domenica 28 agosto 2022

Un agosto in compagnia di Fëdor Dostoejvskij - Le notti bianche 1/3

Sul finir di un luglio incandescente mi ritrovai nella solita bancarella di libri usati sul lungomare con la speranza di trovare qualcosa di interessante.

Sono tornato a casa in un lago di sudore e con due libri in saccoccia.

Il primo non merita un post sul blog perché è legato più alla mia voglia personale di conoscere i posti in cui sono vissuto con l'occhio, la penna e i quadri di un autore del passato, e quindi non credo possa essere oggetto di interesse.

Il secondo è stato ben più irto, scosceso ed impegnativo, quanto può esserlo un trekking letterario con più dislivelli.

Era un po' che ero incuriosito dalle opere di questo autore, che sempre più spesso sentivo venire celebrato nelle bolle social che seguo che parlano di letteratura.

Sicuramente mi è capitata sottomano un'edizione molto fitta ed economica, e tutto ciò ritengo possa aver influito sulla difficoltà di lettura che ho avuto.

Praticamente venti pagine di Dostoejvskij mi pesano più di quaranta/cinquanta di qualsiasi autore odierno.

Non siamo ai livelli di Hugo, ma ci andiamo vicini.

Beh, che dire, al netto della prolissità di fondo, ho letto sicuramente tre buone storie, che pur non essendo totalmente nelle mie corde, alla fine mi hanno convinto.

E' anche normale che sia così, di certo non posso avere la presunzione di stroncare un autore storicamente riconosciuto come uno dei più bravi in assoluto.

Comunque, parliamo un attimo del libro in sé.

E' una vecchia edizione tascabile della Newton denominata Tris del 1997, che propone tre libri di un autore in un unico volume.

Insomma, un ottimo modo per approcciare un autore di cui conoscevo a malapena i titoli dei libri e qualche infarinatura delle trame.

I libri proposti in questa edizione erano: Le notti bianche, Delitto e castigo e Il giocatore.

E' chiaro che Delitto e castigo sia l'opera più maestosa e complessa, ma per i miei gusti Il giocatore è l'opera che più mi è piaciuta ed avvinto.

Ecco, trattandosi di letture impegnative, poiché ricche di complesse descrizioni della natura umana, è molto difficile non essere travolti da una sorta di fiume in piena di flussi di coscienza dei vari personaggi, e forse è proprio per questo che la trama molto più lineare e veloce di quest'ultimo libro è quella che ho trovato più nelle mie corde, ma ci torneremo a tempo debito.


Le notti bianche è un libro esilissimo, di circa una quarantina di pagine, ma è uno tsunami di emozioni umane e di solitudine amorosa, piena sì di belle frasi da sottolineare e di tormenti amorosi e sdolcinati da sedurre un giovane lettore, ma che io ho trovato piuttosto smielato.

Due giovani anime solitarie si incontrano nel loro peregrinare serale, e si raccontano i loro tormenti amorosi ed esistenziali con il cuore in mano.

Lui è una sorta di misantropo sognatore, lei aspetta il ritorno del suo promesso, che non si sa se tornerà.

Forse ce n'è e forse no, perché al quaglio la storia è tutta qua.

Da Shakespeare a Dawson's Creek il passo è breve, anche nella Russia dell'800. :-P

Molto bello il fatto che non sapremo mai il nome del protagonista, come se in fondo fosse lo stesso autore ad essere il protagonista della storia, e quindi non solo il creatore.

Dal punto di vista stilistico è una storia piena di belle frasi e bei dialoghi, e si comincia anche ad intravedere la linea narrativa dei prossimi due libri.

Dosto mette davvero a fuoco ed in maniera vivida la vita sociale del tempo in Russia, e lo fa tessendo dei rapporti umani piuttosto vividi.

Una storia d'amicizia/amore che si evolve in soli quattro giorni.

Sono così lontani da noi, ma anche così vicini, narrativamente parlando.

In un certo senso è un mostro di empatia.

Le notti bianche non è una lettura nelle mie corde, delle miserie amorose dei giovani ormai mi interessa poco, perché li vivo solo nel ricordo, non sono più uno di loro, e non posso più provare la passione ed il tormento dei primi amori, ma al di là di tutto, non posso non riconoscere la bravura di questo autore.

Le notti bianche è un libro piccolo, ma ricco di emozioni, forse palloso, e forse troppo impetuoso per quel che concerne i flussi di coscienza, ma difficilmente accetterei il termine brutto per un libro così.

Cioè farei spallucce, poiché d'altronde si parla di gusti personali, ma la penna c'è.

E crea vita.

E della giovane Nasten'ka chiunque potrebbe innamorarsi, ma forse in fondo lo abbiamo fatto, nel nostro tempo e nel nostro luogo...

" Era una notte incantevole, una di quelle notti che ci sono solo se si è giovani."

Ma che catenazzo vogliamo dire di un autore così.

La descrizione di Pietroburgo al calar della notte vale da sola l'intero romanzo.

Possiamo quindi definire Le notti bianche un romanzo di formazione?

Direi di sì.

E se vi piacciono libri di quel genere, ve lo stra-consiglio!


P.s: ho scelto di dividere la stesura di questo post in tre parti, che pubblicherò in maniera più veloce del solito, perché altrimenti verrebbe troppo lungo, e già non interessa a nessuno leggere blog come il mio, figuriamoci se scrivo post chilometrici...

Alla prossima!






9 commenti:

  1. Lessi Le notte bianche che non avevo ancora compiuto vent'anni e, forse proprio perché ero "giovane", fece una gran presa.

    Il giocatore mi incuriosisce moltissimo. Prima o poi, mi sa proprio che finirò per leggerlo.

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    1. In verità tenderei a fidarmi più dei tuoi gusti di un tempo, poiché eri proprio nel mood giusto.
      Io ho dei limiti oggettivi per ciò che concerne questo tipo di storie.
      E' un libro piccolo, ma più grande di me, in tutti i sensi.

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  2. Mi sono sempre chiesto se alla fine lui ci va davvero a trovare Nastenka e il suo uomo, come lei gli chiede nella lettera. Da giovane avevo anche scritto una sorta di "finale" in cui lui va, ma venne fuori una sorta di slasher anni 80 :D
    Ho visto anche il film. Come si fa a mollare un Mastroianni per la ghigna di Jean Marais!
    Il protagonista delle "notti" credo si chiamasse Marco. Per superare il suo trauma scrisse una canzone

    https://www.youtube.com/watch?v=pEGsWB34L2E

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    1. Sì, finale azzeccatissimo perché ti lascia dubbi e riflessioni.
      Beh, dopo aver letto Delitto e castigo, la parte slasher poteva anche starci, Dosto ne sarebbe stato capace.
      Sì, ricordo il film e mi è anche apparso durante le mie ricerche sul romanzo, ma purtroppo non lo ricordo più, complimenti per la tua memoria cinematografica.
      Teorema starebbe bene su quasi qualsiasi romanzo. :-P

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  3. Anch'io ormai ho giusto quei trent'anni di troppo, ahimé, però ebbi la fortuna di leggere "Le notti bianche" attorno ai miei vent'anni in un periodo in cui i tormenti amorosi erano ai loro apici. Ho quindi apprezzato molto il piccolo romanzo e credo di averlo letto e riletto innumerevoli volte. Anche il film con Mastroianni non è male, ma va guardato dopo aver letto il libro.

    P.S.: Ho quella stessa edizione che hai tu, ma comprata all'epoca della sua uscita. Dovrei averla ancora, ma ora che mi ci fai pensare non la vedo più da troppo tempo.

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    1. Le legaturacce e la cartaccia delle edizioni economiche Newton Compton tendevano a disgregarsi dopo un po'. La spina si rompe, la copertina scivola, la colla si sbriciola ed evapora più in fretta che in una favela brasiliana, le pagine volano via disgustate. Invece dei Tris, Mammut eccetera dovevano fare una sola collana "Mission Impossible", con l'avvertenza che il libro si autodistruggerà in tot mesi.

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    2. Eppure, in qualche modo è arrivato fino a me, ed ancora sano e in ottime condizioni.
      Evidentemente chi lo ha dato via, ne aveva avuto cura.

      A questo punto anch'io avrei voluto leggerlo a vent'anni, romantico e malato d'amore com'ero, sono sicuro che lo avrei amato incondizionatamente.

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  4. Be’, volevo leggerlo (ho già letto i libroni del Dosto) e ho visto il film del 1957 di Luchino Visconti. Ricordo una bella atmosfera. Personalmente, anche se “I demòni” ha inciso parecchio sulla mia vita quando ero giovane, ho un problema, ora che sono cresciuto, con l’eccessivo psicologismo. È un problema epistemologico: come fa uno a conoscere alla perfezione la psicologia di un altro? Allora, ci affidiamo alle invenzioni di uno scrittore. Ma è più onesto raccontare la realtà nuda e cruda. Quello che si può vedere, quello che si può udire...

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    1. Ti chiedo scusa, ma il tuo commento era finito tra i potenziali spam.
      A I Demoni ci arriverò, prima o poi.
      Però mi sono fatto l'idea che difficilmente una volta affrontato i suoi romanzi, avrò voglia di rileggerli.
      Mi dà l'idea di essere un narratore da maneggiare con cura, e solo per una volta.

      Riguardo lo psicologismo, mi sto rendendo conto di non riuscire a scrivere nulla di valido riguardo Delitto e castigo, forse proprio perché sono in difficoltà per l'immensa dimensione psicologica del protagonista e di tutti gli altri comprimari.

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