mercoledì 11 marzo 2020

Scrittori italiani che guariscono temporaneamente la mia esterofilia: Alberto Moravia

Dopo che lessi L'isola di Arturo di Elsa Morante, da buon estimatore delle storie di formazione, mi venne quasi automatico leggere successivamente Agostino di Alberto Moravia.
I due romanzi sono abbastanza sovrapponibili e similari, così come lo sono stati i due autori, che hanno avuto una storia d'amore travagliata.

Tempo fa, quando era ancora possibile uscire di casa e frequentare ambienti affollati in tutta sicurezza, mi trovai nella mia bancarella dell'usato di fiducia, che quel giorno vendeva libri ad 1 Euro.
Non avendo resto da darmi, fui " costretto " a comprare cinque libri, e l'ultima scelta ricadde su Gli Indifferenti di Moravia, che ho aggiunto alla pila e portato a casa.

Non mi aspettavo mi piacesse così tanto, dico la verità.
Se Agostino rispecchia in toto i miei gusti e quindi giocava relativamente facile, su Gli Indifferenti conoscevo poco o nulla, e sono tra quelli che non ha mai visto la rinomata riduzione cinematografica.

Al di là della scrittura, che in qualche espressione a me non piace ( quella ridondanza del termine amante usato sia per la madre che per la figlia a me disturba ), devo dire che ha lasciato parecchio, anche in termini di riflessioni successive.

Si fa fatica ad empatizzare con i personaggi, e si fa fatica ad apprezzarli.
La famiglia protagonista, nessuno escluso, è composta da personaggi astiosi, in qualche modo in balia degli eventi e della figura di Leo, un vero e proprio approfittatore che non solo mette le mani su mamma e figlia, ma punta anche alla villa della famiglia nonché unico bene di una famiglia ormai in declino totale.

Tra tutti spicca la figura del figlio minore Michele, un ragazzo indolente ed indifferente a tutto, anche alle difficoltà familiari, vinto dalla noia e dall'apatia, costretto a fingere in ogni ambito degli interessi che non ha, persino sentimentali.

Moravia scrisse questo libero da giovanissimo, dopo una lunga degenza in sanatorio, ed è sicuramente frutto di un periodo di attesa e monotonia.
La quotidianità dell'esistenza, la paura della solitudine e di una vita senza ambizioni, sono sentimenti comprensibili, che io stesso ho provato e provo tutt'ora.
Moravia ce ne da una dimostrazione perfetta con questo romanzo che non esito a definire splendido.
Sembra quasi un'opera teatrale, circoscritta a pochissimi personaggi e quasi ambientata unicamente nella villa di famiglia.
Il più degli eventi si svolge a tavola o in salotto.

Come dicevo più su, è difficile amare questi personaggi, ma molto più facile comprenderli.
Soprattutto Michele e la sorella.

Qui sotto la sinossi, presa da Amazon:

"Quando Alberto Moravia cominciò a scrivere questo capolavoro, nel 1925, non aveva ancora compiuto diciott'anni. Intorno a lui l'ltalia, alla quale Mussolini aveva imposto la dittatura, stava dimenticando lo scoppio d'indignazione e di ribellione suscitato nel 1924 dal delitto Matteotti e scivolava verso il consenso e i plebisciti per il fascismo. Il giovane Moravia non si interessava di politica, ma il ritratto che fece di un ventenne di allora coinvolto nello sfacelo di una famiglia borghese e dell'intero Paese doveva restare memorabile. Il fascismo eleva l'insidia moderna dell'indifferenza a condizione esistenziale assoluta."



Alla prossima!

22 commenti:

  1. Eh, beh, Pirkaf... nome a caso è :)
    E' un grande della nostra letteratura. NOn si può non conoscere. Non è semplice forse.

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    1. Assolutamente, purtroppo però io per molto tempo ho ignorato gli autori nostrani, ma ora sto rimediando. :-)

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  2. Autore che devo leggere!
    In casa, di suo, ho Agostino :)

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    1. Agostino è bellissimo, vedrai che ti piacerà. :-)

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  3. Questo mi manca, provvederò
    grazie

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  4. In casa avevamo quasi tutti i libri di Moravia, mia sorella lo adorava e di conseguenza dopo averli letti lei me li passava tutti.
    I guai che combinano le sorelle minori. ;)

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  5. La mia esterofilia mi impedisce di far entrare in casa un libro di Moravia. Dici che sbaglio?

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    1. Bella domanda.
      Nel mio caso è stato un bene che mi aprissi al diverso, nel tuo chissà.
      Io ci proverei.

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  6. Che bell'articolo! Hai descritto perfettamente l'atmosfera del libro e mi hai messo addosso il desiderio di rileggerlo! Complimenti sinceri, sono strafelice di seguire il tuo blog :)

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    1. Sei sempre troppo buono con me, caro Orlando. :-)

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  7. Non l'ho mai letto.
    E sai che protrebbe piacermi?
    Già l'ambientazione quasi unica è un punto a favore, ma anche i personaggi così... quasi negativi... wow!

    Moz-

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  8. Ho letto qualche libro di Moravia, ricordo bene "gli Indifferenti" ho visto la pellicola molti anni fa, mi era piaciuta molto anche se parecchio statica ma ricca di dialoghi interessanti.Ti attirava molto,io ricordo , la caratterizzazione dei personaggi era perfetta. Ricordiamo anche la giovane età dello scrittore che rende il tutto più magico. Sicuramente da leggere.
    Un abbraccio serale mio caro

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    1. Un abbraccio a te Nella, e grazie del passaggio. :-)

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  9. "Gli indifferenti" è uno dei miei libri preferiti. Fu una lettura delle scuole superiori: la prof di italiano ci fece leggere libri interessanti, di Moravia anche "Viaggio a Roma", libro con alcuni passaggi erotici che praticamente causò lo sdegno di mezza classe, mentre l'altra rideva sguaiatamente.
    Io invece ero perfettamente in mezzo, approcciai alla materia in modo molto adulto, benché quel libro mi lasciò in parte insoddisfatto.
    "Gli indifferenti" non potevo non amarlo, da De Andreiano, per il ritratto impietoso della borghesia. Peraltro ho trovato molte similitudini nella bomba dell'impiegato (Storia di un impiegato) con la pistola di Michele, l'incapacità di entrambi di portare a termine quell'atto di violenza così rivoluzionario per le loro vite. Anche se l'impiegato nel disco di De Andrè trova il riscatto, mentre Michele credo sia condannato inesorabilmente a questo stato di "borghese che non sa più volare" (citando un'altra canzone di Faber).

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    1. Che bel commento, Ricky!
      Mi hai arricchito un bel po', spingendomi ad interessarmi della canzone di De Andrè che non conoscevo bene ed anche su Viaggio a Roma.
      Grazie!

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  10. Tempo fa, quando era ancora possibile uscire di casa e frequentare ambienti affollati in tutta sicurezza, mi trovai nella mia bancarella dell'usato di fiducia,

    Ahahahah! 😂

    Il termine "amante" a me disturba anche se si tratta dall'amata/o. Per quelli della mia generazione viene riconosciuta solo come "l'amante"

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    1. E' vero, ma si vede che a quel tempo era d'uso comune.

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  11. Grazie al tuo fantastico articolo sono andato a rileggere la recensione che scrissi nel 2012 su aNobii al libro "La disubbidienza". Che salto nel passato che mi hai fatto fare! Anche da quello che scrissi (la storia non la ricordavo) si evince la capacità di Moravia nel descrivere bene le delicate questioni che attraversano l'animo umano.

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    1. Ti ringrazio dei complimenti.
      Mi sono andato a cercare La Disubbidienza e quando ho visto che è collegato ad Agostino, mi è venuta subito la voglia di leggerlo.
      Quando finirà questo periodo lo andrò a cercare. :-)

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