguro che Avati scriva altre storie, per me è bravissimo.
Sì è bravissimo ed è anche affascinante quando parla. Mi ricordo di una sua intervista da Fazio ed ero incantata! Faceva ridere, riflettere e proprio parlava benissimo.
Elimina