venerdì 5 maggio 2023
La metà oscura - Stephen King
martedì 4 aprile 2023
Le strade di Laredo - Larry McMurtry
Marzo non mi è molto affine negli ultimi anni.
Prima il Covid, poi la zona rossa, e quest'anno una rogna familiare, che anche se programmata, ha di fatto reso difficoltosa la mia struttura temporale per quel che concerne la letteratura, trovando raramente la voglia e la lucidità per dedicare tempo ai libri.
Ho approfittato comunque degli sconti Einaudi di quel periodo e mi sono portato due libri a casa: La strada di Cormac McCarthy e Le strade di Laredo di Larry McMurtry.
Ad onor del vero, il secondo non era in programma, poiché cercavo altro, ma in tutte e le tre librerie che ho girato non ve n'era traccia, quindi ho preso Le strade di Laredo, e male non ho fatto.
Parliamo di quest'ultimo, ma prima andiamo di sinossi:
Texas, fine di un’epoca. Gli infiniti spazi aperti su cui scorrazzavano le grandi mandrie del West sono ora solcati dai binari dei treni, e su quei treni viaggiano merci preziose che i banditi possono rubare. Per fermarne uno astuto e spietato come Joey Garza serve «il piú famoso Texas Ranger di tutti i tempi». Il capitano Woodrow Call è di nuovo in sella e, affiancato da compagni vecchi e nuovi, deve affrontare la piú insidiosa delle sfide: quella contro il tempo.
Texas, ultimo scampolo dell’Ottocento. Il mondo è cambiato, ma la storia continua. Niente piú mandrie di bestiame che percorrono praterie immense, ma treni che tagliano l’orizzonte. Tutto riprende da dove era iniziato, però con un salto di una ventina d’anni: Woodrow Call è di nuovo nella terra da cui si era allontanato per un’ormai leggendaria spedizione nel Montana. Tanti suoi amici di un tempo non ci sono piú, come non ci sono piú i nemici che conosceva bene, gli indiani e i messicani. I nuovi nemici sono i fuorilegge, che imperversano su entrambe le sponde del Rio Grande. Il capitano Call, «il piú famoso Texas Ranger di tutti i tempi», è ormai un cacciatore di taglie. La sua fama lo precede e proprio per questo viene ingaggiato da un magnate delle ferrovie yankee per scovare un giovane bandito messicano che rapina i suoi treni e uccide i passeggeri. Sembrerebbe una faccenda di ordinaria amministrazione, ma Call è un eroe al tramonto, pieno di acciacchi e prigioniero dei ricordi, e ha bisogno di un compagno fedele per condurre la caccia. Come sempre convoca Pea Eye, suo caporale ai tempi dei ranger. Ma il mite Pea Eye ora è sposato con Lorena, l’ex bellissima prostituta dai tempi di Lonesome Dove, ha cinque figli e una fattoria da mandare avanti: la sua fedeltà va soprattutto alla famiglia. Call scopre di colpo che il suo rassicurante passato lo respinge, proprio mentre un irriconoscibile presente gli si para davanti sotto le sembianze di Ned Brookshire, un timoroso ragioniere di Brooklyn che gli viene messo alle costole dalla compagnia ferroviaria per tenere i conti della missione, ma soprattutto del terribile Joey Garza, un imberbe messicano gelido e individualista che colpisce con metodi inediti e imprevedibili. Carico di azione, violenza, umorismo e malinconia, Le strade di Laredo prosegue e completa la storia dei personaggi già cari ai lettori di Lonesome Dove e la intreccia con quella dei suoi nuovi, memorabili protagonisti – tra i quali giganteggia Maria, l’indomita madre di Joey Garza. Tutti saranno riuniti in una mirabile resa dei conti che, nello stile di Larry McMurtry, smonta qualsiasi stereotipo western. Le strade di Laredo non è un semplice sequel né soltanto la storia di un’estenuante caccia all’uomo, ma racconta un mondo brutale, in rapido cambiamento, dove i valori tradizionali quali l’amore, l’amicizia, la fedeltà e la solidarietà verranno rifondati alla luce della nuova era che sta per nascere.
Sapevo già che sarebbe stata un'impresa improba, poiché mancava proprio il personaggio che era il cuore di quel libro, ovvero Gus McRae, ma la sua presenza aleggia anche in questo, anche se in maniera astratta.
Le strade di Laredo è un gran bel western, ed è un libro veramente ben strutturato, McMurtry fa un gran bel lavoro per quel che concerne i personaggi, mostrandoci le gesta ed i punti di vista di tutti i personaggi, anche quelli più infidi e cattivi.
Ritroviamo Woodrow Call, che ormai viene considerato un Texas Ranger leggendario, ma è una figura ormai invecchiata, quasi arrugginita, per certi versi.
Gli viene affidata la missione di fermare in ogni modo un sadico e freddo rapinatore di diligenze dalla mira infallibile, e molto più giovane di lui.
C'è un che di ineluttabile in questo libro, fin dall'inizio.
Tutti coloro che accompagnavano Call nel suo cammino sono morti o profondamente cambiati, chi è impazzito, o chi come Pea Eye, ha messo su famiglia e non è più convinto.
E' un libro molto malinconico, per certi versi, come se questi personaggi, in fin dei conti, facessero ormai parte di un'epoca precedente.
Come sempre ho adorato il tema della ricerca e del viaggio.
I terreni aridi e scoscesi dell'Ovest, del Texas, fino ad arrivare in Messico.
La narrazione di McMurtry è dannatamente spietata, ed in ogni pagina, ci si può veramente aspettare il peggio, per ciò che concerne qualsiasi personaggio che fa parte di questa compagnia di avventurieri.
Il libro è formato da tanti POV che poi vanno ad intersecarsi uno con l'altro, e da questo punto di vista, il libra è veramente splendido, perché McMurtry fa un lavoro enorme anche per quel che concerne i comprimari, dandogli veramente spessore e vita.
In tutto questo spiccano anche le donne del libro, che non sono quelle classiche donnine che si fanno i pianti aspettando i mariti, ma personalità complesse e coraggiose, la vera forza e l'anima di questo libro.
Lorena e Maria, sono per me i personaggi cardini di questo libro.
Ci sono dei difetti?
Beh, ci sono delle parti discutibili.
Un lettore "preso" si accorgerà di alcuni errori di valutazione di protagonisti e villain molto grossolani, in corso d'opera, però la bravura di McMurtry sta proprio nel fatto che non si limita solo a raccontarceli, ma ci mostra le conseguenze di quelle azioni, anche in termini di riflessioni personali dei protagonisti, quindi in qualche modo ce li rende accettabili.
D'altronde nessuno è infallibile, ed in un mondo spietato come quello del west di quegli anni, anche il minimo sbaglio può portare alla morte.
Insomma, Le strade di Laredo è un gran bel libro, che consiglio senza riserve.
Certo, non raggiunge i fasti di Lonesome Dove, ma è un libro che si difende bene.
Qualche riserva ce l'ho sull'epilogo, che è molto pacificatore, ma che mi aspettavo molto più chiuso e definitivo.
McMurtry è una garanzia, per quel che mi riguarda, e mi piacerebbe molto leggere anche le altre sue opere, soprattutto L'ultimo spettacolo, che corteggio da tanto.
lunedì 13 marzo 2023
Tommyknocker / Le creature del buio - Stephen King
"Iernotte a tarda ora,
i Tommyknocker, i Tommyknocker,
hanno bussato e oggi ancora.
Vorrei uscire, ma non so se posso,
per la paura che mi hanno messo addosso. "
Se andassimo a spulciare le classifiche di gradimento dei vecchi e nuovi fan di Stephen King, non mi stupirei di trovare agli ultimissimi posti questo romanzo.
Credo di avercelo messo anch'io, a suo tempo.
Ed a proposito di questo, direi di tornare un po' nel mio passato:
Cosa ricordavo di questo libro prima che lo riprendessi in mano nell'ultimo mese?
Uno spezzone della miniserie televisiva, ovvero la scena dello spettacolo di magia con conseguente sparizione del fratellino di uno dei protagonisti minori della storia, e successivamente un piccolo trafiletto in una rivista, in cui nello spazio relativo alle lettere, la redattrice affermava che il libro gli era piaciuto, ma che la serie televisiva faceva schifo.
Su quest'ultimo punto potrei essere d'accordo, non piacque manco a me.
Mentre per quel che concerne la mia prima lettura di questo libro, ricordo poco o nulla, se non che non mi piacque particolarmente, e che era difficile non cogliere un certo senso di estraneità nel background dei due protagonisti principali, come se Stephen King non li amasse particolarmente.
Questa seconda componente l'ho percepita un pizzico di meno, ma è tuttora lampante, soprattutto nella scelta di utilizzare l'articolo prima del cognome di uno dei personaggi principali, ma questo potrebbe essere una scelta del traduttore.
Comunque leggere " la Anderson " è terribilmente cacofonico.
E soprattutto conferma un certo senso di distanza verso questo personaggio, da parte dell'autore, che mi lascia il dubbio possa essere voluto.
Anche perché a parte l'inizio, poi mi pare smetta di farlo.
Comunque è una quisquilia, quindi andrei oltre.
Andiamo di sinossi, e poi parliamo del romanzo in toto:
"La scrittrice Roberta Anderson scopre un giorno, nel bosco dietro casa, un enorme, sinistro oggetto sepolto lì da milioni di anni, e che tuttavia vibra ancora di un'ignota forma di vita. Con cautela, la giovane comincia a scavare per disseppellirla e, man mano che il suo lavoro procede, gli abitanti del borgo in cui lei risiede cominciano a cambiare, fondendosi in un'entità spaventevole asservita ai misteriosi esseri che ogni notte bussano alle loro porte: i Tommyknocker... Un'indimenticabile parabola del terrore "firmata" dal geniale Stephen King."
La sinossi di Amazon, non è un granché, è giusto dirlo.
Non direi, o almeno non lo è principalmente.
La base è soprattutto fantascientifica.
Anche se è ambientato negli anni '80, King sembra ispirarsi più alla letteratura fantascientifica degli anni '40, tanto che lo fa anche affermare ad uno dei personaggi principali.
Sebbene ci siano chiari omaggi ad opere degli anni '50/60 come Il villaggio dei dannati e Gli invasati, ma anche a romanzi contemporanei come Il drago del male di Straub.
A livello concettuale, non è propriamente un romanzo originalissimo.
Anche se rimane un romanzo molto più espanso e descrittivo di quelli da cui ha preso spunto.
E' anche un'opera molto crossmediale.
In questo libro ci sono tante piccole citazioni di altri romanzi di King, tra cui It, La zona morta e Il talismano.
Lo scopo della mia rilettura era quello di poter rivalutare in qualche modo il romanzo, approcciarlo in un modo più analitico, e meno da lettore di King, e devo dire che in questa rilettura il libro mi è sembrato molto migliore di quel che ricordassi.
Prima di tutto il libro è molto corposo.
Sono 780 pagine di narrato, e l'arazzo della storia ha una bella struttura.
King si prende tutto il tempo necessario per il prologo della storia, e mi rendo conto che i capitoli dedicati ai due personaggi principali possano apparire prolissi e portare alcuni lettori alla noia.
Non li biasimerei, se qualcuno di loro avesse abbandonato questo romanzo nelle fasi iniziali.
In verità, quelle pagine servono, perché ci permettono di conoscere a fondo entrambi i personaggi.
La trama è molto semplice:
Bobbi Anderson porta a spasso il suo cane e si imbatte in un disco volante interrato.
La curiosità uccise...il cane ( in questo caso ) visto che questa scoperta la porterà a subirne un influsso durante lo scavo, molto simile ad una possessione lenta, ma inesorabile, che la porterà a mutare.
Ecco, questa parte non è chiarissima, ma va presa così com'è.
Praticamente nello scafo è presente qualche sostanza che portata dal vento, porta inesorabilmente tutti gli abitanti della cittadina di Haven a subirne gli effetti.
Di fatto, Tommyknocker è un romanzo corale che può ricordare Cose Preziose, Le notti di Salem e IT.
Ora, non solo questi lentamente mutano fisicamente, tanto da perdere i denti, ma la mutazione gli porta anche delle intuizioni tecnologiche geniali, tanto che gli elettrodomestici subiscono delle modifiche tali, da diventare delle armi di distruzioni di massa o dei prototipi energetici impensabili per l'epoca, e soprattutto gli abitanti iniziano anche lentamente ad avere una coscienza di massa.
Gli unici a resistere alla mutazione ed ad averne degli effetti più lenti, sono coloro che hanno delle piastre metalliche nel corpo, il che ci porta all'altro protagonista, cioè Jim Gardener.
Gard non è proprio il prototipo dell'eroe di un romanzo.
Qui, secondo me, si annida una delle particolarità, ma anche uno dei problemi di questo libro.
Gardener non è una figura positiva.
E' alcolizzato, è un complottista energetico, del tipo più odioso ed aggressivo, ed in più ha sparato all'ex moglie.
Il suo prologo è talmente grottesco, che devo essere onesto, mi ha portato anche a ridere delle sue disgrazie.
La scena in cui ubriaco rincorre e prende a botte di ombrello un imprenditore che lavora nel campo del settore dell'energia nucleare, a me ha fatto ridere un sacco, facendomi anche un po' sentire in colpa.
Gardener torna ad Haven da Bobbi, con cui ha avuto una relazione, ma con cui ha mantenuto l'amicizia, e pur trovandola diversa, la aiuta nella sua impresa di archeologia spaziale.
Gard, per tre/quarti di libro, sarà o ubriaco, o in balia della storia.
Si intuisce che King volesse creare una sorta di stallo alla messicana molto teatrale e psicologico tra Bobbi e Gard, con un rapporto complesso che la mutazione di Bobbi porta lentamente al deterioramento, però è una parte fin troppo descrittiva e statica.
Il che porta il libro, per lunghi tratti, a non essere di semplice lettura.
Viene meno il senso di epica ed avventura, quel conflitto tra bene e male.
Questo porta l'intreccio ad essere una lunga sequela di eventi ed interludi, dedicati a personaggi sparuti, che siano poliziotti, parenti, o giornalisti di passaggio, o qualche cittadino che tenta di ribellarsi al cambiamento proprio e/o altrui.
Questa lunga sequela di sparizioni, morti accidentali o volute, è molto coinvolgente.
A livello narrativo, in molti casi, vi è quasi un che di fumettistico o cinematografico alla Nightmare, con delle scene non solo macabre, ma anche da commedia horror, per certi versi.
Insomma, l'intreccio è avvincente, ma pende quasi unicamente da una parte.
E' un romanzo di fantascienza di isteria collettiva.
E' un libro in cui non vi è un percorso dell'eroe, e quindi non è propriamente un libro empatico.
Nelle altre storie di King, c'erano comunque delle figure che contrastavano il male, e quindi la trama era molto più epica, poiché infarcita di scontri, e quindi più avvincente, qui non è così, se non nel finale.
Anche il fatto che i villain siano molto astratti, ed in qualche modo siano poi i cittadini stessi, fa venire meno quel senso di avventura e riconoscibilità.
Per me questo è il motivo principale per cui questo romanzo non è piaciuto a tante persone.
Per avere una ribellione dobbiamo aspettare le ultime cento pagine, il che è molto poco.
Per altro il finale è pure molto sconnesso ed affrettato, oltre che forzato in qualche punto, con una sorta di intervento soprannaturale, che comunque è tipico di King.
Resta comunque un libro molto coeso come struttura narrativa.
Per me è molto più ricco di alcune sue ultime opere, almeno come costrutto.
King ci ha impiegato cinque anni a scriverlo, e si vede l'impegno che gli ha dedicato, ma per me si notano anche alcune sue difficoltà nell'indirizzare la storia, e questo lo si nota in un finale che non è proprio riuscitissimo, secondo me.
Comunque resta un libro molto divertente da leggere.
Certo, le spiegazioni scientifiche sembrano un po' delle supercazzole non molto credibili, ma è molto divertente l'uso di elettrodomestici comuni che solo con l'utilizzo di batterie, cavi coassiali, transistor, diventano delle robe ultra moderne capace di lanciare raggi laser e quant'altro.
E' un libro strano, che probabilmente un lettore di letteratura fantascientifica può smontare in più punti, ma che a me ha divertito.
Però al contempo capisco chi lo critica.
Mancano i componenti per cui fare il tifo e con cui empatizzare, manca l'eroe, ed anche il villain carismatico.
E' bene ribadire che chiunque lo affronti, sappia a cosa va incontro.
E soprattutto è bene dire, che in questo caso il bagliore di una luce verde, non è una cosa amarcord e romantica come nel Gatsby di Fitzgerald, ma qualcosa di molto più ostile e minaccioso. :-P
C'è chi afferma che Jim Gardener in qualche modo rappresenti un po' l'autore stesso che in quel periodo viveva un periodo di dipendenza dall'alcool e le droghe, con la paura di divenire una persona orrenda e violenta, ma non mi sentirei di spergiurarlo.
Di sicuro qualche affinità lontana con un altro personaggio di King, ovvero Jack Torrance, c'è.
Ma soprattutto in questo libro c'è un senso di estraneità e di alienazione che è palpabile nella storia e nei suoi personaggi.
Si denota l'impegno, ma anche una certa presa di distanza, come se in fondo King non abbia amato molto questo romanzo.
Tommyknocker è un romanzo alieno in tutti i sensi.
Alla prossima!
giovedì 9 febbraio 2023
Mystery - Peter Straub
mercoledì 18 gennaio 2023
L'altro posto - John Ajvide Lindqvist
sabato 31 dicembre 2022
Cell - Stephen King
venerdì 2 dicembre 2022
Trilogia della città di K. - Agota Kristof
Storia di formazione, la Trilogia della città di K ritrae un'epoca che sembra produrre soltanto la deformazione del mondo e degli uomini, e ci costringe a interrogarci su responsabilità storiche ancora oscure.
«Una prosa di perfetta, innaturale secchezza, una prosa che ha l'andatura di una marionetta omicida» – Giorgio Manganelli
Quando Il grande quaderno apparve in Francia a metà degli anni Ottanta, fu una sorpresa. La sconosciuta autrice ungherese rivela un temperamento raro in Occidente: duro, capace di guardare alle tragedie con quieta disperazione. In un Paese occupato dalle armate straniere, due gemelli, Lucas e Klaus, scelgono due destini diversi: Lucas resta in patria, Klaus fugge nel mondo cosiddetto libero. E quando si ritroveranno, dovranno affrontare un Paese di macerie morali. Storia di formazione, la Trilogia della città di K ritrae un'epoca che sembra produrre soltanto la deformazione del mondo e degli uomini, e ci costringe a interrogarci su responsabilità storiche ancora oscure.
«Tutto ha inizio con due gemelli che una madre disperata è costretta ad affidare alla nonna, lontano da una grande città dove cadono le bombe e manca il cibo. Siamo in un paese dell'Est, ma né l'Ungheria né alcun luogo preciso vengono mai nominati. Un inizio folgorante che ci immette di colpo nel tempo atroce dell'ultima guerra raccontandolo come una metafora. La nonna è una “vecchia strega” sporca, avara e senza cuore e i due gemelli, indivisibili e intercambiabili quasi avessero un'anima sola, sono due piccoli maghi dalla prodigiosa intelligenza. Intorno a loro ruotano personaggi disegnati con pochi tratti scarni su uno sfondo di fame e di morte. Favola nera dove tutto è reso veloce ed essenziale da una scrittura limpida e asciutta che non lascia spazio alle divagazioni. Un avvenimento tira l'altro come se una mano misteriosa e ricca di sensualità li cavasse fuori dal cilindro di un prestigiatore crudele.» (Rosetta Loy)