martedì 22 dicembre 2020

L'ombra dello scorpione - Stephen King

" Lui non muore mai ", rispose Tom. " E' nei lupi, cavoli, sì. I corvi. I serpenti a sonagli.

L'ombra del gufo a mezzanotte e lo scorpione a mezzogiorno. Se ne sta a testa in giù come i pipistrelli. E' cieco come loro. "


Da questo passaggio, uno dei più interessanti e significativi del romanzo per quel che concerne la descrizione del cattivo della storia, fu ricavato il titolo dell'edizione italiana di questo tomone del Re.

Sicuramente L'ombra dello scorpione è un titolo molto suggestivo del ben più difficile The Stand che risulta abbastanza intraducibile a livello significativo in italiano, visto che dovrebbe suonare come " La resistenza " o comunque qualcosa del genere.

The Stand è il sunto dell'elefantiasi letteraria di cui è affetto Stephen King e si gioca il titolo di romanzo più lungo insieme a It.

L'edizione Bompiani ha pure i caratteri piccoli quindi probabilmente parliamo di un libro che con un font diverso avrebbe tranquillamente raggiunto il migliaio di pagine.

Proprio per questo L'ombra dello scorpione è stato messo in commercio due volte.

La prima volta sul finire degli anni settanta in maniera ridotta e successivamente nel 1989 in versione completa e definitiva.

Prima di addentrarmi nella narrazione voglio parlare di un aneddoto personale.

Lessi la prima volta questo romanzo intorno al 1994 o giù di lì, ero un ragazzo, ed è del parere di quel ragazzo che vi dovete fidare.

La mia reazione fu più genuina delle successive riletture, anche di quella odierna.

Ebbene, la mia prima full immersion in quest'opera fu di meraviglia pura.

Ebbi quel libro in prestito da un mio amico e non riuscivo a staccarmene dalla lettura.

Me lo portavo a scuola, me lo portavo a tavola, dappertutto.

Mi piacque tantissimo e ricordo che rimasi sconcertato da una scena in particolare che non ho più scordato e che mi segnò profondamente, poiché toglieva di scena il mio personaggio preferito a poco più della metà della narrazione.

Non nego di essermi commosso e di aver avuto la tentazione di urlare e lanciare il romanzo contro il muro ( che avrebbe avuto la peggio vista la mole del libro ).

Io credo che un romanzo che riesca ad ottenere un effetto simile, sia un gran romanzo.

E lo penso ancora.

Ma da allora sono passate altre riletture, ho letto centinaia di altre opere, anche con tematiche simili, ed oggi ho letto questo libro con un occhio un po' più clinico, rispetto a quello ingenuo, ma più aperto al senso di meraviglia che avevo all'epoca.

Credo che a ragione io mi facessi sedurre da quel che succedeva rispetto a come succedeva.

L'ombra dello scorpione mi piace ancora, ma mi piace meno il contesto.

Proverò un po' a spiegarmi, per chi avrà un po' di pazienza.

Non pubblicherò estratti della trama anche perché credo che la conoscano un po' tutti a grandi linee la storia.

Un virus sfugge al controllo dell'esercito e decima la razza umana per il suo 99%.

I pochi e sparuti sopravvissuti si muovono in un'America ormai in disfacimento in un'avventura on the road di stampo apocalittico.

E quando parliamo di apocalittico, lo diciamo non in senso lato, ma proprio dal punto di vista biblico.

Perché quest'opera ha una fortissima connotazione biblica da Antico Testamento.

A conti fatti King ci dà la sua personale rappresentazione della parabola di Giobbe mettendo i protagonisti in una scacchiera grande quanto l'America intera ( non si hanno notizie degli altri continenti in quest'opera e dobbiamo farcelo bastare senza porci domande ).

I personaggi hanno un libero arbitrio, ma sono comunque teleguidati attraverso i sogni o le divinazioni.

Tutti i sopravvissuti sognano due persone:

- Una vecchina ultracentenaria di nome Mother Abagail che ispira bontà e li invita a raggiungerli in Colorado.

- Un uomo nero, Randall Flagg, sempre in ombra, che a volte appare vestito casual ed a volte avvolto in una tonaca, che ispira minaccia, terrore, paura, ma anche diavolo tentatore per le anime più tormentate.

I personaggi in corso d'opera faranno le proprie scelte, si metteranno in cammino e raggiungeranno questi due personaggi che fungono praticamente da aggregatori sociali nell'eterna lotta tra il bene ed il male.

La prima metà di questo libro è meravigliosa.

Chi mi conosce sa che vado pazzo per la narrazione on the road, e l'ambientazione di questo romanzo è costruita proprio per piacermi.

King fa un grandissimo lavoro con i personaggi, sia quelli positivi che quelli negativi.

Tutti, nessuno escluso, sono caratterizzati alla perfezione, anche nelle loro complessità d'animo.

Stesso dicasi per la scrittura e l'ambientazione.

Dal punto di vista narrativo, la prima parte sfiora la perfezione.

I capitoli dedicati alla Superinfluenza denominata Captain Trips sono meravigliosi, ed anche i dialoghi e le vicissitudini dei personaggi pre e post-epidemia lo sono altrettanto.

Alcuni capitoli sono iconici ed indimenticabili.

Larry che attraversa il Lincoln Tunnel completamente al buio calpestando i morti e superando gli ingorghi stradali di macchine e vetture militari.

La sconcertante narrazione di un'operazione di appendicite in un mondo dove medici ed ospedali non ci sono più.

Un capitolo non solo da stomaci forti, ma che ci dà ben l'idea di un mondo ormai alla deriva ed in disfacimento.

Il cammino iniziale di ogni personaggio in solitaria o in compagnia, in un'America ormai spopolata e perduta, con cibo d'accatto, sogni, incubi, paura e bivacchi, è narrata in maniera splendida.

So che oggi è un tema stra-abusato, soprattutto in tv, ma King lo descrive splendidamente il tema del viaggio.

Steve sa narrare del pellegrino.

Quindi cos'è che mi perplime?

Il linguaggio ed il modo di atteggiarsi dei personaggi maschili, in primis.

Sono costruiti con un modus operandi da anni '80 che levati.

Gran parte di loro sono machisti che si esprimono con frasi da film americano del tipo " Ehi, piccola ", " Pupa ",

" E' la mia donna." Ed altre amenità varie.

Anche quelli scritti meglio come Larry.

Per non parlare di Stu, il vero protagonista del libro, classico uomo silenzioso e tenebroso che non deve chiedere mai.

Anche se in corso d'opera è uno dei personaggi che evolve di più.

Vogliamo parlare delle donne di questo romanzo?

Lucy e Frannie sono stereotipate altrettanto, con frasette e dialoghi che spesso sembrano uscite da un romanzo Harmony.

" Ho bisogno di un uomo che scaldi il mio letto."

o frasi tipiche tipo: " Scegli me", che manco Beautiful.

Dirò di più: il diario che tiene Frannie è probabilmente il punto più basso dell'opera, non tanto per il suo contenuto imbarazzante ( d'altronde Fran ha solo vent'anni e ci sta che scriva determinate cose ), ma anche perché è un espediente piuttosto di bassa lega per permettere a King di spingere un personaggio verso il lato oscuro.

C'è parecchio di cinematografico e soap operistico nella narrazione di questi personaggi, che spesso vengono trattati in maniera persino bigotta.

E quelli che ne escono peggio sono i personaggi femminili trattati spesso come angeli del focolare che devono farsi i pianti guardando dalle verandine i loro uomini mentre vanno a salvare il mondo.

Come se la funzione della donna in quest'opera sia quella di farsi mettere incinta o poco più.

Infatti è terrificante una frase di Mother che si comporta come una commare di paese qualsiasi quando si rallegra che una delle ragazze ha i fianchi larghi e che quindi è in grado di sfornare tanti figli.

Capisco che si debba riformare la società, ma c'è uno strisciante bigottismo religioso che è difficile accettare oggigiorno.

Difficilmente accettabile anche il fatto che l'unico personaggio femminile cazzuto e pronto alla battaglia sia, indovinate un po', bisessuale, ed in un certo senso è considerato anche sacrificabile in corso d'opera ( infatti viene spedito come spia in una vera e propria missione suicida), pensate un po'.

Sembrerà che io ne stia parlando male, ma non è così.

Io amo questo romanzo e mi sono goduto anche questa rilettura.

Pur contestualizzandolo però ad una rilettura attenta salta all'occhio un tipo di narrazione che oggi appare un po' manichea e superata, per lo meno nel modo di esprimersi di alcuni dei personaggi principali.

Ed è un peccato, perché tolto quel contesto, L'ombra dello scorpione è un viaggio meraviglioso e spaventoso.

Randall Flagg è un cattivo bellissimo, delineato splendidamente.

E fa specie che funzioni più qui, che nella saga dove ci si aspettava che figurasse di più come quella della Torre Nera, dove doveva essere uno dei protagonisti.

Ed in più io mi metto tra quelli che accetta tranquillamente uno tra i finali più discussi di sempre tra i libri del Re.

Perché è un finale che in un'opera biblica come questa ci sta tutto.

So che in questi giorni dovrebbe debuttare l'ennesima miniserie tratta da questo libro, e sono molto curioso del fatto se avranno il coraggio di tenere un finale simile o se sceglieranno di cambiarlo.

E' valsa la pena rileggerlo?

Sì.

L'ombra dello scorpione è e resterà sempre una delle mie opere preferite di King, e non m'importa se alcuni personaggi spesso parlino e si comportino come delle macchiette, perché l'essenza del viaggio e dell'avventura è palpabile ugualmente.

Nella seconda parte il libro forse perde un po' e risulta un po' prolisso soprattutto quando i personaggi hanno compiuto il loro percorso e quindi si prodigano per riformare la società, ma diciamo che va considerata come quella parte in cui le fazioni si preparano per il gran finale.

Menzione per alcuni personaggi negativi: penso che Pattume e LLoyd siano tra i personaggi meglio riusciti di questo libro.

E poi c'è lui, il mio personaggio preferito.

Non perdonerò mai King per averlo fatto fuori, era pure uno dei pochi che non si esprimeva come un tamarro da film action.

Non ho parlato del paradosso o della premonizione di King di narrare di un'epidemia di influenza in epoca Covid come questa, ma non lo faccio perché nella narrazione funge più da prologo che altro e perché non l'ho riletto con quella sensazione in mente.

Il che è abbastanza brutto, perché significa che in un certo senso mi sono abituato a quel che stiamo vivendo.



Buone feste ed...

Alla prossima!








19 commenti:

  1. Sai che non comento se non ho qualcosa di (minimamente) interessante da dire. Beh, stavolta faccio un'eccezione. Questo commento è solo un puro complimento.
    Il tuo articolo, ché chiamarlo solo "recensione" è davvero riduttivo, è splendido e io leggerei un libro di moltissime pagine di articoli/saggi scritti così.
    Quindi capisci perché mi vedrò costretto a venire fin lì a tirarti per la giacchetta se mai pubblicherai ancora post in cui dici che forse, chissà, può essere che smetti di scrivere.
    Bravissimo!
    Di cuore, dal cuore.

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  2. L'ho letto, male, durante l'adolescenza.
    Mi piacerebbe tantissimo approcciarlo nuovamente, con più costanza.

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    1. E' un'esperienza.
      Magari da fare in un periodo di calma e tempo da spendere.

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  3. l'ho letto e poi vidi anche la miniserie da ragazzo. È sicuramente uno dei migliori libri di King, forse anche un tantinello sottovalutato

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    1. Sottovalutato non credo, anzi per molto tempo è stata considerata l'opera più amata dai lettori di King, anche più di It.
      Oggi un po' meno, chissà se la serie Tv gioverà al libro, visto che ho visto che sta per uscire una nuova edizione in concomitanza con la serie Tv.

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  4. Io ormai ho un problema con King, proprio non mi tira più (pensa che pure l'ultimo romanzo alla fine non l'ho letto ancora)... quindi no, non lo rileggerei.
    Interessante quel che dici su come si esprimono, diciamo che non ci badai molto perché forse l'avevo percepito normale, sia per l'epoca che per King in sé.
    Comunque, non è che ti sei abituato a quel che stiamo vivendo: secondo me sei abituato proprio grazie alle letture/visioni :D

    Moz-

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    1. Anch'io credo che fosse normale, e secondo me, come dice bene Cass, persino voluto.
      A me tirano poco i suoi ultimi romanzi, ma ogni volta comunque finisce che presto o tardi li leggo. :-)

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  5. Assolutamente, infatti io credo che fosse tutto voluto.
    Mi chiedo a questo punto se nella serie di prossima uscita i personaggi verranno scritti nello stesso modo o verranno adeguati in base al contesto sociale odierno.

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  6. Purtroppo io lo acquistai all'inizio degli anni '80 e l'ho quindi letto nella versione ridotta. Mi piacque moltissimo e mi sono sempre detto che mi piacerebbe (ri)leggerlo in versione integrale, ma non so se e quando succederà.
    In questi giorni sto tra l'altro leggendo per la prima volta, accanto a una serie di riletture di tipo saggistico, "Il popolo dell'autunno" di Ray Bradbury, di cui ricordo una tua bella recensione un po' di tempo fa. Questa estate mi sono infatti finalmente deciso a leggere "L'estate incantata" e presumo che in un momento o l'altro del 2021 completerò la trilogia con "Ritorno all'estate".

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    1. Credo tu ti riferisca ad Addio all'estate, che purtroppo ancora non ho letto, ma ce l'ho in wish list da tempo.
      Prima o poi sarà mio. :-)

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  7. Non l'ho letto, ma lo conosco (ovviamente) di fama.
    Un'influenza mortale per via delle mutazioni costanti..mamma mia, agghiacciante...
    Adoro anche io però il genere post-apocalittico. Sono curioso di sapere del tuo personaggio preferito: spoilerizza pure!

    Ovviamente permettimi di aggiungere i miei più cari auguri di buone feste.
    E mi raccomando, non chiudere "Frammenti e tormenti" :)

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    1. Grazie Riky, ricambio!
      Riguardo lo spoiler meglio di no, sta per uscire anche la serie Tv, e magari chissà, a qualcuno rovinerei la sorpresa dell'evento, anche se non è detto che nel Telefilm le cose vadano nello stesso modo.

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  8. Ero una ragazzina allora quando lo lessi, e tra i suoi libri fu quello che mi colpì di più. Oggi lo ricordo poco, ma all'epoca avevo anche il film in due VHS. Ho abbandonato King da tempo, ma resta un bel ricordo che hai saputo rendere vivo con questa lettura.
    Buone feste, tanta serenità.

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  9. Non sono mai stato un kinghiano, questo lo sai, e ancora mi chiedo come sia riuscito a leggermi IT quando avevo diciott'anni. L'ombra dello scorpione ce l'ho comunque in casa da sempre, mai considerato ma conciato come se lo avessi letto e riletto cento volte.
    Quoto in pieno il commento di Orlando! Questa non è una semplice recensione: è una dichiarazione d'amore in forma di post! Buone Feste!!!

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  10. Lo lessi a 16 anni, non ricordo tutto alla perfezione, ma mi piacque moltissimo. E mi rimase impressa Mother Abigail, che è una fanatica, e il suo posto nella storia per me dà un'ulteriore sfumatura alla vicenda - almeno, già all'epoca la interpretai così.
    Tra l'altro, quell'anno lessi tantissimo di King.

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    1. Sì, in effetti Mother è un po' una bacchettona per certi versi, ma d'altronde si sente scelta da Dio e quindi nel romanzo essendo di natura biblica funge quasi da profeta fanatica.
      Più che altro è una marionetta nelle mani di Dio.

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