giovedì 11 giugno 2020

Le mie letture di stampo pandemico al tempo del Coronavirus.

Ebbene sì, ci sono caduto anch'io.
Ho ceduto alla lettura per moda, alla lettura di tendenza, a quella del "momento".
Un po' spinto dagli articoli, e un po' come tutti, per appellarmi alla conoscenza del passato, alla speranza del lieto fine nelle vite letterarie di chi ci è già passato.
Nei periodi più bui della nostra pandemia, sono caduto tra le grinfie della letteratura pandemica.

Chiunque abbia guardato le classifiche librarie degli ultimi mesi, avrà notato come sono saltati alla ribalta alcuni romanzi o saggi che parlano di pandemie.
Sicuramente ci sono state case editrici che hanno saputo spingere più di altre ( penso ad Adelphi ) ed altre che lo hanno fatto meno.
E' stato strano che, per esempio, L'ombra Dello Scorpione di King sia stato citato così poco, in un periodo dove non solo l'ovvio Manzoni, ma persino Boccaccio è stato nominato in più articoli.

E' successo lo stesso al cinema, basta pensare al successo di un'ormai vecchia pellicola come Contagion.

Molti autori sono stati trattati come veggenti o come novelli Cassandre, e tra tutti il saggio Spillover di David Quammen è stato preso come esempio principe.
Oltre ad essere stato in cima alle classifiche per molto tempo.

Io non sono arrivato a lui (finora), ma ho letto due tra le opere che sono state citate di più in questi ultimi mesi.
Entrambe opere meravigliose, nonostante il tema agghiacciante.
Ma la bellezza di un'opera, va oltre l'argomento pesante di cui tratta, ed in entrambi i casi si tratta di due libri che andrebbero letti il più possibile.
Certo, ci vuole un certo stomaco per leggere opere del genere in un momento come questo, ma io voglio conoscere il mio nemico, voglio conoscere le ripetizioni dei comportamenti umani che sono un loop da secoli.
Non perdendo di vista che comunque tra la peste ed il Covid ci sta un abisso.

Il Morbo Scarlatto di Jack London è un racconto sublime.
La mia vecchia copia Cosmo non ha il fascino e l'eleganza dell'edizione Adelphi che si fregia anche di un'altra traduzione e di un altro titolo: La Peste Scarlatta.

Jack London avrebbe meritato un post a sé, perché è un autore che riesce a toccare tutti i temi possibili ed inimmaginabili, passando disinvoltamente dalla letteratura d'avventura a quella fantastica.
Le sue opere sono tremendamente scorrevoli ed anche ben scritte.
Da un punto di vista stilistico appaiono modernissime, come fossero state scritte ieri.

Il Morbo Scarlatto è un racconto breve, ma che lascia tanto e che ho adorato dalla prima all'ultima riga.
Siamo in un futuro ipotetico dopo che il mondo è stato svuotato dalla malattia.
Al morbo sono sopravvissuti soltanto un manipolo di essere umani che si sono divisi in tribù ormai inselvatichite ed ignoranti.
Rimangono solo i vecchi a ricordare le storie ed i racconti del passato.
Ed uno di loro prova a raccontare ad alcuni dei suoi nipoti la fine di quel mondo, a dei giovani a cui quel passato non interessa più, ed a cui interessa solo cacciare e mangiare.
Finché non ne trova uno disposto ad ascoltare.
Se vi vengono in mente tante opere post apocalittiche dal contesto simile, ricordatevi che questa storia è stata scritta nel 1912.
Salita alla ribalta sulla scia del Covid grazie ad Adelphi ed ai vari articoli e foto sulla rete e su Instagram, Il Morbo Scarlatto merita di essere riscoperto.
Menzione anche per gli altri racconti della raccolta, perché questo di Jack London è un libro di racconti.


Altro capolavoro è La Peste Di Albert Camus.

Camus è un altro di quegli autori che meriterebbe un post a sé.
Avevo già letto ed apprezzato a suo tempo Lo Straniero, e La Peste non gli è da meno.
Ambientato in un anno ipotetico degli anni quaranta nella cittadina di Orano in Algeria, La Peste, lo dice il titolo stesso, narra dell'arrivo e della diffusione del morbo nella cittadina.
Ed è incredibile il numero di elementi in comune con l'odierna pandemia.
L'attesa dei numeri dei contagiati e dei morti giorno dopo giorno, la fuga della gente che vorrebbe scappare via in ogni modo dalla cittadina, amanti che vogliono vedersi ugualmente nonostante la malattia, la caccia agli untori vari, coloro che sottovalutano la malattia e continuano a frequentare bar e bettole varie, e l'impegno e l'umanità dei medici, disposti anche a rischiare di contagiarsi pur di debellare la malattia.
In un certo senso non sembra di essere nel 1947, ma di vedere l'uomo nei giorni nostri, perché sono tanti, troppi, gli elementi in comune con la pandemia che noi stiamo vivendo.

La Peste è un libro splendido, anche spietato e straziante a volte.
C'è un capitolo in particolare, con la morte di un ragazzino a cui è stato iniettato un farmaco sperimentale che è davvero indicibile.
Perché Camus ci fa vivere passo per passo la sua agonia.
E' un romanzo intriso di umanità e di disperazione, e soprattutto di attesa.
Viviamo tutte le fasi della malattia, e Camus sa essere tremendamente empatico nel raccontarla, facendoti appassionare ai personaggi e facendoti temere per loro in ogni pagina.
Ma in una cittadina così piccola e chiusa, uscirne sani non sarà facile.



Alla prossima!














21 commenti:

  1. Il bollettino dei contagi e dei morti..una cosa tristissima, che è il fulcro del mio lavoro da mesi. Tristissima nel senso che è un bollettino fatto male, non è mai stata fatta distinzione tra nuovi infetti e positività riscontrate a distanza (tipo: ad aprile abbiamo avuto persone sottoposte a tampone che erano state male nelle settimane precedenti).
    Non è un modo corretto di fare informazione.
    Camus era stato davvero profetico nell'inserire questo aspetto all'interno del suo racconto dell'epidemia.
    Devo dire che tra le due opere mi ispira però più il post apocalittico di Jack London!

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    1. Hai pienamente ragione.
      In più la gente veniva trattata come fosse un numero, mi facevano rabbrividire alcuni articoli dove quasi il tono era esultante perché c'erano stati "soltanto" un tot di morti e di contagi.

      Il racconto di Jack London è spettacolare.

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  2. Due libri splendidi e per me il romanzo di London, meno conosciuto di quello di Camus, è un romanzo bellissimo.

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    1. Sottoscrivo!
      Adorabile, ma con Jack London si va sempre sul sicuro.
      Se ti capita leggi Il Vagabondo Delle Stelle ( in caso non lo avessi già fatto ), ti assicuro che è un altro romanzo splendido.

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  3. Tra questi potrebbe piacermi giusto La Peste di Camus, visto che mi sembra quello più credibile e sincero.
    Io non amo molto il genere, comunque... mai apprezzati i "virus letali" che portano a mondi postapocalittici (ancor di più se il morbo rende zombi o vampiri: odio a pressione)^^

    Moz-

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    1. No, qui né zombi e nemmeno vampiri, sono storie " possibili ".

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    2. Ehehe alla grande allora^^

      Moz-

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  4. Io, molto banalmente, ho riletto tutto L'ombra dello scorpione. E da lì ho detto "ma perché non rileggo tutto King in ordine cronologico?" e ora sto leggendo Ossessione XD

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    1. Ho una mezza idea anch'io di rileggere L'ombra Dello Scorpione.

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  5. Mio caro all'inizio di questa chiamiamola pandemia, ho incominciato a leggere qualche vecchio libro che avevo ....tanto per farmi del male..sic!Poi mi sono data alle informazioni più attuali, e non desidero più essere partecipe di quasi nulla.Ormai ho raggiunto una sensazione di fastidio, ma credo ricadrò nel leggere qualcosa del passato, per la serie facciamoci del male ..o bene ..chissà!
    un tenero abbraccio

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    1. Nel mio caso mi sono fatto del bene, ma capisco che non tutti elaboriamo la paura nello stesso modo. :-)

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  6. Ci ero ascato anche io, poi però ho abbandonato quasi subito. La colpa è stata della televisione...mi spiego meglio a guardare (almeno nei primi giorni)i vari servizi di Rai News 24 o di Sky News 24 mi sembrava di assistere ai primi 5 minuti di un film di Romero, quelli per capirci in cui all'interno di uno studio televisivo i giornalisti descrivono la diffusione del contagio degli zombi nel mondo. Insomma, mi stavo deprimendo ed ho preferito lasciar perdere con le letture.

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    1. Io per fortuna mi informo soltanto online.
      Non ce la farei a reggere il "tono" dei giornalisti che danno le notizie come se stessero recitando all'opera.
      Comunque ti capisco benissimo, ma mi rendo conto che noi quaggiù ne abbiamo avuto solo una visione parziale della pandemia.

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  7. Le mie letture invece non sono state condizionate dalla situazione, se non per la minore disponibilità di reperimento. Mi sono riletto La Zona Morta, per la quarta volta (la prima esattamente 20 anni fa). Ho anche riletto Cronache Marziane, e in effetti lì i pochi marziani vengono sterminati dal morbillo portato da colonizzatori terrestri.
    L'unico opera veramente epidemica che abbia visto è stato il remake de La città verrà distrutta all'alba, anche se lì è un agente chimico e non biologico a scatenare il tutto.

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    1. Cronache Marziane e La Zona Morta sono due gran bei romanzi, prima o poi li rileggerò anch'io.

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  8. Tra l'altro. La settimana scorsa su Rai Gulp hanno trasmesso un episodio della serie a cartoni su Robin Hood. Nella trama, per non sentire gli effetti di una gas puzzolente, i protagonisti decidono di passarsi l'un l'altro il raffreddore, FACENDOSI STARNUTIRE IN FACCIA DA UNA INFETTA!
    Cioè, dico in questo momento se ne escono con una roba così? Censurano tette e sangue e questa no? Ma un minimo di attenzione, no?

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    1. Secondo me, nemmeno sapevano di cosa trattava l'episodio.

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  9. Per motivi misteriosi solo ora scopro il tuo blog! ^_^
    La mia passione per la narrativa pandemica l'ho vissuta circa 25 anni fa quindi ormai ero vaccinato: avrei potuto rispolverare i molti libri letti sull'argomento - la cui ricerca fu molto difficoltosa e "casuale", in epoca pre-internet - ma alla fine non ne ho trovato la voglia giusta.

    "La peste" di Camus è il romanzo da cui la citata passione: mi colpì così profondamente che lo considero uno di quei titoli spartiacque. C'è la mia vita "prima" e la mia vita "dopo".
    All'epoca miracolosamente la Penta video (se non ricordo male) portò addirittura in libreria la VHS del film tratto da Camus, con un caste stellare di attoroni bravissimi: la scena del bambino morente è qualcosa che ti dilania il cuore per quanto è fatta bene.

    Malgrado un'inquietante coincidenza fece sovrapporre la mia passione per i romanzi di pandemie con lo scoppio della "mucca pazza", che all'epoca nei TG aveva lo stesso peso del covid a marzo 2020, ho assistito ad un fenomeno inverso a quello di oggi: non ho notato alcuna attenzione delle case editrici verso l'argomento pandemico.
    Dal punto di vista della finzione c'era Urania, da quello della saggistica c'erano case che solo anni dopo provarono timidamente a spiegare cosa fosse la "mucca pazza", ma oggi invece Adelphi e altri grande case sembrano molto più attente a questo tipo di narrativa. Curioso.

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    1. Sulla carta è lecito aspettarsi più di un romanzo che sarà ispirato dalle vicende del Covid.
      Anzi molti autori indie lo stanno già facendo con il self su Amazon ed affini.

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  10. Anche io ho riletto La Peste ad aprile, mi sembrava il momento giusto per farlo ed effettivamente ho riscontrato molte similitudini con la situazione che stavamo vivendo in quel momento. Il romanzo di London invece non lo conosco.
    Adesso sono impegnata nella lettura degli arretrati dei blog :)

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    1. Fai con comodo non è che io abbia scritto poi così tanto.
      Bellissimo La Peste comunque, ti resta dentro anche dopo mesi ed è incredibile quanto ciclica sia l'esistenza umana.

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