mercoledì 2 settembre 2020

Christine - La macchina infernale - Stephen King

 "Figliolo, probabilmente sei troppo giovane per cercare la saggezza in parole che non escano dalla tua bocca, ma ti dirò una cosa: il nemico è l'amore." 

Annuì lentamente. 

" Sì. I poeti fraintendono l'amore continuamente e qualche volta in buona fede. L'amore è il più antico degli assassini. L'amore non è cieco. L'amore è un cannibale con una vista estremamente acuta. L'amore è un insetto che ha sempre fame."

" Che cosa mangia? " Domandai senza pensare.

"L'amicizia", mi rispose.


Probabilmente il succo di questo romanzo è tutto qui, in questo splendido passaggio, che è probabilmente il più bello del libro.

Christine è un horror, ma anche una classica storia d'amicizia adolescenziale, che in genere sappiamo tutti, grazie al nostro trascorso, che si interrompe o prende una piega diversa, nel momento in cui entra in gioco l'amore.

Qui la ragazza destinata a rompere un'amicizia c'è pure, ma somiglia più ad un espediente, perché il vero amore di Arnie è Christine, un' automobile.

Questa quindi è la storia di un triangolo d'amore o un quadrilatero se ci mettiamo in mezzo anche Leigh Cabot.

E' il classico horror scolastico che King ci ha già venduto e ci venderà ancora dopo, molto simile a Carrie, IT o Il Corpo nell'impostazione.

Cittadina tranquilla, scuola, bulli, amicizia, e l'arrivo dell' orrore esterno, che questa volta sarà un'automobile.

Christine è uno dei romanzi più famosi di King, è stato anche trasposto cinematograficamente da un maestro come Carpenter, e probabilmente la sua fama è più al passato che al presente.

Probabilmente oggi la figura di questa Plymouth del 1958 è meno famigerata di un tempo, ed è un peccato, credo anche perché in tempi moderni la macchina non racchiude più un'importanza fondamentale come nelle adolescenze del passato o almeno appartiene ad un genere narrativo e cinematografico nell'immaginario un po' desueto.

Resta comunque sicuramente un'opera iconica, con cui King ha saputo giocare ed ammaliare il lettore, soprattutto un lettore cresciuto in quegli anni di miti cinematografici motorizzati.

Credo che Steve possa anche essere stato ispirato da opere come La macchina nera, Supercar e persino Duel.

In certi frangenti si respira l'area di un contesto televisivo alla Grease o a un Happy Days in chiave orrorifica.

Perché quasi ogni adolescente sogna di guidare una macchina, sogna l'indipendenza, ed ha la convinzione che il mezzo sia uno degli ingranaggi che porta alla conquista del sesso e dell'amore.

Molto aspettano i diciotto anni solo per questo ( o i 16 nel caso degli americani ).

Non a caso Arnie trova l'amore solo dopo aver adocchiato Christine.

E' la quarta o quinta volta che rileggo Christine, ed ogni volta è amore, ma anche perplessità.

Lo amo, ma per me ha dei difetti evidenti, robe che non mi piacciono e che narrativamente parlando avrei preferito diverse.

Andiamo di sinossi:

Tre amici vivono la loro adolescenza in una tranquilla cittadina di provincia. Le novità sono poche, finché non compare Christine, un'auto - una Playmouth del 1958 - che Arnie, uno dei ragazzi, vuole a ogni costo rimmettere a nuovo. Un'impresa disperata, che per lui si trasforma in un'ossessione, mentre la macchina inizia a manifestare un'inquietante vita propria. E nelle buie strade del paese la gente comincia a morire.

Ho notato che alcuni trovano la prima parte di questo libro eccessivamente statica e prolissa.

Ed è vero.

Probabilmente oggi, King avrebbe affettato e velocizzato un po' la parte iniziale, visto che per circa 180 pagine succede poco o nulla in termini d'azione, e molto è dedicato all'approfondimento dei personaggi.

In verità è una parte che io ho apprezzato molto.


Trovo funzionale e ben narrato il tutto: il colpo di fulmine di Arnie per Christine, la presentazione della figura un po' mefistofelica di Roland LeBay, il rapporto che Arnie ha con i genitori e con il suo migliore amico, e soprattutto i piccoli accenni al passato di Christine.

Personalmente io trovo la prima parte molto più coesa anche nella struttura narrativa, non a caso ritengo che le parti più belle del romanzo si trovino tra queste pagine, almeno fino a quando non si scatena Christine in tutta la sua potenza.

Cosa non va in questa storia ( per me ovviamente )?

Ho sempre avuto l'impressione leggendolo che i personaggi, a parte Arnie, non siano stati centrati benissimo.

La figura di Roland LeBay su tutti, ma anche Dennis, il migliore amico di Arnie nonché eroe della storia.

Se Arnie compie un percorso ben preciso e delineato, fino alla sua completa trasfigurazione di sé, non si può dire lo stesso degli altri personaggi.

Leigh Cabot è protagonista di uno dei passaggi più spaventosi del romanzo, ma per essere la fidanzata di Arnie e quindi terzo incomodo tra lui e Christine, resta una figura molto eterea e sbiadita nell'economia della storia, tranne che nel controverso passaggio narrativo verso il finale, che io ho trovato molto infame e forzato, ma è una cosa mia.

Ci sono molte forzature in questa storia, che avrebbe potuto essere molto più semplice e lineare.

La natura malefica di Christine e il suo rapporto molto forzato con LeBay.

La stessa trasfigurazione di Arnie è piuttosto contorta.

Non ce n'era bisogno.

Sarebbe bastata l'ossessione per una macchina malefica con successiva possessione.

In più punti King stesso sembra confuso su chi sia il vero diavolo, se LeBay o la macchina, creando parecchia confusione.

Però quando l'autore preme l'acceleratore e lascia scatenare Christine diventa un libro spettacolare.

Nonostante alcune scelte narrative che ho trovato un po' attaccate con lo sputo, amo e amerò sempre molto questo romanzo, che in più punti mi ha anche fatto riflettere su me stesso, perché in alcuni passaggi ti fa tifare per...Christine.

Infine vorrei spendere due parole sull'eroe della storia, Dennis.

C'è un qualcosa che non mi è mai piaciuto in questo personaggio.

Non metto in dubbio la sua amicizia verso Arnie, ma spogliato un po' dal contesto, c'è un sottotesto quasi...classista in Dennis, come se in fondo in fondo, apprezzasse il vecchio Arnie perché inferiore e più debole di lui.

La stessa chiosa iniziale e anche quella finale in cui definisce Arnie un perdente, ti porta a pensarlo.

E poi c'è sempre del marcio in un migliore amico che ti frega la ragazza.

Christine è un buon romanzo che si perde un po' nella fase decisiva, ma che parte e finisce benissimo.

Il finale è tra i più belli mai partoriti da Stephen King, e quando Christine si prende la scena è irresistibile.

" La sua infinita tenacia."

" La sua furia indomabile."


Alla prossima!



17 commenti:

  1. Dennis eroe della storia, ma con lati d'ombra, da te ben evidenziati. Mi piace molto il dialogo che hai messo in evidenza a inizio post. Devo dire che è una concezione molto pessimista, ancor prima che negativa, ma in certi casi purtroppo diventa veritiera.

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    1. Beh, sì.
      Io l'ho constatata anche sulla mia pelle, ma credo che sia capitato a parecchi.
      Però io non ho mai avuto Christine. :-P

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  2. E' uno dei pochi che mi mancano di King, e onestamente a questo punto non so se lo recupererò mai: sto attraversando una fase di "stanca" in cui faccio fatica a seguire qualsiasi cosa ricordi anche solo remotamente le atmosfere nostalgiche alla "It" o "Stranger Things", per cui probabilmente questo non è il momento ideale per "Christine"...
    Però ti porgo i miei complimenti per la tua recensione, veramente onesta, esauriente e precisa! ^___^

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    1. Intanto ti ringrazio. :-)
      Riguardo Christine posso aggiungerti che comunque è un libro pregno di bei capitoli, per me prima o poi dovresti recuperarlo.
      King ha scritto di meglio, ma anche di molto peggio.

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  3. Mi piace e non mi piace questo romanzo di King. Una noia infernale in alcuni passaggi ma il finale é davvero bello.
    Una divagazione: in questi mesi di lockdown mi é capitato di rivedere alcune puntate di Supercar e che gigantesca cazzata che era al pari di A-Team e altre robe che passavano quando ero un bambino

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    1. Beh, sì, anche a me succede di rivedere le cose che mi piacevano nell'infanzia ( o anche vecchi videogiochi ) e di pensare come facessero a piacermi.
      Il contesto era quello, ed era il loro momento, così come il nostro era un cervello in formazione che viveva il tutto come una novità televisiva.
      Ci sta, secondo me.

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  4. Ed ora mi è venuta voglia di rivedere il film ;)

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  5. Letto nei primissimi anni Novanta, durante la mia febbre kinghiana inarrestabile. Purtroppo lo ricordo poco, forse proprio per i difetti che metti in luce, anche se all'epoca ogni parola di King per me era perfetta :-P
    Ho amato profondamente la storia - sia romanzo che film - semplicemente perché colpiva forte in un aspetto del mio carattere, cioè il violento attaccamento alle cose, all'epoca in fase acutissima. Avevo 16 o 17 anni, avevo mai guidato un'auto e non mi interessava, il concetto era "possedere" qualcosa, avere un rapporto con essa che nessuno avrebbe mai potuto capire, e fare di tutto per difenderla.
    Di lì a poco uscì nelle librerie "Cose preziose" e fui davvero colpito a morte, perché lo stesso concetto veniva portato alle estreme conseguenze (anche se l'idea era copiata da Matheson, ma va be'): cosa saresti disposto a fare per proteggere le tue "cose preziose"? Tutto, ovviamente...
    Non rileggerei Christine, ma la porto nel cuore da allora. Insieme ai titoli di testa del film con "Bad to the Bone", titanici come ogni cosa di Carpenter ;-)

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    1. Ti capisco benissimo.
      Cose Preziose me lo ricordo ancora bene e quindi dubito di rileggerlo a breve, però anch'io l'ho apprezzato molto, a parte un finale un po' scialbo rispetto a tutto il resto.
      Come ho scritto anche a Moz, ho visto il film di Carpenter subito dopo aver finito il romanzo, e devo dire che lo preferisco, perché molto più coerente e divertente.

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  6. Letto eoni fa, ma in effetti dovrei riprovare a vedere oggi che sensazione mi fa.
    Considera che io penso di King che sia SEMPRE eccessivo, quindi sicuramente anche io trovai prolissa e con poca azione la prima parte.
    Non per niente, preferisco al 99% delle volte le trasposizioni cinetelevisive di King, più che l'originale.

    Moz-

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    1. Ho rivisto il film proprio qualche giorno fa.
      A parte qualche semplificazione, la pellicola di Carpenter è molto più coesa e coerente e quindi più divertente del pur bel romanzo che ci ha regalato King.

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  7. è un dei libri di King che prima o poi mi piacerebbe recuperare... magari in qualche mercatino dell'usato.

    bella recensione, mi ha invogliato molto al recupero.

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    1. Ti ringrazio.
      Anche se non sono stato del tutto lusinghiero nei riguardi di questo libro, ti assicuro che merita la lettura. :-)

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  8. Il film non l'ho mai sopportato, come non ho mai sopportato i Transformers, macchine dall'I.A., però Supercar (mi riferisco a K.I.T.T., non so se quello che citi sia la stessa opera ma ne dubito) non mi dispiaceva da piccolo. Non mi piace l'idea.
    Ciò che mi piacerebbe sicuramente, almeno nel libro, sono i contorni, gli sfondi, le vicende di amicizia che a te hanno ricordato Grease o Happy Days. Probabilmente preferirei la prima parte, perché non la trovo una perdita di tempo o un allungo di brodo, servono a farti immergere di più nel contesto.

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    1. Beh, eppure apprezzi i fumetti horror, e quindi un'auto malefica dovrebbe piacerti, sulla "carta ".

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    2. Su carta, illustrata o meno, riesco a farmi piacere solo quelli coi pazzi criminali (umani), che poi sono più thriller che horror. Roba splatter, perché il salto sulla sedia che potrebbe causare un tema più paranormale, è impossibile.

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