lunedì 11 maggio 2020

Scrittori italiani che guariscono temporaneamente la mia esterofilia: Cesare Pavese

" Verrà la morte ed avrà i tuoi occhi. "

Sono bastati due titoli molto evocativi, due sinossi che lo erano altrettanto, e il passo iniziale della poesia citata in alto a spingermi a leggere le opere di Cesare Pavese.
Quel che ho trovato è uno scrittore molto lirico, pacato, e le cui storie estive e torride di paese, mi hanno ricordato due degli autori di questo genere che amo di più, Ray Bradbury e Kent Haruf.
La differenza è che Pavese ha una visione della storia molto più adulta e simbolica, mentre i due sopracitati puntano più sul sentimentalismo e l'empatia.
Non che queste non ci siano in Pavese, ma sono meno dirette.
Soprattutto ne Il diavolo sulle colline.

Entrambe le storie sono ambientate nella valle del Belbo, ma attraverso degli occhi diversi.
Ne Il diavolo sulle colline da tre giovani studenti universitari e ne La luna e i falò attraverso il ritorno e i ricordi di un uomo andato via e ritornato al paese.




Il diavolo sulle colline fa parte di quella che è considerata la cosiddetta trilogia della bella estate.
Opera che tra l'altro gli valse anche il premio Strega.
Non so se e quando leggerò gli altri due volumi, non escludo di farlo, ma non lo farei adesso, sono onesto.

Su Instagram mi espressi così:

Un racconto molto poetico, pacato e poco immediato ma che racchiude molti simbolismi e mette in contrasto la vita ed i ritmi più lenti della vita di campagna, con quelli più sfrenati e spregiudicati della borghesia.
Queste due anime si congiungono con risultati imprevisti dopo quella che è un'apparizione notturna ed improvvisa di un ragazzo di città nella vita di tre studenti d'università di campagna.
Scrittura splendida, ma che a volte sembra incompiuta.
Mi ha lasciato sensazioni contrastanti, ma sono propenso ad amarlo.
Anche perché è uno di quei libri che ti stimola riflessioni successive, e quando accade è sempre un bene.
Pavese mi piace, e sono già pronto per La Luna e i falò.

Ma chi è il diavolo sulle colline?
Il diavolo è un uomo.
E' Poli.
Porta con sé il peccato, la violenza, un nuovo punto di vista, porta la borghesia nella normalità e nello scorrere quotidiano e rurale degli eventi nella vita di tre universitari che si fanno delle domande e a cui forse quella vita comincia a stare stretta.
E' lo scontro/incontro di due punti di vista e di modi di vivere diversi.
E' molto simbolico e potentissimo il suo arrivo.
L'apparizione improvvisa di un auto che si ferma al buio e di un uomo al volante che sembra morto, come precipitato in quella valle.
L'arrivo di qualcosa di alieno.
Un'apparizione che sconvolgerà le loro esistenze.
Un libro molto, molto bello.
Non immediato, ma che attraverso i suoi dialoghi e i suoi simbolismi, lascia parecchio.
Possiamo definirlo tranquillamente un romanzo di formazione.
Poli porta il lusso, la tentazione e la decadenza, in un certo senso porta l' America di Fitzgerald tra le campagne.
Ed il fascino che la moglie di Poli emanerà in tutti e tre i protagonisti, ne è un esempio lampante.
Quello che ho apprezzato di più è che il protagonista funge proprio da Io narrante.
Un protagonista di cui il lettore non saprà il nome, perché quel personaggio è lo scrittore stesso.





" Che cos'è questa valle per una famiglia che venga dal mare, e che non sappia nulla della luna e dei falò? "


Altrettanto lirico, ma ben più diretto è La luna e i falò.
Qui si entra dritto nella valle delle rimembranze.
Il luogo è sempre la valle del Belbo, subito dopo la seconda guerra mondiale, che non pochi strascichi ( e cadaveri ) ha lasciato anche nella rurale e classica vita di paese.
Ma che non ne ha cambiato le abitudini.
E' la storia di un uomo che torna a casa.
Torna dove è cresciuto, in un racconto scandito dal ritmo brado, rude e torrido della vita di paese, e quello più travolgente dei ricordi.
I più forti e simbolici dei quali, sono quelli inerenti la vita ed il destino di tre giovani ragazze a cui quel paese stava stretto e che si sono bruciate in fretta, come legna da ardere.

La Luna e i falò ha dei punti in comune con Il diavolo sulle colline, ma verte più sulla consapevolezza, sulla maturità di un uomo che ha già vissuto.
" Su bastardo, torna a casa. ", disse una volta qualcuno.
E Anguilla ritorna.
Non trova la sua casa di un tempo, dove da orfano fu accolto, ma ritrova il suo paese e la sua rudezza, trova i suoi ricordi, e un ragazzino zoppo che gli ricorda se stesso.

Anche qui narrazione e dialoghi strepitosi, per una storia che non arriva subito.
Pavese non è uno scrittore facile e immediato, ma è dannatamente bello da leggere.
Questi due libri sono pieni di frasi da sottolineare ed amare, ma non di immediata comprensione come un Kent Haruf o di  Ray Bradbury quando parlano delle stagioni nella vita di provincia.
Haruf e Bradbury ti lasciano con una sorta di nostalgia sognante.
Pavese ti confonde e ti costringe a fare i conti con le tue riflessioni.
E spesso quella nostalgia più che sognante, sa di dura realtà.
Va coltivata.
E colta.


Alla prossima!







20 commenti:

  1. Scusa, in che senso "da lo narrante"? È una parlata dal tardo medioevo voluta? 😝
    Belle le storie estive ma peccato non sia un autore immediato... però oh, compensa con la bella scrittura.
    Il sottolineare o evidenziare dei passaggi è un bel dilemma, rovino il libro in modo da ritrovare tutto quello che mi ha colpito o lascio perdere rischiano di dimenticarne molti? Magari su qualche foglio per gli appunti, da inserire tra le pagine, è la soluzione più logica.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Te la metto facile: E' come la visione in soggettiva in un videogame, siamo gli occhi e la mente di quel personaggio, che per giunta non viene mai chiamato per nome.

      Quella della sottolineatura è un bel dilemma, perché alcuni sono feticisti dei libri e per loro sono sacri.
      Io non lo faccio, ma per me non sarebbe un problema.
      Per me conta più la storia che la confezione, e se un libro è vissuto, per me cambia poco.
      Non a caso compro spesso libri usati e spesso usurati di seconda mano. :-P

      Elimina
    2. Ah ok. Non avevo capito perché è un modo di dire che non conoscevo 😉

      Eh, io sono uno dei feticisti, che sia un fumetto, un libro (ai quali tengo molto meno, soprattutto se non sono edizioni pregiate) o la custodia di un film o videogioco! In passato mi è capitato di buttare qualcosa, anzi lanciarla con isteria, solo perché aveva subito una piccola ammaccatura e me la andavo a ricomprare 🤦‍♂️

      Elimina
    3. No, io me lo terrei anche strappato. :-P

      Elimina
  2. Nonostante sia un autore tra i più celebri della mia regione, non l'ho mai letto.
    Un mio ex-compagno di liceo mi aveva detto una volta che per parte di madre era imparentato alla lontana con Pavese.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sì, so che è una vera istituzione, soprattutto nell' Astigiano.

      Elimina
  3. Detto che di Pavese non ho mai letto nulla,
    posso consigliarti di leggere "Un'anima persa" di Arpino? L'ho letto qualche mese fa, recuperato dalla libreria di famiglia. Mi ha colpito positivamente

    RispondiElimina
  4. Pavese è stato a lungo uno dei miei autori italiani preferiti, amavo molto proprio la sua liricità. Adesso è un periodo che non lo rileggo, forse non sono più io ad essere nello stato d'animo giusto.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sei in buona compagnia, esiste un'infinità di lettori che non rilegge.

      Elimina
  5. Guarda caso in questi giorni stavo appunto pensando di abbandonare la lettura di fantascienza per leggere qualcosa di Pavese. Penso proprio che leggerò La luna e i falò. Alla prossima...

    RispondiElimina
  6. Cesare Pavese mi ricorda un bellissimo seminario su di lui fatto all'università dal professor Guglielminetti, purtroppo scomparso qualche anno fa. Io Cesare Pavese non l'avevo mai letto, ma quel seminario, accademico sì, ma anche molto "sentimentale", me ne fece innamorare e mi procurai diverse sue opere che lessi con immensa partecipazione. Tempo dopo andai anche a visitare la sua casa natale (avevo un amico che viveva a Canelli e mi ci accompagnò). Anch'io è da tanto che voglio rileggere qualche sua opera e mi sa che presto lo farò. Sempre bellissimi i tuoi post Raf, davvero grazie di esserci. Un carissimo saluto.

    RispondiElimina
  7. Finalmente riesco a commentare.
    Inizialmente per me Pavese significava Esame di Stato. Mai conosciuto prima di allora, se non di nome.
    Poi recuperai, ma solo l'opera della traccia dell'esame.

    Invece, mi interessa molto Il diavolo sulle colline. Proprio per il tema che adoro: la semplicità che viene ribaltata da fattori esterni...

    Moz-

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Insomma, possiamo dire che Pavese in qualche modo sia riuscito comunque a infilarsi nelle vite di molti di noi. :-P

      Elimina
    2. Assolutamente! Per dire: per andare al lavoro (prima del "lavoro agile", ovviamente) passavo tutti i giorni davanti a uno dei bar da Pavese assiduamente frequentati :)

      Elimina
    3. Come abbeverarsi dalla stessa fonte. :-)

      Elimina
  8. Di Cesare Pavese non ho mai letto nulla. Prima o poi dovrò recuperare qualcosa, sopratutto perché adoro Bradbury.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Come avrai intuito leggendo il post, per me merita, e non poco. :-)

      Elimina