venerdì 24 luglio 2020

Romanzi a cinque stelle



Ultimamente ho letto Per chi suona la campana di Hemingway e riletto Furore di Steinbeck.
Parliamo di due mostri sacri, e di due libri tra i più belli mai scritti.
A leggerne le recensioni, però a volte si hanno dei dubbi sull'oggettività storica nel giudizio di questi romanzi.
Come se i critici di quel tempo avessero preso un abbaglio.
Almeno a leggere alcune recensioni e votazioni odierne.

Proprio nel periodo in cui stavo leggendo questi due libri, mi trovavo con gli amici nella solita piazzetta, e si parlava del più e del meno, quando mi viene fatta una domanda di carattere libresco che mi ha fatto riflettere molto.
Verteva sul fatto che io non avessi recensito e dato le cinque stelle ad una raccolta di poesie pubblicata tempo fa da un mio amico.
La domanda era fatta in tono scherzoso, anche perché raramente si parla di libri nella mia cerchia d'amicizie, perché nessuno ne è interessato e quindi è una passione che tengo per me, però è stata una domanda interessante.

Ho balbettato che non m'intendo di poesia, ma dentro di me pensavo che se avessi recensito quella raccolta mi sarei sentito in " dovere " di dargli le fantomatiche cinque stelle perché è un mio amico.

Ed è qui che casca l'asino, secondo me.

Mi metto nei panni di tutti quegli scrittori che si auto-pubblicano, che hanno bisogno del voto per restare in classifica, ma quanti di questi voti sono sinceri?

Com'è possibile che il libro della De Lellis abbia cinque stelle, e magari su Steinbeck, Roth, Faulkner, ci siano anche frotte di due o tre stelle?

Quanto sono credibili le classifiche su Amazon o Ibs, o quante siano fatte ad arte per spingere all'acquisto di una nuova uscita di tal dei tali?

Io ho smesso di leggere le recensioni su questi siti da anni.
Ma oggi non riesco nemmeno più a fidarmi di quelle su Instagram, perché troppe di esse si basano su collaborazioni.

Di solito l'aggettivo populista viene usato in ambito politico, ma devo dire che anche per quel che concerne le recensioni online è altrettanto valido.

Le cinque stelle di un romanzo auto-pubblicato o di un nuovo autore/trice e quelle di un grande classico della letteratura hanno lo stesso valore o vanno pesate e classificate diversamente?

E' questa la domanda fatidica.
Perché se ci affidiamo al giudizio numerico, molte delle auto-pubblicazioni in base ai voti sembrano dei capolavori della letteratura contemporanea.
E lo stesso vale per quasi ogni romanzo di nuova uscita su Instagram.
Dove gli aggettivi: fantastico, emozionante, si sprecano.
Che poi per carità, è persino legittimo, perché ognuno si emoziona con ciò che vuole, ma se permettete, che un vincitore di un premio Pulitzer o un Nobel, abbia una media voto peggiore di un' auto-pubblicazione o di una nuova uscita, a me fa rabbrividire.


Alla prossima!

21 commenti:

  1. Il libro della De Lellis ha un sacco di cinque stelle, ma anche molte recensioni con una sola. Francamente è inevitabile che i supporter della ragazza comprino i libri e diano il massimo dei voti. L'editoria pubblica questi libri perché sono un successo garantito in quanto a vendite. Purtroppo mala tempora currunt :D

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    1. Beh, La De Lellis o Stella Pulpo che ha scritto veramente il libro ( per altro è anche una bravissima blogger ) hanno fatto benissimo a scriverlo.
      Purtroppo sono state le prime che mi sono venute come esempio.
      Diciamo però che Amazon per ciò che concerne il sistema di votazioni e recensioni, a me non pare credibilissimo.

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  2. Ho letto recensioni scritte da persone che si reputano pure bravi/e recensori che dicono Secondo me avrei tagliato Guerra e Pace e altre cagate del genere. Sono stato molto contento quando la mia maestra delle elementari ha messo tre stelle a una roba che avevo scritto (non autoprodotta) su Amazon, perché e sempre stata severa e onesta.

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    1. Beh, io Guerra e Pace non ho ancora trovato il coraggio di leggerlo, ma mai dire mai.
      Ricevere critiche aiuta a crescere, ma mi rendo conto che è sempre una bella botta riceverne, quindi capisco se molti hanno paura di dare un giudizio onesto.

      Bravo te comunque a non esserti incavolato con la tua maestra, perché ti assicuro che molti autori di nuova generazione si incazzano come iene se i loro romanzi non vengono apprezzati dai collaboratori più onesti e imparziali, con tanto di polemica social.

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  3. Beh, il paragone con la De Lellis secondo me non ci sta, probabilmente chi legge la De Lellis non sa nemmeno chi siano Roth, Faulkner, etc... probabilmente daranno 5 stelle a lei, a Fabio Volo o ad altri fenomeni che sono di costume più che letterari. Spesso i voti delle autoproduzioni sono dati da amici e parenti, anche io tento di non recensire cose di conoscenti, se capita e sono convinto della validità dello scritto allora magari faccio una bella rece, se il libro mi lascia qualche dubbio opto per una semplice intervista (fortunatamente mi capita pochissimo, non ho tutti sti amici/conoscenti scrittori)

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    1. Come ho scritto a Guido ho usato la De Lellis perché molto riconoscibile.
      Io non niente contro le autopubblicazioni o contro le recensioni, ma più che altro sul sistema di valutazione che trovo drogato e non molto veritiero.

      A parte Anobii che è ormai vecchia scuola e parzialmente in disuso, tendo a fidarmi molto meno di Ibs e Amazon per ciò che concerne la valutazione di un libro.

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    2. Io le recensioni dei portali non le guardo mai, solo blog o siti di settore come Pulp ad esempio.

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  4. Resto molto legato alle stelle, un sistema di valutazione che ho ereditato da Anobii, dove scrivevo le mie prime recensioni. Però ti inviterei a combattere la tua diffidenza su molti recensori, perché praticamente tutti i libri che leggo sono frutto di collaborazioni con gli editori e cinque stelle, da gennaio, le ho date soltanto all'Isola di Arturo: ovviamente acquistato, in quanto classico.
    Da autore pubblicato con il crowd founding, inoltre, non le ho mai pretese: insomma, avrei fatto come te davanti alla raccolta poetica del tuo amico. 😅

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    1. Speravo si percepisse che la mia fosse una generalizzazione che non vale per tutti i profili che seguo e che continuo a seguire, tra cui il tuo, ma potrei citare Mr.Tannus, cantodellapianura e tanti altri.
      Su Instagram ci sono dei profili validissimi che seguo con piacere, però a volte ho dei dubbi sul sistema delle collaborazioni, nel senso che mi domando: ma quel romanzo che ricevono lo avrebbero comprato?
      Cioè, quanti di coloro che fanno collaborazioni si limitano solo a ricevere libri e recensirli?
      Per me non sono pochi.
      Così come ho notato che alcuni li mostrano, ma non vanno mai oltre l'unboxing, segno che quel romanzo, sempre secondo me, non viene manco letto.

      Come ho scritto sotto a Guido rispetto le autopubblicazioni, meno però il sistema di voto, che ne droga il valore e che costringe e spinge alcuni autori a comprarsi o usare metodi per scalzare posizioni in classifica.
      Di fatto noto uno squilibrio abbastanza netto sui voti di un classico rispetto ad un nuovo autore, che spesso e volentieri ha una media superiore.

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  5. Una riflessione molto interessante. Il problema di libri come quelli della De Lellis, però, è che sono libri letti (bontà loro) da un certo tipo di pubblico. Insomma... chi evita come la peste quel tipo di letteratura, la evita, appunto, e non spreca né soldi né tempo (soprattutto) per leggere e poi recensire una cosa del genere. Quindi quelle 5 stelle sono tutte stelle ricevute da un "suo pubblico". Cosa che non accade con altri grandi scrittori (o meglio scrittori e basta) che hai anche citato: quelli vengono letti da tutti, e allora capitano anche le 1 o 2 stelle.
    Sulle autopubblicazioni: io ne ho parecchie, e non mi sono mai sognato di chiedere ad amici di votarmi, per due motivi: il primo è che ai miei amici, ciò che scrivo, lo regalo. Il secondo è che scrivo per passione, e non me n'è mai fregato un granché di pubblicizzarlo. Forse sbaglio, ma sono fatto così ;)

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    1. Sì, ho usato la De Lellis come esempio perché più riconoscibile, ma avrei potuto usare la Gamberale o altri autori italiani che ultimamente hanno un certo seguito ( su cui non discuto ).

      Comunque non è una critica contro le autopubblicazioni la mia, anzi capisco benissimo che per ragioni dei marketing si cerca di spingersi il più possibile, ma nutro dubbi sul sistema delle votazioni.
      Infine non sbagli affatto, e nemmeno sbaglieresti se scegliessi di pubblicizzarlo.
      Il mio punto di vista è una goccia nel mare, e potrei essere tranquillamente nel torto.

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  6. Sinceramente non la conosco sta De Lellis ma se alla Feltrinelli mi trovassi il suo libro best seller vicino a un romanzo di Hemingway non penserei sicuramente alle stelle date a quello o a questo libro.
    Il problema se lo vogliamo chiamare così è che la distribuzione editoriale in Italia per gli scrittori emergenti o no funziona da cani.
    Siete tutti scrittori ( non c’è l’ho con te) anche mi nonna per dirti 😀 e non credo che la differenza la facciano le stelline o chi recensisce ( a pagamento o no)...secondo me bisognerebbe focalizzarci su altri aspetti.
    Non penso che il successo di un romanzo dipenda solo dalla rece.
    Sapendo poi quanto siano pilotate e poco affidabili.
    Insomma bisogna proprio essere coglioni per darci peso.
    Non riferito a te , non mi permetterei mai ..ma in generale.
    Ciao

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    1. No, tranquillo ho capito benissimo.
      E poi...io non ho mai scritto un libro e dubito lo farò mai, sono solo un lettore. XD

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  7. Da autore auto-pubblicato, è ovvio che se trovo una valutazione a cinque stelle sono contento (o meglio, è contento il mio ego), così come una valutazione positiva può fare solo che piacere, ma niente eguaglia la recensione (buona o cattiva) di chi ha letto davvero il libro. E ti assicuro che una recensione e una lettura non sono assolutamente legate.
    Essendo direttore di ThrillerMagazine, a lungo ho recensito uscite "fresche" inviate dalle case editrici, finché non ho smesso per totale nausea e "blocco del lettore", e il problema che citi me lo ponevo sempre: metti che questo libro è da stroncare, poi magari rovino i rapporti con la casa editrice.
    Non parliamo di amici o scrittori che ti sottopongono il loro lavoro: mai farlo, mai accettarlo. E' come per i soldi nei precetti del Polonio di "Amleto": mai darne in prestito all'amico, perché perdi soldi ed amico :-P
    Ho avuto anche la fatalità di conoscere diversi "poeti", gente che se c'è da litigare o questionare o fare cattiverie ha la stessa fibra morale di un killer della mafia, ma se non lodi i loro componimenti poetici (di solito improponibili) si offende come un bambino preso in giro. Situazioni da evitare come la peste! ^_^

    Sul discorso delle recensioni è ovvio che non puoi accostare un capolavoro senza tempo come qualsiasi cosa uscito dalla penna di Steinbeck e un romanzo di qualsiasi altro genere e tempo. O addirittura tirare in ballo "Guerra e Pace": così è impossibile recensire.
    Di solito una recensione buona o cattiva andrebbe fatta paragonando l'opera ad altre simili, anche per capire in quale momento culturale è nata: il giudizio personale è insindacabile, mentre quello dell'opera all'interno del genere è un po' più oggettivo.
    Io per esempio sono appassionato dell'universo di Alien, ma non è che un romanzo di quel genere nel definirlo "splendido" intendo che sia meglio di Steinbeck o qualsiasi altro autore: semplicemente all'interno del suo genere magari ha una marcia in più. Così come non paragonerei mai Steinbeck ad uno dei maestri russi: sono categorie diverse, sarebbe come dire di un calciatore che corre meglio di un nuotatore!

    Comunque anch'io evito di leggere le recensioni, su Amazon o altrove, non nutrendo fiducia in come sono scritte (le eccezioni ci sono ma sono rarità rarissime) e mi limito a recensire nei miei blog. Ovviamente solo ciò che leggo o vedo, non ciò che fa figo recensire. E non è una specifica scontata :-P

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    1. In effetti è un discorso più complesso di quello che si pensi.
      Riguardo gli autori che rispondono piccati ne è pieno il fosso, soprattutto su Instagram.

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  8. I recensori di Amazon si dividono in due categorie: Haters e Lovers. La stessa logica di valutazione "a stelline" predispone il lettore, vero o farlocco che sia, a schierarsi.
    Come orientarsi quindi? Grazie al cielo Amazon di un libro offre spesso la preview, così uno può già levarsi dai piedi un buon 50% dell'offerta libresca (bastano spesso poche righe per capire se un testo è fuffa sgrammaticata o meno).
    Il blogger dovrebbe essere più affidabile di un distributore di stelline o di un instragrammer o di un twittatore compulsivo, visto che nel bene o nel male è costretto a motivare il suo giudizio. Esistono molti marchettari, questo è vero, ma con un po' di esperienza si riesce anche a distinguere una recensione ispirata da un compitino.
    Tornando alle stelline amazzoni, il massimo dei voti dovrebbero in teoria averlo solo i grandi come Hemingway, Garcia Marquez, Dostoevskij, giusto per citare i primi tre che mi vengono in mente e, se tanto mi da tanto, visto che la scala di valutazione va da 1 a 5, qualunque autore contemporaneo non potrebbe avere più di due stelline nella migliore delle ipotesi, per una mera questione di proporzioni.
    Nella realtà vediamo fioccare valutazioni a cinque stelle un po' ovunque perché mettendo solo quattro stelline finisci per penalizzare l'autore che ti è piaciuto, il quale ha un estremo bisogno di punteggio pieno per ottenere quel minimo di visibilità che, anche solo per il tempo speso chino su una tastiera, meriterebbe.

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    1. Ed infatti le mie perplessità sono tutte dovute a quel che anche tu hai espresso negli ultimi paragrafi del tuo commento.
      Amazon soprattutto ha abituato i lettori ad un sistema di valutazione iperpompato.

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  9. Si difficile affidarsi alle recensioni, a volte io vado a leggere goodreads.

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  10. Vedo in ritardo questo articolo (e dico la mia, essendo del settore, vagamente...).

    I libri come quelli della De Lellis sono frutto di collaborazioni e molte recensioni sugli store sono acquistate. Ci sono agenzie che vendono, a chiunque, profilo falsi che vanno a scrivere recensioni entusiastiche.
    Per fortuna, ci sono anche sfilze di stroncature.

    Per gli Indie/self il discorso si complica. Sicuramente diverse recensioni sono scritte da amici e parenti, ma siamo in un'epoca dove, nel bene e nel male, ogni commento o parere è a portata di click.
    Possibilissimo quindi che molto entusiasmo sia frutto di poca "competenza" dell'autore.

    Quindi, diciamo che l'unico parere che ha una qualche rilevanza, è quello del tempo ;)

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    1. Eh, sì spesso è il tempo più che la fama a definire un romanzo un "classico".
      Quella delle recensioni fasulle è una pratica ormai diffusa, come paventato anche da molti addetti ai lavori ed anche autori, però certe volte la meccanica delle recensioni vere è ugualmente assurda.
      Romanzi che vengono criticati dai recensori stessi, a cui però danno lo stesso quattro o cinque stelle.
      Personalmente trovo le recensioni su Amazon ed anche Ibs ormai illeggibili.

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