giovedì 15 ottobre 2015

Anna - Niccolò Ammaniti

Niccolò Ammaniti è l'unico romanziere italiano che seguo con costanza.
Nonostante siano passati molti anni da quando iniziai a leggere i suoi romanzi, e nonostante in questi anni abbia letto una miriade di altri autori, sono pochi i libri che mi sono piaciuti quanto i suoi Io Non Ho Paura e Ti Prendo e Ti Porto Via ( il mio preferito).
L'uscita di Anna in libreria è stato per me un fulmine a ciel sereno, e non vedevo l'ora di metterci le mani sopra.
L'ho fatto, l'ho letto, e dismesso i panni del fanboy, sono pronto a parlarne.
Prima però, andiamo di sinossi:

"In una Sicilia diventata un'immensa rovina, una tredicenne cocciuta e coraggiosa parte alla ricerca del fratellino rapito. Fra campi arsi e boschi misteriosi, ruderi di centri commerciali e città abbandonate, fra i grandi spazi deserti di un'isola riconquistata dalla natura e selvagge comunità di sopravvissuti, Anna ha come guida il quaderno che le ha lasciato la mamma con le istruzioni per farcela. E giorno dopo giorno scopre che le regole del passato non valgono più, dovrà inventarne di nuove. Con "Anna" Niccolò Ammaniti ha scritto il suo romanzo più struggente. Una luce che si accende nel buio e allarga il suo raggio per rivelare le incertezze, gli slanci del cuore e la potenza incontrollabile della vita. Perché, come scopre Anna, la "vita non ci appartiene, ci attraversa".

Pubblicato dall' Enaudi al prezzo non proprio concorrenziale di 18,00 Euro per sole 270 pagine di storia, Anna è un romanzo molto controverso in grado di suscitare sensazioni molto contrastanti tra loro.
In corso d'opera sono arrivato ad esclamare che era la mia lettura preferita dell'anno, mentre in altri punti l'ho trovato confusionario, ermetico e troppo citazionistico.
L'ultimo aggettivo è piuttosto lampante.
Leggi Anna e ti tornano in mente La Strada di Cormac McCarthy, Il Signore Delle Mosche di William Golding ( qui l'omaggio è evidente) e una miriade di romanzi, fumetti, film e serie Tv basate su una trama post apocalittica, tra cui anche L'ombra Dello Scorpione di King.
C'è di bello che è ambientato nel sud Italia e che molti di quei posti li conosco persino ( c'è persino lo stretto che i miei occhi vivono e vedono ogni giorno), la qual cosa quindi mi ha portato ad essere empaticamente succube della storia.
Una storia interessante, quantunque non originalissima.
Per fortuna non ci sono zombie e vampiri in giro, solo cadaveri a putrefarsi e polverizzarsi al sole e alla luna.
Il romanzo segue le gesta di Anna e Astor, fratello e sorella che si muovono e provano a sopravvivere nelle lande desolate di una Sicilia distrutta e disabitata.
Il motivo di questo desolazione è un virus che si è propagato dal Belgio a macchia d'olio per tutti i continenti e che ha praticamente estinto l'umanità adulta dalla faccia della terra.
Al virus risultano immuni solamente i bambini e i ragazzi alle soglie della pubertà, destinati comunque anche loro crescendo ad essere contagiati dalla stessa.
Le premesse sono quindi quelle di un romanzo piuttosto crudo e disilluso, in cui i due ragazzini si prefiggono come scopo di oltrepassare la Sicilia e trovare la speranza di una cura e magari qualche adulto sopravvissuto fuori dall'isola.
Buona parte del racconto quindi, diventa una storia di formazione on the road fuori dai canoni della normalità ed una lotta quotidiana alla sopravvivenza.
Ammaniti è sempre abilissimo a tratteggiare i ragazzini ed Anna, Astor e Pietro ( che si aggiungerà presto al duo), sono personaggi costruiti bene.
Molto belli i flashback sul passato di questi bambini e sul contagio e conseguente fine delle loro famiglie, passaggi che sicuramente sono tra i più riusciti del romanzo.
Il problema di questo romanzo è il tema stesso.
Sarò franco, brutale e cinico.
Trovo il racconto distopico basato sulla sopravvivenza troppo ciclico, una sorta di loop infinito, scandito dalla ripetizione di gesti e paesaggi che alla lunga mi annoia.
E' quello che mi sta succedendo con The Walking Dead per esempio, che sia nel fumetto che nel telefilm è arrivato a farmi sbadigliare oltremodo.
Ma lì almeno ci sono gli zombie e le interazioni tra i personaggi positivi e negativi, a mettere un po' di pepe.
In questo romanzo il tutto è un po' soporifero e privo di mordente.
Il resto dei bambini sopravvissuti, protagonisti a parte, non sono altro che un mucchio disordinato di piccoli selvaggi che sembrano degli emuli del Jack Merridew de Il Signore Delle Mosche.
Per giunta le poche scene d'azione, le ho trovate piuttosto fumose e confusionarie ( ma questo ci sta, poiché in fondo parliamo di ragazzini inselvatichiti e scalmanati).
Come dicevo all'inizio è un romanzo che ha lasciato in me parecchi dubbi, ma che in alcuni passaggi ho trovato struggente e molto coinvolgente.
Così come in molti altri eccessivamente affettato e vuoto.
Alla fine me lo sono goduto comunque, ma mi sento di capire tutte le critiche che gli stanno piovendo addosso.
E' un libro controverso che si ama e si odia contemporaneamente.
E' da consigliare?
Onestamente non lo so.
A chi ama il distopico e il post apocalittico, lo consiglio sicuramente.
Certo, siamo lontanissimi da La Strada di Cormac McCarthy, per me il compendio perfetto di un romanzo distopico, ma comunque un romanzo post apocalittico ambientato nel sud Italia non è cosa di tutti i giorni.
Potrebbe meritare un'occhiata.
Appunto, potrebbe.
Avrei voluto parlare con una forma verbale imperativa ed affermativa, dannazione!
Comunque sono stato felice ugualmente di ritrovare la narrativa di Niccolò e spero continui a scrivere con costanza.
Alla prossima.

22 commenti:

  1. Nonostante non sia delle più originali, mi hai convinto a leggerlo

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  2. Su Libraccio ho beccato questo e l'ultimo King a metà prezzo. Sperando non mi saboti come al solito, spero mi arrivi prestissimo. Forse, oggi, inizio Io non ho paura. :)

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    1. Io i libri nuovi non resisto e li compro in libreria, ma a saperlo prima un salto su Libraccio lo facevo.
      In Non Ho Paura è bellissimo, almeno per me. :-)

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  3. Questo non l'ho letto, ho solo Io non ho paura. Ottimo consiglio. Sulla recensione non mi pronuncio più... ovviamente molto professionale, bravo Raffaele.

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  4. Incontro sempre Ammaniti a Collisioni , penso sia di casa e ami la cucina e il vino delle Langhe. Ho sentito parlare da lui stesso di questo libro, ma dico la verità , l'ho ascoltato con poca attenzione e ho letto con più interesse il tuo post , caro amico mio.
    Mi piace molto come scrittore e trovo che le trasposizioni cinematografiche non facili da fare siano state anche abbastanza azzeccate.
    Chissà, penso di leggerlo...le notti insonni si fanno più insistenti e ho tempo in notturna...forse...
    Un abbraccio forte Pirkaf!

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    1. Ti ringrazio Nella, ricambio l'abbraccio e ti auguro di finire tra le braccia di Morfeo. :-)

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  5. Sembra non sia il migliore di Ammanniti, le premesse però mi intrigano.

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    1. Siamo lontani dai suoi migliori romanzi, però nonostante tutto è una lettura che ho trovato piacevole ed intrigante.

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  6. Mai letto nulla di suo. Come genere post-apocalittico io ho letto solo Io sono Leggenda e L'uomo del giorno dopo, il primo amato molto, il secondo non particolarmente.

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    1. Io Sono Leggenda è un caposaldo del genere.
      Mentre del secondo conosco solo di fama il film con Kevin Costner protagonista, anche se leggendo la sinossi del romanzo, devo ammettere di esserne abbastanza invogliato ad affrontarlo.

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  7. Di lui ho letto solo "Io e te", carino ma niente di che.
    Pochi giorni fa ho letto la sinossi di un libro (il primo di una trilogia) che ha la trama di base di Anna, un virus che uccide solo i maggiorenni.
    Concordo su The Walking Dead aggiungendo che quel minimo di tensione è dato dal sapere che qualcuno morirà, ma non chi né quando

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    1. Sì, non l'ho citato nel post ma anch'io ricordo una trilogia di un romanzo apocalittico per ragazzi di di Higson in cui sopravvivono solo dei ragazzini, mi pare si intitolasse Enemy.
      The Walking Dead ormai si trascina stancamente, anche se il fumetto tutto sommato ancora si lascia leggere.

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  8. Ammaniti non mi ha mai convinto, a sensazione. Però devo dire che l'idea di romanzo distopico nostrano non è malvagia.

    E grazie per l'analisi.

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    1. Infatti, credo che sia la cosa che mi abbia colpito più del romanzo.
      Però posso dirti che un pregio di questo romanziere, è quello di essere bravissimo nel caratterizzare i bambini, non a caso i suoi romanzi più riusciti parlano proprio di ragazzi. :-)
      Grazie a te per la visita. :-)

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  9. Ho letto parte delle tue perplessità sul blog di Loredana Lipperini (dette a modo suo XD e incentrate sul genere) e, diamine, mi chiedo se ci sia bisogno per forza di percorrere i filoni di moda -_-
    So che banalizzo, che la questione è ardua e impegnativa da affrontare... ma queste mode, personalmente, m'hanno rotto o.O
    Tornare a scrivere belle storie, punto, senza pensare al genere del momento? Che cosa salverà la buona letteratura, se non uno sforzo a produrre storie, prima di tutto?
    Non ho letto questo romanzo, quindi il mio pensiero non è strettamente riferito ad Ammaniti, va da sé.
    Al solito, quanto mi piacciono i tuoi post Pirkaf: lucidi e coinvolgenti *_*
    Nonostante tutto, un pensiero ad Anna lo faccio, eccome!

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    1. Corro subito a leggere il post della Lipperini.
      Sulle mode hai ragione alla grande.
      Superato il filone romantic horror di Twilight et similia, siamo entrati nel pieno della distopia giovanile post Hunger Games, supereremo anche questa. :-)

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  10. Mi è capitato di vedere Ammaniti da Fazio, è stato bello vedere che mentre parlavano del libro, sia Fazio che l'autore evitavano attentamente di nominare i termini "fantascienza" e "horror" a proposito del genere di appartenenza.
    Un brutto segnale, secondo me.

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    1. Mi sono perso l'intervista, ma ormai ci ho fatto il callo al fatto che la narrativa horror/fantasy/gotica viene considerata poco elitaria.
      Eppure ormai autori come King, Poe e Lovecraft vengono persino studiati a scuola, visto che alcuni loro brani si trovano nelle antologie scolastiche, mah.
      Però secondo me, pur essendo un romanzo post apocalittico, Ammaniti riesce a districarsi da entrambi i generi, tanto che non mi sento di catalogarlo né horror e né fantascienza.

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  11. A me ha coinvolto parecchio. E' un genere abusato è vero, però in Italia così non l'aveva ancora raccontato nessuno.
    "non sono altro che un mucchio disordinato di piccoli selvaggi" penso che in una chiave realistica non potrebbe che essere così.
    Ci vedo già un film: ci vorrebbe un regista con le palle e il coraggio di evitare di edulcorare la storia.

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    1. Idem, sarei curiosissimo di vederne tratto un film da questo romanzo, magari diretto da Salvatore's che all'epoca diede parecchia giustizia ad Io Non Ho Paura.
      Grazie della visita. :-)

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