venerdì 31 agosto 2018

L'inverno Della Paura & dei miei eroi giovanili

Già dai tempi del film di Spielberg Hook io sapevo che non avrei voluto che i miei personaggi preferiti crescessero.
Continuo tuttora a preferirli cristallizzati, bloccati nel lieto fine della loro gioventù.

Seduti dopo il duello finale a rimirare il cielo sotto una volta stellata o un tramonto infuocato in sella alle loro Bmx o alle loro Schwinn.
Dissolvenza, colonna sonora finale, fine.
Perché vederli incanutiti, incattiviti dalla vita e dalla realtà dell'essere adulti?
Sembra strano dirlo dopo un post come quello scorso dove auguravo morte e sofferenza anche nella letteratura con protagonisti i ragazzi , ma tutti i personaggi che ho ritrovato adulti delle opere che ho amato, soprattutto letterarie, non mi sono mai piaciuti.
O almeno non mi sono mai piaciuti quanto il narrato precedente.
Sarà un problema mio.
Penso la stessa cosa di It, di Circolo Chiuso di Jonathan Coe ed anche di quest'opera di Simmons.
La dicotomia standard tipica di questi romanzi è: giovani e  (alla fine) vincenti, adulti e perdenti.
E' lo scontro tra la fantasia, l'entusiasmo ed il vigore giovanile contro la decadenza fisica e mentale della mezza età.
Non riusciamo a sfuggirne nella realtà e nemmeno nella narrativa, devo dedurne.

L'inverno Della Paura è un po' tutto questo, ma è soprattutto una storia di fantasmi.
Per lo più interiori.
E' più un inverno dell'anima, che della paura.

Ambientato quarantanni dopo il precedente capitolo, questa storia ha per protagonista unico Dale Stewart uno dei principali protagonisti del precedente capitolo.
Dale sceglie di tornare nella sua vecchia cittadina dopo un divorzio, un tentativo di suicidio e per provare a scrivere un libro sulla sua infanzia.

Ci sono moltissime differenze di approccio e di stile rispetto al primo capitolo.
L'inverno Della Paura è un romanzo molto più complesso e pomposo, strapieno di citazioni letterarie ed omaggi alle Ghost Story di Henry James e Shirley Jackson.
Riecheggiano echi del Mastino Dei Baskerville e riferimenti vari al Beowulf ed altre opere antiche inglesi.
Siamo lontanissimi dalla storia di formazione del primo capitolo.
L'inverno Della Paura è un romanzo psicologico, cupo e volutamente contorto.
Funziona?
Si, per gran parte.
Meno per altre cose ( tutta la faccenda della sua scappatella con la studentessa che gli è costata il matrimonio è tirata abbastanza per le lunghe, secondo me ).
Bellissima la scelta della narrazione fuoricampo affidata ad  un...morto.

Tempo fa dicevo che l'inverno è degli uomini, e questo romanzo mi porta ancora a pensarlo con più convinzione.
Ma soprattutto è insita in me la convinzione che per i miei gusti un romanzo di formazione deve essere una storia senza futuro.











7 commenti:

  1. Sai che mi è venuta un po' di pelle d'oca nel leggere questa tua recensione?

    Riflessioni mai banali, caro Pirkaf, e anche questa sui romanzi di formazione è molto interessante.

    L'età adulta è inevitabilmente l'inverno, altrettanto inevitabilmente ci si incanutisce e si diventa più disillusi e incazzati, perché diventare adulti significa uscire dalla comfort zone di quando si è bambini.

    Inconsciamente penso che tutti più o meno abbiano il desiderio di rivivere quei tempi e immagino una 'San Junipero' che forse è rappresentata da noi bambini.

    Allo stesso tempo questo non significa cedere al nostalgismo o dover cedere ad esso, sia chiaro.

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    1. D'accordissimo. Ed a San Junipero ci andrei oggi stesso. :-P

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  2. Questi sì che sono libri.. Altro che la Lucarelli e Bianchini..
    Vallo a dire a Riky! Ahahah :P

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    1. Se mi ha letto, lo sa già. :-P

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    2. Certo che ti ha letto. E ti ho letto anch'io. Ma ti consigliavo di infierire.. 😂😂
      Cmq l'hai fatto emozionare, e non è comune. Complimenti.

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  3. Nonostante adori Hook, concordo al 100% con te, veder crescere i personaggi di fantasia, mette malinconia anche a me.
    Non posso fare paragoni con il libro dato che non lo conosco.

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